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Marocco in Moto By Cristina e Alessandro Bignami

– Posted in: Africa, Nord Africa, Resoconti di viaggio

By Cristina e Alessandro Bignami
Originally Posted Sunday, September 15, 2002

 

MAROCCO IN MOTO 2002

di Cristina e Alessandro Bignami abignami@virgilio.it

Honda Varadero XL1000V

TAPPE

24/08/2002: MILANO – GENOVA PORTO (km 190)

Sveglia alle 4,30, chiudiamo la casa ed eccoci in moto…… molto carica!

Due ore di viaggio tranquillissimo ci consentono di raggiungere il porto di Genova dove, grazie alle OTTIME indicazioni, impieghiamo 40 minuti per NON trovare l’imbarco (l’avevano spostato); solo grazie a due gentili finanzieri riusciamo a trovare la nostra nave, la mitica Marrakech.

Fatto il check-in ci imbarchiamo, leghiamo saldamente la fida moto e ci sistemiamo in cabina. Tascorrerremo 54 ore di fantastico relax, mangiando, chiacchierando, dormendo e iniziando ad entrare in contatto con la cultura marocchina in quanto siamo tra i pochissimi italiani a bordo.

 

25/08/2002: TRAGHETTO

La cosa interessante del traghetto è che si possono sbrigare le formalità doganali a bordo……. qui la seraficità dei funzionari marocchini non disturba molto poiché non c’è altro da fare che godersi la traversata e passare il tempo: tanto vale trascorrerlo in modo utile!

Facciamo anche la carta verde per la moto (vedere costi in fondo).

 

26/08/2002: TRAGHETTO – TANGERI – CHEFCHAOUEN (km 113)

Attraversiamo lo Stretto di Gibilterra brevemente scortati da un branco di delfini bellissimi che, speriamo, siano di ottimo auspicio.

Sbarcati a Tangeri, in 10 minuti siamo fuori dal porto ma, comunque, siamo stati già assaltati da varie “guide” locali ;). Sosta in banca per convertire gli Euro in Dirham e via attraverso i monti del Rif.

In pochi chilometri già cogliamo i segni di una realtà che fa meditare: gli uomini sono al bar o al lavoro mentre donne, bambini e ragazzi vendono le loro merci (fichi, fichi d’india, vasellame e spesso hashish o marjuana) a lato della strada. La spazzatura è ovunque e l’insieme fa capire perché molti cercano fortuna altrove.

Immancabili gli asini “parcheggiati” nei prati o davanti a casa.

Dopo un paio d’ore (forse meno poiché il tempo qui ha un’altra dimensione) arriviamo a Chefchaouen dove ci sistemiamo in campeggio. Questo è semplice ma abbastanza pulito (più di alcuni campeggi italiani), il ragazzo alla reception è gentilissimo e ci COMPRA due sigarette….. incredibile! Piazziamo la tenda e alla sera ceniamo nel ristorantino del campeggio: economico e cibo buono.

 

27/08/2002: CHEFCHAOUEN (km 5)

Complice il fuso orario ci svegliamo presto e rapidamente scendiamo in centro. Sistemata la moto in un parcheggio custodito iniziamo la visita di questa strana città.

Il nucleo antico si snoda attorno alla piazza Uta el-Hammam dove, nel café Mounir, facciamo colazione. È un’ottima occasione per guardare la vita fluire davanti a noi e iniziare a prendere “contatto” con le abitudini di questo popolo.

Questa piazza è dominata dalla Grande Moschea (XV secolo) caratterizzata dalla torre ottagonale: essendo proibito per gli “infedeli” l’ingresso in questi edifici sacri, ci accontentiamo di una visita “esterna”.

Lasciamo la piazza e iniziamo a passeggiare senza meta tra i candidi vicoli della medina, osserviamo un tessitore al lavoro, le splendide porte contornate da piastrelle multicolori, rifiutiamo gentilmente le offerte di fumo che, curiosamente vengono fatte più a Cristina che a me, ammiriamo l’antica porta della città (Bab al Ansar), vediamo i lavatoi dove le donne, con grande fatica, lavano i panni, gustiamo i fichi che una signora ci vende (GUSTOSISSIMI): in pratica ci godiamo questa incredibile atmosfera.

Pranziamo in un locale tipico (Restaurant Granada) che a dispetto del nome è molto marocchino: in ogni caso il cibo è buono e il locale abbastanza pulito.

Unica delusione della giornata: il martedì è giorno di chiusura della Kasbah e così non possiamo visitare altro che i suoi giardini.

Serata e cena in campeggio.

 

28/08/2002: CHEFCHAOUEN – FÉS (km 240)

Partiamo di buon’ora alla volta di Fés. Il paesaggio è mutevolissimo: ora verde, ora brullo, ora con i campi coltivati! Lungo la strada uomini e donne, a volte a piedi, a volte con l’asino, vanno e vengono da alcuni mercati che incontriamo in vari paeselli. Pochi sembrano essere i fortunati che possiedono una casa vera e propria, più spesso si tratta di vere e proprie baracche, ma almeno un tetto c’è.

Dopo circa 5 ore (la strada non sempre è in buone condizioni e la moto è molto carica) arriviamo a Fés: sono le 13 e fa molto caldo. Già dalla periferia siamo “assaltati” da simpatici personaggi che, a bordo di motorini incredibili, ci urlano che “loro conoscono un buon posto dove stare!”. Ce ne liberiamo dicendo che non ci fermiamo a Fes e proseguiamo verso la medina. Appena arriviamo in zona non riusciamo a sfuggire ad un ragazzo che ci consiglia la Pension Batha (da non confondere con l’Hotel Batha che è lì vicino): essendo una delle nostre possibili scelte accettiamo di buon grado di farci accompagnare lì e affittiamo una stanza con bagno per 3 notti. La pensione è decorosa, a buon mercato e a 300 metri dall’ingresso della medina. La moto la sistemiamo in un vicino parcheggio custodito.

Depositati i bagagli ci avventuriamo nella medina. L’impatto è fortissimo: ragazzini (e ragazzine) ci circondano subito cercando di “acchiappare il turista”; qualcuno di loro è anche prepotente e maleducato. Insistiamo nel nostro proposito di girare soli ma dopo mezz’ora Cristina, all’ennesimo “Comment ca va?” (Come va?) di un venditore, esplode dicendo che “Va malissimo!”. Il simpatico ambulante ci spiega come fare per non essere disturbati ma, mentre chiacchieriamo con lui, un ragazzino (Alì) con uno sguardo birichino e una notevole simpatia, ci convince a farci accompagnare da lui nei vicoli della medina. In questo modo risuciamo a visitare tutti i luoghi più belli di Fés: le concerie, la Moschea Kairaouini, l’Università Kairaouini (fondata nel IX secolo da una donna), la Moschea Andalusa. Tuttavia la medina è bella in sé e, complice una temperatura non eccessivamente alta, siamo solleticati, anziché stroncati, dagli odori di questo luogo magico. Lasciato Alì con il dovuto compenso, andiamo a cena nella zona, ricca di ristorantini interessanti, della porta Bab Bou Jaloud.

A nanna presto.

 

29/08/2002 TOUR DI FÉS

Questa volta ci siamo riusciti: giro di Fés in solitaria! Dedichiamo la mattina alla medina e a qualche acquisto, il pomeriggio al museo Dar Batha con le sue splendide collezioni di terracotte e a Fés el Jdid (il quartiere ebraico). Qui in compagnia di un custode munsulmano, due cristiani (noi) hanno visitato la Sinagoga del XVII secolo…… il pensiero va al Medio Oriente e alla situazione nel mondo: è così semplice convivere tutti in pace, perché non si riesce a farlo su larga scala?

Ritornando verso l’albergo, convinti di aver acquistato delle olive in salamoia, addentiamo delle spettacolari PRUGNE in salamoia! Cristina le trova eccezionali, io un po’ meno e mi spiego lo sguardo perplesso del negoziante che ce le ha vendute.

Cena e nanna.

 

30/08/2002: FÉS – MEKNES – VOLUBILIS – FÉS (km 180)

Dopo aver fatto colazione Cristina ha il piacere di provare un abito marocchino che Azrae (la simpatica universitaria che d’estate, per raccogliere qualche soldo, fa la receptionist alla Pension Batha) le ha prestato per fare un paio di foto.

Dedichiamo il resto della mattina al raggiungimento ed alla visita di Meknes.

Anche qui ci lasciamo travolgere dal flusso di persone che percorre la medina, visitiamo la Medersa e tutti i vicoli più o meno tortuosi di questa città. Notiamo che è più pulita di Fés (hanno anche i cestini della spazzatura) ma anche un po’ meno caratteristica.

Assaggiamo degli spettacolari dolci al miele appena sfornati: sono così nutrienti che… non pranziamo!

Nel pomeriggio decidiamo di visitare il sito archeologico di Volubilis, ultimo avamposto romano in Africa nel II-III sec. D.C.. Le rovine sono incredibilmente belle con mosaici ben conservati, peccato che non volendo effettuare il viaggio di rientro a Fés col buio, dobbiamo visitarlo nel primo pomeriggio: CHE CALDO!

Rientro a Fés, cena e nanna.

 

31/08/2002: FÉS – IFRANE – AZROU – MIDELT (km 285)

Dopo la colazione ci congediamo da Azrae e partiamo alla volta di Midelt. Prima di arrivare a Ifrane imbocchiamo il “Giro dei laghi” che…sono “fantasma” in quanto completamente in secca.

L’itinerario, comunque, ci consente di vedere come vive la gente da queste parti: pastorizia, qualche coltivazione e tanta miseria. La cosa che lascia interdetti è che a 10 chilometri di distanza, a Ifrane, cambia tutto e sembra di essere in Svizzera. Si vedono belle case, belle macchine, bella gente e, udite udite, bambini che fanno i capricci!!!! Durante il nostro soggiorno in questo paese solo qui abbiamo visto dei bambini fare i capricci nello scegliere una brioches o qualcos’altro. È proprio vero: più si sta bene e meno si sa apprezzare quello che si ha.

Girovaghiamo un po’ per la città e cerchiamo di visitare la celebre ed altolocata Univerisità: impossibile! non è consentito. Il bello è che non è scritto da nessuna parte.

Ripartiamo e poco dopo Azrou incontriamo le Scimmie di Berberia: sono lì, a bordo strada, tra un cedro e una quercia a rimpinzarsi di ciò che trovano Proseguiamo il nostro cammino. La strada sale fin oltre i 2000 metri, il vento (immancabile) è fortissimo e io mi devo fare in quattro per non sbandare troppo. Il panorama, intanto, si fa più brullo e dopo un po’ iniziamo ad entrare nella zona pre-desertica: fantastico! Per noi che non siamo abituati a certi spazi il contesto ambientale è emozionante, inquietante ma soprattutto esaltante! Dopo qualche tempo arriviamo a Midelt dove veniamo “agganciati” da un ragazzo che ci porta all’Hotel Atlas. Questa scelta si rivela eccezionale! L’albergo è economico, pulitissimo e la cena, preparata sul momento, è ottima. Tuttavia non è questo che ha reso questa tappa eccezionale: il nostro accompagnatore ci porta, prima di cena, in giro per la città. Probabilmente siamo gli unici due turisti italiani ma con lui possiamo muoverci con sicurezza. Approdiamo in un café dove gustiamo l’ennesimo the alla menta e, contemporaneamente, facciamo una traduzione dal francese (parlato da Cristina) all’inglese (parlato da me) di una lettera ufficiale per un amico di Alcatel. (Nota: Alcatel, che normalmente vive ad Essaouira e non ha un titolo di studio, parla 7 lingue ma, essendo la lettera ufficiale, non si se la sente di tradurla direttamente al suo amico perché alcuni vocaboli non li conosce bene).

Dopo cena il nostro nuovo amico ci propone di uscire con lui e suo cuginoper visitare la Kasbah dove facciamo la conoscenza della popolazione berbera. Sono persone incredibili, ospitali, gentili, tolleranti nei confronti di tutti: bisognerebbe imparare da loro alcune di queste qualità! Alcatel costituisce la carta vincente perché può farci da interprete consentendoci di comunicare con queste persone.

Veniamo poi coinvolti in un matrimonio, da cui riusciamo a defilarci (i matrimoni berberi durano anche 4 giorni!!!!) e concludiamo la serata in un negozio di artigianato berbero dove ci vengono spiegati i vestiti (che ci fanno anche indossare) tipici di questo popolo e le storie che i tappeti narrano iconograficamente.

Andiamo a dormire veramente esaltati da questa esperienza.

 

01/09/2002 MIDELT – ERFOUD – MERZOUGA (km 230)

Sveglia alle 5,30; preparazione della moto e sorpresa: Cristina regala dei profumi mignon alla ragazza che gestisce l’albergo e riceve in cambio una fantastica Djalaba (vestito tipico delle donne marocchine) perché (cito) “sei molto gentile”. Commossi da questo importante dono, partiamo alla volta di Erfoud. Dobbiamo tralasciare il Cirque du Jaffar perché il tempo è poco e il meteo fa schifo: le montagne sono coperte di nuvole basse!

Accompagnati dal fiume Ziz ci inoltriamo nelle omonime gole. Il paesaggio è fantastico: il rosso dei costoni contrasta col blu del cielo e col verde della vegetazione lungo il fiume. Al termine delle gole ci sorprende la vista di un magnifco lago (artificiale): fa impressione vedere tanta acqua in mezzo a questo paessaggio desertico.

Raggiungiamo e superiamo Er Rachidia: il caldo aumenta, il vento sembra essere prodotto da un asciugacapelli. Ad un certo punto la strada sprofonda in un taglio nella terra: eravamo su un altopiano così vasto che non si capiva che fosse tale. Scendiamo fino a fondo valle ammirando uno splendido palmeto che per molti chilometri ci accompagna fino ad Erfoud.

Qui sostiamo per rigenerarci con delle spremute d’arancia e un discreto pranzetto, naturalmente cercando di toglierci di torno i “simpaticoni” che lanciano jatture incredibili sul fatto di voler andare a Merzouga per conto nostro. Non diamo ascolto a nessuno e partiamo ma, purtroppo, qualcuna delle jatture ha fatto centro: il tempo cambia, all’orizzonte nuvoloni neri si addensano e alle spalle un forte vento alza nuvole di sabbia gialla molto dense. Dopo una rapida consultazione con Cristina decidiamo di ricorrere (ARGH!!!) al noleggio di un 4×4: la moto è molto carica e se, malauguratamente, il maltempo ci cogliesse a metà strada sarebbero guai. All’inizio della pista notiamo un tizio che ci fa dei cenni, lo interpelliamo e lui ci porta da un suo conoscente che ha il fuoristrada. Trattiamo il prezzo, lasciamo la moto ben coperta a casa del “tipo” e partiamo per Merzouga. Il bello, nell’arrabiatura di non poter “far da noi”, è che questo signore non segue la pista diretta ma ci porta per piste secondarie. Abbiamo così modo di vedere i dromedari liberi, un’oasi, un villaggio di “residenti del deserto” e, finalmente, l’hammada e le grandi dune.

Veniamo alloggiati all’Hotel Yasmina, proprio sotto le dune. L’albergo è un po’ caro ma dall’atmosfera tipicamente berbera. L’esperienza di stare con questa gente sotto le NUVOLE e un po’ di pioggerellina mentre si suonano i bonghi è quantomeno originale.

Quindi, dato il tempo, niente tramonto e niente alba sulle dune: pazienza, è una scusa in più per tornare in questo bel luogo; in ogni caso passeggiare su queste “montagne” rosse è sicuramente “da brivido”.

02/09/2002 MERZOUGA – ERFOUD – TODRA GORGES – DADES VALLEY – AIT BEN HADDOU (km 452)

Sveglia all’alba per vedere il sole sorgere dietro alle dune ma, come già detto, pioggia (poca) e nuvole annullano lo spettacolo.

Dopo colazione, con il pullmann dei pendolari del deserto (uno scassato furgone Mercedes senza ammortizzatori) raggiungiamo la moto e da lì partiamo per le Todra Gorges.

Il paesaggio è molto particolare e mutevole, ogni curva o saliscendi riserva nuove visuali.

Arrivati all’imbocco della valle iniziamo a salire rapidamente e, in pochi chilometri, raggiungiamo la parte più stretta delle gole. Affrontato un piccolo guado, eccoci tra i costoni alti più di 300 metri: ci si sente molto piccoli! Percorriamo un piccolo tratto di queste gole e, rammaricandoci perché a causa del carico non possiamo fare il giro completo che ci porterebbe direttamente nella Dades Valley, torniamo sui nostri passi.

Ripresa la valle principale (la Valle degli Uccelli) percorriamo rapidamente la distanza che ci porta all’imbocco della Dades Valley. Il percorso è molto tortuoso, l’asfalto è in pessime condizioni (per i primi 20 km) ma il panorama è superlativo: al verde sfolgorante nel fondo valle si oppone il colore rossastro delle mura delle innumerevoli Kasbah ai due lati della valle…. veramente eccezionale! Superati i primi 20 km l’asfalto diventa PERFETTO (!!!!) e dopo un’arrampicata simile a quella del Passo dell Stelvio arriviamo alle Gole del Dades: il tratto è così stretto che esiste solo lo spazio solo per strada e fiume.

Dietro front e via verso Ait Ben Haddou!

La stanchezza inizia a farsi sentire, ma i chilometri vanno via veloci; superiamo Ouarzazate (dove facciamo il pieno, ma in realtà la “verde” si trova anche al bivio per Ait Ben Haddou), e finalmente imbocchiamo la strada per questo mitico paesino.

Alloggiamo all’Hotel “La Baraka” (il nome è beneaugurate nella lingua locale) con il culo decisamente in fiamme. Facendo onore al proprio nome l’albergo ci offre una stanza molto confortevole ed una cena abbondante e strepitosa.

Durante i meritati bagordi gastronomici conosciamo una simpatica coppia di Bologna e trascorriamo la serata insieme. Per di più un “locale” ci accompagna a casa sua per mostrarci i tappeti (e per cercare di venderceli): l’esperienza serve per imparare qualcosa su questi bellissimi manufatti artigianali!

Alle 23 crollo schiantiamo dalla fatica….. nella versione cartacea di questo racconto si vede dalla grafia il livello di “fusione”!

 

03/09/2002 AIT BEN HADDOU – MARRAKECH (km 186)

Usiamo parte della mattinata per visitare la Kasbah di Ait Ben Haddou. L’attraversamento del fiume, solitamente in secca, deve avvenire via mulo poiché le piogge dei giorni precedenti hanno generato un discreto flusso d’acqua….. molto sporca!

Questa “fortezza” è descisamente suggestiva e ci lasciamo trasportare dalla fantasia immaginandola come doveva essere durante il suo “periodo d’oro”.

Ripresa la moto, sempre a causa delle piogge dei giorni precedenti e del grigiore del momento, abbandoniamo l’idea di percorrere la “Valle delle Meraviglie” perché impraticabile.

Percorriamo quindi la strada “normale”: il famoso Tizi’n’Tichka. È un passo molto bello dal punto di vista paesaggistico, è LUNGHISSIMO (circa 150 dei 186 km della giornata) e spesso la strada è coperta di argilla che la rende scivolosa.nIl risultato è: 3,5 ore per fare 180 km!

Giungiamo a Marrakech e riassumerò questa città in una sola frase: STATENE LONTANI!

È cara (tutto costa circa il triplo del normale), ci si trovano la pizza (!) e i tortellini alla bolognese (!!!), tutto sembra finto (e probabilmente lo è), gli abitanti e gli albergatori sono maleducati (tanto, passato un turista, certamente ce n’è un altro).

State lontani dall’Hotel Minaret: sono bravissimi a farvi fare il check in e poi sono veramente sfrontati…. abbiamo speso un capitale per pagare dei servizi che non abbiamo ottenuto (leggi doccia calda).

Su questa città non aggiungo altro.

 

04/09/2002 MARRAKECH – CASCATE D’OUZOUD – BENI MELLAL (km 276)

Cerchiamo di lasciare rapidamente Marrakech, ma non è semplice, le indicazioni non esistono e questa maledetta città averci “ingoiato”. Finalmente con l’aiuto del sole e un po’ di orientamento ce la lasciamo alle spalle.

Percorrendo la strada che da Marrakech conduce a Fés (P24) sulla destra si trova una strada dipartimentale (6112) che porta a Demnate, da qui proseguiamo per Imi-n-Ifri dove si trova uno spettacolare arco naturale che attraversa una stretta valle. Attenzione: sull’arco passa la strada, non bisogna superarlo e, soprattutto, lasciando il veicolo nello spiazzo bisogna usare la discesa sulla SINISTRA (arrivando) e NON quella di destra.

Ovviamente noi, non sapendolo, cerchiamo di scendere da destra….. caliamo un velo sull’impresa. L’arco comunque è gradevole.

Da quest’ultima località, per strade e stradine, arriviamo alle cascate d’Ouzoud. Lo spettacolo è imponenente: 110 metri di salto, tre cascate, tanta acqua! Incredibile. Sostiamo lì per un’oretta approfittando della frescura per riprenderci.

Lasciate le cascate, sempre su strade secondarie molto suggestive (che la Michelin dà come sterrate ma ora sono asfaltate), ci ricongiungiamo alla P24 e procediamo alla volta di Beni-Mellal. Questa non è una città turistica e si vede: non ci sono turisti! In compenso ci sono un sacco di macchine con targa italiana perché moltissima gente di quei luoghi vive e lavora in Italia.

Alloggiamo all’Hotel Es Saade, economico, pulito, con la doccia calda ma pubblica: quindi con l’ingresso che dà sulla strada e con l’acqua scaldata mediante una caldaia a legna (altro che boiler!)! Il gestore, molto gentile, tra l’altro ci fa parcheggiare la moto nella legnaia!!!

Ceniamo in un locale tipico e gustiamo un tea in un bar del luogo. Andiamo a letto presto.

 

05/09/2002: BENI-MELLAL – ASILAH (KM 500)

Nonostante io e Cristina abbiamo mangiato le stesse cose passo una notte da incubo! La mattina seguente decidiamo di partire comunque alla volta di Asilah (vicino a Tangeri).

Dopo 90 Km la mia pancia reclama una sosta e, colpo di fortuna, il cameriere del locale dove ci fermiamo conosce un rimedio per il “fetore” che ho in bocca e per la mia pancia: mi dà una spezia (presa in un ristorante lì vicino) da ingerire accompagnata da acqua. Ci provo, tanto…peggio di così! Dopo un po’ in effetti mi sento meglio e con molte più tappe del previsto, in serata giungiamo ad Asilah.

Durante il viaggio, oltre che le stazioni di servizio (i cui bagni a volte sono persino più puliti dei nostri), ci godiamo il panorama.

Piantiamo la tenda e un minuto dopo “svengo” nel sacco a pelo con vestiti e tutto. Ci rivediamo 14 ore dopo!

 

06/09/2002 ASILAH

Dopo un sonno ristoratore, la mia pancia e il mio stomaco tornano in piena efficienza.

Dedichiamo la giornata a questa curiosa città, somigliante a Chefchaouen e che fu patria del sanguinario bandito Raissouli.Trattandosi di una località marittima, ne approfittiamo per gustare prelibati piatti di pesce per cifre veramente irrisorie. Nel pomeriggio passeggiamo lungo la riva dell’oceano e alla sera, dopo uno stupendo tramonto, andiamo a letto presto.

 

07/09/2002 ASILAH – CEUTA –ALGECIRAS – GRANADA (Km 450)

Partiamo presto in modo da raggiungere Ceuta il prima possibile. La dogana sembra un girone dantesco e solo grazie alla pazienza, forza (e una strizzatina d’occhio al gendarme) di Cristina in “sole” due ore otteniamo i timbri d’uscita sul passaporto. L’alternativa è pagare, ma noi ci siamo impuntati di non cedere e così…. due ore volano! Facciamo il pieno a Ceuta (zona franca) e arriviamo giusto in tempo per imbarcarci sull’aliscafo.

Dopo 45 minuti siamo in Spagna e in autostrada verso Granada.

Un temporale ci regala una risciacquata e uno splendido arcobaleno doppio! Giunti a Granada alloggiamo all’Hotel Landzouri (Cuesta de Gomerez) a 5 minuti dall’Alahambra. Qui i prezzi si sono moltiplicati per 10: che shock!

Granada by night ci fa una buona impressione, per una sensazione diurna dobbiamo attendere l’indomani.

 

08/09/2002 GRANADA

Dedichiamo la giornata alla visita dell’Alahambra e della città. Entrambe meritano e la giornata ci è propizia: tempo stupendo e non troppo caldo.

Serata a passeggio e poi a nanna, domani ci attende una tappa massacrante!

 

09/09/2002 GRANADA – COLLIOURE (Francia) (Km 1095)

Partiamo alle 7, il buio è totale (in Spagna fa luce tardi) e per 12,5 ore la strada e la moto sono le nostre compagne. Soste per il carburante (spesso, date le medie), per fare un po’ di spesa (bisogna pur mangiare) e per far riposare le chiappe!

Alla sera, dopo una giornata di sole (e vento) stupendo, arriviamo in Francia sotto dei grossi nuvoloni neri…. confidando che non piova. Montiamo la tenda nel campeggio “La Girelle” (un po’ caro ma con tutti i comfort e la spiaggia quasi privata) e “sveniamo” in tenda.

 

10 e 11/09/2002 COLLIOURE

Due giorni di totale relax all’insegna del sole, mare, mangiare e dormire.

L’ultima sera fci viziamo con una insuperabile cena catalana a lume di candela al ristorante “La Pecherie”….. 34 euro spesi benissimo!

 

12/09/2002 COLLIOURE – MILANO (Km 847)

Partenza presto e, ancora una volta, la strada è la nostra compagna. Alla 19,30 un immancabile ingorgo sulla tangenziale Est (il solito) ci dà il benvenuto a Milano. Che voglia di tornare indietro!!!

 

CONSIDERAZIONI GENERALI

Questo viaggio ha costituito la nostra prima esperienza africana che si è rivelata totalmente positiva.

Durante la nostra permanenza in Marocco abbiamo avuto modo avuto modo di ammirare la bellezza dei paesaggi, di godere dell’ospitalità degli arabi (non sempre proprio disinteressata 😉 ) e dei berberi e, spesso, abbiamo avuto modo di riflettere. Il Paese infatti offre molti spunti per in questo senso.

Durante i chilometri nel deserto, vedendo in lontananza i nomadi, è naturale ammirare la forza di queste persone che sono in grado di vivere in un ambiente così ostile, mentre nel villaggio perso tra le sabbie del Sahara dove siamo NOI gli estranei che costituiscono lo “spettacolo” della giornata, è spontaneo paragonare la situazione dei nostri bambini, a volte straviziati, con quella di questi ragazzini che fanno i salti di gioia per una caramella oppure, con quelli delle città, che portano a spasso i turisti per tutto il giorno per guadagnare qualche Dirham.

Un episodio ci ha molto colpito: durante un trasferimento un sacchetto con 5 pagnotte ci è caduto dalla moto e ce ne siamo accorti solo dopo qualche chilometro. Essendo tutto il nostro pranzo siamo tornati indietro a cercarlo. Avavamo perso le speranze quando un bambino si avvicina al bordo della strada chiamandoci e mostrandoci il pacchetto: lo aveva trovato e ce lo ha restituito….. senza toccare nulla. Gli abbiamo lasciato caramelle, penne e qualche dirham e siamo ripartiti pernsando che, tutto sommato, poteva anche mangiarsi il pane e noi non lo avremmo mai saputo.

Fanno riflettere anche i contrasti che si possono vedere nei dintorni di Ifrane: 5 chilometri prima (e dopo) la gente vive in casette “molto modeste” e i bambini fanno i pastori, mentre a Ifrane città girano Mercedes e BMW e i bambini FANNO I CAPRICCI per la brioche che non è ritenuta quella “giusta”.

Fa meditare e sorprendere al tempo stesso la spontaneità, a noi purtroppo sconosciuta, del popolo berbero. Sembra una frase fatta (e probabilmente lo è) ,ma meno si ha e più si condivide.

Mai in Marocco ci siamo sentiti in pericolo o a disagio. Solo in qualche paesino particolarmente sperduto, ma dotato di parabole satellitari, abbiamo notato qualche sguardo “strano” al nostro passaggio. Ci è stato spiegato che molti marocchini credono che in Occidente i soldi siano guadagnati facilmente e che noi occidentali siamo tutti ricchi e benestanti. In effetti, rispetto a loro, lo siamo ma chi di loro ha vissuto o vive qui, oppure ha amici che si sono trasferiti qui, sa che non è facile neanche per noi guadagnarsi da vivere. In realtà molto più spesso il nostro passaggio ha scatenato corse di bambini verso il ciglio della strada per poterci salutare guardandoci come se fossimo stati delle grandi star.

Molto divertenti gli agenti della Gendarmerie che lungo le strade “extra urbane” qualche volta ci hanno fermato: molto formali, saluto militare, occhialoni e baffoni scuri…….. brivido! e poi (in francese): “Buongiorno, come va?” , “Dove andate?” “Di dove siete?” “Bella moto!” e poi “Buon viaggio!”; oppure, quando non ci fermavano, i gendarmi in moto ci salutavano agitando la mano come se fossimo stati dei vecchi amici. In questo Paese fare parte della police (vigili urbani) o della gendarmerie è motivo di grande orgoglio per le persone e si vede.

Incredibili sono alcune macchine “sgangherate” o camion/cimeli che circolano sulle loro strade: testimoniano un’economia che arranca, ma costituiscono anche un mezzo utile a questa gente volenterosa per mantenere la propria grande dignità e cultura.

 

BAGAGLIO

Abbigliamento e affini

Per questo viaggio ci siamo portati il minimo indispensabile; oltre ai vestiti che avevamo addosso alla partenza abbiamo messo “in valigia” quanto segue (a testa):

  • Un paio di pantaloni di scorta (jeans)
  • 5 t-shirt
  • biancheria intima (5 di ognuna)
  • un telo doccia (è servito solo nei campeggi)
  • un maglione
  • ciabatte di plastica
  • materiale da toeletta
  • t-shirt e campioncini di profumo da regalare

 

Abbigliamento motocilcistico

Non abbiamo materiale particolarmente tecnico:

  • due giacche impermeabili (quelle leggere che si possono piegare e mettere nel bauletto) e relativi pantaloni (Motoline)
  • anfibi per me e scarponcini da trekking (impermeabili) per Cristina: in questo modo abbiamo evitato scarpe di scorta. In ogni caso evitate sandali e sandaletti (in particolare le ragazze) perché, oltre che pericolosi in moto, nelle medine si calpesta un po’ di tutto
  • guanti leggeri
  • giubbetto jeans da usare sempre… a meno di non desiderare un’ustione di 3° grado dopo 5 ore in moto sotto il sole
  • un giubbetto multitasche in cui mettere documenti, chiavi e cose da non mollare mai. In moto lo tenevo sotto al giubbetto jeans

Materiale generico

  • Tenda completa
  • Sapone e corda per il bucato
  • Carta igienica (per i campeggi, ma non è sempre scontato trovarla anche negli alberghi)

Materiale per la moto

Di suo la moto era già attrezzata con crash bars laterali: evitano danni nei piccoli urti e nelle cadute; in eventuali incidenti riparano le gambe dei passeggeri (sperimentato (sigh) sulla mia pelle l’anno scorso).

Ho aggiunto il cavalletto centrale perché è utilissimo per la manutenzione, cambio gomme, regolazione catena e quant’altro.

Mi sono portato in aggiunta:

  • Kit riparazione foratura (tubeless) con bombolette di CO2 liquida
  • Bomboletta di riparazione foratura (schiuma)
  • Kit di attrezzi standard della moto
  • Cavo acceleratore e cavo frizione nuovi
  • Qualche cavetto d’acciaio extra con fermagli (tipo lambretta)
  • Falsamaglia catena (2)
  • ½ chilo di olio
  • Grasso spray per la catena
  • Pinza e cacciaviti extra
  • Brugole e bussole extra (con cricchetto): in realtà sono sempre a bordo della moto!
  • Martello (più per i picchetti della tenda che per altro ;)) )

 

Farmacia

Nulla di speciale sotto questo punto di vista:

  • Dissenten: più che altro una precauzione
  • Gastroprotettore: è stato utile per quando siamo stati poco bene
  • OKI (tipo Aulin) per mal di testa e infiammazioni varie
  • Garze sterili, cerotti e disifettante
  • Crema solare
  • Autan (per insetti e affini)
  • Prep: antico rimedio per tuto ciò che riguarda la pelle (secchezza, vesciche, infiammazioni al sedere e dintorni per le ore in moto)

Per il viaggio

  • Cartina Michelin 959: abbastanza precisa, poco aggiornata sul tipo di strade (sterrate o no): in questi Paesi i lavori di asfaltatura sono rapidi e repentini
  • Lonely Planet: utilissimo per tutto. Non è aggiornato sui prezzi degli alberghi. A Fés abbiamo pagato il triplo di quanto indicato nel libro; del resto l’Ufficio del Turismo locale ha imposto agli albergatori di adeguare i prezzi e di non trattarli. In realtà si può comunque ottenere qualche sconto
  • Materiale vario recuperato all’Ufficio del Turismo Marocchino di Milano
  • Cartina della Spagna e della Francia

Tutto quanto sopra ha trovato posto in tre bauletti, nella borsa sul serbatoio e in uno zaino in cui stava, tra l’alto, la scorta d’acqua. Peso totale circa 30 chilogrammi.

 

MOTO

Il nostro mezzo è una Honda Varadero XL1000V anno 2000. Prima di partire l’ho equipaggiata con un set di gomme nuove e pastiglie dei freni nuove in quanto, essendo a metà di quelle installate, non volevo portarmi dietro anche le pastiglie nuove e fare qualche sostituzione in mezzo al nulla!

La moto si è sempre comportata alla grande (anche a pieno carico) in ogni situazione, ci ha consentito medie molto elevate nella fase di rientro (anche se i consumi salgono parecchio) e sempre con un buon comfort. Non si sono mai avuti problemi di surriscaldamento del motore, anche nei tratti più caldi. (Dei sottoscritti qualche volta si!)

 

Consumo medio: circa 15 km/lt

Olio: circa 300 gr. per tutto il viaggio

 

COSTI E CHILOMETRAGGI

Km totali percorsi: 5.026

Costi:

  • traghetto Genova Tangeri solo andata per due persone in cabina doppia con bagno e oblò (BASSA STAGIONE): 737 €
  • TUTTO IL RESTO: 1152.11 €

(NOTA: questo non include il materiale di consumo: gomme, olio etc. etc)

 

INFORMAZIONI UTILI

  • Traghetto Genova – Tangeri. Abbiamo prenotato presso la AMU S.r.L di La Spezia, (+39-0187-764525 oppure +39-0187-764543). Prenotando qui non abbiamo pagato i diritti di agenzia (26 €) che altri richiedevano. Probabilmente è possibile telefonare direttamente alla Comanav di Casablanca per la prenotazione ma, dato il costo della telefonata, forse non sarebbe conveniente.
  • Carta Verde per tre settimane: 85 € (se riuscite a farvela fare dalla vostra assicurazione è meglio)

 

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