Innanzi tutto, buongiorno a tutti!
Provo a dire la mia.
Il momento è particolare, stò entrando nella tipica fase depressiva da ritorno per cui vi chiedo di leggere queste righe con comprensione.....
Non credo che ci sia un grado di deserto più desertico di altri o di gradazioni di difficoltà delle traversate alle quali sono associati livelli emozionali che fanno scattare in mode quasi certo l'attrazzione per il deserto. Chiaramente ci sono livelli di difficoltà differenti che richiedono esperienza ed espongono a rischi e livelli emozionali più elevati ma "il desiderio di deserto" (Tuareg mi ha anticipato) per usare un termine non mio, scatta a prescindere. E non è affatto detto che scatti al primo o al secondo al terzo viaggio.
Ora ad esempio sarei felicissimo di poter zampettare sulle dunette attorno a Ksar Ghilane, che certo non è il luogo più remoto o avventuroso del sahara.
Ricordo con grandissimo piacere la prima volta che ci sono arrivato con la mia moto; se ci penso mi viene da ridere, mi stupivo di qualsiasi cosa vedessi lungo la pista e ogni tratto sabbioso lo affrontavo come se fosse una duna invalicabile....
Arrivato all'oasi e vedendo il fortino all'orizzonte mi è scattato qualcosa, non mi importava dei Toyotoni che sfecciavano e scaricavano automi che scattavano foto a ripetizione, urlavano e si gettavano nella pozza come se fossero all'aqualand di rimini.
Da allora tutte le volte che posso, moto prima macchina ora faccio i bagagli e vado giù. In pochi o in di più, in posti facili e in altri meno, non mi importa. Quello che conta è andare.
Certo la compagnia o la solitudine sono importanti, possono cambiare il taglio del viaggio ma ad ogni modo il "desiderio di deserto" è una cosa che ti prende quando non te lo aspetti.
E difficilmente ti lascia.
Te ne accorgi quando sei sulla via del ritorno, ti prende una stretta alla bocca dello stomaco e pensi a quando potrai tornare, te ne accorgi nei giorni immediatamente prima di partire, quando ti pervade un senso di irrequietezza che ti si placa solo nel momento che entri con il mezzo nella stiva di un traghetto.
Te ne accorgi, ma a quel punto ne sei perfettamente conscio, quando appena rientrato pensi subito al prossimo viaggio e a chi, non essendo mai stato in quei posti, ti chiede come è andata rispondi bene, ma non entri nel dettagli, è una cosa intima che egoisticamente condividi con pochi amici con i quali hai fatto dei viaggi o che sai possono comprenderti.
Altre emozioni invece le tieni solo per te: sono difficili da trasmettere e sono ti sono entrate dentro fanno parte del tuo modo di pensare e di essere.
Sono fortunato, perchè posso andare giù e perchè mi emoziono ancora appena metto le ruote su una pista, o fuori; sono fortunato perchè la più bella pista è quella che devo ancora fare e che mi stà chiamando.
Un saluto.
Pippi