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GHAT E LA PISTA PER TAKHARKORI (Libia)

– Posted in: Africa, Nord Africa, Resoconti di viaggio

By Robogabraoun
Originally Posted Saturday, January 1, 2000

 

GHAT E LA PISTA PER TAKHARKORI (Libia)

a cura di RoboGabr’Aoun, A.Cara

E’ posta su di una altura, con orizzonte chiuso a sud est dalle imponenti falesie d’Akakus, a nord dal massiccio dell’Idinen, la montagna degli spettri, a nord est dalle grandi dune del Erg Titersine che si infrangono sulle pendici dell’Idinen.

E’ una cittadina incantata e silenziosa, dominata dalla fortezza Turca posta sul punto più alto dell’abitato.

La città vecchia è quasi del tutto disabitata, diroccata dalla grande alluvione che la devastò qualche decennio fa. C’è chi sostiene che a Ghat non vi sia nulla da fare; Ghat è la fine del mondo, in senso fisico: oltre c’è il nulla, fino alle piste del Tenerè.

Ed ai confini del mondo c’è sempre qualcosa da fare, dall’incontro con i tuareg nigerini, all’ascoltare i cantastorie narrare delle vicende dell’Idinen,dal girovagare tra i vicoli tortuasi ed cadenti al salire alla fortezza per abbracciare a 360° l’orizzonte imponente di rocce e sabbia.

E c’è la fortezza Italiana, Forte Vittorio Emanuele, la medina col suo pittoresco mercato (il Martedì), i piccoli chioschetti degli artigiani gioiellieri o sellai,il quartiere di Tunin ove sfociano le sorgenti dell’oasi.

Attenzione: se entrate nella città vecchia dal lato della caserma della polizia-vigili del fuoco all’inizio del vicolo principale,alla bottega permanente di oggettistica tuareg, vi faranno pagare un pedaggio di accesso(con relativo ticket!) per persona, fotocamera e videocamera.

Ritengo comunque ciò giusto:che almeno il turismo porti un po’ di benefici (anche se si tratta di spiccioli!) a questo paese…La visita della medina vale comunque la spesa! E poi ancora, tutt’intorno alla vecchia città, i marabutti bianchi dei santi patroni.

Già solo l’accesso a Ghat merita la sua visita:la strada si snoda a fianco dei contrafforti dell’Akakus a sud, le dune altissime e le rocce di Ubari a nord. Il ouadi Tannezouft, che viene attraversato negli ultimi 30 km verso Ghat è uno spettacolo della natura, specialmente nel tardo pomeriggio, quando le arenarie si incendiano di tutte le tonalità del rosso e le sabbie sembrano tramutarsi in oro.

Da Ghat la rotabile si spinge ad El Barkat ed Esseyen, e poi giù, fino alla duna che permette l’accesso dall’Erg Takhaori che lambisce il Tassili ad un soffio dall’Algeria.

La fine dell’Erg è la discesa mozzafiato che conduce al ouadi Tin Tura, con passaggi delicati. Poi, di colpo, i pinnacoli della regione meridionale d’Akakus, il labirinto di pietra.

La sopra menzionata e famosa discesa dal passo di Takharkori non è poi così ripida; la difficoltà maggiore è rappresentata dalla lunghezza della stessa,più che dai gradi di pendenza. Nei circa 250 metri di discesa il terreno è zeppo di tracce ed il fondo è cedevole.

Nelle traversate di erg si affrontano pendii decisamente più importanti ma più brevi.

Nel caso dell’Akakus l’unica difficoltà consiste nel tenere in rotta il veicolo nonostante la miriade di rotaie di sabbia molle.

Non è possibile percorrere questo pendio in senso contrario: l’estensione della salita impedisce anche ai più potenti mezzi di arrivare a scollinare, perlomeno nelle condizioni di carico in cui si è costretti a viaggiare in queste regioni.170 cv di un HDJ80 ben spremuti da un abile pilota non hanno avuto ragione della famigerata salita…Forse scaricandola dei 150 litri di scorte di nafta, dei 100 litri d’acqua e dei 100 kg di viveri ce l’avrebbe fatta; Cattone dice che è possibile: e quell’HDJ credo ritenterà, se ripasserà in zona…

Fonti:clup guide,Polaris guide,rilevazioni personali

ITINERARIO AKAKUS – MATHENDOUSC via TAHAHA (Libia)

AVVICINAMENTO: La strada asfaltata esce da Ghat verso Sud.Dopo 7 km si giunge in prossimità dell’oasi di El Barkat. Al km 23 da Ghat siamo ad Esseyen. I controlli di polizia sono meticolosi:

a qualche chilometro ad ovest svettano i pinnacoli del Tassili che dominano Djanet, in Algeria.

Al km 30 si giunge a Tin Beibe, dove si subirà un ennesimo controllo.Il posto di polizia è piuttosto strano, con aiuole di tronchi fossili ben curate ed ordinate.Solitamente i gendarmi non hanno fretta di far proseguire i turisti e spesso li invitano per un tè!

Nel gennaio 2000 non v’erano militari ad Esseyen ed il posto di blocco era smantellato.

A Tin Beibe c’era un solo militare che si è limitato a controllare i permessi della guida.

Da Tin Beibe parte la pista per Tin Alkum,Algeria, 8 km più a sud del posto di polizia.

La pista per l’Akakus segue il OuedAyadhar, un canyon sabbioso tra muraglie imponenti. Una delle guglie di queste falesie è l’Ayadhar, la vetta più elevata d’Akakus con i suoi 1480 mt.

Al km 50 da Ghat la pista sfiora un belvedere naturale che permette alla vista di spaziare sulla gola del ouadi Ayadhar, che scivola a destra della pista.Piccoli depositi di sabbia.Verso l’orizzonte le colline di sabbia dell’Erg Takharkhori. Il percorso lambisce le dune da ovest; in questa zona riparata dal ghibli dalla falesia che ci separa dall’Akakus vi sono, lungo il margine dell’erg, decine di macine neolitiche.

La pista s’incunea nei corridoi interdunari e giunge alla spaccatura del Oued Atunek, dove c’è un altro posto di polizia.Anche questi militari probabilmente cercheranno di passare un po’ di tempo con noi: vivono qui, fuori dal mondo e muoiono di noia…

Anche qui nel gennaio 2000 nessun posto di controllo, solamente sabbia…

Oltre il controllo si è costretti a risalire una grande duna che sbarra l’accesso. Dopo qualche passaggio delicato si affronta una spianata di sabbie consistenti che portano ad una discesa spaventosamente ripida che consente di scendere dalla spianata verso l’Akakus.

Siamo nel Ouadi Afaar;dopo una diramazione scendiamo nel Oued Bubbu. Di qui, con una breve deviazione si giunge all’Arco di Fozzigiaren. Sui massi nei dintorni si trovano vermi fossili dell’epoca dei trilobiti.

Risalendo verso Nord s’imbocca il Ouadi Teshuinat, ramo fluviale principale d’Akakus.Siamo in un vallone meraviglioso che corre parallelo alla falesia che domina ad oriente Ghat.

Ancora archi rocciosi e canaloni.Al Ouadi Amenal la pista serpeggia tra stupefacenti funghi di pietra che ci accompagnano fino al pozzo di Inn Hannia, crocevia di piste verso Serdeles, Ouan Kasa ed Anai.

Oltre Inn Hannia si scende nella parte centrale del Oued Teshuinat, regione ove si riscontra la maggior concentrazione di siti rupestri, battuta da Fabrizio Mori per 50 anni.

Di qui gli Ouidian si dipartono a raggera a 360° e tutti contengono importanti stazioni rupestri.

I punti Gps delle maggiori sono riportati sulla Guida Polaris che ognuno di noi possiede.

Ritornati ad Inn Hannia si prosegue poi verso oriente alla volta dell’Iguidi Ouan Kasa per raggiungere Tahaha e quindi il Mathendousc.

Da Inn Hannia la pista scorre verso oriente.Le falesie si appiattiscono sempre più fino a scomparire in una pianura di ciottolame fine, una hammada sterile e desolata.Attenzione: avvallamenti con sabbia molle lungo il tracciato della pista principale. All’orizzonte svettano le dune del Ouan Kasa che incontriamo dopo circa 60 km dall’incrocio di Inn Hannia. Subito prima dei primi contrafforti sabbiosi incrociamo una pista che taglia a tutto Sud:conduce al valico di Anai, al confine con il Niger.

L’accesso all’erg avviene attraverso una immensa spianata pietrosa, con qualche avvallamento sabbioso.

Di colpo il primo cordone ci sbarra la strada, ma il superamento è facile anche con gomme a 1,5 atm e più. Due piccole dune e si corre in ampio gassi di sabbia abbastanza consistente, se si resta lungo i margini dei cordoni che scorrono da ovest ad est su entrambi i lati della valle.

L’uscita dall’erg avviene con la stessa facilità con cui si è affrontato l’ingresso.

Oltre lo sbarramento la pianura sabbiosa si estende fino al Messak.Tracce in tutte le direzioni.

Si notano le torri di Abahoa diritto ad est,ma è sicuramente più conveniente puntare a Nord est, verso Tahaha, che si distingue dai tozzi torrioni subito a nord di Abhaoa.

Dal passo si scende ancora su sabbia per una decina di km, accompagnati a destra ed a sinistra da imponenti balconate di arenaria. Si sale quasi impercettibilmente fino al piano del tavolato.

E qui incominciano le pietre.La pista è dura, ma abbastanza scorrevole.Mantenendo le gomme a pressione ridotta (1,8 atm) è più facile evitare le forature, perché il profilo degli pneumatici se leggermente sgonfi si adegua alle asperità senza lacerarsi.

Finalmente a destra si profilano le prime immense dune dell’Edeyen di Murzuq. Il Ouadi Beriuij non si vede: è una ferita che taglia l’hammada e lo incroceremo più a nord, a circa 30 km dalle dune dell’estremità nor-occidentale dell’Edeyen.

La pista è qui larga diverse decine di metri;le tracce costeggiano i massicci dell’erg per poi penetrare in una zona di bassi cespugli (alcuni fioriti nel gennaio 2000).

Oltre i cespugli di nuovo la pietraia, fino alla spacatura del ouadi Beriuij, che compare d’improvviso.

Lasciare i veicoli sul margine del canyon e scendere a piedi fino al letto sabbioso.

Tutt’intorno gli splendidi graffiti.

Raccomando agli interessati all’argomento specifico il libro edito da Polaris “Libia-Arte rupestre nel Sahara”.

Fonti: clup guide, Polaris guide, rilevazioni personali

RoboGabr’Aoun

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