Ciao a tutti.

Innanzitutto un latte macchiato freddo, Alvise, grazie.

Leggo dall'inizio la discussione e non avevo ancora postato nulla perchè il livello mi sembrava troppo "alto" per le mie capacità. Ora (sarà l'alcool?) mi sembra siate tornati ad un livello a me più accessibile. Dunque vorrei fare due piccole considerazioni che, premetto, non vogliono essere provocatorie ma stimolare le vostre risposte \:\)

Credo che tutti noi, in un modo o nell'altro, ci siamo fatti un "cinemino" nella testa in cui ci trasferivamo nella "nostra" Africa e mollavamo tutto. Il fatto che poi si riesca a passare ai fatti è un altro paio di maniche.
Qualche anno fa decisi che era ora di mollare il mio sicuro lavoro da dipendente, grazie al quale avevo potuto permettermi di viaggiare in 4x4, perchè non tolleravo più il sistema. Con un amico misi in piedi un'attività (all'epoca) innovativa che mi consentiva di lavorare in barca a vela (grazie liquidazione!!!) con il fine ultimo di fare un giro del mondo a tappe. Ma il problema è che se fai il Moitessier lo devi fare in toto; le mezze misure come navigare e lavorare mal si conciliano tra loro. E non come tipo di attività, ma come spirito ed atteggiamento mentale necessario a farle funzionare entrambe. Oggi il lavoro è cresciuto, la barca non l'ho più ed il giro del mondo è (purtroppo) rinviato a data da destinarsi.
Cosa voglio dire con ciò? Che se si "stacca" con il nostro mondo, bisogna farlo sul serio. Quindi complimenti Robo se riuscirai nell'intento. Al tempo stesso però, non mi sento più così sicuro nel condannare il nostro sistema. Non solo per motivi puramente economici.
Ma politici (cosa che il nostro tanto deprecato sistema ci permette di discutere senza rischiare lapidazioni, fatwe, arresti o quant'altro).
Mi spiego.
Qualcuno ha detto (cito così a memoria) che, in fondo, non dobbiamo sentirci colpevoli per il colonialismo. E' vero per la nostra generazione (forse per mio nonno in Libia e mio bisnonno in Etiopia era diverso).
Ma la domanda che dovremmo porci è: perchè sentiamo il dovere di dire che non ci sentiamo colpevoli guardando a ciò che ha portato la decolonizzazione in termini di progresso politico sociale ed economico in quei paesi?
In fondo la libertà così duramente conquistata da quei popoli faceva pensare ad un futuro difficile ma pieno di promesse. Invece a cosa abbiamo assistito? Ad una serie impressionante di dittatori sanguinari, di stragi di milioni di persone, di carestie senza fine, eccetera, eccetera...
Per uno che come me è sempre stato "terzomondista" è una cosa dura da ammettere \:\( , ma nel lasciare "l'Africa agli africani", pur armati (in qualche caso) delle migliori intenzioni, i paesi colonialisti hanno commesso un errore (che poi l'errore base fosse stato quello di iniziare la colonizzazione qualche secolo prima non ci piove, ma mi pare che andiamo un po' troppo indietro nel tempo).
Lo so, è il senno di poi, ma ditemi voi se la situazione che si è venuta a creare non è questa.
Quando gli stati che organizzano gli aiuti umanitari chiedono garanzie ai governanti degli stati aiutati, vengono trattati come gente che commette il delitto di "ingerenza negli affari interni di uno stato" (e così anche le varie ONG). E' esattamente quanto diceva Milosevic quando si chiedeva di verificare se c'erano campi di concentramento in Bosnia nel 92 o quello che dicono i governanti cinesi sulla situazione tibetana e dei Falungong o, ancora l'atteggiamento del Vietnam riguardo ai Montagnard, tanto per inquadrare la cosa. Oggi ritengo che la battaglia che possiamo combattere per cambiare il nostro mondo sia quella di "spingere" i paesi africani (e non solo) verso la democrazia. Con la pressione politica ma non solo: anche l'informazione è fondamentale. E' la vera arma a disposizione per far cambiare lo stato delle cose.
Quindi ingerenza, ingerenza, ingerenza!
E al diavolo tutti i distinguo "pelosi" a cui ci ha abituato la nostra intellighenzia più o meno di regime.
Voi cosa ne pensate?
Ciao.
Alberico.
PS. Per domani purtroppo nisba! Non sfottete Landroveristi, ma il Toy è dal giocattolaio
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Toyota HDJ80 "Gina"