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#16354 - 05/18/02 09:52 PM SAHARA 2000
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Tempo fa ho scovato una relazione di viaggio fatta da un Francese che si chiama Etienne e l'ho segnalata in questo forum.

Sto facendone la traduzione in italiano per chi ha poca dimestichezza con il francese.

L'originale si trova qui

Prego notare con quali mezzi e' stato fatto questo "viaggetto"
\:D \:D \:D \:D

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#16355 - 05/18/02 09:58 PM Re: SAHARA 2000
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SAHARA 2000

Mercoledi' 9 Febbraio, arriviamo al calar della notte a Al Khofra oasi a sud est della Libia. In 4 giorni partendo da Colonia, abbiamo percorso 3600 Km, passato 4 frontiere e attraversato il Mediterraneo da Genova a Tunisi.
L'accoglienza al posto di blocco della polizia all'ingresso del paese non e' piu' cosi' cordiale come nella ventina di altri che abbiamo passato dalla frontiera tunisina. Il traffico ed un interrogatorio approfondito ci ha ritardato di una buona oretta.
Dobbiamo assolutamente completare le nostre riserve di carburante ma qui non e' affatto semplice, per gli stranieri occorrono dei buoni benzina da chiedere alla Polizia, e malauguratamente questa operazione si puo' rivelare molto lunga. Per di piu', nelle ultime 72 ore non abbiamo dormito per piu' di 5 ore in tutto.
Verso le 2 del mattino, dopo aver richiesto invano benzina per tutti i nostri mezzi e dopo aver avuto un alterco con la Polizia, decidiamo di bivaccare vicino al distributore. Altri problemi con la Polizia che avrebbe voluto che noi passassimo la notte in un campo li vicino.

Al mattino il miracolo: per iniziativa di Eric riusciamo a inserirci nella coda di macchine in attesa del carburante come se non ce ne fossimo mai andati e ce la facciamo a fare tutta la benzina necessaria. Dopo di che' ci squagliamo all'inglese dal paese senza effettuare le formalita' obbligatorie per gli stranieri.

All'uscita di Al Khofra inizia l'avventura. Siamo in quattro: Amadeus, Eric, Etienne e Jan, al volante di 4 Range Rover \:D preparate appositamente per il Sahara (sospensioni rinforzate, doppi ammortizzatori a gas, gomme da sabbia di grande diametro ...). Queste modifiche rendono la macchina instabile e molto difficile da guidare ma permettono di passare praticamente ovunque. La riserva di 900 litri di benzina per vettura che ci portiamo dietro ci da' una autonomia di 3600Km (25 litri/100Km).

Prossima tappa: Dirku in Niger, passando in incognito per Sudan e Tchad.

Alle prime luci del giorno penetriamo in Sudan. Non ci e' stato possibile trovare carte diverse dalla Michelin 1/4000000 (1cm=40Km) ! Non e' affatto facile navigare per ore sulle piste con questa carta: per di piu' in direzione del Nilo e' segnato un terreno sabbioso mentre invece troviamo un terreno di piccoli sassi di roccia alternati da oued insabbiati. A 200Km dal Nilo abbandoniamo l'idea di raggiungere il fiume pena l'obbligo di rifare benzina a Dongola dove ci farebbero fare le formalita' di entrata in Sudan facendoci perdere un sacco di tempo.

Ripartiamo in direzione del Tchad, e dopo 200km il terreno diventa piu' sabbioso e scorrevole. In prossimita' dell'oasi di Merga troviamo un piccolo lago salato circondato da vegetazione lussuregiante; il tutto sarebbe paradisiaco se non ci fossero le mosche che ci hanno tormentato mentre dormivamo al sole.

Dopo quattro giorni in Sudan avevamo percorso 1000km senza praticamente trovare tracce recenti. Entriamo in Tchad a su di Ennedi, dove c'e' un massiccio roccioso di 50000kmq. Alla sabbia si alternano delle rocce color ocra. La prima sera facciamo il campo in mezzo ad un panorama bellissimo. Siamo in mezzo a rocce scolpite dal vento circondate da dune di sabbia arancione. Qualche rado albero con rami secchi ci permette di fare un fuoco.

Decidiamo di attraversare l'Ennedi da sud a nord. Sulle nostre carte non e' segnata nessuna pista, probabilmente perche' la
regione e' troppo poco popolata. L'attraversata del Tchad e' la tappa piu' pericolosa del nostro viaggio. I francesi non sono piu' i benvenuti da quando il governo Chadiano pro-Libico accusa la Francia di sostenere la ribellione dei Toubu che occupano il massiccio del Tibesti a nord del paese. Prima di partire abbiamo studiato le carte e cercato informazioni sul Tchad, in particolare sulle zone maggiormente minate (eccellenti siti internet tedeschi e italiani). Con tutti questi parametri abbiamo stabilito un percorso che avrebbe dovuto permetterci di evitare i problemi.
Tutti gli incontri che faremo dovranno essere considerati come ostili perche' gli unici veicoli che circolano nella regione sono quelli dei militari del Tchad, dei trafficanti o dei ribelli.

La bellezza del paesaggio dell'Ennedi e' conforme alle nostre attese. Il lavoro del vento sulle falaises rocciose e'incredibile: si possono passare ore a contemplare queste sculture millenarie che si estendono per centinaia di metri di altezza.


( 1 - continua)

[ 18 Maggio 2002: Messaggio editato da: Peter Komanns ]

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#16356 - 05/18/02 10:44 PM Re: SAHARA 2000
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SAHARA 2000 - Seconda puntata

La regione non e' poi cosi spopolata come credevamo. Mentre facevamo delle foto una giovane donna e due bambini ce vengono inconttro. Il loro accampamento e' mimetizzato dietro a un gruppo di acacie. Rifiutiamo il loro invito a seguirli. Piu' ci addentriamo nell'Ennedi e piu' si intensifica la presenza di popolazioni nomadi. Incrociamo carovane di cammelli e asini e, cosa piu' preoccupante, vediamo delle tracce di veicoli che vanno nella nostra stessa direzione. Non appena cominciamo a risalire la prima valle vediamo all'orizzonte una 4x4.Come compariamo noi il veicolo scompare oltre il dislivello. Decidiamo di proseguire lo stesso per vederci piu' chiaro. Si tratta di un pickup Toyota occupato da 5 o 6 uomini armati. Sono molto guardinghi perche' pensano che i nostri 4 veicoli rappresentano una potenza di fuoco di almeno 20 persone. La tensione e' altissima e noi non cerchiamo di seminarli. Dopo un buon quarto d'ora il veicolo sterza bruscamente proseguendo per la sua strada. Facciamo il campo la sera in un anfratto di una falaise dopo aver mimetizzato le macchine con dei teli.

Partenza all'alba: la valle degrada dolcemente e noi arriviamo rapidamente al limite nord. Dobbiamo adesso trovare un passaggio che ci porti verso la depressione di Mourdi. Per arrivarci riusciamo a percorrere un oued che scende verso la pianura. Questo percorso che sembrava abbordabile sulla carta si e' invece rivelato piu' difficile del previsto. Ci abbiamo messo due ore per trovare un passaggio per entrare nell'oued e anche li' le macchine sono affondate nella sabbia particolarmente molle che ci ha obbligato a sgonfiare le gomme al minimo. Decidiamo di mandare avanti per 8 km una sola macchina, in esplorazione. Dopo 3 km la strada era sbarrata da una cascata alta 5 metri.

A questo punto cerchiamo di uscire dal canyon, ma due autoctoni, di cui uno armato di un lungo bastone, si piazzano in modo da bloccare la 4x4 di Jean nell'oued. Sono molto aggressivi e ci imbarchiamo in una animata quanto incomprensibile discussione, per arrivare a capire che loro volevano portarci al loro accampamento distante 3km per lasciare li' le nostre macchine. Un'ora di discussione con tentativo di scappare e bastonata su un braccio, quando si presenta un'orda urlante di una trentina di persone armate di scudi, bastoni, coltelli... Scappare non si puo', gli "armati" ci circondano. Troviamo un giovane che parla un po' di inglese e dopo un'altra ora di discussione riusciamo a partire dopo aver elargito una "macia" di 250 Dinari Libici. Avrebbero potuto facilmente prenderci tutto quello che avevamo....

Cerchiamo di abbandonare l'Ebbedi il piu' velocemente possibile. Siamo stati identificati e le 4 macchine non fanno piu' paura (il telefono arabo funziona egrtegiamente negli accampamenti). Dopo una notte passata mimetizzando le macchine, decidiamo di seguire le traccie viste la mattina precedente e che portano verso est. La scelta si e' rivelata poi assennata perche' le traccie hanno piegato verso nord attraversano un canyon favoloso fino alla depressione di Mourdi.

Nei due giorni seguenti attraversiamo la depressione di Mourdi da est a ovest, facendo attenzione a passare in centro in modo da essere il piu' invisibili possibile. Non andiamo veloci perche' il terreno e' formato da tante piccole dune, che ci divertono molto da attraversare. I nostri 4x4 sono incredibilmente efficaci anche nei punti con sabbia molle.

Passiamo a sud delle dune di Kora.Un massiccio roccioso a forma di castello si erge in questo oceano di sabbia. Al calar del sole, con il vento di sabbia che modifica i dettagli, la stranezza del paesaggio ci fa rimpiangere di non avere tempo per esplorarlo meglio.

A questo punto dobbiamo percorrere le due piste che attraversano il Tchad da nord a sud. In questa regione ci sono tantissime mine messe giu' durante i vari conflitti che si sono succeduti dagli anni 70 in poi. L'itinerario che avevamo scelto per evitare le mine e molto duro per le macchine: abbiamo dovuto persorrere e attraversare barriere rocciose su un altipiano pieno di sassi. Si avanza lentamente con in piu' una tempesta di sabbia che rende spesso necessario andare a in ricognizione a piedi. In nervi sono a fior di pelle e ogni decisione scatena vive discussioni. Poco dopo mezzogiorno troviamo delle vecchie traccie che ci hanno portato fuori da questa zona critica. Campo in un grande circo roccioso di 50m di diametro ai piedi di rocce alte 100m. E' uno spettacolo incredibile con le dune di sabbia che si arrampicano fino alla cima delle rocce. La mattina dopo al levar del sole lo spettacolo era ancora maginifico e ci e' proprio dispiaciuto ripartire.

(2-Continua)

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#16357 - 05/18/02 11:32 PM Re: SAHARA 2000
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SAHARA 2000 - terza puntata

Pensavamo di procedere veloci sulla piana di sabbia che avevamo visto: errore! la vegetazione abbondante aveva formato piccoli mucchi di sabbia dura che martirizzavano le sospensioni delle nostre macchine. Questa situazione continua anche verso la pista Faya-Largeau-Fada: la sabbia forma piccoli bitorzoli di 10cm di altezza che connessi alla vegetazione rallentano la marcia e mettono i nervi dei conducenti a dura prova. Abbiamo trovato tracce di vecchi combattimenti sotto forma di veicoli militari abbandonati e anche tracce di bivacchi "non molto ecologici". Prendiamo la pista Faya - Largeau - N'Djamena al calar della notte, ci sono relativamente poche traccie recenti, e avvistiamo un veicolo che, dopo attenta osservazione, si rivela un camion sovraccarico e tutto sommato inoffensivo. Bivacco a 8km dalla pista: senza fari e' impossibile andare avanti per molto e preferiamo metterci fuori portata. Dormiamo vestiti ai piedi delle macchine pronti a scattare al minimo segno di pericolo.

Ci teniamo lungo il bordo ovest del Tibesti. Poco dopo la falaise di Angamma ritroviamo un terreno di sabbia senza vegetazione: qui la guida e' molto riposante dopo che sulla pista Faya - Largeau - N'Djamena abbiamo avuto 200km particolarmente difficili: la vegetazione, le canaline e i buchi hanno messo a dura prova vetture e conducenti. Lasciamo il Tchad per il Niger a 200Km a sud ovest di Zouar.

Passiamo 3 giorni in mezzo alle dune piu' alte dell'Erg di Bilma. Vogliamo provare l'efficienza dei mezzi nelle dune piu' alte della regione. I nostri 4x4 sono incredibili \:D niente resiste loro. Emozioni garantite scendendo da dune alte piu' di 100mt dalla parte piu' ripida. Dentro la macchina, il corpo teso sul volante, non possimo commettere nessun errore perche' il minimo sbaglio puo' portare ad un cappottamento che a queste altitudini e' la morte assicurata. Il segreto e' mantenere le ruote dritte, mai frenare e accelerare se la macchina si intraversa. Facile a dirsi, meno facile a farsi.

La terza sera al passaggio di una duna la macchina di Eric si blocca sulla cresta. Impossibile scalare le marce. Dopo un esame del problema si rende necessario smontare il motore per provare a riparare la frizione. Cominciamo lo smontaggio verso le 18, il motore pesa 180kg, e viene portato in tre mentre il quarto guida la marcia. Verso le 21 il motore e' uscito: e' un disco della frizione che e' esploso e fortunatamente avevamo il ricambio. La parte piu' dura e' stato rimetterlo a posto: il trasporto a tre per piu' di qualche secondo e' insostenibile. Per rimetterlo a posto ci abbiamo messo una buona mezz'ora. Alle 2 e 30 del mattino finalmente e' tutto a posto.

Finalmente ci dirigiamo verso Dirkou. Abbiamo a questo punto attraversato la regione che la Parigi-Dakar ha evitato con il suo ponte aereo. Il terreno e' molto veloce sul fianco nord dell'Erg di Bilma. Decidiamo di passare sul fianco sud dell'oasi di Bilma per dirigerci direttamente verso Dirkou. Una tempesta di sabbia ci rallenta, la visibilita' e' a meno di 20 metri e il terreno diventa estremamente difficile. E' una zona di piccole dune e la sabbia e' spesso molle. Dobbiamo attraversare molti cordoni di dune. L'esercizio e' pericoloso perche' le nostre traccie scompaiono dopo qualche secondo facendo perdere la vista di chi e' davanti e di chi e' dietro. Dopo di che occorre andare forte per passare i tratti di sabbia molle. A un certo punto Eric e' sorpreso da una duna e cappotta. La sua macchina atterra sul terreno ai piedi della duna. In pochi minuti, che a noi paiono una eternita', arriviamo al soccorso. Incredibilmente non ci sono danni da schiacciamento. Rapidamente rimettiamo la macchina sulle sue ruote e stacchiamo la batteria per evitare pericoli di incendio. In due ore e in piena tempesta di sabbia abbiamo raddrizzato le lamiere con un crick, vuotato il motore che aveva i cilindri invasi di olio e pulito i carburatori.

Arriviamo a mezzogiorno all'oasi di Dirkou e ci dirigiamo con l'aiuto del GPS verso la casa di D'Jerame, il celebre commerciante libico conosciuto da tutti i Sahariani. D'Jerame che ha 75 anni ci ha accolto a braccia aperte. Da 8 anni non vede praticamente passare dei turisti. Ci offre ospitalita' e ci mostra le sue foto in compagnia di Mano Dayak, Jackie X, Thierry Sabine, Hubert Auriol.... Con lui le formalita' di polizia e di dogana sono veloci e semplici. Ci procura perfino della birra fresca dall'unico bar del villaggio gestito dai militari.

Acquistiamo 2000 litri di benzina. Non ci restano che 40 litri a testa nei serbatoi. Abbiamo percorso 3500 km dall'ultimo pieno in Libia. Il trasferimento dei 2000 litri di benzina dai fusti ai serbatoi ci porta via ben 5 ore!!! La tempesta di sabbia sta smorzandosi mentre lasciamo Dirkou in direzione di Agadez. La traversata del Tenere' e' piuttosto monotona, salvo per Eric che ha un foglio di plastica al posto del parabrezza reso opaco dalla sabbia. L'albero del Tenere' e' rovinato dalle innumerevoli tracce di bivacchi con centinaia di scatole di conserva che snaturano il posto.

( 3 - continua )

[ 18 Maggio 2002: Messaggio editato da: Peter Komanns ]

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#16358 - 05/19/02 12:14 AM Re: SAHARA 2000
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SAHARA 2000 - Quarta ed ultima puntata

Entriamo in Agadez al calar della notte. La citta' che abbiamo conosciuto 10 anni fa non e' piu' la stessa, tutto sembra andare al rallentatore, non ci sono piu' i turisti e, cosa incredibile, possiamo andare in giro senza essere assaltati o interpellati da venditori o faccendieri. Le formalita' di polizia che si facevano in diverse ore si sono ridotte a qualche minuto.

Siamo obbligati a dirigerci verso Niamey, la capitale del Niger, per sostituire il parabrezza della Range Rover \:D di Eric distrutto dal cappottamento. Decidiamo di dividere il gruppo in due: Amadeus e Jan che non hanno piu' tempo ritornano per Timbouctou e noi per Tamanrasset.

A Niamey ci mettiamo due giorni per trovare il parabrezza e cambiare i soldi con la carta di credito. Solo una banca cambia denaro con la Carte Bleu mettendoci un tempo impossibile per ottenere da Bruxelles l'autorizzazione alla transazione.

Per raggiungere Tamanrasset in Algeria decidiamo di passare per la valle dell'Azaouagh. Questa regione ha una brutta reputazione in Europa. E' considerata pericolosa a causa della presenza di banditismo touareg e in piu' e' considerata una retrovia del GIA Algerino. Le informazioni sul posto sono contradditorie perche' la presenza del GIA e' poco credibile mentre l'esercito Algerino ha posto fine alla infiltrazioni gia' da qualche anno. Il banditismo invece c'e' perche' si e' creato un asse di commercio verso l'Algeria e secondo la gendarimeria di In Gall c'e' pericolo di attacco alle macchine. Decidiamo di prendere le stesse precauzioni adottate in Tchad, cioe' evitare qualunque contatto con la popolazione. Incrociamo innumerevoli mandrie di mucche e cammelli. La vegetazione e' talmente abbondante che abbiamo l'impressione di viaggiare in una piana coperta di erba. Evitiamo di avvicinarci agli accampamenti.

Arriviamo due giorni piu' tardi ad Asselmaka, piccolo posto di frontiera Nigerino. Anche qui la situazione e' incredibile per chi ci era passato una dozzina di anni fa. Le formaltia' le abbiamo sbrigate in 10 minut, i doganieri ci hanno perfino offerto una coca senza pretendere nulla in cambio!!!!! All'epoca le formalita' qui potevano durare anche dei giorni.

Dieci km piu' in la' c'e' In Guezzam, il posto di frontiera Algerino. Stessa storia di Asselmaka e formalita' rapide. C'e' una dozzina di camion provenienti dal Niger pieni di capre. Arriviamo alle 21 a Tamanrasset dopo aver percorso 650km di pista nello stesso giorno. Gli algerini ci evevano consigliato di non andare da In Guezzam a Tamanrasset a causa di rischio di attacco esistente su quella pista.

Passiamo un giorno a Tamanrasset per rimetterci in sesto e fare qualche lavoretto sulle macchine. Questa citta' che avevamo conosciuto piena di turisti e tornata una citta' di guarnigione. Da tutti siamo accolti con un sorriso, specialmente quando apprendono che siamo francesi. Per gli algerini il fatto di vedere di nuovo dei francesi e' il segno che qualcosa sta cambiando e che "Inch Allah" il periodo nero e' finito. Non riusciamo ad avere informazioni attendibili: alla polizia ci dicono che in Algeria non ci sono problemi e che e' tutta una invenzione dei giornalisti occidentali << Siete i benvenuti e potete circolare liberamente dove volete in Algeria >> Se invece parli con la gente ti dicono che ci sono tanti posti di blocco e che su certi percorsi e' obbligatorio viaggiare in convoglio.

Effettivamente da In Ecker a In Salah ci sono un mucchio di posti di blocco nei quali l'ospite e' sempre bene accetto ma le formalita' sono le formalita'. E' incredibile ! Si segnano ogni volta le nostre identita' complete, tutti i numeri che trovano sul passaporto, tutte le informazioni dei libretti di circolazione, l'identita'dei genitori, il nome e l'indirizzo del datore di lavoro, ...

A In Salah riusciamo a schivare un convoglio obbligatorio che ci avrebbe ritardato di un giorno contrattando con il comandante della sicurezza militare che puo' tutto a sud del paese.

All'ingresso di El Golea c'e' un posto di blocco dove, alla fine delle formalita' , ci invitano ad andare al commissariato di polizia dove riptono le stesse annotazioni per poi mandarcli alla gendarmeria dove di nuovo si segnano tutto e ci dicono che potremo partire solo con la scorta che ci sara' domani o forse dopo domani. Dopo trattative con la sicurezza militare e la gendarmeria otteniamo di partire da soli con una scorta. La nostra scorta e' impressionante: un tenente, due sergenti e 25 soldati a bordo di tre veicoli solo per le nostre due macchine. La scorta ci lascia dopo 200km in prossimita' di Gardaia. Dopo un nuovo controllo di polizia non ci saremmo piu' fermati fino alla frontiera con la Tunisia. Le formalita' di uscita dall'Algeria sono incredibilmente veloci, un doganiere ci dira' perfino "so che e' troppo tardi ma benvenuti in Algeria".

La stessa sera dormiamo a Tozeur in Tunisia, e che contrasto! Nell'hotel 4 stelle nel quale siamo scesi i turisti piu' classici ci guardano fissi con sorpresa, siamo mal rasati e coperti di sporco, con i nostri bagagli scassati abbiamo l'aria di barboni.

Ci restano solo 600km per arrivare a Tunisi, quindi l'attraversata del Mediterraneo fino a Genova e infine 1200 km a Rouen. L'avventura termina qui, la Tunisia e' gia' un po' di Europa e il nostro spirito abbandona a poco a poco l'Africa per il tran tran quotidiano che ci aspetta tra tre giorni.

( 4- Fine )

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