Le fotografie del viaggio in Algeria di Laberio sono splendide; c'ero anch'io, ma quasi mi ritrovo a riviverlo una seconda volta,diverso e piu' bello, a guardarle; ho letto anche l'entree di Federica e anche in questo caso mi sembra un altro viaggio. Sono i riferimenti alle difficolta' di frontiera e di controllo della gendarmeria, descritti come un noioso intoppo ad un viaggio bellissimo,un arcaico residuo di inutile burocrazia a fronte dell'avanzare sicuro di un gruppo culturalmente maturo e tecnologicamente sazio.In realta' poche ore di controlli e di verifica dell'itinerario ci hanno permesso di attraversare in due settimane uno dei paesi piu' a riscio del mondo senza neppure il sentore di un pericolo, senza incontrare il piu' piccolo problema, potendo godere di uno dei piu' grandiosi ambienti naturali e della sua storia iscritta nelle rocce e nella sabbia esistenti al mondo.Ho trovato l'Algeria consapevole delle sue enormi contraddizioni, ma pronta a continuare ad accogliere ospiti curiosi ma rispettosi di regole che appaiono dettate dalla necessita' di garantire il massimo di sicurezza.Un amico ricercatore ha dovuto recarsi negli USA qualche settimana fa; il racconto che mi ha fatto delle peripezie che ha affrontato e delle paure che ha avuto (spesso indotte dalla "cultura" locale) non ha confronto con quanto io gli ho potuto descrivere del nostro viaggio in Algeria.C'e' forse un problema di prevenzione culturale?
PS:ho avuto modo di leggere per intero il racconto di Federica (spero venga pubbicato al piu' presto)e lo trovo molto bello.