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Il Corriere della Sera del 13 agosto pubblica un interessante articolo sui Manoscritti del Deserto.
Luciano

TESORI LE ROTTE DA TIMBUCTU A NOUAKCHOTT. L' IMPEGNO DELL' ITALIA
Nelle biblioteche private dove si conserva il sapere musulmano
- Abbiamo chiesto all' Italia di proseguire lo sforzo per salvaguardare le straordinarie biblioteche del Sahara e continuare a restaurare i manoscritti in collaborazione con l' Istituto di ricerca scientifica del nostro Paese-. La dichiarazione al Corriere della Sera della signora Cissé Mint Cheikh Boide, ministro della Cultura della Mauritania, suona come un appello. Il prossimo anno Nouakchott, capitale della cultura islamica, organizzerà mostre anche per raccogliere fondi da destinare al progetto di conservazione di un patrimonio straordinario. Quello degli 'uomini dei libri'. Le tribù degli uomini dei libri, le zaouïas, sono confraternite musulmane molto antiche della Mauritania. Vivono nel deserto del Sahara e del Sahel, in piccole oasi tra ruderi e rovine, senza luce né fogne, in modeste costruzioni di pietra e sabbia, prive di acqua. Fiere però delle loro preziose biblioteche, tantissime famiglie per difendere i manoscritti ereditati combattono da secoli contro i furti, le minacce naturali (inondazioni, polvere, sabbia, vento), la voracità di termiti e topi. Proprio attorno a questi antichi codici si è costruita nel tempo l' identità delle varie comunità che avevano fatto del nomadismo la loro principale attività di sopravvivenza. Se si sfida il deserto per arrivare a Chinguetti, nel nord della Mauritania, si scopre un villaggio di circa 2.500 abitanti in cui ben 14 famiglie custodiscono gelosamente quasi 4.000 manoscritti in arabo. O se ci si avventura in altri piccoli centri del recente Stato subsahariano, da Ouadane a Oualata passando per Tichitt, è possibile imbattersi in almeno 35 mila codici conservati in circa 300 biblioteche private. E uno stupore ancora maggiore si proverebbe a visitare nel Mali la mitica Timbuctu, la porta del deserto da cui partivano le carovane provenienti da Oriente per raggiungere il Marocco e la Spagna. Qui, secondo le stime che ci fornisce il bibliotecario Abdel Kader Aïdara, i manoscritti potrebbero raggiungere le 47.200 unità e la cifra record di quasi 80 mila, calcolando anche il patrimonio di altre piccole comunità ormai radicate all' interno del deserto o nella provincia di Gao, lungo le rive del fiume Niger (ma l' Istituto nazionale di scienze applicate di Lione ipotizza addirittura la presenza di quasi 180 mila manoscritti). Fenomeno straordinario questo delle biblioteche del deserto. Tanto da spingere l' Unesco a dichiarare i siti patrimonio dell' umanità e l' Italia a partecipare a un progetto di recupero. In un contesto dominato soprattutto dall' oralità, i codici rappresentano la memoria scritta di una civiltà. Nel cuore dei grandi incroci carovanieri, Timbuctu e Chinguetti hanno occupato un posto centrale non solo nello scambio delle merci ma soprattutto nel commercio dei manoscritti. A dorso di cammello, assieme a spezie e tessuti, viaggiavano biblioteche ambulanti, ricche di trascrizioni del Corano e di pregiate opere di astronomia, medicina, grammatica, botanica, matematica, geometria, occultismo, ottica, filosofia. Così tra XVI e XVIII secolo, eruditi e ulama (dottori di teologia e diritto) danno vita alle grandi raccolte private. A Timbuctu - nel momento di massimo splendore quando la madrasa di Sankoré attirava quasi 25 mila studenti - l' erudito Ahmed Baba (1556-1627) riesce a creare una biblioteca di circa 1.600 volumi, la cui fama oggi è ricordata da un centro studi dotato di quasi 21 mila codici. Mentre a Chinguetti, Sidi Mohamed Ould Habott el-Kebir compie nel XVIII secolo un viaggio di un anno verso la Mecca, comprando e facendo copiare tantissimi preziosi manoscritti, di cui circa 1.400 sono custoditi nella Fondazione che porta il suo nome (l' editore Nottetempo ha pubblicato il catalogo nel 2006). Purtroppo oggi nessuno è più in grado di ricordare a memoria, pagina per pagina, tutti i manoscritti in suo possesso. L' ultimo esempio di biblioteca vivente pare sia stato Mena Hamony, morto cieco a Chinguetti una ventina di anni fa, le cui doti straordinarie richiamano alla mente alcuni personaggi dei racconti di Borges. L' attaccamento ai codici è talmente forte da diventare paradossalmente un ostacolo per la loro salvaguardia. Custodire i manoscritti in miseri locali poco idonei, esposti a furti e intemperie, aumenta i rischi di una inevitabile e lenta distruzione. Le famiglie però resistono alle proposte governative e dell' Unesco che vorrebbero trasferire altrove in una grande biblioteca questo immenso patrimonio. Forse bisognerebbe trovare una soluzione che non espropri le oasi dei suoi preziosi beni, che crei nei siti stessi dei centri di restauro e conservazione. Senza quei manoscritti gli uomini dei libri perderebbero la loro vera ricchezza e gli stessi luoghi, come Chinguetti o Timbuctu, finirebbero per essere un altro deserto. Un primo fruttuoso
esperimento è venuto dall' Italia. Il Centro di catalogazione e restauro della Regione Friuli Venezia Giulia ha creato, con la Farnesina, quattro laboratori attrezzati nelle oasi più importanti della Mauritania e uno nella capitale, dove adesso lavorano i 12 giovani specialisti africani che hanno seguito un corso nella Villa Manin di Passariano. Per questo progetto, di cui sul Corriere ha scritto anche Michele Farina, il Centro di restauro riceverà un premio il prossimo 25 settembre a Sassocorvaro. Salvare i manoscritti nel Sahara e nel Sahel significa soprattutto conservare la memoria. Una battaglia contro la desertificazione dello spirito che anche alcune istituzioni europee combattono, guardando con grande interesse alle biblioteche del deserto: qui gli uomini dei libri ci ricordano che il sapere è l' unico bene che arricchisce chi lo riceve senza impoverire chi lo offre. Non a caso l' Agence universitaire de la francophonie e l' Istituto italiano per gli studi filosofici hanno assegnato borse di studio a studiosi maliani per schedare i manoscritti di Timbuctu. Tra le decine di migliaia di codici non ancora catalogati forse potrà venir fuori in traduzione araba qualche prezioso testo della cultura occidentale a noi ancora sconosciuto. RIPRODUZIONE RISERVATA
Ordine Nuccio
13 agosto 2010
Corriere della Sera
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