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#101770 - 05/05/10 07:10 AM La casa itinerante e il viaggio senza fine
Administrator Offline


Senior

Registered: 12/09/01
Posts: 2328
Loc: Canada
mi ricollego al discorso casa in marocco che e' sfociato in un off topic circa il "viaggio senza sosta" o almeno cosi mi e' parso...
Ecco 2 righe e due pensieri...
ho conosciuto persone che hanno venduto la casa e con i soldi fatti si sono comprati un autobus/camper con cui girano. Estate verso il nord, inverno verso sud. Tramite internet fanno 4 soldi lavorando on line e via. In pratica costoro hanno fatto il passaggio inverso da stanziale a nomade.
Il nomadismo penso sia stato necessario per problemi di risorse, quindi la gente andava dove cerano risorse (in generale pascoli freschi).
Con irrigazione e l'introduzione delle coltivazioni la gente e' rimasta in un posto fisso perche' in definitiva e' una vita piu' e sicura e prevedibile.

Trovo che fare un viaggio senza una meta o un programma e non pensando di ritornare non mi sembra possa essere considerato un viaggio.

Puo' essere piuttosto stressante a lungo termine, ha l'inconveniente che ti mancano rapporti duraturi con "vicini" e conoscenti su cui puoi fare affidamento (anche se con facebook e internet si fanno miracoli :-))
Quello che ho notato e' che questi "nuovi" nomadi alla fine piu' che viaggiare creano dei circuiti ripassando sempre dagli stessi posti dove conoscono qualcuno. Forse un po come anche i nomadi che avevano dei punti di riferimento fissi in cui transumavano. non piu' quindi un viaggio verso nuove destinazioni ma girare tra poche destinazioni conosciute e "sicure".

Ho visto un video molto interessante circa una persona che ha sperimentato sulla sua pella essere senza fissa dimora vivendo in un camper (purtroppo in inglese).

http://www.ted.com/talks/lang/eng/becky_blanton_the_year_i_was_homeless.html

I meccanismi a livello psicologico che si innescano sono piuttosto interesanti. prima di vendere la casa e partire all'avventura vi consiglio di pensarci bene :-)

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#101781 - 05/05/10 02:31 PM Re: La casa itinerante e il viaggio senza fine [Re: Administrator]
marko Offline
Senior

Registered: 12/17/01
Posts: 3593
Loc: lago maggiore
mmmmm....non fa per me. L'obbiettivo del viaggio non rientra tra le mie priorità di vita, ma à solo un ludico aspetto della stessa, seppur formativo...

Sono uno stanziale con il cruccio della vacanza nomade. Considero la realizzazione della vita, la costruzone di una famiglia, la serenità di vita della stessa, la realizzazione nel proprio lavoro... già offrire la stesse possibilità che ho avuto io ai miei figli al mondo d'oggi è difficle, figuriamoci in una vita nomade; cio non toglie che la realizzazione di vita è piuttosto individuale.

il fatto stesso che questi "nomadi moderni" si fossilizzano nei soliti posti, la dice lunga sul progetto di una vita del genere, persino i Touareg (sempre se ci fossereo ancora) sono diventati degli stanziali tra un pascolo e l'altro, e mai da soli.
La socialità nella vita gioca un ruolo fondamentale.
_________________________
Saluti Marco

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#101784 - 05/05/10 03:26 PM Re: La casa itinerante e il viaggio senza fine [Re: marko]
sable Offline
Senior

Registered: 11/30/04
Posts: 532
Loc: Quel ramo del lago di como
Durante i miei viaggi ho incontrato persone che viaggiavano da anni, sia giovani che anziani, più che viaggiatori mi sembravano barboni e, parlando con loro, non mi hanno dato l'impressione di essere felici della la loro scelta.
A me piace, dopo un viaggio, tornare nella mia cuccia.
Sono circondate dalle mie cose, troppe e molte superflue, ma fanno parte della mia vita, dei miei ricordi, del mio essere

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#101785 - 05/05/10 03:37 PM Re: La casa itinerante e il viaggio senza fine [Re: sable]
scilan Offline
Member

Registered: 02/06/06
Posts: 133
Loc: italia
ognuno vive il viaggio della vita come vuole .... mi pare che di nomade in giro ci sia rimasto ben poco ... e forse proprio quello attira, lo sganciarsi da un quotidiano che diventa molto pesante ed e' quindi molto facile trovare forte attrazione verso zone spesso remote o verso uomini che ancora vivono con poche cose, pochi pensieri, semplici ma che hanno il semplice pregio di diventare capisaldi per tutta una vita... forse come ho gia' avuto modo di dire abbiamo semplicemnte perso il contatto dalla terra dalla quale proveniamo ... non e' poi cosi lontano ad esempio il tempo in cui anche dalle mie parti i pastori passavano una vita a portare avanti ed indietro greggi di pecore e capre dalla montagna alla pianura .... ritengo molto importante aprirsi delle "finestre" per tutta una vita... poco importa essere nomade o stanziale ...
_________________________
cabbra marcia saludda pr'i cani

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#101786 - 05/05/10 03:45 PM Re: La casa itinerante e il viaggio senza fine [Re: Administrator]
loziorso Offline
Senior

Registered: 08/18/09
Posts: 428
Loc: Foresta dei Fossili di Genova
Se ci pensi "Troppo" non lo fai mai !!!

^_^
_________________________
Saluti da Giancarlo www.Loziorso.TK

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#101788 - 05/05/10 04:00 PM Re: La casa itinerante e il viaggio senza fine [Re: loziorso]
folletto Offline
Senior

Registered: 04/18/08
Posts: 221
io credo che il viaggio, per essere viaggio, debba avere un'orizzonte (temporale o spaziale, poco importa), deve cioe' contemplare un ritorno. Poi si puo' anche prolungare oltre le iniziali aspettative (ma qui tutto dipende dalle disponibilita' di tempo e di denaro, che vanno quasi sempre a braccetto), ma l'idea di partire e non tornare piu', non lo so, mi sa di fuga. E chi fugge tendenzialmente non e' che sia proprio felice. Se ne avessi l'occasione sono sicuro che partirei e starei via anche un anno o piu', ma con la persona che amo e senza tagliare i ponti con cio' che ho qui (e solo perche' ancora non ho figli). Credo che il nomadismo sia una scelta che non possa essere imposta ad un figlio (il rischio di creare un sociopatico serial killer e' elevato:) )
_________________________
Ariele

XRV750 "TALIA"
HILUX 2500 "GALATEA"

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#101789 - 05/05/10 04:01 PM Re: La casa itinerante e il viaggio senza fine [Re: loziorso]
giovanni Offline
Senior

Registered: 12/17/01
Posts: 353
Loc: Italia
Un tale Simone Perotti ha fatto una scelta del genere e ha anche scritto un libro sull'argomento.
dal web su di lui:


""""""
Simone Perotti era un manager in ascesa nel campo della comunicazione. Lavorava tra Milano e Roma, aveva frequenti incontri con aziende leader nel campo, multinazionali, amministratori delegati e direttori di case editrici e giornali.

Era sbarcato abbastanza giovane nel mercato del lavoro, dopo una laurea e un percorso di studi con buoni risultati. Aveva raggiunto attorno ai 32-33 anni una buona reputazione, una stabilità lavorativa accettabile. Naturalmente, uno stipendio garantito a fine mese.

Insomma, era uno che si era posto degli obiettivi e li aveva raggiunti nella maggior parte dei casi. Probabilmente era anche invidiato da qualcuno.

Accade che una mattina come altre, si trova in coda nel grande raccordo anulare di Roma, alle 7 e 35.

Scenario ben noto: coda chilometrica, macchine incolonnate e pressocchè ferme, clacson, fumi, rumori, urla e bestemmie, tutto incorniciato dal caldo che un 4 luglio come tanti porta con sé.

Simone è deciso: non ne può più. Nella mente gli riecheggiano da giorni i discorsi “da aperitivo” che facevano lui e i suoi colleghi; sbuffavano tutti, si lamentavano, dicevano di voler cambiare vita anche domani, troppo stanchi della solita routine. A parole.

Il giorno dopo tutti di nuovo incolonnati a fare la fila davanti alla macchinetta del caffè delle ore dieci, di un normale martedi, di una normale settimana. Ormai insopportabile per l’autore di “Adesso Basta”.

Decide di cambiare vita, per davvero. Come?

Seguendo le fasi del “downshifter”, ovvero di colui che comincia a ridurre i propri sprechi, i propri consumi per cercare di vivere con meno uscite, mantenendo o riducendo all’essenziale le entrate necessarie a vivere nella maniera che più gli aggrada. Sembra un controsenso: per vivere meglio si può guadagnare meno. Impossibile! Invece no, basta sapere solo ciò che si desidera veramente nella propria vita.

Ed essere liberi di poter realizzare ciò che si vuole.

“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare” diceva Seneca, e la frase viene citata di continuo nel libro quasi a voler auto-convincersi della fattibilità del proprio progetto.

Ricapitoliamo: Perotti è un manager, ha tutto ciò cui la gran parte della società contemporanea aspira per una vita intera, magari senza mai riuscire a realizzare le proprie ambizioni.

Ma non è contento, non si sente libero e soprattutto si sente schiavo di meccanismi che lo opprimono e non gli fanno svolgere in libertà le cose che vorrebbe.

Deve andare a lavorare, per poter comprare una casa, comprare da mangiare e vivere dignitosamente.

Lo spazio per dedicarsi alle sue attività preferite come la vela e la scrittura è ridotto ai margini delle giornate lavorative, sempre che riesca a ritagliarsi un po’ di tempo.

Naturalmente vi starete chiedendo: ok va bene, ma i soldi? Come farò a mantenermi?

Perotti esplicita subito un concetto: i soldi sono sicuramente un problema. Ma facilmente risolvibile.

Ciò che deve preoccupare di più i downshifters sono i propri legami con la vita quotidiana, la completa estraneità a un concetto come la solitudine, la “piovra” rappresentata dalla nostra vita fortemente vincolata a quella schiavitù apparentemente ineluttabile studio-lavoro-produco-guadagno-compro-consumo-ri lavoro-ecc.

Il vero problema è la forza di volontà, come trovare la convinzione necessaria per dire basta a tutto ciò, poichè lo si ritiene un processo inutile per se stessi,ma allo stesso tempo trovare una via alternativa di realizzazione dei propri progetti.

L’autore indica negli ultimi due capitoli questa via alternativa, incentrata soprattutto sul concetto di sostenibilità. Cosa ci serve per vivere? Quanto di quello che compriamo-consumiamo è strettamente necessario per renderci felici? Esiste un modo per procurarci tutto ciò senza lavorare stabilmente e soprattutto, senza doverci privare per forza della nostra libertà personale? La risposta è: si.

Naturalmente, per rendere sostenibile la drastica rinuncia al lavoro bisogna accumulare un gruzzoletto di “riserva”, che l’autore dice di mantenere per sicurezza.

L’entità del gruzzoletto? Maggiore sarà, migliori chanches avrà il vostro progetto.

Come accumularlo? L’autore indica due strade: se nella vostra vita precedente guadagnavate bene (è il suo caso, 5500 euro/mese) darete un bel taglio alle vostre spese superflue che non vi servono per vivere comunque decentemente e accumulando i risparmi, tutto in virtù del progetto che inseguite.

In questo caso vi serviranno 8-12 anni per realizzare l’occorrente, dice Perotti.

Se invece guadagnavate come i comuni mortali (1000-1500 euro/mese) la via d’uscita dalla “schiavitù” è una sola: sperare nelle ingenti eredità destinate a voi dai cari estinti.

L’ipotesi si fonda sulla diffusione capillare del fenomeno, almeno in Italia, almeno ad oggi.

In questo caso vi ci vorrà di più per lasciare il lavoro, ma ci riuscirete comunque, se davvero sarete disposti a farlo.

Per le spese quotidiane invece si può puntare sulle proprie passioni. All’autore del libro piace la vela? Bene, fa lo skipper, pulisce le barche, fa la guida turistica e guadagna bene, ciò che gli serve, al contrario di ciò che si può pensare. E intanto vive tutto l’anno (o quando ne ha voglia) su una barca, facendo ciò che gli piace di più.

A un suo amico piace la pittura? Bene, dipinge per passione e vende bene. C’è gente disposta a pagare 600 euro, 1500 euro per i suoi quadri. Intanto anche lui ha lasciato il lavoro. E’ libero!

All’autore piaceva molto leggere, ma non ne aveva mai il tempo. Ora recensisce libri per una casa editrice, in cambio gli vengono regalati i volumi e ha il tempo per leggerli non lavorando più come una volta. Perfetto no?

Nel bilancio finale dovrete inserire oltre al risparmio e ai piccoli lavoretti per passione, anche una buona dose di manodopera personale.

Si perché se non vorrete vivere in barca a vela tutta la vita, avrete bisogno di una casa.

Anche Perotti ha assolto questo bisogno, pur essendo un velista convinto. Come?

Ha comprato per pochi euro un casolare immenso in campagna, abbandonato e l’ha ristrutturato completamente rendendolo abitabile per le sue esigenze.

Da solo o quasi, per non spendere risorse che in ogni caso non avrebbe avuto.

Faticoso, laborioso e dall’ inventiva immensa. Fare le cose da se costa fatica, farle fare costa denaro.

Anche su questo punto il libro è molto interessante, pone degli interrogativi pratici e disarmanti.

Però Simone Perotti ci è riuscito per davvero. Prima, nella sua vita precedente, faceva le cose che scrivevo all’inizio. Ora fa quello che vuole, dorme se è stanco, lavora se ne ha bisogno, legge se ne ha voglia, naviga in mare se è bel tempo, si ferma due giorni al Cairo se ne ha voglia. O a Marrakesh, perché no?

Lui ci è riuscito ed ora invita noi a farlo, ma siamo davvero disponibili a rinunciare a ciò che abbiamo per riavere la nostra libertà?
"""""





saluti giovanni

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#101791 - 05/05/10 04:44 PM Re: La casa itinerante e il viaggio senza fine [Re: giovanni]
sable Offline
Senior

Registered: 11/30/04
Posts: 532
Loc: Quel ramo del lago di como
"Lui ci è riuscito ed ora invita noi a farlo, ma siamo davvero disponibili a rinunciare a ciò che abbiamo per riavere la nostra libertà?"

Sì! A 53 anni ho fatto la stessa scelta, un po' più soft e borghese ma sostanzialmente la stessa.
Ho rinunciato ad alcune cose, ad esempio l’Hallberg Rassy, alberghi e ristoranti di lusso, camerieri in ogni casa ed ora vivo molto più serenamente.
Ora però il problema non è il tempo ma lo stato fisico che mi impedisce di fare alcune cose: andare in moto, scalare montagne, mangiare quello che c'è. Ora devo mediare su quello che mi piace fare e quello che il mio fisico mi permette di fare. Un po' più lentamente, ma cerco di fare tutto

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#101792 - 05/05/10 05:00 PM Re: La casa itinerante e il viaggio senza fine [Re: giovanni]
marko Offline
Senior

Registered: 12/17/01
Posts: 3593
Loc: lago maggiore
però l'esempio del Perotti è puro materialismo,
Virgolette:
Perotti è un manager, ha tutto ciò cui la gran parte della società contemporanea aspira per una vita intera, magari senza mai riuscire a realizzare le proprie ambizioni.

io credo che lo sbaglio sia quà, almeno per come la vedo io, il consumismo della vita ci fa ambire a realizzazioni a surrogati di felicità....quali erano le sue ambizioni, la macchina bella? il conto in banca? oppure la libertà...ma ora è veramente libero? libero da se stesso? non so voi ma io ho altre ambizioni nella mia vita e le considero più nobili, poi vero tutto è soggettivo
Virgolette:
Però Simone Perotti ci è riuscito per davvero. Prima, nella sua vita precedente, faceva le cose che scrivevo all’inizio. Ora fa quello che vuole, dorme se è stanco, lavora se ne ha bisogno, legge se ne ha voglia, naviga in mare se è bel tempo, si ferma due giorni al Cairo se ne ha voglia. O a Marrakesh, perché no?

praticamente una regressione dell'uomo...ad animale, opportunista nei confronti della vita e del mondo che ci permette di vivere, uso solo quello che voglio e quando ne ho voglia, cosi non mi sento schiavo! ma sono solo!
Daccordo nel ridurre gli sprechi e limitare i "finti bisogni" i surrogati di felicità, ma nella vita c'è altro che navigare per mari, per città e della macchine fighe
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Saluti Marco

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#101794 - 05/05/10 06:15 PM Re: La casa itinerante e il viaggio senza fine [Re: marko]
marko Offline
Senior

Registered: 12/17/01
Posts: 3593
Loc: lago maggiore
A tal proposito mi sovviene alla mente un passaggio sul “male della modernità” , letto in un libro qualche anno fa, sono andato a rileggermelo e che qui riporto

“…due diversi tipi di viaggiatori nel deserto; da una parte ,il viaggio scientifico, dall’altra il viaggio mistico-filosofico-letterario. Ed avevo elaborato una mia teoria, secondo cui, nel “nuovo” viaggio nel deserto della modernità, all’epica solare ed eroica dei viaggiatori romantici, lentamente si era sostituita una nuova più disperata epopea fatta di disperati fuggitivi inseguiti dai loro fantasmi; di notturni e solitari viaggiatori attratti dal lato oscuro del deserto; di condannati dalla nevrosi dell’irrequietezza e dell’avventura ; di pellegrini dello spirito che vagano alla ricerca di se stessi; di vagabondi ribelli che fuggivano sapendo che alla fine del viaggio c’era solo il nulla”

da Sabbie Perdute di Claudio Pacifico
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Saluti Marco

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