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Tour dans les sables, Tassili degli Ajjer By Gian Paolo Boiardi

– Posted in: Africa, Nord Africa, Resoconti di viaggio

By Gian Paolo Boiardi
Originally Posted Thursday, April 6, 2000

Tour dans les sables, 
Tassili degli Ajjer

Aprile 2000

E’ come una musica dolce che ti culla lenta e ondeggiando ti assopisce, come il profumo che tutto incanta dell’amante perfetto. Ondeggia al suono del liuto, delle calde voci femminili portate dal vento. E’ il Sahara, l’insieme di tutto… del nulla. Deserto geografico ma stiva di emozioni.

Il sahara e' un luogo dove l'uomo non ha vinto la natura, ne' ha lasciato grandi tracce di se'. O meglio, ci ha provato, ma la natura si e' ripresa tutto

E da li’ attingi. Durante tutto il viaggio, con un istinto primitivo che ti guida a considerarti parte del paesaggio. Sabbia nella sabbia, vento nel vento. Un piccolo granello di polvere che l’impetuoso Harmattan accompagna lungo ouidian ormai asciutti, nelle guelte o sopra canyon arenarici d’infinita bellezza.

Ti lasci trasportare e depositare, non importa dove. In fondo, che significato può mai avere il sapere dove sei, in un luogo dal quale non usciresti vivo senza le sapienti guide tuareg, navigatori instancabili delle sabbie.

Così ho fatto. Mi sono lasciato trasportare e depositare, non importa dove. Accompagnato da tre Uomini Blu e dalle loro Toyota, lungo piste sahariane nel sud-est algerino.

Dopo un volo con un numero infinito di scali, giungo a Djanet, la perla del Tassili. Insieme a me ci sono: Djaba, Mauro, Luca, Elena e Anusca. Più tardi incontreremo A’hmed ed El Kher, rispettivamente cuoco e meccanico-autista del gruppo. Djaba, tuareg dalle atipiche contaminazioni metropolitane, è il nostro punto di riferimento per il viaggio.

veso dove?

Si dimostrerà al contempo guida affidabile e squisita presenza durante ogni momento della giornata. E’ assieme a lui, a El Kher ad A’hmed e agli altri, che nelle calde notti davanti al fuoco, con i pensieri intorbiditi dalla stanchezza e dai miscugli alcolici che inesorabilmente seguono il rito del the, togli ogni tensione ai muscoli del corpo e abbandoni la mente. Fino a che la stanchezza ti coglie e ti assopisce. Lentamente scivoli in una nuova dimensione, dove la realtà assume contorni sempre più sfumati. Storie di jinn, di infinite traversate, di vecchi commerci lungo la via del sale o di semplici uomini e donne, ti accompagnano a dormire un sonno dolce come il miele. Non so quale possa essere l’atmosfera di una fumeria d’oppio, ma non stenterei a crederla molto simile.

incisione rupestre

Al risveglio, il dolce buongiorno di un sole abbacinante, capace di scaldarti le ossa indolenzite dal giacilio notturno. Lo stesso sole che, impietoso, ti fa grondare di sudore al primo sforzo. E le occasioni non mancano, visto che i gloriosi cammelli d’acciaio si concedono il lusso di insabbiarsi ovunque. Alle volte ho l’impressione che il deserto voglia digerire con la sabbia le nostre toyota che, scorrazzando, gli solleticano lo stomaco.

Bastano pochi chilometri lungo lo oued In Djeran o sui Tassili, per trovarsi avvolti da pulsanti atmosfere di vita millenaria. A memoria di un tempo che fu, il deserto ha gelosamente conservato testimonianze incise e dipinte di vita familiare, di caccia, di pastorizia e di riti propiziatori. Pitture rupestri che ti interrogano inflessibili ad ogni sguardo. Al loro cospetto impallidisce ogni timido tentativo di sentirsi padrone degli eventi.

La luce arrugginita di un tramonto che ancora non muore

Non sto a raccontarvi degli accadimenti del viaggio. Voglio solo lasciare testimonianza di quanto nel deserto ci si senta accolti in un paese di meraviglia. Persone che compaiono e scompaiono da e verso il nulla, suoni armoniosi del vento che sembrano accompagnare danze tribali, piccoli animali che, come folletti, vengono a vegliarti il sonno, ed un cielo stracolmo di stelle, sono il proscenio di una esperienza che segna la memoria.

Macinando chilometri e chilometri di sabbie e rocce, con il vento che mi accompagna in ogni dove, mi sento peregrino di un mondo che stento a credere mio, che non conosco e che cerco di assaporare giorno per giorno, lentamente, come lentamente si sorseggiano le ultime gocce d’acqua rimaste nella borraccia.

teste colorate

In questi luoghi non è difficile immaginare di poter, un giorno, incontrare quel Piccolo Principe tanto caro all’immaginifica penna di Antoine de Saint Exupery. Questa volta non l’abbiamo visto scorrazzare tra le dune, forse ci ha solo voluto sfiorare, ma so fin d’ora che ci saranno nuove occasioni.

Vorrei infine rivolgere un saluto ai miei accompagnatori, fieri uomini delle sabbie ed assoluti testimoni di un tempo che forse non è più, ed un saluto a te, grande deserto, che ci accogli stranieri da terre diverse e ci lasci con un dolce lamento che riecheggia continuo nella nostra memoria.

Inshallah

gian paolo boiardi

Visti, permessi ed inviti:

Ottenuti in due settimane circa tramite Djaba, tuareg algerino che spende parte del suo tempo anche in Italia.

Compagnie aeree

Milano-Roma con Alitalia (verificate se nel momento in cui leggete è stato istituito un Milano-Algeri diretto).

Roma-Algeri con Air Algerie o con Alitalia.

Algeri-Djanet con Air Algerie (martedì, giovedì e sabato).

In genere sono voli diretti su Tam o Djanet, a volte con sosta di una notte ad Algeri (dipende dai periodi dell’anno)

Luoghi visitati

Il tragitto è stato percorso con 2 Toyota (circa 1600 Km), in autosufficienza di viveri e tende. Abbiamo fatto rifornimento di acqua ai pozzi.

Djanet: forse non più la perla del Tassili, ma comunque oasi tuareg interessante per la “palmeraie”, il suk, la parte antica abbarbicata sulla montagna, l’incontro con i Tuareg.

Oued Adri: a piedi lungo lo oued fino alla guelta omonima circondata da un grandioso anfiteatro di imponenti massicci arenarici.

Tadrart Acacus: percorso l’Oued In Djeran che si snoda tra gole profonde, le cui pareti costituiscono un “museo” di pitture rupestri. Campo a Mulenaga, in un incredibile paesaggio lunare.

Tin Merzuga: la maestosità delle grandi dune rosse dalla cui altezza appare in lontananza l’immensa distesa del deserto libico (nella foto “verso dove ?”).

Alidemma: la città fantasma, abitata da millenarie colonne di roccia arenarica in un paesaggio magico e incantato (nella foto “Il Sahara …”).

Il Tenerè, in direzione sud: l’immensa distesa piatta di sabbia bianca, dove ogni punto di riferimento scompare, quindi i Monts Gautier, raggiunti i quali siamo risaliti verso nord, lungo l’oued Tafassaset.

Erg Admer: traversata dell’erg dalle dune di cipria. A Terarart visita di una delle più belle incisione neolitiche: “La vacca che piange”.

Alcuni di noi hanno poi trascorso qualche giorno a:

Tamrit: cipressi fossili.

Tin Tazarifet, In Aouarhad, Sefar Jabbaren: i luoghi del Tassili N’Ajjer che rappresentano il più grande museo a cielo aperto con pitture ed incisioni rupestri di rara bellezza.

Ospitalità a Djanet

Abbiamo trascorso una sola notte a Djanet, ospiti al “Le Zeribe”, un piccolo albergo dotato di acqua per la doccia.

Condizioni climatiche

Decisamente molto caldo, anche durante la notte. Il vento comincia a dare un po’ fastidio.

Situazione sicurezza

Arrivati ad Algeri abbiamo fatto un piccolo giro in città, accompagnati da un amico di Djaba. Nè ad Algeri nè in altro luogo toccato durante il viaggio ho mai avuto la sensazione di qualche “pericolo”. Questo, ovviamente, non significa che la situazione sia rose e fiori. Per quanto ne so, le zone da evitare sono quelle ad ovest di Algeri, come Orano, verso il confine marocchino. Probabilmente anche ad Algeri, peraltro molto bella, è meglio girare accompagnati.

 
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