LA differenza fra l'utilizzo di combustibili "fossili" o di origine "vegetale" sta nel fatto che nel secondo caso la CO2 che viene prodotta con la combustione è in pratica la "restituzione" di quella che il vegetale aveva assorbito per crescere e quindi il bilancio va in pareggio (da qui il termine di energia "rinnovabile").
Bruciando invece un combustibile fossile si restituisce all'ambiente una CO2 che era stata "fissata" milioni di anni fa e quindi il bilancio attuale va in positivo (aumento di CO2).
Questo vale per i combustibili. Dal punto di vista della combustione della bottiglia in oggetto per la CO2 il discorso è analogo.
La biodegradabilità invece consente la rapida trasformazione del materiale grazie alla capacità di alcuni batteri di metabolizzarla e trasformarla (cosa che con le normali plastiche è davvero difficile).
Comunque la CO2 prodotta dalla combustione di una bottiglia di plastica è probabilmente meno di quella causata da una accelerata per superare una duna...
Ripeto che sarebbe bello adoperare tali bottiglie "biologiche" tutti i giorni piuttosto che nel Sahara solamente...
Certamente sarebbe doveroso adoperarle....da parte dei produttori e distributori di acqua, noi utenti dovremmo avere un ruolo piu' attivo che non quello di "consumatori" nel quale ci hanno/ci siamo cacciati....ma e' un discorso che ci porterebbe lontano.
Non sono daccordo invece con il criterio di misurare ogni nostra azione in relazione ai supposti effetti che questa (crediamo e spesso erroneamente!) possa avere sull'ambiente. A maggior ragione quando ci si relaziona con "argomenti ecologisti"; non ha nessun senso misurare ad esempio la quantita' di co2 potenzialmente prodotta e cavarsela con il fatto che e' piu' o meno di altri quantitativi emessi da azioni meno significative inevitabili etc.
Ha poco senso anche considerare in equilibrio l'emissione di co2 se questa proviene da combustione di combustibili legnosi, o almeno e' necessario avere chiari i concetti scientifici che stanno alla base, poiche' ad esempio:
la quantita' di legno prelevabile da una foresta in climi temperati e' circa di 2-3 metri cubi per ogni ettaro di bosco per anno di crescita, quindi l'equivalente energetico ricavabile e' in grado di assicurare il riscaldamento di una piccola stanza all'interno di un appartamento (1 stanza....!)per quell'anno. Ogni altra ulteriore combustione per ricavare energia e' assolutamente fuori da qualsiasi equilibrio! Significa che per riscaldare modernamente un'appartamento servono almeno 4-5 ha di bosco (50.000 metri quadrati)
La quantita' di legname ricavabile dalle steppe desertiche annualmente penso possa stimarsi in circa 0,03 mc/ha/anno (piu' o meno 30 kg.)per cui probabilmente i legnetti che consumiamo per accendere il fuoco e bruciare le bottiglie....significa che per i puri "usi cucina" una famiglia africana (area subdesertica) deve poter contare su almeno 5-6 ettari di terreno cespugliato. Questo per poter rimanere in equilibrio...altrimenti deforesta e desertifica il territorio.
E qui, come vedete, vengono avanti i VERI problemi. Ma mi fermo qui, se a qualcuno interessa magari si puo' aggiungere qualcosa poi.
Alessandro