La traduzione è sostanzialmente ineccepibile, però manca di sottolineare quello che è l'aspetto peculiare di questa terapia, cioè la somministrazione in supposte, che a detta dell'autore è stata utilizzata per consentire l'assunzione del farmaco anche nei casi in cui i soggetti sono troppo debilitati per assumerlo per via orale.
Per il resto di nuovo c'è ben poco, perchè i derivati dell'artemisina sono noti da una decina d'anni come farmaco antimalarico e vengono raccomandati dall'OMS (in associazione) nelle zone in cui vi è resistenza agli antimalarici tradizionali (derivati del chinino e antifolati). Mi pare sia già stato citato infatti l'impiego del Coartem in Africa, fornito più o meno a prezzo di costo dalla ditta produttrice.
Quello che mi lascia molto perplesso dello studio è l'impiego di una monoterapia, cioè dell'artesunate da solo. L'OMS infatti raccomanda di usare sempre farmaci in associazione nelle zone di resistenza, poichè in passato l'insorgenza della resistenza è stata provocata proprio dall'impiego su larga scala dei nuovi farmaci in monoterapia.
L'OMS infatti al momento raccomanda, per i paesi in cui vi sia resistenza agli antimalarici tradizionali, l'uso di associazioni a base di artemisina: arthemeter/lumefantrina, artesunate/amodiachina, artesunate/sulfadossina-pirimetamina, artesunate/meflochina.