Amo le moto ciccione, quelle dall'aspetto Dakariano, bicilindriche, con serbatoio da 48 litri e magari anche quelli posteriori che le donano un aspetto da cammello. Adoro avere la moto in ordine, ma la mia, l'Africa Twin e' quasi sempre infangata e con ormai oltre 200.000 km alle spalle, perfetta, non lo puo' essere quasi mai. Poverina, non le e' permesso fermarsi, per me e' auto, scooter e carrello della spesa. Mi muovo solo con quella. Meno male che e' un Africa. Adoro viaggiare. In autonomia, con Lucia e la sua DRZ gialla che sempre di piu' mi pare la moto totale. Quella vera. Costa poco all'inizio, costa poco durante, e ti porta dove vuoi. Altre cosi' ce ne sono poche.

In un viaggio in moto, in Africa, ma penso ovunque, questa dovrebbe essere l'ultimo dei problemi. Perlomeno di problemi non dovrebbe darne lei. Non deve rompersi, e se lo fa devi poterla riparare. Quindi poca elettronica e semplicita' sono fondamentali.
Per quanto pianificato con attenzione, un viaggio ti pone davanti a mille incognite: Meteo, clima, guasti, percorsi imprevisti e, sempre, ci deve essere la voglia d’esplorare; quel desiderio recondito che ti porta a voler valicare un confine se sei davanti ad una frontiera, o che piu' semplicemente, ti fa imbucare un sentiero montano che non sai dove conduca. Questo porta ulteriori incognite, montagne, sterrati, fiumi, documenti. Tutte cose che a casa non avevi previsto. Ma il bello non e' anche questo?

Sapendo che tutto cio' puo' accadere, e accadra', siamo obbligati a pensare al mezzo. Che borse utilizzare ( morbide, rigide, bianche, verdi ), cosa portarsi dietro ( la fidanzata, il maglione, la superpippo di lana ), che gomme montare ( legali, no, cazzute o da strada ). Senza considerare cose piu' basilari: Quante mutande, calze e quanto liquido dei freni. Un sacco di pensieri.
Come se non bastasse, oggi, in un mondo fatto di immagini e di comunicazione Always on, di Facebook e Myspace, dove tutti sanno tutto di tutti, e anche “l'Abboriggeno Australiano” va in vetrina, badiamo sempre all'estetica, nostra e del mezzo. Diventa fondamentale! Certo, e' divertente, fa parte del gioco, il viaggio e' anche la preparazione, ma purche' non si esageri.
Cio' che puo' accadere e' che il “contorno” diventi un obbligo mentale che puo' far perdere di vista il vero obiettivo di un viaggio: La meta, la gente, i luoghi, i profumi, i sapori. La scoperta.

Ultimamente sto riflettendo su questa cosa: E' sempre stato cosi'? Mi pare di No. Si girava la chiave e si partiva. Penso ai racconti di chi in Africa ci va da anni, persone che convivono con lo spettro del Mal d’Africa da una vita. Quanto li invidio. Le loro esperienze mi entusiasmano. Certo, un tempo si poteva viaggiare in Africa piu' liberamente di oggi, e' vero, ma lo spirito mi sembra differente. Il loro modo di viaggiare, e sicuramente lo e' ancora, e' fatto di pochi fronzoli, solo cio' che serve – veramente – e via. Quando li senti parlare lo vedi dai loro occhi che l'unica cosa cui realmente pensano, e' l'Africa, il deserto, la sua gente, le sue pietre e la sua sabbia.

Ora voglio girare la chiave e partire, farlo fregandomene del mezzo, e portandomi dietro solo cio' che serve. Per convincermi che per viaggiare basta una chiave e una meta, lo voglio fare esagerando, realizzandolo con un mezzo che con l'Africa, la sabbia e l'off-road, non centra nulla, un CBR 900. Perche'? Amo le moto Ciccione, quelle dall'aspetto Dakariano, bicilindriche, con serbatoio da 48 litri e magari anche quelli posteriori che le donano un aspetto da cammello. Lo dicevo, ricordi? Ma per viaggiare basta qualsiasi moto si abbia a disposizione. Il CBR ha due ruote, e questo e' tutto quello che serve per godere!
P.S. non chiedetemi cosa ne pensa il CBR, lei, che la portero' - Spero - sulle dune Tembaine in Tunisia, ancora non lo sa.
Qui trovate i dettagli del viaggio e qualche nota sull' organizzazione
http://www.advrider.it/archives/1591 Le foto sono tratte dal mio album fotografico e riprendono alcuni dei posti che attraverseremo.