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#4751 - 03/16/04 11:58 AM Je Chanterai pour toi... storia di un cambiamento.
ag_adrar Offline
Member

Registered: 01/10/02
Posts: 1172
Loc: Torino
“JE CHANTERAI POUR TOI”

Parto da questa frase, titolo del recente film sulla vita di Boubakar “KarKar” Traoré, il celebre bluesman maliano, per aprire una parentesi circa un momento storico di quello splendido paese… il Mali appunto.

Ieri sera ho visto il film, davvero bello, ripercorre i molteplici aspetti della vita di quello stato attraverso lui, KarKar, e la sua malinconica chitarra.
La sua vita, come quella di molti africani, è stata piena di cambiamenti, ricca di ideali e di sconfitte, di amori e di dolori. Questo forse è quanto percepibile ora attraverso il suo sguardo e le sue note.
Una cosa peró mi era sconosciuta… chi fosse stato davvero, cosa avesse fatto per essere ricordato, oggi, nel bene e nel male, che non fosse solo legato alla sua genialità musicale…

Ho visto il film, e vi ho visto aspetti del Mali che nemmeno sognavo potessero essergli appartenuti.
Dalla carrellata di foto in b/n, sbiadite, consumate dal tempo, gelosamente custodite in un polveroso scaffale dell’amico fotografo di Bamako e abilmente intercalate all'interno del percorso cinematografico, ho visto cos’era quel paese, ma ancor di piú, ho visto com’era la sua gente prima della rivoluzione del 1960.
Vi era gioia, voglia di essere… le ragazze e i ragazzi vestivano alla moda di New Orleans, con i vestiti attillati e le acconciature alla Petula Clark o alla Billy Holiday… c’erano i cinema affollati e locali da ballo ovunque nelle cittá, chiamati “Grin” come il “Grin Santa Maria” di Kayes, dove la gioventù soleva ritrovarsi la sera a far baldoria, a vivere…
In quel contesto, KarKar era un baldo ragazzotto con l'innata dote per la musica rock, tant’è che, da buon pioniere, introdusse sia il blues che l’uso della chitarra elettrica…
Proprio come accadeva nel resto del mondo, cantava l’amore, con un occhio alla religione islamica (le sue canzoni parlavano spesso di Allah) e l’altro alla tradizione misticista africana.
Faceva furore tra i suoi coetanei e cominciò ad essere famoso…

Poi, venne il momento della rivalsa del popolo, la ricerca dell’autodeterminazione con ogni mezzo, la voglia di “essere africani”, liberi dal colonialismo, e di gridarlo al mondo…
Volevano insomma riappropriarsi di quelle antiche radici culturali che gli erano state negate a lungo.
Ed ecco che sempre lui, KarKar, trasformò le sue rime in qualcosa di diverso… ora cantava di genti al lavoro nei campi, che con la fatica nobilitavano loro stessi ed il loro paese, e li incitava in ciò attraverso il ringraziamento, li spronava con la sua ritmica inebriante a comportarsi da patrioti.
Le sue “canzonette” divennero cosí dottrina, propaganda, un po’ come accadde in Cina con la rivoluzione culturale maoista o come accadde quí, da noi, durante il ventennio…
Ma qualcosa cambiò in seguito a tutto ciò… si, cambiò il volto di quel paese.
Quella che era stata la molla per “agire”, per essere riconosciuti all’onor del mondo, si trasformò in una sorta di "involuzione culturale”, il loro ideale di libertà li rese prigionieri… senza che ne fossero realmente consapevoli intrapresero la via del declino.
I locali ben presto vennero chiusi dato che erano l’unico luogo in cui, la società artistica, politica e colturale del momento, poteva riunirsi a discutere serenamente dei temi importanti della vita, lontano dalle folle e lontano dagli occhi del nuovo governo… e con loro sparì la gioia di vivere, tutto assunse un alone di deja'vue, le città persero il loro smalto, tutto quanto si coprì di apatia e fece la sua comparsa la miseria.
E lui, già, lui cosa fece? Posò la chitarra per fare i piú umili mestieri, per assolvere il suo compito di uomo in quel mondo diventato difficile… sposò la donna della sua vita e restò in silenzio per oltre dieci anni. Emigrò in Francia, poi tornó nel suo paese.
E quando vi fece nuovamente capolino, la gente, i suoi stessi amici, gli dissero: [bravo KarKar! Guarda cosa hai fatto… tu e il tuo blues… hai rovinato il nostro mondo! E te ne sei andato, sei sparito… Guarda!]
Tornò in Francia.
E vi restò fintanto che un inglese (ironia della sorte, un europeo) ascoltando un vecchio vinile, trovato chissà dove, si chiese chi fosse a cantare in tal maniera… e, piano piano, pur se restio alla cosa, risalì la china... riprese la chitarra ed è diventato quello che noi, ora, conosciamo.

Tutto questo, confesso, non riesco a digerirlo… come è possibile che sia accaduto? Come si può arrivare e superare il punto di non ritorno in tal maniera?
Ammiro molto la sua musica, il suo groove, ne sono davvero ammaliato… ma vorrei aver mal compreso il significato della sua incredibile esistenza, per quanto emerso dalla proiezione di ieri sera… “JE CHANTERAI POUR TOI”

PLS, ditemi che non è vero…
_________________________
Gianluigi
H.Galletto "Rommel"
Honda AT750 "Ramla"

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#4752 - 03/17/04 04:27 PM Re: Je Chanterai pour toi... storia di un cambiamento.
umbi Offline
Member

Registered: 09/02/02
Posts: 362
Loc: treviso
prendo la tastiera, prima di tutto, per cancellare quello "0" (zero) dal contatore degli interventi, che fa proprio stringere il cuore. Possibile che la sola musica che riempia di gioia le orecchie dei frequentanti s.it, sia quella del 4/5/6/8 cilindri del proprio mezzo? \:\(
E dopo questa prima provocazione, ripasso la palla...
Voi non ci crederete ma ho persino un lavoro e l'altalena tra siti e forum è stressante, però ne vale la pena (e anche la PENNA-tastiera).

Appena avrò 5 minuti dirò qualcosa in merito alla musica del Mali, abbiate pazienza ( e preparate una bottiglia, almeno)

ciao
umbi il neolitico sup. ;\)
_________________________
umbi
il neolitico sup.

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