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A margine dell’aggressione del gruppo di Italiani nel deserto del Niger

– Posted in: Cultura

By Vanni Beltrami
Originally Posted Friday, August 25, 2006

A MARGINE DELL’AGGRESSIONE DEL GRUPPO DI ITALIANI NEL DESERTO DEL NIGER

Dalle notizie riportate dalla stampa sembrerebbe di poter identificare la zona dell’aggressione sul percorso che porta da Bilma nel Kaouar a Nguingmi, nella estrema regione sud-orientale del deserto del Tenerè nel territorio della Repubblica del Niger. La pista in questione è orientata da nord a sud, scorre quasi parallelamente al confine con la Repubblica del Ciad e vi si incontrano alcuni resti di oasi per lo più oggi disabitate, come Agadem e Soutellan. Il tracciato è molto impreciso – se non fosse per il suo orientamento dal Kaouar verso sud – ed è quasi inutilizzato: rare carovane da Bilma lo percorrono nella sua parte più meridionale, che si avvicina alla citata Nguingmi che è prossima al lago Ciad. Ad ovest si trova un’area con due o tre pozzi, prossimi al massiccio montuoso del Termit, dove nomadizzano esigui gruppi di Tubu, pastori di cammelli provenienti dalle montagne del Tibesti che è situato a oltre mille chilometri nel settentrione del territorio del Ciad.

E’ da sottolineare che tutta la regione orientale della Repubblica del Niger, oltre il Tenerè, è poveramente abitata, le sole oasi di qualche rilievo sono Fachi e Bilma ed il controllo del governo centrale di Niamey è forzatamente abbastanza limitato, sia in direzione nord – dove nella regione dello Djado, prossima al confine libico, c’è un presidio a Chirfa – sia in direzione sud, dove la cittadina di Nguingmi rappresenta l’estremo sito abitato del Niger, vicino al lago Ciad.

Da un paio di anni, tutto il Tenerè orientale – sia settentrionale che meridionale – è poco consigliabile per viaggi turistici e le agenzie specializzate responsabili, che hanno in genere la sede principale ad Agadès, non organizzano spedizioni in queste regioni. La presenza di gruppi che non riconoscono le autorità governative non è una novità per i territori più estremi della Repubblica del Niger: ma essendo stata risolta o quasi e già da tempo la protesta degli appartenenti all’etnìa Tuareg, si tratta oggi di bande irregolari, spesso sconfinate dal territorio della Repubblica del Ciad, dove le rivolte al governo di N’Djamena da parte di Tubu originari del Tibesti o dell’Ennedi si sono susseguite per anni.

Una qualificazione della natura – politica o meno – di tali gruppi armati non è facile: anche se precedenti episodi di aggressione a scopo di estorsione sono stati segnalati in varie zone del Sahara sia centrale che sud-orientale. E’ nota la capacità guerriera dei Tubu che sono stati fra l’altro protagonisti nella guerra ciadiano-libica: come anche è nota la loro antica tendenza a praticare le „razzie“ nei villaggi delle etnìe sedentarie.

L’instabilità politica del Ciad ha accentuato peraltro le spinte autonomiste e di ribellione dei Tubu ciadiani, che non sono nuovi ad atteggiamenti aggressivi, anche perchè afflitti da una economia di mera sussistenza. Non si può d’altra parte escludere una analoga attitudine dei Tubu del Niger, che come si è detto nomadizzano nell’arida e poverissima regione del Termit, prossima alla pista o meglio al precario tracciato lungo il quale sembra che i turisti italiani siano stati oggetto dell’aggressione della quale si tratta in questi giorni. Non ci si dovrebbe sorprendere se una qualche motivazione etico-politica fosse affermata nei prossimi giorni dai componenti del „commando“ sconosciuto in una loro qualche rivendicazione.

Vanni Beltrami, Consigliere dell’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente (IsIAO), Roma

vanni.beltrami@fastwebnet.it

 

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