L'Esercito Italiano si e' reso colpevole della morte di una donna e due bambini a Nassyria.
La versione ufficiale inizialmente parlava di ribelli che si facevano scudo con donne e bambini. Fonti ufficiose parlavano di colpi di mortaio che avevano colpito alcune case. Ma il Comando Militare Italiano dichiarava che nessuno aveva usato armi pesanti.
Pero' il numero dei morti (pare 15) rendeva incredibile la versione ufficiale.
Non serve aver studiato a West Point per capire che quando in uno scontro muoiono 15 persone e ci sono almeno un centinaio di feriti da una parte e invece dall'altra ci sono solo 12 feriti lievi, i piu' gravi guaribili in 30 giorni, non siamo davanti a due eserciti che si scontrano ma a un esercito che massacra l'altro. Sono numeri che ricordano quelli delle battaglie tra atzechi e spagnoli.
Cosi', nel giro di 24 ore la versione ufficiale e' stata modificata e si e' ammesso che il nostro comando ha ordinato di sparare con armi pesanti in un centro abitato. Il che ci fa sospettare che tra i maschi adulti uccisi ci siano molti civili.
Quello che e' accaduto e' gravissimo.
E' la prima volta da cinquant'anni a questa parte che le truppe italiane combattono una battaglia. E' la prima volta che uccidono molta gente. E' la prima volta che ammazzano donne e bambini.
Il risultato di quel che e' successo e' che da oggi siamo, a tutti gli effetti, uno stato in guerra. Da oggi ogni italiano e' un nemico dichiarato, siamo in testa alla classifica dei cattivi e percio' siamo un bersaglio privilegiato dei terroristi.

Sinceramente, pur pensando che Bush sia un soggetto pericoloso e gravemente squilibrato, ero convinto che avrebbe cercato di dare una mano di bianco all'invasione. Pensavo che la prima mossa sarebbe stata quella di riempire gli ospedali di medicine e attrezzature, far funzionare l'energia elettrica, la nettezza urbana, l'ordine pubblico, avviare programmi di assistenza e sviluppo, distribuire alla gente sussidi per ricominciare a vivere, dare una sistemata alla strade. In fondo non ci voleva molto con i mezzi che l'esercito Usa ha a disposizione.
In 12 mesi poco e' stato fatto in questa direzione. Gli Usa si sono preoccupati di difendere il Ministero del Petrolio, gli oleodotti e i pozzi e hanno lasciato il resto del paese nel caos. E per giunta hanno dato il governo provvisorio iracheno a un gruppo di speculatori, corrotti e disonesti, le cui scarse doti morali erano conosciute in tutto il Medio Oriente.
A un anno dalla "Liberazione" l'Iraq e' allo stremo, le condizioni di vita sono spaventose, buona parte della popolazione e' priva di tutto.
Attraverso una politica rissosa gli Usa sono riusciti a inimicarsi gran parte di coloro che all'inizio avevano festeggiato la fine di Saddam. In questi giorni stiamo assistendo a una grande rivolta che coinvolge gente che aveva salutato gli Usa come liberatori.
I morti si contano a centinaia e, come al solito, sono in gran parte civili.
Reprimere nel sangue questa rivolta vuol dire radicalizzarla, far scoppiare la guerra civile.
La situazione oggi e' quindi cento volte piu' grave di quanto fosse all'inizio della missione italiana in Iraq. Allora si poteva sperare in una presenza soft, una guerricciola contro bande isolate di ex soldati di Saddam. Poco piu' di un pattugliamento a Palermo.
Adesso siamo dentro a qualcosa che si puo' descrivere solo con una parola: Vietnam.
Stiamo combattendo una guerra civile emotivamente sostenuta da tutti i popoli musulmani del mondo.
Cioe' siamo nella ***** .

Per milioni di persone noi siamo quelli che aiutano gli Usa a ammazzare gli insorti iracheni. Al borsino degli scommettitori di Londra la probabilita' di morire in un attentato, per un italiano, e' aumentata del diecimila per cento.

E la situazione e' ben piu' tragica di quel che potrebbe essere perche' a fronte della gravita' della situazione dobbiamo registrare una scarsa capacita' di comunicazione e di azione da parte del movimento pacifista.
Fare grandi manifestazioni non basta piu'.
Oggi dobbiamo fare un salto di qualita' oppure rassegnarci all'aggravarsi progressivo delle nostre condizioni di vita materiali ed emotive. La partecipazione dell'Italia alla guerra portera' solo crisi economica e disgrazie e peggiorera' generalmente la qualita' della vita. In tempo di guerra aumentano i reati violenti, le tensioni famigliari, l'ansia, l'uso di alcool, droghe e psicofarmaci.
La guerra e' una ***** globale per tutti.

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PIETRO