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Gioielli Beduini by Marino Alberto Zecchini

– Posted in: Cultura, Storia, Usi e Costumi

By al Jawawhir al Badawiyya
Originally Posted Thursday, April 5, 2007

 

GIOIELLI BEDUINI

Il primo elemento di distinzione del costume femminile beduino sono i gioielli. Il metallo prescelto generalmente è l’argento per il costo più basso e per la maggiore solidità, considerando che tali gioielli sono portati anche durante i duri lavori agricoli e pastorali.

Il colore del bianco metallo rappresenterebbe inoltre la sincerità e la purezza, al contrario dell’oro che per costo e caratteristiche cromatiche si assocerebbe, secondo il concetto beduino, alla molle ed intricata vita cittadina. I gioielli portati dalle donne beduine si possono distinguere in funzionali e

decorativi: ai primi appartengono quelli facenti parte integrante dell’abbigliamento quotidiano, tra i quali si contraddistinguono le fibule (khlala), che mantengono sulle spalle il grande drappo di tessuto che veste la donna, ai secondi appartengono le collane, i diademi, i bracciali, le cavigliere e gli anelli, che completano la particolare decorazione tradizionale delle donne nei giorni di festa e di matrimonio. I gioielli beduini sono caratterizzati dalla fattura e dalle simbologie espresse da emblematiche raffigurazioni, che possono essere particolari rappresentativi di ogni singola tribù, in genere provenienti dalla dote obbligatoria da parte del marito che precede il matrimonio.

Essi sono per le donne del deserto una garanzia di minima ricchezza ed inoltre assumono profondi significati che trascendono il concetto comune di possesso, fino a divenire talismani (hirz) protettivi dalle avversità della vita. In questo senso le comuni tipologie simboliche raffigurate sul gioiello sono considerate in grado di preservare dal male. Tra questi, identificano una grande potenza protettiva nel khamsa (numero cinque), ciò che gli europei chiamano impropriamente “la mano di

Fatima”, nel pesce, nella mezzaluna e nelle corna di gazzella. La colomba e la stella di Davide, nonché la croce ed il sole, che sono simboli connessi a reminiscenze ebraiche e cristiane, appartengono anch’essi alla cultura arabo-islamica, per l’apertura sincretica dell’islâm nei confronti

delle religioni che lo hanno preceduto. La fabbricazione dei gioielli tradizionali in argento è esclusiva di alcuni gruppi di ebrei stanziatisi da molti secoli a Jerba e a Tunisi. La particolare simbologia beduina esprime i propri significati in coerenza con l’ambiente desertico; i richiami attraverso sintetici disegni rappresentanti la natura in cui si svolge la vita sono le forme più diffuse di rappresentazione. Il disegno della traccia della gazzella, degli insetti o dei rettili sono incisi sull’argento come questi animali al loro passaggio li incidono sulla sabbia. Il dromedario è stato mitizzato e frequentemente raffigurato sui monili, perché rappresenta la ricchezza, la bellezza ed il benessere del beduino. L’islâm ha proibito le raffigurazioni umane, così che gli artisti musulmani

hanno fatto degli arabeschi la principale sorgente di ispirazione dell’arte figurativa.

I temi vegetali: palme, fiori e cespugli rappresentano nella loro stilizzazione e nella loro successione lo spazio vitale che la natura assegna ad ogni essere vivente che popola il deserto, da cui trae il necessario per la vita, ecco che nella stilizzazione grafica gli spazi si impongono medesimi e ripetitivi, esprimendo importanza quanto il soggetto. La composizione risulta cosi

omogenea e decorativa. Nel deserto tutto è sempre scarso, le poche cose che esistono sono sempre molto apprezzate ed anche i gioielli d’argento nelle piccole botteghe degli orafi dei villaggi sono rappresentati da pochi esemplari. Il cliente tradizionale è il giovane pretendente che dona alla sua futura sposa i gioielli, che diventeranno parte fondamentale della dote matrimoniale della donna.

Nuovi o antichi che siano, difficilmente la sposa beduina se ne priva; ma può accadere che in particolari e difficili momenti economici la donna li rivenda alle botteghe. Più che di una fornitura industriale quindi, questo commercio si avvale di scambi di oggetti di famiglia, ognuno dei quali è carico di storia e di significati. Quando non sono di nuova fabbricazione ma usati e ancor più antichi il loro acquisto da parte di un occidentale dovrebbe comportare particolari riflessioni, per non annullare con un semplice atto commerciale il patrimonio simbolico e storico contenuto nell’oggetto.

koros (orecchini)

meqes (bracciale)

‘qillâda (collana)

hilâl (mezzaluna)

khlal (spilla)

 

Marino Alberto Zecchini

 

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