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Rabianah pensieri fotografici By Claudio Grassi

– Posted in: Africa, Nord Africa, Resoconti di viaggio

By Claudio Grassi
Originally Posted Sunday, July 25, 2004

Rabianah pensieri fotografici By Claudio Grassi

Libia , oasi di Rabianah. I cinque veicoli percorrono lenti la carraia che costeggia il lago salato, le gomme sono state sgonfiate alla pressione di un Bar per superare il banco di sabbia molle che circonda l’oasi.

Il sole di fine Dicembre e’ allo zenit, ma sul ventiquattresimo parallelo il caldo implacabile e il vento secco e sabbioso scandiscono la vita di uomini e animali che attendono rassegnati nei loro rifugi.Le case di mattoni crudi sembrano prive di vita, molte non hanno finestre per difendersi dalla forte escursione termica tra il giorno e la notte. Solo un coro di bambini portato dal vento conferma che questo luogo e’ abitato.

Siamo partiti ieri mattina da Tazerbu attraversando una serie infinita di cordoni di dune “a dorso di balena” divertenti come le montagne russe ; abbiamo sostato a Buzaymah , un’oasi abbandonata a causa della forte salinita’ dell’acqua.In vista di Rabianah lanciamo i mezzi sul banco di sabbia, siamo in 4/5 ridotta.

Il piede e’ teso sull’acceleratore che ormai ha raggiunto il fondo corsa, i poderosi diesel ruggiscono senza dare segni di cedimento. Ma la sorte ci propone un’ ultima prova , l’oasi e’ circondata da un anello di palme, molto più fitto di quanto previsto, la formazione si scompone , i veicoli si lanciano in diverse direzioni cercando disperatamente un passaggio tra le palme nel tentativo di non perdere velocita’. Ma ogni cambiamento di direzione rallenta inesorabilmente la corsa dei mezzi che sono costretti a scalare su marce sempre più basse.Il mio Land e’ in seconda ridotta, il motore urla ma l’auto e’ quasi ferma ,intrappolata dalla sabbia, all’improvviso sento che le ruote anteriori fanno presa su sabbia più consistente, il Land recupera velocita’ e ne approfitto per inserire la terza. Il Toyota che mi precede punta dritto su delle tracce che si infilano tra le palme. E’ il passaggio. Come un cecchino miro il Toyota che e’ al centro della strettoia , il Land e’ lanciato nello sforzo finale ma proprio in quel momento il Toyota si accascia nella sabbia come un ostinato dromedario che si accovaccia in vista dell’oasi , al termine di un lungo viaggio .Sterzo di 90°, scalo velocemente, ma inevitabilmente il Land si pianta , vedo i miei compagni affondare ad uno ad uno nell’inutile tentativo di trovare sabbia compatta. Ora solo piastre e pale ci aiuteranno a liberare i veicoli.

Ci fermiamo al centro di questo paese fantasma. Come al tocco di una bacchetta magica il nostro arrivo anima l’oasi , arrivano i primi curiosi , gruppi compatti di bambini ci osservano discretamente. Ci riceve un capitano dell’esercito, probabilmente e’ la massima autorita’ del luogo , ci chiede se abbiamo bisogno di acqua e carburante. Non credevamo possibile che questo luogo “abbandonato da Allah” fosse un’ isola completamente autosufficiente. Il colonnello Kadhafi garantisce a questa comunita’ di poche centinaia di persone la sussistenza primaria.Una vecchia pompa si accende brontolando e sputando un getto d’acqua freschissima , un uomo ci indica lo scheletro di un distributore di carburante ancora funzionante, più tardi verremo a sapere che ci sono anche un maestro e un medico.Il capitano ci presenta Sahlem ;e’ una guida che ci mette al corrente sulle condizioni delle piste e si offre di condurci a Waw an Namus (vulcano spento), Sahlem ci conferma che alcune zone del Tibesti sono tuttora contese tra Libia e Tchad. Non e’ il genere di rischio che amiamo correre , per cui dopo una lunga trattativa fissiamo un prezzo per Sahlem e il suo autista ,equivalente a Lit 30.000 a persona.Vorremmo dedicare più tempo alla visita di questa comunita’ , parlare con la gente , entrare nelle loro case e mangiare con loro. Avvicinare due civilta’ tanto distanti quanto prive di reciproca conoscenza.Purtroppo il tempo non ce lo permette , a casa abbiamo tutti degli impegni che ci attendono e il rischio che un imprevisto ci faccia perdere il traghetto ci risveglia come da un sogno , spezzando l’incantesimo in cui eravamo immersi.Secondo gli accordi Sahlem ci accompagnera’ per due giorni fino a superamento dei seguenti ostacoli : una trentina di Km di dune , il mare di sabbia e il passo minato di Kilingue.

Ma questa , e’ un altra storia….

 

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