Questo thread mi era sfuggito...
Posseggo un generatore portatile da 2000 VA (circa 1,6 kW), 230 V, motore benzina a 4 tempi. L'ho portato con me una volta in fuoristrada e non lo faccio più! Mi sono intossicato con i vapori di benzina che si levavano dallo sfiato del serbatoio...
Semmai sarebbe interessante applicare un alternatore alla macchina... trascinato ovviamente dal motore. Penserei a qualcosa tra i 5 e i 10 kW di potenza, magari anche trifase... gia che ci siamo perché privarsi della possibilità di avere una bella presa a 400 V sulla macchina?
Tanto per la 230 V basta prendere una fase ed il neutro...
In realtà i problemi sono diversi.
Se si opta per un accoppiamento alla presa di forza del riduttore, c'è lo svantaggio di poter utilizza il generatore solo a veicolo fermo (riduttore in folle), ci vuole l'acceleratore a mano (una stupidaggine sul Td5, un po' più di lavoro sui mezzi dotati di pompa tradizionale) e soprattutto bisogna comprare la costosissima presa di forza... che tra le altre cose non so neanche se si può montare sui Land dell'ultima generazione.
Scarterei immediatamente gli alternatori a 2 poli ovvero 3000 giri nominali... troppo rumore e troppo gasolio sprecato. Un modello a 4 poli, ovvero 1500 giri nominali, potrebbe andare bene. Il massimo sarebbe un alternatore a 8 poli, ovvero 750 giri nominali, perché consetirebbe di lavorare con il motore della macchina a basso regime di giri.
La regolazione dei giri del motore è fondamentale poiché determina la frequenza d'uscita dell'alternatore. I giri nominali di cui scrivevo sopra sono quelli necessari per ottenere una corrente alternata alla frequenza standard di 50 Hz. Aumentando del 20% (nei casi di cui sopra 3600, 1800, oppure 900 giri) si ottiene la frequenza di 60 Hz (standard americano) e un po' di potenza in più. Fondamentale un frequenzimetro collegato in uscita all'alternatore, onde evitare danni alle apparecchiature collegate.
Un'ipotesi più tecnologica potrebbe essere quella di collegare l'alternatore alla cinghia servizi calettando sull'asse dello stesso un regolatore di giri idraulico o a pulegge variabili. In quel modo, la velocità di rotazione dell'alternatore sarebbe mantenuta (quasi) costante indipendentemente dalla velocità di rotazione del diesel. Piccolo problemino: un regolatore meccanico o idraulico di giri costerebbe uno sproposito!
Io credo che la soluzione migliore alla fine sia questa: si prendo un alternatore trifase a 400 V e lo si trascina per mezzo della cinghia servizi, tramite un'apposita puleggia con innesto inseribile (come per i compressori dei condizionatori). Il rapporto di riduzione va calcolato in modo che non venga superato il regime massimo di rotazione dell'alternatore (limite meccanico). Si collega l'uscita dell'alternatore ad un piccolo inverter industriale... lui se ne frega della frequenza in ingresso, comunque vadano le cose raddrizza il tutto e trasforma l'alternata in continua. Si prelevano i 230/400 V dall'uscita dell'inverter che, fra le altre cose, incorpora tutte le protezioni elettriche del caso.
Non è una soluzione da quattro soldi... ma è un modo per disporre di corrente alternata a 50 Hz a bordo. Se l'inverter è robusto non ci non problemi a collegare persino una saldatrice.
Qualcuno s'è già divertito in tal senso?
Ciao.