Ciao a tutti,

il mio intervento non riguarda il Sahara ma credo che i medici esperti di malattie tropicali, categoria umana e professionale difficile da incontrare, che si aggirano da queste parti possano comunque darmi un parere. In particolare ho voluto postare qui perché mi hanno colpito la competenza e l’approccio ragionevole di Marko, che non mi sembra né un feticista del farmaco né un fautore della naturalità a tutti i costi.
Premesso, quindi, che non sto chiedendo prescrizioni mediche, ma piuttosto informazioni scientifiche valide solo nel contesto che vi descrivo, approfitto per porre il mio quesito e ringrazio fin d’ora tutti coloro che vorranno dedicarmi un po’ del proprio tempo…

Lavorerò in un piccolo centro nel Nord del Viet Nam per 3 mesi. Ho consultato la malaria interactive map del CDC, ma non mi è stato possibile capire precisamente quale sia il livello di rischio. Purtroppo, non ho nemmeno modo di reperire informazioni di prima mano da locali o persone già sul campo.
Ciò che è senz’altro desumibile dalla interactive map è che a poche decine di chilometri c’è malaria resistente alla clorochina e sensibile alla meflochina.

Considerato che escludo a priori di seguire la profilassi farmacologica secondo uno dei protocolli WHO (la meflochina e la doxiciclina non le tollero, anche la clorochina presa per più di qualche settimana mi dà fastidi non indifferenti, e il malarone non è sostenibile).

Se, per mia scelta e a mio rischio e pericolo, decidessi di aggiungere il proguanil da solo a tutte le misure profilattiche non farmacologiche possibili, avrei un minimo di protezione in più?

Sono al corrente che si tratta di un protocollo non approvato dalla WHO (quindi non raccomandato) e che eventualmente mi offrirebbe soltanto una protezione minima, ma forse nel mio caso potrebbe essere una soluzione accettabile sebbene subottimale. Questo perché il proguanil è l’unico antimalarico che, da solo a associato all’atovaquone, non mi dà alcun problema.
D’altra parte mi risulta che dei farmaci ampiamente collaudati in uso sia quello meno tossico (quindi assumerlo anche per un lungo periodo non dovrebbe avere conseguenze preoccupanti).

La maggior parte dei miei colleghi olandesi e alcuni britannici usano solo questo antimalarico, passando al malarone solamente quando devono soggiornare in zone ad altissimo rischio (nelle quali pur prendendo tutte le misure attuabili è praticamente impossibile evitare di essere punti da zanzare infette).
Mi dicono che questo sarebbe il protocollo adottato anche dall’Esercito olandese per i militari in missione.

Cosa ne pensate? Mi interesserebbe principalmente ricevere risposte da medici, se del caso anche in privato.