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YEMEN – Nel regno della regina di Saba – testo e foto di Luciano Pieri

– Posted in: Asia, Resoconti di viaggio

By Luciano Pieri
Originally Posted Sunday, February 19, 2012

 

YEMEN – Nel regno della regina di Saba –

testo e foto di Luciano Pieri

Secondo una leggenda, Dio si affacciò dal cielo per vedere come stavano andando le cose sulla terra e si accorse subito che Londra era completamente cambiata dall’ultima verifica, che l’Egitto non era così che se lo ricordava, ma lo Yemen, Dio sorrise: questo è ancora come nel giorno che l’ho creato.

E infatti, scendendo dall’aereo appena atterrato all’aeroporto di Sana’a, ci si accorge che, come in una macchina del tempo, quelle poche ore di volo che ci separano da Roma, ci hanno fatto percorrere un centinaio di anni a ritroso.

Salam aleikum, la pace sia con voi, così ci saluta il poliziotto al controllo passaporti, con una faccia da brigante ed una gentilezza da brava persona.

Questa è la caratteristica che stupisce subito degli yemeniti, a vederli con quelle barbe nere incolte, la kefia avvolta intorno alla testa, la jambiya, lungo e ricurvo pugnalone, portato in bella vista sul davanti del cinturone, danno l’idea di briganti ottocenteschi, invece sono persone sorprendentemente gentili.

Lo dimostrano anche i teatrali rapimenti che negli ultimi decenni sono stati effettuati a carico di turisti occidentali da alcune piccole tribu locali, in cui è diviso il popolo yemenita, per ottenere piccoli favori pratici dal governo centrale e risoltisi tutti in maniera positiva.

I rapiti hanno sempre dichiarato di essere stati trattati in modo molto gentile e corretto, con le sentite scuse per averli dovuti usare per ottenere magari un pozzo d’acqua o una strada che togliesse l’isolamento dei loro villaggi o il transito per una direttrice che attraversava un territorio a loro chiuso.

Ma torniamo nella capitale, Sana’a; quasi tutti i visitatori dello Yemen arrivano qui e questa magnifica ed unica città costituisce il primo ed indimenticabile assaggio di un mondo che ci riporta immediatamente alla memoria: “Le mille ed una notte”, “Simbad il marinaio”, “Ali baba” e “I viaggi di Ibn Battuta”.

Ma bisogna lasciarsi inghiottire, senza paura, dalle intricate viuzze, in particolare la sera, quando scendendo le prime ombre si accendono i lumi nelle case, ed attraverso finestre decorate con vetri colorati, filtrano essenze struggenti di luogo da fiaba.

L’UNESCO, nel 1986, ha inserito Sana’a nella lista dei luoghi da salvare, definendola:…uno dei paesaggi urbani più incantevoli del mondo.

Lo Yemen non è solo caratterizzato dalla capitale, ma da un infinito numero di paesini arroccati su cime di monti scoscesi, con case fabbricate della stessa pietra del monte e per questo fusi in perfetta simbiosi col terreno circostante.

Oppure di cittadine costiere con case basse di pescatori, colorate di bianco o celeste per un’unica fusione col mare e col cielo.

La parte centrale dello Yemen è costituita da un spina dorsale di aspre montagne che la percorre da nord a sud; qui si trovano i villaggi fortificati che rappresentano la parte più caratteristica che contraddistingue questa nazione.

Shaharah, il nido d’aquila, in questo paese arroccato sulla sommità di una montagna a 2600 metri, una comunità integralista, quasi incredibilmente, sopravvive da centinaia di anni a tutti gli attacchi esterni portati dai nemici. Non si piega, anzi detta le sue regole anche al governo centrale.

Dar Al Hajar

Al Hajarah, ha una posizione strategica imprendibile, le abitazioni messe circolarmente sulla cima di un aspro monte fanno da mura di fortificazione, l’entrata al paese è una sola nascosta dietro un bastione, invisibile dall’esterno ed ancora oggi fornita di due portoni di legno massiccio.

Già nell’undicesimo secolo gli ottomani la scelsero come piazzaforte per difendere le strade che collegavano la costa del Mar Rosso a Sana’a.

Kawkaban, anche questo paese situato sull’omonimo jebel, offre una difesa passiva enorme, data dalle pareti a picco sulla pianura sottostante, alte circa 500 metri.

Il panorama anche qui come dagli altri paesi, è di una bellezza indescrivibile.

L’elenco di queste cittadelle è lungo e tutte hanno delle particolarità uniche, ma due cose le accomuna: la posizione difensiva e i panorami mozzafiato.

Al hajjarah

Ad ovest di queste montagne si scende in una vasta regione pianeggiante, sulla costa del Mar rosso, chiamata Tihama.

Regione di Tihama
Khamis
Monti Haraz

Qui siamo molto vicini all’Africa e la sua influenza si riscontra sia nel paesaggio, sia nell’aspetto e nell’abbigliamento della gente, appariscente e colorato.

I villaggi costieri sono abitati da pescatori che ricordano volti antichi, duri e singolari.

Le cittadine sono imbiancate a calce con case basse e fresche nel caldo delle lunghe estati.

Una in particolare, Zabid, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, è stata da prima dell’anno mille, famoso centro di cultura.

Fu scelta da Pasolini, per la sua particolare bellezza, come set per il suo film sulle “Mille e una notte”.

Barrakesh

Dalla parte opposta, ad est delle montagne centrali, si scende verso il grande deserto del Rub al-Khali, il Quarto vuoto, uno dei più terribili deserti del mondo.

A un giorno di fuoristrada si giunge alla città morta di Barrakesh, una rocca alta una trentina di metri sul piatto assoluto del deserto circostante.

Era la capitale religiosa del regno di Main. Da Barrakesh, attraverso il bacino di Wuadi al Jawf, arriviamo a Marib, nel regno della regina di Saba.

Qui a Marib le leggende si sprecano e l’ambiente che la circonda, le giustificano.

I resti di un antichissimo ed enigmatico palazzo, di cui rimangono otto colonne sporgenti dalla sabbia, è attribuito alla regina di Saba, Bilqis, da sempre celebrata per la proverbiale bellezza che sedusse il re Salomone avendo poi da quel rapporto un figlio che divenne il primo re di Etiopia.

Di questo storico incontro ne parlano i testi ebraici, cristiani ed islamici.

Poco distante, chiude un secco wadi, la diga di Marib costruita nell’VIII secolo a.c. e che probabilmente cadde in disuso solo nel VI secolo d.c. causando la fine della civiltà sabea.

Vagabondando nei dintorni incontriamo i resti più vari, da una muraglia ellittica lunga 300 metri, alta 10 e larga 4, a pezzi di pilastri, a lastre coperte di iscrizioni nel tipico alfabeto dei sabei.

Tutto fa pensare che qui ci sarebbe da scavare ancora una ricchezza archeologica

immensa, ma la situazione politica della regione rende il progetto inattuabile, per la continua guerriglia in atto ormai da più di trent’anni.

Marib - il palazzo

Cinquecento chilometri ad est, in pieno deserto del Rub al-Khali, si apre una profonda voragine costituita dal wadi di Hadramawt; dal color ocra si passa al verde intenso degli orti e dei palmeti, dalla solitudine assoluta alla vita festosa di caratteristici paesini costruiti con mattoni di fango crudo, dipinti di calce bianca.

Questo luogo ricco di acqua e riparato dai forti venti che periodicamente spazzano il deserto, ha visto nascere in tempi antichissimi una favolosa civiltà stanziale.

Si racconta che i primi abitanti, gli Aditi, fossero una razza di giganti che non aveva rivali in fatto di ricchezza.

Invece di essere grati a Dio per la loro fortuna, vivevano in dissolutezza e adoravano dei profani.

La punizione divina arrivò con tempeste di sabbia che spazzarono via tutto e formiche grandi come cani che fecero a pezzi i giganti.

Di questo popolo rimane la città di Shibam, una città che la storia fa risalire a 2500 anni fa e che meraviglia per le sue case di otto/dieci piani tirate su con mattoni crudi, grattacieli dell’antichita’.

Dall’Hadramawt partiva una via dell’incenso, che raccolto nella vicina regione dell’Oman, attraverso il deserto, giungeva a Petra e poi sul Mediterraneo.

grattacieli di ShibamAdramawt, particolareIl lettore di CoranoKalashnikov

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