Ciao gla, non cerco di essere ermetico, è che forse sono un pò vecchio (anagraficamente)e padroneggio male questo strumento di comunicazione, ero molto più a mio agio nei dibattiti all'università, dove si andava a braccio (e spesso ci si perdeva per strada...). No, non sono una reincarnazione (si può dire? tocchiamo ferro...) di quella sigla e penso non saper chi sia (certo doveva essere un bel crostino!). Qualcuno l'ha già detto - e credo in parte sia vero - che le mie "sintesi " hanno intorno una costruzione retorica (estetica? non credo), che credo necessaria dati i temi pesanti che giocoforza il sito ci porta ad affrontare, testimoni tutti, come siamo, di fatti di portata planetaria ed a confronto dei quali - credo Tu sia d'accordo con me - ha poco senso becchettarci tra di noi per far vedere chi è più "ganzo". Sull'argomento ambasciatore morto l'altro ieri ho espresso questa opinione , Te la riporto integrale (su sahara ne accennai una sintesi)come la ho inviata ad un quotidiano come lettera : "E' quantomeno curioso che – all'alba delle presidenziali – il democraticissimo e dichiaratamente
ostile alla lobby delle armi Barack Obama, tre o quattro giorni dopo aver ammonito gli americani
sui rischi derivanti dalla genetica bellicosità degli antagonisti repubblicani proceda di nuovo a
scaldare i motori dei suoi droni ed inizi l'invio di contingenti di marines verso la Libia.
Non sarà per caso che avessero avuto ragione quanti, all'inizio di quella missione sponsorizzata
l'anno passato dall'ONU e che i francesi definirono poeticamente “Urgence de proteger”, in merito
ai moti “primaverili” libici suggerirono che si fosse trattato (oltre che dell'occasione di eliminare il
principale fautore di quel giochino chiamato Fondo Monetario Africano) di pretesti creati ad arte
per ristabilire le antiche teste di ponte statunitensi in quel quadrante regionale?
E sarà ancora coincidenza il fatto che – in perfetta ricorrenza dell'11 settembre – a far le spese
della reazione (sicuramente esecrabile) ad una quantomeno opportuna e tempestiva presentazione
dell'ennesimo trash-movie (stavolta americano, forse proprio per l'anniversario) a sfondo
islamofobo sia stato quel Christopher Stevens, già ambasciatore a Tripoli ai tempi di Bush,
testimone dell'accordo del 2008 tra Gheddafi e l'assistente segretario di stato David Welch, accordo
il cui punto saliente sarebbe stato nell'asserzione secondo cui “...la Libia non cerca né amicizia né
ostilità dall'America, chiede solo di essere lasciata in pace...”?
Il nostro ministro Terzi di Sant'Agata, sicuramente più avvezzo ai pericoli dei corridoi delle corti
diplomatiche di Washington che non agli incroci polverosi e costellati di improbabili check-point
di un paese nordafricano in guerra, giustamente rabbrividisce a notizie che dimostrano quanto
possano essere effimere anche le più sacre convenzioni allorché vengono infrante tutte le regole
comportamentali.
Cosa ci racconteranno stavolta i tanti corrispondenti sul campo? Da chi mutueranno stavolta le loro
dirette informazioni?
Senza volersi addentrare nell'analisi della genetica del fenomeno qaedista (qualcuno ha ancora
bisogno di spiegazioni in merito?) parrebbe che anche le modalità dell'eliminazione del diplomatico
– le fonti meno politically-correct rivelano dettagli raccapriccianti paragonabili ai più scabrosi
della fine del leader Gheddafi – rimandino all'applicazione “spettacolare” della legge di Lynch,
da sempre capace di galvanizzare e coalizzare le animosità del – tutto sommato ingenuo - popolo
americano ad una doverosa ed orgogliosa reazione contro chi lo minacci. Ovviamente perché sia
fatta giustizia. Perché Dio cammina chiaramente a fianco dell'America, che è inequivocabilmente
dalla parte della ragione (“Noi siamo nel giusto” dichiarava Obama all'inizio dell'attacco alla
Jamahiriya nella primavera 2011), investita della faticosa responsabilità di dare un indirizzo a
regioni storicamente instabili (e talora, diciamolo pure apertamente: poco civili, arretrate, non
democratiche, bisognose di una guida...) come teorizzava il buon Zbigniew Brzezinski, sicuramente
non ascrivibile alla sfera dei visionari complottisti ma uomo pratico e con i piedi ben piantati a
terra."

Come vedi non c'è granché di ermetico, forse solo la mancanza di spazio e tempo impedisce - talora - di sviluppare compiutamente dei concetti, che ovviamente in parte sono esposizione di fatti - più o meno incontestabili in quanto cronaca - ed in parte opinioni e queste ultime sindacabili, condivisibili o meno, ma nel rispetto reciproco, io almeno la penso così e non amo essere frainteso. preferisco una sana discussione.
quanto al francese di quelle due frasi, dai, quello si che è elementare! dice che in sostanza a proposito della guerra a Gheddafi i media ed i vari Bernard Henri Levy hanno raccontato che i fischi eran fiaschi paragonando la guerra alla rivoluzione francese o alla guerra di spagna, mentre la situazione reale era ben diversa, che il Qatar è stato strumento degli Stati uniti, già impegnati direttamente in altri conflitti, io ho iniziato a masticarlo in Algeria il francese e poi via via.
Credimi, non è facile sostenere tesi differenti dalla maggioranza delle persone, per lo più nemmeno viaggiatrici e più che spesso piene di preconcetti o sensi di colpa (cambia poco) su chi è comunque "diverso". Io cerco di farlo non per un mio piacere (si fa fatica e costa tempo e inc....ture)ma perché ne sento quasi l'obbligo. Missionario? No, rompiballe? forse.
saluti, Tosco.