Sahara.it

Sahara.it

il sito dedicato al sahara, alle sue genti ed ai suoi viaggiatori

Hoggar 2005 : Deserto in fiore

– Posted in: Africa, Nord Africa, Resoconti di viaggio

Originally Posted Monday, June 27, 2005

HOGGAR 2005: DESERTO IN FIORE di Giuseppe Rivalta

L’Hoggar (o Ahaggar) è una immensa regione vulcanica nel centro-sud dell’Algeria. Il termine arabo“Ahaggar” significa “luogo della paura” probabilmente per gli impressionanti paesaggi che lo caratterizzano. Erodoto localizza proprio lì il popolo degli Atlanti dove vi erano le “COLONNE CHE REGGEVANO IL CIELO”(evidente riferimento ai picchi dell’Atakor)

Le eruzioni, che hanno ricoperto questa vastissima regione, erano iniziate verso la fine dell’Eocene, 35 milioni di anni fa, quando il continente africano era entrato in collisione con quello europeo. I fenomeni effusivi, a più riprese, continuarono a manifestarsi fino al recente Quaternario, quando già gli uomini del Paleolitico si aggiravano in questi territori.

Il massiccio dell’Hoggar occupa una superficie di circa 530.000 chilometri quadrati (quasi come l’intera Francia) con montagne che sfiorano i 3000 metri s.l.m. Dal 1987 la regione è stata dichiarata Parco Nazionale dell’Ahaggar per salvaguardare le innumerevoli peculiarità che racchiude sia sotto il profilo geologico, antropologico, preistorico, faunistico e botanico.

A proposito di quest’ultimo, la parte centrale del massiccio montuoso, a partire dalla periferia di Tamanrasset, mostra delle caratteristiche molto interessanti per la presenza di differenti fasce vegetazionali collegate intimamente alle quote altimetriche che si avvicinano ai 3000 metri.Per la sua particolare orografia, l’area centrale negli ultimi anni è sottoposta ,nei mesi invernali, a brevi, ma intense vivificanti piogge. L’umidità si condensa in nubi ,sui versanti dei picchi vulcanici più alti ( ad esempio il Tahat, Ilaman, Assekrem ecc.), trasformandosi in precipitazioni creando poderosi ruscellamenti che distruggono le piste come ad esempio quella che scende ad Irafok o quella dell’Ilaman.

Nel febbraio 2005 le temperature sono scese molto al di sotto dello zero e hanno congelato l’umidità creando un paesaggio irreale, quasi “dolomitico”, come risulta dalle foto scattate dal Padre che vive nell’eremo di De Foucault. Tuttavia i risultati di questi eventi meteorici non sono stati solo distruttivi, ma si sono dimostrati importantissimi per le flore che da secoli hanno faticosamente colonizzato questo territorio. Durante una recentissima visita fatta alla fine del mese di Maggio 2005 , il paesaggio è sembrato strano e irriconoscibile: dopo alcuni chilometri superata la guelta Afilal, le basi dei picchi vulcanici si presentano ricoperte da una vegetazione abbondante con tinte che vanno dal verde chiaro al giallo per finire con un colore rosa antico che si confonde con il bruno dei basalti. La cima dell’Assekrem in questo periodo è letteralmente ricoperta da un tappeto di bassi arbusti colorati di rosso e giallo! Veramente una visione del tutto nuova per me, che da queste parti ci sono capitato spesso a partire dal lontano 1977, anno della grande siccità .

Molti ora sono i dromedari al pascolo, con la loro gibbosità ben turgida per i grassi accumulati grazie ad una alimentazione finalmente abbondante, con conseguente cospicua produzione di latte per i piccoli nati da poco e per i nomadi presenti con accampamenti anche a quote più basse. Da un’analisi delle foto e delle piante fatte sul luogo,dopo verifiche più approfondite eseguite in Italia risulta che i cespugli di color rossastro sono costituiti da una Poligonacea del genere Calligonum. Si tratta di piante che in arabo sono note come “Abal”. Il colore rosso è dovuto ad innumerevoli frutti (=acheni) tipici di questa famiglia a cui appartiene il più noto “grano saraceno”.

Una volta maturi i piccoli frutti cadono al suolo e sono portati via dal vento grazie anche alle espansioni laminari che circondano il corpo fruttifero. La germinazione avviene più lontano, nelle sabbie e tra le rocce, potendo restare anche per molti mesi in stato di quiescenza in attesa di provvidenziali nuove piogge. I fusti di questi bassi cespugli sono caratterizzati da nodosità con foglioline semplici e alternate. I fiori, che sbocciano nei primi mesi primaverili, sono impiantati direttamente sui fusti (=racemi). I dromedari sono ghiotti dei giovani getti di queste piante, come pure dei frutti che danno un senso di freschezza alla bocca. L’areale di distribuzione del Calligonum và da queste zone del Sahara fino alla penisola arabica, Bahrain e oltre , restando sempre in un habitat arido-desertico.

Le foglie seccate possono essere trasformate in un balsamo per la pelle, mentre la parte legnosa dei cespugli è usata per accendere il fuoco negli accampamenti dei nomadi.

Tra i monti dell’Ahaggar vi sono numerose flore estremamente interessanti per i fenomeni di adattamento che presentano. Sono sufficienti 20-30 mm di pioggia per colorare di verde le rocce e le sabbie, come è avvenuto per il Calligonum. Oltre a questa pianta un’altra non meno interessante si è sviluppata in questo periodo : si tratta della Santolina sp.

E’ una Composita che crea dei pulvini (=cuscini) emisferici che si coprono di profumatissimi fiori giallo limone, formando delle macchie di colore in mezzo alle distese rosa antico del Calligonum .

L’inventario botanico di questi desolati territori è incredibilmente ricco di specie vegetali diverse, arrivando ad oltre 620 specie, anche se non sempre in rigoglio vegetativo come in quest’ultimo periodo. Secondo studi di botanici francesi ( (Dr. Maire, Dr.Trabut ecc.) nell’Hoggar si possono riconoscere 3 o 4 fascie vegetazionali che partono dai bassopiani fino ai 1800 metri con tipi tropicali, di cui l’Acacia tortilis ne costituisce la forma più tipica insieme ai tamerici . Nel fondo della valle dell’Ilamane e sotto all’Adriane cresce la Caraluma venenosa ,l’unica pianta grassa del Sahara: una vera rarità. Dai 1800 ai 2400 metri si è nella fascia “Mediterranea” con aspetti vegetazionali del tutto diversi dai precedenti. Qua si incontra il Pistacchio (Pistacia atlantica), l’olivo selvatico (Olea laperrini) e molte altre piante. Da qui ai 2900 metri la flora diventa ,sembra quasi incredibile, decisamente di tipo Mediterraneo a cespugli (come quelli citati nella prima parte del testo). Gli alberi sono ora veramente diventati rari ed è il momento dei pascoli, ne più ne meno come avviene nelle nostre montagne. Le rocce delle cime sono colonizzate da tipiche piante pioniere come i Licheni e i Muschi.

La vita vegetale del Sahara è spesso invisibile a noi che l’attraversiamo spesso con disattenzione e superficialità, ma l’Ecosistema di questa enorme mondo desertico esiste realmente. Più di una volta mi è capitato di rovesciare pietre e notare al di sotto una leggera patina verdastra: erano Alghe !

L’ultima volta questo fenomeno lo osservai poco lontano dal fortino di Serouenut, un luogo non certo molto ”umido”.

Ancora una volta il Sahara ci ha mostrato tutto il suo fascino e la sua incredibile capacità di “vita”.

0 comments… add one

Leave a Comment