Libia 2002: Breve cronaca di una triste avventura

Siamo partiti da Genova il 12 gennaio per Tunisi con 4 moto Africa Twin, era da tanto che aspettavamo questo momento e finalmente eravamo riusciti a combinare questo viaggio che prevedeva il Plateau del Mangueni, da Al Katrum verso Tumu, il passo Salvador il col Anai ed infine Ghat attraverso l'Akakus.
Arrivati a Sebha abbiamo incontrato le guide dell'agenzia Safari Tourism Service, con le quali eravamo già stati nel 98 (v. repotage fotografico Libia 98 su SEK di Roberto Falco).
Dopo aver sbrigato i vari preparativi ci siamo diretti verso Murzuk a recuperare la guida esperta della zona, un ex poliziotto di Al Katrum in pensione, e ci siamo diretti verso Al Katrum attraversando le prime dune e i plateau di sabbia.
Eravamo in 9, 4 partecipanti con le moto, e 5 guide su 2 due toyota pick up.
Il secondo giorno siamo arrivati ad Al Katrum e ci siamo fermati circa 1 ora per sbrigare alcune pratiche con la polizia e fare le ultime provviste, durante tali operazioni siamo stati oggetto della curiosità degli abitanti, come di solito accade in questi villaggi, ritengo quindi che tutto il paese era al corrente della nostra destinazione in direzione Tumu, sul confine con il Niger.
In seguito siamo partiti nel pomeriggio tardi, di conseguenza abbiamo fatto il campo a circa 40 Km da Al Katrum.
Durante la sera verso le 23 un Toyota con 3 persone a bordo si avvicina al campo a circa 50 m. e prosegue in direzione nord, nessuno di noi da importanza alla cosa e quindi andiamo a dormire nelle tende.
Il mattino seguente mi sveglio sentendo il rumore di un veicolo in avvicinamento, ma non esco dalla tenda, il primo pensiero è che si tratti di gente del luogo, essendoci accampati vicino alla pista che collega Al Katrum a Tumu, ma il veicolo arriva al campo e si ferma, sento aprire le porte e gridare in arabo, subito dopo 3 o 4 colpi di Kalasnikof a pochi metri dalle tende.
Io ed il mio amico restiamo in tenda, non sentiamo altri rumori e penso che abbiano sparato alle guide, in quel momento è stato difficile pensare cosa fare, ho deciso di separare i soldi in due parti in modo da poter tenerne una parte e mi sono messo addosso più vestiti che potevo.
Dopo circa 10 minuti esplodono un colpo di fucile per terra vicino alla tenda e ci fanno segno di uscire, erano i tre della sera prima con altre due persone.
Per fortuna non avevano fatto del male alle guide come invece avevo pensato in un primo momento,
ma avevano preso una moto e l'avevano caricata su un Toyota.
Ci fecero spostare le 3 moto rimaste dentro un avvallamento del terreno insieme alle tende ormai svuotate del contenuto e dei nostri bagagli, pensai subito che volessero ricoprire la buca (noi compresi) in modo da nascondere le tracce del campo, ma non fu così, presero i soldi e le chiavi delle moto, infine ci fecero salire sui Toyota noi e le guide e ci portarono via in mezzo al deserto in direzione dell'erg di Murzuk.
Il viaggio durò un quarto d'ora interminabile, si accavallarono ogni tipo di pensieri e cercavo di fare delle ipotesi sul fatto che se volevano farci la pelle potevano farlo al campo.
Infine le macchine si fermarono e ci fecero scendere ordinandoci di sedersi tutti in fila, pensai è fatta, invece ci perquisirono sommariamente, prelevando i portafogli di ogniuno e cercando ulteriori soldi.
Chiesi a uno di loro di restituirmi la patente e quando questi lo fece, ridandomi anche altri documenti e biglietti vari presenti nel portafoglio, ebbi un attimo di sollievo perchè pensai che se le intenzioni fossero state diverse non mi avrebbe restituito queste cose.
Il più vecchio ci fece quindi segno di seguire le tracce e di ritornare al campo, ci diedero circa un litro d'acqua in 9 e se ne andarono via.
In quel momento ogniuno di noi si sentì come rinato e cominciammo la marcia di ritorno verso il campo che durò circa 3 ore, pare che fossero circa 15 o 20 km, ma per fortuna non faceva caldo.
Quando arrivammo al campo cercammo di recuperare le poche cose rimaste, avevano preso tutto, bagagli, soldi, sacchi a pelo, vestiti, attrezzature meccaniche, ricambi delle moto, 1 moto e i 2 Toyota delle guide, infine trovammo le moto rimaste con i coppertoni tagliati e a me avevano anche preso le chiavi di scorta, di conseguenza ho dovuto collegare i fili dell'accensione per poter ripartire.
Per fortuna altre due moto avevano le chiavi di scorta di conseguenza hanno potuto tornare ad Al Katrum per dare l'allarme alla polizia.
Pare che questi predoni fossero dei Tubu, una popolazione nomade che vive tra la Libia, Ciad e Niger, ma che sicuramente aveva degli appoggi nel villaggio, lo dimostra il fatto che alla sera erano in 3 e sono ritornati in 5.
Dopo due ore arrivò la polizia al campo con circa 4 o 5 camionette, si fermano a bere il the!, dopo di che partirono all'inseguimento! Fino al confine col Niger (così hanno detto), non vi sembra un po' strano?
Comunque a parte lo spavento e i danni materiali le cose si sono concluse bene e siamo ritornati in Italia, non voglio dilungarmi sul ritorno che è stata un'odissea tra mille dificoltà sia materiali, a causa dell'impossibilità di utilizzare le moto, che burocratiche.
Ad Al Katrum la polizia non aveva neanche un fax, all'ambasciata italiana di Tripoli non una persona che potesse tradurre la nostra relazione dei fatti da italiano in arabo,(abbiamo dovuto scrivere cosa era successo perché doveva arrivare una delegazione “importante” e non avevano troppo tempo per darci retta), robe da striscia la notizia!
L'impossibilità di uscire dalla libia del nostro amico che ha perso la moto senza una denuncia della polizia di AL Katrum, la quale sarebbe stata disponibile a fine indagini, ma non voglio dilungarmi su questi particolari.
Voglio invece ringraziare in modo particolare tutte le persone dell'agenzia Safari Tourism Service che hanno fatto veramente l'impossibile per portarci da Al Katrum fino a Tunisi in tempo per il traghetto, risolvendo tutti gli aspetti burocratici e pratici (camion vari e vetture a nostra disposizione) inoltre contribuendo economicamente ad un piccolo risarcimento per ogniuno.

Roberto Falco
rfalc@libero.it