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12000 km in Sudan, Cento giorni attraversando i deserti di Nubia, nel paese delle piramidi

– Posted in: Africa, Cultura, Nord Africa, Resoconti di viaggio, Storia, Usi e Costumi

By Robogabraoun
Originally Posted Monday, October 4, 2004

12000 CHILOMETRI IN SUDAN

CENTO GIORNI ATTRAVERSO I DESERTI DI NUBIA, NEL PAESE DELLE PIRAMIDI

Di Robo Gabr’ Aoun

I MEZZI E L’ORGANIZZAZIONE
Nel corso del viaggio ho utilizzato un Toyota HJ60, di proprietà di Nubian Sudan Tours. Motore 4000 d, aspirato, 84 cv. Sostituzione pacco balestre con balestre del Toyota Pick up
Ammortizzatori maggiorati Serbatoio supplementare in acciaio da 150 litri Bagagliera Cymot “a tutta grondaia” Pneumatici Pirelli Skorpion 245- 85- 16 su cerchi scomponibili in ferro Serbatoio inox per acqua da litri 80, esterno Ghirba in tessuto da litri 25, di Bertone. Una guida locale, alla guida di un secondo Toyota 60, Ramadan, 44 anni, con una conoscenza del territorio capillare, ottima persona, anch’esso dall’Organizzazione Nubian Sudan Tours.
Tutte le attrezzature da campeggio e da cucina nonché i servizi espletati durante il Viaggio sono stati forniti dalla stessa Organizzazione.

Incolonnato nel traffico di Cuneo, lascio che il fumo della mia pipa sfugga dal finestrino del fuoristrada in volute azzurrine…Guardo la gente stressata dalla nostra concezione del tempo, tutta occidentale, l’intera vita controllata dal vorticoso scorrere delle ore; le file ordinate di veicoli, i pedoni rigorosamente sulle strisce pedonali…Non mi sembra vero di essere in questa realtà dopo tanti mesi di Africa.

INFORMAZIONI TECNICHE E CONTATTI
Occorre il passaporto con validità di 6 mesi
Visto ottenibile per al massimo 1 mese, rinnovabile sino ad un massimo di 3
Il visto si ottiene presso l’ambasciata o contattando l’Acropole Hotel di Khartoum nella persona di Gorge Pagoulatos: il visto verrà inviato in Italia in copia fax e regolarizzato in Aeroporto all’arrivo (costo circa 140 USD)
acropolekhartoum@yahoo.com
Per viaggiare in Sudan occorreva un Travel Permit rilasciato dalle autorità competenti (Security Police), che riportava esattamente l’itinerario che si intendeva seguire nonché la foto dell’intestatario. Dal Novembre 2003 il Governo Sudanese ha abolito il Travel Permit inserendo però tutti i dati personali e l’itinerario nel Photo Permit.
Per quanto riguarda le riprese di immagini anche queste sono sottoposte a permesso:
il Photo Permit viene rilasciato dalla polizia e permette di scattare fotografie nei siti archeologici, vincolato però da precise normative, applicate in modo ferreo dalla Security: divieto assoluto di fotografare installazioni civili e militari, di riprendere i poveri e di scattare fotografie nei grandi centri urbani.
Il Video Permit è sottoposto agli stessi vincoli e permette di fare uso di telecamere, ma ha un costo di 150 USD.
Infine, per poter accedere ai numerosi siti, occorrono dei permessi rilasciati dal Ministero per la Tutela del Patrimonio Archeologico Nazionale (Museo di Khartoum), uno per ciascun sito si intenda visitare. Il costo di tale documento è, a persona, di 10 USD per ciascun sito.
E’ possibile introdurre il proprio mezzo in Sudan sia dal Chad, sia dall’Egitto utilizzando il traghetto che, una volta a settimana, collega Assuan a Ouadi Halfa. Occorre però avere un referente che attenda con i permessi di viaggio sopra descritti.
I mezzi possono raggiungere il Sudan anche via mare, tramite container, accedendo al Paese da Port Sudan, sul Mar Rosso o attraverso la frontiera con l’Etiopia.
In loco è possibile noleggiare potenti fuoristrada perfettamente equipaggiati con materiale da campeggio, cucina e quant’altro possa essere utile per un raid in deserto a costi oscillanti intorno ai 150 USD al giorno, comprensivi di autista. Guide locali ed occidentali sono anch’esse reperibili in loco a costi tra i 30 ed gli 80 USD al giorno.
Per l’espletamento di tutte le formalità sopra elencate direttamente dall’Italia e per organizzare qualsiasi tipo di viaggio in Sudan contattare la Nubian Sudan Tours, email micheledutto@libero.it, una delle organizzazioni turistiche più valide del Paese.

Le lancette dell’orologio corrono inesorabili, i miei appuntamenti finiranno sicuramente per saltare.. Eppure non riesco a preoccuparmene, la mia mente è ancora lontana. Inchiodato dal serpente di auto ferme all’ennesimo semaforo lascio la mente fuggire, e lentamente la realtà sfuma, mi ritrovo in un altro traffico, in un altro mondo.
Khartoum, ore 12 di un giorno di aprile. Il caos incredibile di veicoli intasa la grande strada che porta a Khartoum Nord, oltre il Nilo Azzurro, mentre l’aria rovente soffia attraverso i vetri abbassati del mio Toyota, dandomi un placebo di frescura in questo mattino da oltre 50 gradi.
Rotolo verso la periferia della città, ultimo viaggio di 4 interi mesi di Sudan, ultimi chilometri di 12000 rubati a tutti i deserti di Nubia.
Attraverso l’immensa bidonville settentrionale, ma dove è passato chi ha scritto che a Khartoum non ci sono…7 milioni di abitanti, di cui il 30% senza alcuna risorsa, migliaia di sfollati dal sud martoriato da una guerra ventennale: i poveri si radunano qui,in periferia, e le discariche lorde di tonnellate di plastica, dono scellerato del nostro progresso,sono la loro casa, il loro supermercato quotidiano.
Lascio la città, dopo l’ultimo sbarramento dei militari, due antiche vetture tranviarie rugginose che in Italia sarebbero richiami da museo.
A oriente le steppe del deserto Orientale si spingono fino al mar Rosso, mentre alla mia sinistra, a qualche km, la macchia scura del verde indica lo scorrere del Nilo, unica ricchezza di questo Paese 5 volte più grande della Francia.
Le gole di Sabalokha interrompono il piatto orizzonte, una catena di rupi granitiche che strozza il fiume in rapide selvagge, intrappolandone le acque in un alveo largo appena 30 metri, schiumante di collera. Mi getto nelle sabbie infide del Ouadi Ben Naga, immenso fiume fossile che racchiude testimonianze uniche di antiche civiltà, per raggiungere in 40 km di pista infernale il sito di Naga.
Templi di arenaria rossa, infuocata dai raggi del sole calante, edificati da antichi monarchi 2000 anni or sono, si ergono sulla pianura cespugliosa come gioielli.
Il grande pozzo, perfettamente a mezza via tra l’imponente tempio del Dio Ammon e le sottili, meravigliose colonne del Chiosco di Aphedemak, edificato dal potente Amanitere in uno dei più fiorenti periodi del Regno di Meroe, dona al tutto un’immagine da fiaba…Greggi di capre e gruppi di grandi dromedari si affollano intorno alla corolla di pietra del pozzo, mentre le mani esperte dei nomadi Bicharin sollevano in movimenti ritmici antichi di secoli le ghirbe colme di acqua preziosa.

I SITI ARCHEOLOGICI
Il Sudan è un paese ricchissimo dal punto di vista archeologico: gli egittologi qui si ritroveranno in una sorta di Paradiso. Concentrazioni di monumenti di epoca Egizia e più antica si offrono al visitatore scevri dall’affollamento che, invece, si riscontra in Egitto, regalando sensazioni uniche ed indimenticabili. I più grandi archeologi del mondo operano stabilmente in Sudan, tra i quali Hinkell a Meroe, Charles Bonnet a Kerma, Tim Kendall al Jebel Barkal, i “nostri” fratelli Castiglioni in tutto il nord del Paese (sono stati per me un’ottima compagnia in molte serate in Khartoum).
I siti assolutamente da non perdere sono Soleb, Seddeinga, Sesibi e Tombos per quanto riguarda l’arte Egizia. Poi le piramidi di Karima ed l’annesso complesso del Jebel Barkal risalenti all’era dei mitici Faraoni Neri della XXV Dinastia. Kerma per l’omonima antichissima civiltà del 3500 a.C., con le sue “Deffoufa” e con le sepolture a tumulo circostanti. Meroe, Naga ,Mussawarat Es Sufra, Ouadi Ben Naga e Dangeil per quanto riguarda l’era Meroitica.
Berenice Pancrisia, l’antica miniera d’oro dei Faraoni nel cuore del Deserto Orientale, scoperta dai fratelli Castiglioni. Ed infine Old Dongola, ed il monastero copto di Gazhali per quanto concerne il periodo dei Grandi Regni Cristiani del 500 d.C.

La notte scende sul mio campo, immersa nel silenzio che solo il deserto sa offrire, mentre il vento del nord porta un po’ di sollievo a noi viaggiatori accaldati.
Il sole è già graffiante all’alba, quando le mie ruote raggiungono Mussawwarath Es Sufra, esemplare unico di costruzione meroitica, un complesso templare che ancora gli archeologi di tutto il mondo non sanno spiegare.
E’ la sesta volta che i miei occhi si posano su queste rovine, e per l’ennesima volta l’emozione è possente, di fronte a tanta meraviglia di forme.
Ancora pista, la polvere mi insegue come un serpente turbinante, penetrando nell’auto e rivestendo ogni cosa del suo odore, io stesso sono di polvere. Il villaggio di Shendi, col suo meraviglioso mercato, si spalanca di fronte a me non appena raggiungo l’asfalto.
Mi immergo per l’ennesima volta nel marasma di caffettani candidi, in un acquerello di tinte che han sapore di Africa Nera ed in nulla ricordano i souk arabi di tanti miei viaggi trascorsi.
Un pasto luculliano dal mio amico Mohammed in una bettola non per turisti, doverosamente senza posate, e mi rilancio sul sottile nastro di asfalto, unico segno dell’uomo nell’arsura del Deserto Orientale.
Ed ecco le guglie delle piramidi di Meroe, la capitale dell’antico Regno dimenticato per secoli, sepolto per millenni dalle sabbie e ignominiosamente deturpato da quell’italiano tombarolo, quel Ferlini che a fine 800 fece saltare queste tombe con la dinamite alla ricerca di tesori che gli fruttarono solo disgrazie.
Mi accampo alla base delle piramidi, tantissime, spettacolari nella purezza delle loro forme, erte su un campo di dune color albicocca. Cammino scalzo sulla sabbia tiepida dell’imbrunire, quasi sacrilego su questo suolo che fu tomba di decine e decine di potenti re e regine.
E’ un nuovo giorno di afa pesante quando scendo sulla riva del Nilo e lo attraverso su un Ponton, come qui si chiamano i traghetti, ammassi di lamiere contorte spinti da asfittici motori diesel che non ce la fanno più.
Semi sepolto da un oceano di carri di verdure e di asini imbizzarriti il mio Toyota oltrepassa i 600 metri di fiume e finalmente le mie ruote mordono la sabbia sottile di El Bayuda, il Deserto Bianco. 340 km di quarzo frammentato da millenni di vento mi accompagnano per due giorni, in un paesaggio lunare di rocce grigie e distese di sabbia candida come neve, mentre i frammenti di quarzo catturano i raggi del sole restituendoli in lampi abbaglianti: pare di correre a 90 all’ora su un campo infinito di brillanti.
Ritrovo il Nilo nel suo ramo discendente dopo la prima ansa, la prima della “doppia esse” che il fiume compie in Nubia, ostacolato nella sua corsa verso il mare da massicci di rocce imperforabili.
Scendo sui macigni della 4a cateratta, tra i cespugli di papiro ed i giunchi, ad ammirare ancora una volta lo spettacolo delle cascate tra gli scogli. Questa meraviglia della natura tra poco scomparirà, inghiottita dalle acque di un nuovo lago che si formerà con la nuova diga, ancora in costruzione più a Sud, a Manhassijr.
Ancora pista, un massacro di pietre, e seguo il corso sinuoso del fiume fino a Nuri, altre piramidi, altro luogo in cui giacciono antichi re…Infine Merowe, l’antichissima Napata, madre di quella civiltà che piegò l’Egitto e portò sul trono di Faraone i sovrani dalla pelle scura, i Faraoni Nubiani della XXV Dinastia.

PERICOLI E MALATTIE
Non esistono pericoli di sorta per il turista che intenda recarsi in Sudan; nonostante la situazione di tensione dovuta alla guerriglia in corso nelle regioni del sud,al confine con l’Uganda, tra truppe governative ed irregolari di religione cristiana, in tutto il nord del Paese la sicurezza sul territorio è assolutamente garantita.
La presenza dell’esercito e, di più ancora, della Security Police è capillare, ed il turista, previo l’ottenimento dei permessi di cui sopra, può muoversi nel Paese senza alcun problema.
La popolazione è tra le più ospitali di tutto il Nord Africa, complice anche il fatto che non esiste ancora in Sudan un turismo organizzato e, di conseguenza, non si è ancora verificato l’inquinamento culturale tipico invece di altri paesi.
Qualche segno di tensione attualmente si riscontra nella regione del Darfur,al confine con il Chad, territorio che richiede a gran voce un’indipendenza economica e politica dal resto del Paese,con conseguente irrigidimento del potere centrale.
Nella capitale l’unico pericolo reale è rappresentato dal traffico caotico dei veicoli, che può portare ad incidenti spesso catastrofici; consiglio quindi di viaggiare in città a velocità moderata,a costo di farsi maledire dal resto degli automobilisti. Ero in Sudan allo scoppio del conflitto con l’Iraq e vi sono rimasto nel periodo seguente, senza mai avere alcun problema con i locali né in Khartoum né nei centri minori.E’ tangibile un diffuso sentimento anti americano, ma è un sentimento ormai diffuso in tutto il mondo arabo ed in buona parte del Globo. Nonostante questo ho viaggiato nel Paese con gruppi di statunitensi, anche nel souk di Oumdourmam, centro riconosciuto dell’islamismo più esasperato in Sudan, proprio durante lo svolgimento del conflitto; ed anche in questo caso non ho incontrato alcun problema. Chiaramente la cautela è d’obbligo,ma qui come in ogni altro Stato,compreso il nostro.
Per quanto riguarda le malattie consiglio di sottoporsi ad alcune vaccinazioni preventive, le solite per chi viaggia in queste latitudini: tifo,tetano,epatite.
La malaria esiste in Sudan nella zona di Khartoum ed al Sud. Se intendete fermarvi in questo Paese per periodi brevi è sicuramente meglio prevenire questa malattia con la profilassi usuale. Per periodi lunghi sta al vostro medico stabilire se sia meglio rischiare l’infezione senza effettuare la profilassi piuttosto che spappolarvi il fegato con 5 mesi di medicamento continuo oppure no.
Per lunghe permanenze è opportuno cautelarsi anche contro la meningite.
Assolutamente da farsi il vaccino contro la febbre gialla.
L’acqua dei pozzi governativi, intubati, è sicura ( chiaramente occorre conoscere i pozzi: non tutti sono sicuri) ed analizzata presso istituti qui in Italia è risultata a volte più pura delle nostre acque Alpine.
La bhilarzia ed ogni altro genere di batteri,virus e parassiti sono diffusi nelle acque limacciose del Nilo, assolutamente da non bere. Prestare attenzione nei ristoranti locali a bere sempre acqua di provenienza sicura. Il tè( chaji), il caffè (jemnah) ed il carcadè non presentano problemi,in quanto l’acqua utilizzata per la loro preparazione viene bollita.
Acquistate senza timore frutta ed ortaggi in qualsiasi mercato, abbiate solo cura di lavarli abbondantemente con acqua di pozzo. Anche la carne è sempre macellata di fresco e non presenta parassiti: la malattia del sonno, veicolata dalla mosca Zè Zè si trova solo nel profondo Sud.

Oltrepasso il Nilo al tramonto, ancora un Ponton, ancora uno spettacolo di colori e di folla, per alzare il mio campo tra le dune ai piedi del Jebel Barkal, un monolito di arenaria sacro da tempo immemorabile…le guglie perfette di una decina di piramidi si stagliano contro il disco arancione del sole morente, mentre le colonne di quel tempio di Ammon che venne chiamato la Karnak del Sud si lanciano verso il cielo come le dita tese di una mano gigantesca.
Il giorno nuovo nasce all’insegna del vento, ed entro nel Deserto Nubiano in una nebbia di granelli che offusca la vista. Questo meraviglioso deserto è un susseguirsi di pianure di sabbia ocra da cui si ergono pinnacoli di arenaria che ricordano le atmosfere dell’Hoggar algerino e dell’Acacus libico.
Scivolo via rabbiosamente dalle buche di sabbia molle, l’orecchio ormai affinato ad ascoltare la voce di questo vecchio motore che non molla mai, non è mai pago, credo ami la sabbia almeno quanto la amo io…Dune color albicocca colmano il centro di questa depressione. Mi chiamano come sirene, sicura trappola con questo caldo infernale, e le aggiro a malincuore, con gli occhi inchiodati sui loro fianchi sinuosi.

IL PAESAGGIO
Il Nilo è protagonista incontrastato di un viaggio nel Nord del Sudan: le sue due grandi anse suddividono il territorio in quattro contrade differenti, tutte affascinanti e molto differenti tra loro.
Ad Est le distese aride e steppose del Deserto Orientale. La prima ansa circoscrive il deserto di El Bayuda, dal cuore di sassi quarzici. La seconda racchiude l’immenso Deserto Nubiano, apoteosi delle sabbie, magnificamente movimentate da massicci di arenaria che rendono il paesaggio oserei dire fiabesco.
Infine, ad ovest dell’ultima branca del Nilo, si estende la regione meridionale dello sconfinato Deserto Libico, che giunge fino alla periferia occidentale di Khartoum.
Lungo il Nilo Sudanese 6 cateratte strozzano il grande fiume in altrettante barriere di granito che concorrono a formare una successione di canyons e rapide selvagge. La prima e la seconda cateratta sono sommerse dalle acque del Lago Nasser (che in Sudan prende il nome di Lago Nuba).
Le sponde del Nilo sono un susseguirsi unico di villaggi e il reperimento di generi alimentari e carburante non è mai un problema, tranne che si intenda optare per un viaggio nella regione del Darfur o del Kordofan, ove non vi è possibilità alcuna di trovare rifornimenti.
Per quanto riguarda le scorte di acqua è possibile approvvigionarsi quotidianamente da pozzi governativi che offrono un’acqua purissima ed ottima al gusto, assolutamente sicura dal punto di vista igienico. Nel Bayuda si trovano alcuni pozzi, idem nel Deserto Orientale. Nel Nubiano invece non si incontrano per due giorni punti d’acqua ad eccezione delle chaij house lungo le piste camionabili.

Due giorni di traversata ed ecco, ancora una volta, il Nilo, che terminata la sua “esse” corre finalmente libero verso nord, verso l’Egitto ed il Mediterraneo. Lo ritrovo al villaggio di Delgo, tra i picchi di granito di un’altra cateratta, la terza, in realtà l’ultima visto che le restanti due sono annegate nelle acque del lago Nasser, in Egitto, 200 km più a nord.
Risalgo il fiume lungo la pista che conduce verso Ouadi Halfa, l’ultimo villaggio sudanese. Una miriade di piccoli paesi mi accompagna.
Sono i villaggi Nubiani, esempio unico in tutto il nord Africa di architettura, con le loro mura dipinte di sgargianti colori, abbellite da motivi geometrici.
Ogni portale è un’opera d’arte, ed in ogni villaggio l’accoglienza è festosa: questa è la vera Nubia, il Paese della Tranquillità.
Non esiste ancora un turismo di massa in questa terra, ed ancora oggi, quando passo per queste vie, vengo chiamato kawajia, uomo bianco…
Le rovine impressionanti dei templi di Amara, Soleb, Seddeinga, tra le sabbie del Deserto Libico, sono immagini che rimarranno per sempre nella memoria di chi ha avuto la fortuna di visitarle.
Ripercorro il fiume ora verso sud, scendendo lungo le sabbie del Nubiano, a volte incontrando chilometri e chilometri di massacrante tole ondulee, e l’auto sembra essere sul punto di disintegrarsi… Ma, inch Allah, e si va avanti, sempre inseguiti dalla polvere, sempre ammaliati da un paesaggio indescrivibile, un insieme di acqua, palme, sabbia e silenzio che non ha eguali.
Entro nella grande città di Kerma dopo aver visitato le cave di Tombos, miniera in cui lavorarono gli abili scultori dei Faraoni d’Egitto.
Kerma, l’antichissima Kerma, culla di una misteriosa civiltà già fiorente nel 3500 a.C. ed altrettanto misteriosamente scomparsa, cancellata…Di essa rimangono le Deffoufa, grandi costruzioni in mattoni di fango che i millenni non sono riusciti ad abbattere.
A sud di Kerma le dune del nubiano si gettano direttamente nel Nilo, e per 200 km guido in questo pandemonio di salite e discese, tra immense barcane dalle creste affilate e dai versanti così scoscesi che ogni passaggio si trasforma in brivido…
Bivacco tra le creste affilate, al riparo dal vento, poco lontano dalle rovine di Kawa, l’ennesimo tempio di questo viaggio, eretto dal famoso Akhenaton l’eretico, ed incendiato dai Faraoni suoi successori.
Ancora dune, accompagnato da una breve ma intensa tempesta, e mi ritrovo immerso nella nebbia gialla, non c’è confine tra cielo e terra; viaggio come sospeso in questo mondo minerale.
Raggiungo la grande ansa sud del Nilo ed il mio Toyota scivola tra le decine e decine di Qubbas, le tombe degli uomini santi, che punteggiano la pianura intorno ad Old Dongola, antica capitale di un regno cristiano copto, simile a quelli della vicina Etiopia.
I resti di una immensa basilica, con le meravigliose colonne di granito ornate delle classiche croci ortodosse, emergono dalle sabbie chiare a pochi passi dal fiume che qui corre placido, immenso. Sulla sommità di una collina le rovine di un’altra basilica e di un villaggio distrutto dall’invasione araba dominano la piana.
Mi siedo tra i massi lasciando che lo sguardo si perda verso est, nel maremoto di dune e rocce che colora l’orizzonte. Raggiungo le montagne e alzo il campo in un anfiteatro naturale; non ricordo quante volte sono stato qui, ma l’emozione è sempre nuova. Mi siedo nella sabbia, lasciando che ancora una volta mi penetri nell’anima, ne divenga parte.
Ed Debbab, oltre il fiume: ultimo Ponton di 100 giorni di Sudan, e mi lancio nel Deserto Libico, immane distesa di sabbie che dal Mediterraneo si spegne solo ai margini di Khartoum.
Una piatta distesa di sabbie immobili mi accompagna nelle ultime centinaia di km, infinita. Solo poche chaij house, gli “autogrill sudanesi” interrompono la monotonia dell’ambiente, insieme ai rari accampamenti dei nomadi Bicharin che transumano dal Darfour.
Ultimo campo tra le dune, protetti dalle folte acacie dal vento rabbioso che ora soffia da ovest, infuocato dalle sabbie del Chad.
Ed ecco, infine Oumdurmam, il cuore commerciale di Khartoum e del Sudan, il più grande e variopinto mercato di tutto il Paese.
Lascio l’auto e mi infilo per l’ultima volta tra i vicoli caotici del grande souk, mi mescolo ai locali, mi siedo a terra con loro a gustare il loro chaij, il tè, la loro jemnha, il delizioso caffè speziato. Chiacchiero con loro, mi sento sudanese tra sudanesi, ed i miei capelli biondi non me li ricordo più, non ci fa più caso nessuno.

ARTIGIANATO
Nel nord del Sudan non vi sono mercati di prodotti artigianali.
Le uniche aree in cui è possibile fare acquisti interessanti a nord di Khartoum sono quella intorno alla necropoli di Meroe ed a Karima.
E’ possibile reperire canestri in fibre di palma intrecciate e dipinte a colori vivaci, utilizzati dai locali per ricoprire i grandi piatti di portata. Poi i tipici piatti Nubiani, in legno di palma, solitamente scavati da un pezzo unico, orami veri e propri oggetti di antiquariato. Poi monili in metalli poveri, pietre semipreziose, strumenti musicali a corda, contenitori ricavati da zucche disseccate ornati con motivi tribali. Il tipico Sikkjin sudanese, il coltello dei nomadi Bicharin, si trova in tutto il Paese, ed anche la grande Kaskara, la spada sudanese madre della Takouba Twaregh. E’ possibile trovare spade antiche a volte risalenti al periodo del Mahdi.
A Oumdourmam,nel souk, si apre una via di botteghe di artigiani provenienti dal Sud del Sudan, che espongono diversi pregiati pezzi in legno di Ebano, Bubinga e Wengè, nonché innumerevoli statue di avorio,che esorto a non acquistare in quanto l’importazione di questo materiale in Europa è vietata. Un paio di botteghe antiquarie offrono bellissimi pezzi antichi provenienti sia dal nord che dalla zona equatoriale del Sudan.
Numerosi orafi vendono monili tipici in oro a bassi carati, ed anche gioielli placcati.
La Chicha, ovvero il narghilè, la pipa in vetro e metallo per fumare tabacco alla turca, si trova con facilità in ogni centro a prezzi davvero modici.Attenzione ad acquistare narghilè con le parti metalliche in acciaio o rame,per evitare la corrosione al contatto con l’acqua della caldaia.

Costeggio le mura del sepolcro del Madhi, il liberatore del Sudan, ancor oggi venerato come un santo; rabbrividisco al pensiero che proprio di qui, da Oumdurmam, si levò quel grido selvaggio, da centinaia di migliaia di gole assetate di strage, che segnò l’inizio dell’attacco a Khartoum, nell’883, e la fine della dominazione inglese in Sudan, con il massacro di Khartoum e l’assassinio del governatore Gordon.
Ancora oggi, per le vie del borgo, si possono vedere gli anziani girare tranquillamente con la kaskara, la grande spada sudanese, appesa alla cintola…impossibile non pensare a quel passato nemmeno troppo lontano.
Entro nella capitale, dal grande ponte di ferro sorvegliato dai carri armati, proprio alla giunzione tra nilo Bianco e nilo Blu… E’ finito il viaggio, sono passati questi mesi…
Un clacson mi rimbomba nelle orecchie e mi risveglio dal torpore della mia memoria, in mezzo ad un incrocio di Cuneo, ad intasare un traffico che avevo scordato.
Riparto, con un sorriso. Tra pochi giorni riparto, verso un’altra Africa, verso altre sabbie…
Il profumo della mia pipa, fedele compagna di questi mesi, mi parla ancora di Sudan, di quei meravigliosi 12000 chilometri, di tutti i volti che ho incontrato, di tutte le esperienze vissute…e nell’aria già sento il profumo dell’altra Africa che verrà domani, inch Allah.

CAMBIO E VALUTA, COMUNICAZIONI
In Sudan la moneta corrente è il Dinaro Sudanese, ma la popolazione non utilizza la suddivisione in dinari,preferendo il POUND, di derivazione britannica. 100 dinari equivalgono ad 1000 pound. Il cambio in valuta pregiata paga per ogni dollaro americano 2620 pound, ovvero 262 Dinari.
E’ possibile cambiare valuta pregiata (nessun problema con gli Euro,accettati nelle banche di tutto il Paese) sia nelle Banche sia nei grandi Alberghi della Capitale.
Esiste anche un mercato nero del Dinaro ma non è conveniente.
Per quanto riguarda le comunicazioni per telefonare dall’Italia in Sudan occorre anteporre il prefisso 0249. Telefonare dal Sudan all’estero è molto caro: non esistono telefoni pubblici di Stato ed i Phone Offices sono gestiti da privati. Da Khartoum per telefonare in Italia occorrono da 3500 a 6000 pounds al minuto. Negli Alberghi vengono applicate tariffe maggiori,anche di 10 o 15 pound al minuto.In tutti i villaggi lungo il Nilo è reperibile un telefono abilitato alle chiamate intercontinentali.
Le poste Governative funzionano, ma a rilento. Una lettera dal Sudan impiega un periodo di tempo variabile tra le 3 e le 5 settimane per raggiungere l’Italia.

STRUTTURE RICETTIVE
In Khartoum esistono attualmente due soli Alberghi adatti al turismo occidentale: l’Acropole Hotel e l’Hilton Hotel. Quest’ultimo è sicuramente un Hotel di gran lusso,che offre servizi a costi adeguati al nome che porta. Un pernottamento presso questa struttura ha un costo di circa 200 dollari. L’Acropole Hotel è la struttura turistica più “storica” della città, ed è centro di raccolta per gli Archeologi che da tutto il mondo scendono in Sudan. Sono a disposizione dei clienti anche due postazioni internet in collegamento telefonico 24 ore su 24. I costi sono I costi sono nettamente inferiori a quelli dell’Hilton ed il servizio non ha nulla da invidiare a quello offerto dal più blasonato 5 stelle.
Fuori della capitale si trova un Hotel modesto presso la città di Shendi, sulla sponda del Nilo a nord dell’area mercatale. Un campo fisso,non sempre attivo, si trova presso la necropoli di Meroe; un Hotel si trova anche presso la città di Karima, ai piedi del Jebel Barkal, gestito,come il campo di Meroe da italiani.
Presso il villaggio di Wawa un’abitazione privata offre in uso piccole stanze pulite ed accoglienti ai turisti di passaggio a costi irrisori.
Ma il campo mobile è sicuramente la struttura più adatta per vivere un itinerario lungo i deserti sudanesi in totale libertà.
CUCINA LOCALE
La cucina sudanese è deliziosa e saporita, anche se non speziata come quella magrebina.
Piatto nazionale è il Full, una zuppa di fave da consumarsi calda con l’ottimo pane non lievitato prodotto in ogni villaggio.
Poi la riglha, un piatto di carne di manzo e verdure insaporito con una specie di insalata,appunto la riglha, che dona al tutto un sapore particolarissimo.
Poi ancora la Kurrasha, un pane sottilissimo,molto simile al Carasau sardo, che viene servito in strati inumiditi con salse a base di uova e verdure tritate.
Le Bahmjia, piccole polpette fritte in olio di palma, farcite di un trito di fave, ceci e fagioli, davvero squisite.
Ed infine il Karufh, l’agnello, servito in tutti i modi possibili ed immaginabili,e la Kammounjia, ovvero una sorta di spezzatino fatto non con le carni ma con le interiora,condito con abbondante salsa di pomodoro e cipolla.

 

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