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Libia, Murzuq a cura di Sergio

– Posted in: Africa, Nord Africa, Resoconti di viaggio

By Sergio
Originally Posted Friday, November 4, 2005

Evidentemente ques’anno è di moda il Murzuq!

È da qualche mese che ho intenzione di pubblicare il resoconto di questo viaggio; sono stato battuto sul tempo, ma provo a recuperare!

se non altro per offrire una rotta leggermente differente e altrettanto impegnativa.

Viaggio di 2 settimane, dal 19.02 al 05.03:2005

Partecipanti:

Antonio e Stefano – Defender 90

Gian e Luciano – Toyota KZJ 90

Piero e Cinzia – Toyota KZJ 90

Sergio e Mara – Defender 110

Simone e Pier – Toyota HJ 60

Vittorio, Elsa Katia e Ivano – Toyota HJ 78

Valerio e Giuseppina – Toyota HJ 78

Domenica 20: sbarcati agevolmente a Tunisi iniziamo a macinare chilometri su asfalto; non so come, ma siamo arrivati fino a Ben Guardane ovviamente a notte inoltrata.

Lunedì 21: dopo poche ore di sonno, attraversiamo la frontiera e in 3 ore circa di formalità siamo in Libia. E pensare che le targhe erano già pronte! Altra giornata tirata: arriviamo a Sebha verso l’una di notte (oltre 800 km).

Martedì 22: Solito problema gasolio: manca ad Alwaynat e a Traghan. Puntiamo allora Murzuq, modificando i nostri piani perché lì ce n’è.

Finalmente la sabbia! Sgonfiamo ed entriamo nell’erg; ma c’è un piccolo problema: la nostra guida dice di non sapere minimamente la strada e di non essere in grado di compiere l’attraversata!

Superato l’inevitabile stupore, contattiamo direttamente l’agenzia libica via satellitare e concordiamo di cambiare necessariamente la guida. Facciamo campo a soli 6 km dall’inizio della sabbia e Valerio, Simone e Pier tornano a Murzuq per il cambio guida.

Dopo cena li vediamo ritornare ma senza guida; ci raggiungerà il giorno dopo; è da poco partita da Sebha! Le cose sembrano cominciare maluccio.

Mercoledì 23: conosciamo Omar, la nostra nuova guida. Dopo pranzo, sosta in un “ricco” paleosuolo. A fine giornata abbiamo percorso 98 km, senza particolare difficoltà.

Giovedì 24: guardando la cartina diciamo ad Omar che vogliamo dune e “le vogliamo alte!” E allora cambiamo rotta, puntando decisamente verso Ovest.

Cambiano le dune in altezza e iniziano le difficoltà: in un passaggio a cavallo di due catini, uno di qualche metro l’altro enorme, il Toyota di Vittorio si mette un po’ troppo di traverso. Scarichiamo il possibile l’auto, liberando completamente la bagagliera; inutile provare a scavare con la pala o tirare con il verricello, il posteriore del 78 punta il catino (quello piccolo). Omar allora decide di fare da contrappeso con il suo Toyota: si butta dentro il catino enorme, spaventoso per profondità e pendenza, inizia a girarci dentro per poi dirigersi verso il punto dell’insabbiamento; arriva fin dove può e attacca la strop alla bagagliera del 78. Grazie al verricello, l’auto guadagna lentamente terreno ed esce dopo un ora e mezza di apprensione. Intanto tutti gli occhi sono puntati su Omar per vedere come fa ad uscire dal catino: con ampissimi cerchi, violentando tutti i cavalli a disposizione (ndr Toyota 80 a benzina!) esce con una facilità disarmante! tutti a bocca aperta!

Proseguiamo valicando dune sempre più impegnative. Tappa di 64 km; lo scenario è decisamente cambiato, una infinità di dune, vallette e catini insidiosi; uno spettacolo!

Venerdi 25: l’inizio è suggestivo: sembra di percorrere dei sentierini di montagna, con strapiombi da una parte e dall’altra, non c’è roccia, tutta sabbia, ma l’atmosfera è quella. Inoltre, sarà la luce e il riverbero del mattino, ma i gassi che vediamo dall’alto (siamo oltre sui 700 m s/l) sembrano mare!

Poco più tardi affrontiamo un catino decisamente ostico, per pendenza, profondità e inconsistenza del fondo. Chi passa per primo ovviamente è avvantaggiato mentre le ultime macchine raggiungono a stento la vetta: necessario spingere e stroppare.

Prima di pranzo in una apparente piana, fatichiamo non poco per una insabbiata di gruppo. Arriviamo finalmente in un gassi e possiamo rilassarci un po’.

Ma volendo puntare Ovest, dobbiamo abbandonarlo e cercare un varco tra le dune. Spesso Omar arriva in cima, con la macchina in bilico, guarda come è sotto e se non va bene mette la retro e via! Tappa di 89 km.

Sabato 26: a soli 4 km circa dal campo (meno di 2,5 km in linea d’aria) iniziano i problemi. Seguo da vicino la macchina della guida che con semplicità sale in costa ad un cordone di dune per entrare nella valletta sottostante. Al suo passaggio vedo davanti a me come una valanga di sabbia. Così non si passa. Scegliamo la linea più dritta per salire nonostante la forte pendenza; scollinato a fatica, sotto ci attende una valletta con qualche arbusto e lunghi tratti di fech-fech anche verso la ripida e lunga uscita. Le prime macchine con ampi giri di rincorsa riescono a passare non senza difficoltà. Anche l’uscita presenta problemi perchè appena raggiunta la cima, c’è un piccolo dente con un altro avvallamento molto molle. Complice il terreno ormai ‘arato’ il Toyota di Vittorio non va su e dopo un po’ di tentativi, Omar si mette alla guida. Usa la stessa tecnica fatta vedere ieri con la macchina di Valerio: lancia il Toyota altissimo sul crinale opposto per poi puntare giù e attraversare il molle con tutta la velocità possibile. Qualcosa però non va come previsto, e raggiunto l’apice della salita, la macchina stalla un attimo e forse spegnendosi, inizia a ribaltarsi lateralmente fino al fondo della valle. Dopo cinque giri si ferma sulle ruote, Omar miracolosamente illeso (nonostante fosse senza cinture). All’apparenza i danni (notevoli) sembrano solo alla carrozzeria, il telaio è a posto, il parabrezza intatto. Proviamo con paura l’accensione, senza forzare. C’è troppa resistenza: Simone e Piero iniziano allora a smontare gli iniettori per spurgare l’olio arrivato nel motore. Tutto sotto un incessante vento! Dopo circa 2 ore di lavoro, il Toyota è di nuovo in moto, tutto sembra funzionare. Vittorio prova a portarlo su, fin dove si riesce; stessa cosa per Valerio, dato che la sabbia ormai è troppo ‘smossa’. Ci vogliono quasi altre 2 ore per guadagnare la vetta, con verricelli, spinte e 8 piastre! Siamo di nuovo in marcia: controllo i waypoint segnati, tra quello prima dell’incidente e il successivo sono passate 6 ore!

Proseguiamo con apprensione; le dune e le insidie non sono ancora finite. Arriviamo su un complesso sistema di dune, cerchiamo possibili passaggi a piedi ma non ce ne sono, dobbiamo aggirare l’ostacolo. Passaggio tutto in costa in pendenza laterale fin quando finalmente troviamo il varco giusto. L’ultima difficoltà è rappresentata da una parete lunga e ripida, con pericolosi gradini verso la sommità: i primi e le macchine piccole passano, gli altri solo con le strop. Raggiungiamo finalmente un largo gassi. Esausti e demoralizzati ci fermiamo oltre il tramonto per il campo. Oggi abbiamo fatto 44 km!

Domenica 27: vogliamo uscire!!! cerchiamo di seguire il più possibile i gassi, ora più ampi. Stranamente puntiamo verso nord per un per un po’ di km e poi ancora un’altra ventina di km WNW, Ed ecco finalmente l’uscita! Rigonfiamo le gomme e puntiamo decisi SW verso l’Akakus.

Rivedo archi e colonnati visti anni prima, inevitabile la riflessione sui come siano cambiati questi luoghi magici per effetto del turismo: tracce ovunque, bottigliette di plastica e segni di presenza umana poco civile o consapevole.

Comunque per oggi abbiamo fatto 274 km, segno che le tappe da oggi in poi inizieranno ad allungarsi sempre più.

Lunedi 28: giornata trascorsa girando per le valli dell’Akakus puntando ormai verso Nord. 177 km di tappa.

Martedi 01: nella prima mattinata ritroviamo l’asfalto lasciato circa 800 km fa! Un po’ di shopping a Serdeles/Alwaynat, poi come al solito, maciniamo chilometri. Lungo la strada, un miraggio: un gruppo di ciclisti in mtb! Prima del tramonto siamo di nuovo a Sebha. Scopriamo che oggi è festa nazionale ed infatti il parcheggio dell’hotel (e nostra ‘zona notte’) ospita una infinità di ragazzini vestiti da boy-scout inneggianti foto di Gheddafi, pronti a sfilare insieme alla banda che sta facendo le ultime prove. Poco dopo tutta questa folla verde si riversa nelle strade, paralizzando il traffico. Oggi percorsi 480 km.

Mercoledi 02: 840 km di monotono asfalto, ci portano a Sabrata.

Giovedi 03: nella mattina visitiamo gli scavi e poi in marcia fino al confine. L’uscita dalla Libia dura circa 3 ore, dato che arriviamo in contemporanea con gli enormi mezzi di assistenza del Libya Desert Challange e soprattutto perché le autorità hanno fermato due auto di turisti cariche di macine e altri reperti. Quindi ogni auto entra nell’hangar e viene ispezionata. Questa volta hanno veramente ragione!

Per sera, finalmente cena come si deve a Mahres e hotel carino.

Venerdi 04: all’ora di pranzo arriviamo a Tunisi, giro nel souk e poi alla Goulette per l’imbarco. Si torna a casa!

Il viaggio è stato sicuramente faticoso e ‘tirato’ per 2 settimane.

L’incidente occorso ha purtroppo messo un po’ in ombra il valore di Omar come guida; forse l’eccessiva confidenza con la sabbia ma non con il mezzo sono stati la causa di questo grave errore. Certo, poteva andare decisamente peggio!

E pensare che essendo per mia moglie la prima esperienza sahariana, volevo farle fare una cosa tranquilla!!!

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