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Imazighen, By marino – al bahari

– Posted in: Cultura, Storia, Usi e Costumi

By marino – al bahari
Originally Posted Tuesday, September 7, 2004

 

Imazighen

Una precisazione ad una necessaria estensione dell’articolo “Le croci Tuareg“, per non essere risucchiati da forme ipnotiche dentro un quadro di cui l’autore è costretto per la sua forma a porre l’accento oleografico.

La parola twaregh è un termine arabo che significa “senza Dio”

Loro, i twaregh si de finiscono invece “Imazighen” che è una parola berbera che significa uomini liberi”

La scrittura berbera si chiama “tifinagh” ed i caratteri sono medesimi per tutti berberi: i nafusah libici, i kabili algerini, i baraber ed i rifani marocchini, ed infine anche per i twaregh.

Carissimi amici sono felice che si parli di Mano Dajak a proposito di Twaregh poiché in molti hanno avuto l’occasione di conoscerlo personalmente.

La causa indipendentista berbera ed in particolare twaregh è la storia di molti gruppi che nel mondo chiedono l’indipendenza; come i Sahrawy, i Curdi, i Nepalesi, i Baschi e molti altri ancora; abbiamo anche a casa nostra alcuni movimenti separatisti. Ognuno di loro può avere le sue ragioni nel perseguire una lotta di indipendenza.

Avviene però che la storia non può essere scritta da un popolo per se stesso poiché ne risulterebbe sempre faziosa, ciò non di meno il popolo Twaregh si caratterizza per la nobiltà d’animo.

La causa della situazione attuale, le lotte per l’indipendenza la drammatica situazione degli abitanti del Sahara centrale (i twaregh) la loro lotta soprattutto contro il governo del Niger non è solo una elaborazione intellettuale di fazione politica, una posizione ideale come risulta essere sovente qui in occidente: “sono di sinistra, sono di destra, no sono di centro,, ma forse sono anche di centro destra sinistra”…ma la causa prima è la sindrome della fame, causata dal decennio di siccità degli anni 1970/80 che ha spinto i pastori twaregh con le loro greggi di capre e dromedari a lasciare i pascoli aridi e raggiungere il Sahel, (fascia sub sahariana) la savana, per sfamare i loro animali sui quali appoggiavano la loro sopravvivenza. Questo esodo ha innescato il conflitto con i pastori neri del Sahel (Peul, Adarwa, Fulani,Tazarawa ed altri gruppi confinanti che anche loro, come è noto vivevano e vivono in estreme difficoltà.

Ma un’altra realtà si evidenzia in questo dramma, se la borghesia twaregh poteva risolvere il proprio status grazie alla ricchezza personale i meno fortunati hanno mosso una sorta di ribellione con soventi casi terminati drammaticamente per le reazioni violente del governo militare del Niger…

..Un tempo i twaregh vivevano in simbiosi con il deserto, i loro percorsi nomadici erano sempre i medesimi, venivano tramandati da padre in figlio su territori specifici che erano di competenza delle famiglie di allevatori, del clan, degli ‘arsh che insieme componevano la tribù.

La transumanza era scrupolosamente basata su passaggio ciclico, a volte di due anni per permettere al foraggio la ricrescita.

Lo sfruttamento del territorio era affidato alla competenza degli anziani che non permettevano alla voracità delle capre e dei cammelli di divorare le radici.

Questo straordinario equilibrio era vecchio di migliaia di anni ma un giorno arrivammo noi, con la tecnologia occidentale: invasione, colonizzazione, sedentarizazione, religione, la Legione Straniera, scoperte mediche, agronomia, allevamento intensivo, sfruttamento delle risorse, turismo collaborazioni con spietati generali neri messi a capo di uno stato in un ordine politico a imitazione di quelli occidentali, per essere moderni e presenti sulla piazza degli affari del mondo. e molte altre diavolerie. Questo rinnovamento ha sovvertito un ordine che apparentemente sembrava eterno.

Forse è il riproporsi di un nuovo incontro tra Caino il sedentario (noi) e l’Abele il nomade pastore e per Abele intendo tutti i poveri, i twaregh e i popoli neri del sahel di cui siamo fortemente responsabili per questa guerra tra poveri.

al bahari – Marino

 

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