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La mia prima esperienza in Africa a cura di Carla

– Posted in: Africa, Nord Africa, Resoconti di viaggio

By Carla
Originally Posted Monday, August 9, 2004

 

LA MIA PRIMA ESPERIENZA IN AFRICA

Febbraio 2000:

Tunisi, Ras Jedir, Derj, Idrj, Sabha, Tmesse, Wau El Kebir, Wau en Namus, Passo di Klingue, Rebiana, Tazerbu, Jalu, Sirte, Lettis Magna, Tripoli, Ras Jedir, Tripoli.

Giorni 21, KM 5.600

E perché no! Ad un certo punto della mia vita mi sono detta: perché non provare? E così trascinata dall’entusiasmo di altri 5 appassionati ho accettato un’esperienza diversa: Il deserto del Sahara libico. Lasciata la famiglia, siamo partiti con tre fuoristrada per un’avventura per i più da pazzi, dove l’itinerario era solo dei punti sulla cartina in mezzo all’immensità del deserto. La prima sensazione è stata il freddo! Sembra impossibile ma è stato proprio così: tanto freddo nella notte africana! Il gelo sulla tenda che mi ha fatto pensare, non posso affrontare tre settimane così! Ma ormai il gioco è cominciato è bisogna andare avanti. E davanti a me è iniziata la distesa immensa e durissima del pistone che da Derj ci porta ad Idrj.

 

Passiamo tra rocce lavorate dal vento, passi in mezzo alle montagne, wadi dove ad ogni metro sembra possano sbucare giraffe e leoni in mezzo alle poche acacie rimaste! Poi ancora asfalto per arrivare al limite della civiltà e trovarsi davanti allo spettacolo della sabbia a perdita d’occhio! Infatti finito di colpo l’asfalto a Tmessa ecco la sabbia! Morbida e sottile come una distesa di velluto, dove viaggiare diventa irreale: la macchina sembra non avere più ruote ma volare! Le meraviglie sono solo all’inizio: infatti il giorno dopo, macinati centinaia di km. eccomi all’improvviso a pensare: sono nel posto più bello del mondo! !! proprio così! Dopo aver percorso km. su una sabbia che ad ogni metro diventa sempre più nera eccoci come d’incanto sulla sommità del cono vulcanico di Wau en Namus e sotto la luce del tramonto tutto sembra irreale, il terreno nerissimo, il cielo azzurrissimo con riflessi dorati e dentro al cono una serie di laghi dal blu che così intenso non ho mai visto!

 

Ed attorno ai laghi palme che si riflettono nell’acqua! I nostri occhi non riescono a staccarsi da questa meraviglia! Non sentiamo nemmeno il freddo pungente del vento che in cima al vulcano soffia forte! E si cambia! Perché non provare un po’ di paura ed affrontare il passo minato di Klingue? La tensione è tanta mentre cerchiamo la pista! E la paura anche, mentre attorno a noi vediamo i resti di un camion e subito dopo essere arrivati in cima al passo, i resti di un camper e di un Land Rover saltati su una mina. Solo dopo essere ridiscesi abbiamo ricominciato a respirare e la tensione ci abbandona!

E dopo? Ecco le dune!! Sembra facile dire le attraversiamo! Ho avuto la prova che invece è molto complicato: non si sa mai come sono, non si sa mai cosa si trova metro dopo metro, la sabbia che consistenza ha: potrà reggere al passaggio dei fuoristrada oppure ci troviamo nel fech-fech? I passaggi più dolci e semplici dove sono? E così chilometri a piedi, a cercare i passaggi, procedendo lentamente e con precauzione, specialmente dopo aver provato il brivido di passare una duna “al volo”.

Dopo giorni interminabili eppure velocissimi, dove la tensione alla guida è ai livelli massimi, dove gli occhi sono stanchi dallo scrutare la pista, eccoci all’oasi di Rebiana, dove il padrone incontrastato è la sabbia!! Sabbia ovunque. Non esistono strade, non esiste nulla, solo sabbia e poi sabbia e bambini tanti bambini e capre tante capre. E attorno sabbia tanta da pensare uscirò ancora da qui? Troverò un passaggio tra queste dune, tra questa sabbia?

Solo l’aiuto di alcuni ragazzi locali che ci fanno da guida con il loro sgangherato Toyota riesce a farci trovare un qualcosa che assomiglia ad una pista fra le dune!

E fra dune incantate, dal profilo che si staglia contro il cielo terso, passiamo la nostra ultima notte in pieno deserto! E arriviamo a Tazerbu dove la nostra avventura nella sabbia ha termine! Sono passati 15 giorni dove non abbiamo visto altro che sabbia, sabbia dalle mille sfumature di ocra! E rocce, le magnifiche rocce del Serir Tibesti!

Ogni giorno è stata una vera avventura: uno dei fuoristrada che ogni giorno aveva sempre un problema tanto da pensare, questa volta lo lasciamo qui! Però grazie alle nostre avventurose riparazioni è riuscito al arrivare sino a Tripoli prima di abbandonarci e seppure con le lacrime agli occhi, abbiamo continuato il viaggio di ritorno con un’auto di meno!!

Ogni giorno una lotta per non pensare: sono un puntino, un niente in mezzo all’immensità del deserto e non sentirsi soffocare! Ma come dimenticare i colori, i cambi continui di paesaggi, il suono del vento! e poi dicono: il Deserto è piatto, sempre uguale, che vuoi che ci sia!? Niente di più falso ! ogni secondo gli occhi hanno davanti un qualcosa di diverso, di fantastico! Di magico! Una magia: il deserto è solo una magia!! Una magia che ti entra dentro e ti prende, ti manca come l’aria!! E dire: voglio tornare! Provare ancora la paura di non farcela ad arrivare dove si vuole, provare ancora a combattere contro il freddo che di notte non ti lascia quasi dormire! Dover combattere con i guasti e i più piccoli problemi che però nel deserto diventano enormi! E dire ce l’ho fatta!!

E come dimenticare i bambini di Rebiana che sbucavano da ogni parte, in mezzo alla capre, da casupole di foglie di palma, con il viso coperto dalle mosche e mentre noi combattevamo con il fastidio di sentirci camminare addosso, loro no !! fermi a guardare estasiati le nostre vetture con i loro occhi attorniati da decine di mosche!!

E la gente!! Gentile e ben disposta ad aiutarci, per nulla infastidita a dover aspettare a lungo mentre noi riempivamo serbatoi e taniche di benzina e gasolio!!!

Mentre la nave lascia il porto di Tunisi il sole tramonta, guardando la scia della Chartage la mente ritorna ai colori delle dune, della sabbia, all’immensità del deserto e pensa: ti rivedrò??

Carla (Cuneo Club 4wd Fuoristrada)

 

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