Turista in coma salvato da un farmaco antimalaria introvabile in Italia

Cronistoria degli avvenimenti
La malaria uccide anche in Italia
L'artemisina e i suoi derivati




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Gianni Onidi si ammala di malaria cerebrale al ritorno dal Mali ed entra in coma. Solo “casualmente” viene procurato l'arthemeter, un derivato dell'artemisina prodotto in Belgio e non previsto nei protocolli terapeutici ufficiali italiani. Dopo due dosi del medicinale, Onidi esce dal coma e riprende conoscenza.
I familiari devono però procurarsi le dosi necessarie a completare la cura, direttamente in Belgio, presso la casa farmaceutica che produce l'arthemeter. La guarigione avviene in undici giorni, senza effetti collaterali.
Dopo aver preso l'ultima dose di arthemeter, il paziente viene dimesso dall'ospedale.

Cronistoria:
Gianni Onidi e la moglie Marcella rientrano in Sardegna sabato 10 gennaio 2004, dopo aver passato una decina di giorni in Mali.
Giovedì 15 gennaio Gianni inizia ad avere la febbre piuttosto alta (39-40): essendo un periodo in cui imperversa la solita influenza invernale, in un primo momento, si pensa che non sia nulla di grave, per cui la terapia si limita all’assunzione di tachipirina.
I risultati ottenuti sono solo dei momentanei cali della temperatura.
Lunedì 19 gennaio Gianni si rivolge quindi al medico di famiglia, informandolo naturalmente del viaggio appena fatto in Africa. Il medico gli consiglia un esame del sangue, da farsi il venerdì 24 Gennaio.
Il lasso di tempo che intercorre tra la visita e l’ipotesi di prelievo è dovuto al fatto che nel paese di residenza di Gianni i prelievi si fanno una sola volta alla settimana.
Martedì 20 gennaio, durante la notte, Gianni alzatosi per andare in bagno, cade perdendo parzialmente conoscenza.
La mattina di mercoledì 21, quindi, Marcella porta Gianni all’ospedale di Cagliari. Presso il pronto soccorso, Gianni perde un’altra volta conoscenza. Viene ricoverato, si fanno le prime analisi e gli viene diagnosticata la malaria.
I medici si mostrano comunque molto tranquilli e assicurano Marcella che le avrebbero restituito il marito come nuovo, nel giro di una settimana: c’è solo da fargli una trasfusione ed poi si inizia la terapia.
Marcella, tranquillizzata dai medici, prende accordi con Gianni per sentirsi l’indomani mattina e rientra a casa (era già sera e il paese di residenza dista da Cagliari circa 50 Km).
Giovedì 22, verso le 9.30, non avendo avuto notizie da Gianni, Marcella telefona in ospedale per avere informazioni sul suo stato clinico, ma in base alla legge sulla privacy non è possibile darle alcuna informazione, tranne che Gianni non può parlare al telefono in quanto in stato confusionale. Naturalmente Marcella si precipita all’ospedale e qui trova Gianni in stato di incoscienza e che vomita. Il medico di turno dice a Marcella che Gianni è molto grave, che lo striscio (esame tipico per la malaria) ha evidenziato una percentuale altissima di plasmodi nel sangue e che questi sono anche presenti a livello celebrale. Gianni è in coma, per cui deve essere ricoverato in terapia intensiva.
Non essendoci un posto libero né presso l’ospedale in cui è ricoverato, né presso le altre strutture ospedaliere di Cagliari, viene deciso il trasferimento presso un piccolo ospedale della provincia. Gianni viene quindi intubato e trasferito all’ospedale di San Gavino.
Ovviamente Gianni di queste fasi, una volta risvegliatosi dal coma non ricorderà nulla, i suoi ultimi ricordi si fermano alla serata precedente, quando, dopo la trasfusione, si è ritrovato con le gambe e il busto pieni di macchie rosse. Anche in questo caso il medico di turno lo tranquillizza, dicendogli che può essere una normale reazione alla trasfusione stessa. Viene quindi iniziata la terapia a base di chinino.

Verso le ore 14 della stessa giornata, la notizia della grave situazione di Gianni comincia a diffondersi tra parenti e amici.
La cognata di Gianni, Laura, pensa che sia importante trovare il modo di informare i compagni di viaggio di Gianni e Marcella della situazione in cui si trova Gianni, in modo che siano prudenti, non sottovalutando gli eventuali stati febbrili. Attraverso un giro di telefonate viene contattato Michele M. che si impegna ad avvisare gli altri partecipanti al viaggio stesso. Michele è responsabile dell’associazione che ha organizzato il viaggio, e che è tra le promotrici della Campagna Internazionale Stop Malaria.
Nel tentativo di dare una mano a Gianni, Michele telefona ad un’amica il cui marito ha sofferto dello stesso tipo di malaria tre anni fa.
Qui la prima coincidenza: in macchina con lei, si trova Alessandro M., incontrato il giorno stesso per la prima volta. Anche Alessandro ha sofferto di malaria cerebrale quando si trovava in Africa due anni prima, nonostante avesse seguito la profilassi a base di meflochina. La sua guarigione si è prodotta grazie ad un medicinale a base di artemetrina: l’Artemether, prodotto in Belgio, ma introvabile qui in Italia (come nel resto delle farmacie europee…).
Il nome completo del farmaco è Arthemeter 1 ML injectable 80 MG/ML e la casa farmaceutica è la Dafra Pharma,
Seconda coincidenza: Alessandro ha conservato con sé 10 fiale di questo medicinale.
Michele e Alessandro (entrambi si attivano mandando un fax alla casa farmaceutica belga, produttrice del farmaco, chiedendo informazioni sulla compatibilità tra il loro farmaco e la terapia a base di chinino e lasciando il loro recapito telefonico (essendo ormai notte profonda).
Terza coincidenza: il giorno seguente il fratello di Gianni, Luciano, parte per la Sardegna e quindi può facilmente trasportare con sé il medicinale, consegnato alle 2 di notte da Michele, con la relativa documentazione scaricata da siti internet di riviste mediche inglesi e statunitensi.

Venerdì 23 verso le 9.30 Luciano arriva all’ospedale di San Gavino: trova il coraggio di parlare con il medico di turno, mostrando il farmaco e la sua documentazione.
Verso le 11.30 il primario dott. B. ci chiama nel suo studio e ci spiega che la malaria contratta da Gianni nel Mali è di tipo chinino resistente, che da ricerche da lui svolte su internet, risulta appunto molto diffusa nel Mali. Risulta inoltre che l’OMS consiglia proprio l’uso del farmaco dato da Alessandro e che presso il sito del centro per le malattie infettive di Atlanta (USA) è presente anche la modalità di somministrazione dello stesso.
Possiamo quindi dire con tutta sicurezza che la quarta coincidenza è quella di aver trovato un medico primario che ha saputo ascoltare e capire le richieste dei familiari.
Come abbiamo detto sopra il farmaco non esiste in Italia, non è menzionato nei protocolli nazionali.
Per questo motivo il primario ha dovuto chiedere l’autorizzazione al suo direttore sanitario ed aspettare la sera, per verificare (tramite lo striscio) che la terapia a base di chinino non avesse diminuito in alcun modo la presenza di plasmodium falciparum (l’agente responsabile della malaria) nel sangue.
La sera quindi, il primario decide di iniziare la nuova terapia a base di Artemether.
Sabato 24, Luciano e Marcella arrivano all’ospedale verso le 9 e vengono informati dal primario che Gianni è già uscito dal coma!
Ci si rende immediatamente conto le 10 fiale di Artemether non sono sufficienti per la terapia completa consigliata dall’OMS e che entro martedì sera è necessario procurarsi delle nuove fiale.
Nel dubbio che attraverso i canali ufficiali, non si riesca ad avere il farmaco nei tempi richiesti, viene consigliato alla famiglia di farsi carico del reperimento del medicinale fino in Belgio, alla sede della casa farmaceutica, la Dafra Pharma.
Intanto la domenica 25 la situazione sanitaria di Gianni continua a migliorare: la respirazione diventa autonoma.
Lunedì 26 Alessandro e Pino (un altro fratello di Gianni) vanno in Belgio presso la casa farmaceutica che gli fornisce sia le fiale mancanti di Artemether, che delle compresse (sempre a base di Artemetrina) che loro consigliano come continuazione della terapia.
Lo stesso giorno il nuovo striscio mostra che la presenza di plasmodium è quasi nulla!
Non si evidenziano inoltre effetti collaterali.
Il martedì 27, Pino recapita il farmaco al primario: la terapia può continuare senza interruzioni !!
Infine il 4 febbraio 2004 Gianni Onidi prende l’ultima dose di artemetrina e viene dimesso dall’ospedale.

Se da un lato ci si rallegra per il lieto fine, dall’altro non si può fare a meno di indignarsi di fronte al fatto che il vero salvatore della vita di Gianni sia stato il “caso”: anche se è stato certamente aiutato dalla solidarietà di molti, è stato proprio lui il protagonista di questa vicenda.




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PIETRO