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Marocco, Sahara Occidentale e Mauritania di Fabrizio

– Posted in: 4×4, Africa, Nord Africa, Resoconti di viaggio, Tecnica

By Fabrizio
Originally Posted Friday, February 6, 2009

Marocco, Sahara Occidentale e Mauritania

Dal 19.12.2008 al 10.01.2009

Fabrizio e Sabrina su una Nissan Patrol SW Y61

zen@zen1.it

DIARIO DI VIAGGIO

19-20 Dicembre

Partenza da Milano alle 19.30 arrivo ad Algeciras alle 19.00 del giorno dopo, ci spariamo 24 ore circa di viaggio ininterrotto, facendo i turni alla guida, fermandoci a mangiare nelle “aree di riposo” francesi o negli autogrill spagnoli.

La penisola di Tangeri è come un’antenna dell’Africa protesa sul vecchio continente.

Riusciamo a comprare i biglietti per il primo traghetto veloce del giorno dopo, dormiamo in un hotel dall’aspetto super moderno, affacciato sul porto di Algeciras, cena in un locale tipico spagnolo – un po’ deludente, troppo turistico – e poi meritato riposo, appena sfioriamo le lenzuola cadiamo in un sonno profondo.

21 Dicembre: verso Fès

Il traghetto veloce è realmente tale, in mezz’ora circa arriviamo a Ceuta, ci affrettiamo a fare benzina, giacché qui costa molto meno, riempiamo anche il serbatoio aggiuntivo sul tetto, e poi, iniziano le procedure burocratiche, ci sono i soliti sbriga faccende che si offrono di aiutarci, ma ormai siamo diventati professionisti. Tutto va a meraviglia fino a che non ci chiedono un documento che abbiamo dimenticato a casa, il certificato di proprietà; fortunatamente le doti dialettiche di Fabrizio convincono il capitano a lasciarci entrare in Marocco. Partiamo alla volta di Fès: i prati verdi i laghi “alpini” nel Medio Atlante e il saliscendi dolce della strada sono uno spettacolo inaspettato.

Lago artificiale in prossimità di Fès

Fès la Medina e la città vecchia. Arriviamo a Fès verso sera, prendiamo una guida locale -Taoufiq -che ci mostra i quartieri degli artigiani e ci parla orgoglioso ed entusiasta della sua città, ci racconta delle scuole coraniche, delle moschee, di come molte famiglie ancora facciano il pane in casa, dell’importanza delle fontane. In ogni quartiere di Fès ci sono 5 cose fondamentali: la fontana, il forno comune, il bagno comune, la madrassa e la moschea. La città antica è suggestiva, i vicoli si snodano-salgono-scendono intricati, le strade della Medina sono pulite, la guida dice che Fès diventerà ancor più bella perché la moglie del re è nata lì e sono previsti molti lavori di restyling per rendere Fès splendente.

Girovagando tra le viuzze profumate di spezie e di cuoio arriviamo al quartiere delle concerie – qui l’odore è meno gradevole ma si può sopportare- troviamo un mondo antico, dimenticato, uomini che lavorano immersi in vasche piene di liquidi colorati, asini carichi di pelli, voci e richiami. Scopriamo le ceramiche di Fès in argilla bianca, qui gli artigiani esistono ancora, compongono mosaici con colorate tessere di ceramica: tavoli, fontane, decorazioni varie, e poi ancora vasi, bicchieri, tajine, candelabri tutti dipinti con il tipico color blu di Fès.

Per le strade della città nuova la gente brulica, nel quartiere ebraico convivono musulmani ed ebrei, da secoli, senza domande, ma solo perché così è ed è sempre stato.

Pernottiamo nella medina al Palace Rijad des Hotes, ricco di charme e di storia, accoglienza esemplare, repentinamente ci viene servito del dolce e profumato tè marocchino, usciamo a cena, indirizzati dalla guida, anche il ristorante è splendido, riccamente decorato con mosaiche fontane e colonne, il cibo passa in secondo piano.

22 Dicembre: verso Marrakech

Ifrane sotto la neve

Ci sono spazzaneve e sciatori. Ifrane sembra un villaggio alpino con tanto di chalets con tetti rossi e tegole molto spioventi. Fa freddo, sembra impossibile di trovarsi in Africa circondati da pendii innevati e alberi sempreverdi carichi di neve, l’unico particolare che ci riporta al Marocco sono gli abiti degli uomini e i veli delle donne. La strada fino a Marrakech è gradevole proprio per la varietà dei paesaggi il verde intenso dopo la pioggia, la neve e l’azzurro dei laghetti.

Arriviamo a Marrakech per ora di cena. Pernottiamo al Kenzi Farah, dove ci riconoscono e si ricordano subito di noi, dopo 2 anni! Ceniamo in piazza, in uno dei tanti “baracchini” ci mangiamo una grossa ricca e succosa testa di montone bollito, accompagnato da pane arabo e dell’immancabile “sauce” con cumino e spezie, una delizia.

23 Dicembre: Marrakech

Giornata di vagabondaggio nel suk. All’uscita dell’albergo veniamo affiancati prima da un buffo personaggio sdentato che vuole a tutti i costi accompagnarci in giro per la città, poi da un altro ometto dalle scarpe lucide e i calzoni impeccabilmente stirati con la piega; una volta giunti alla grande piazza Fabrizio resta incantato dai serpenti, si fa addirittura baciare da uno di quei sibilanti rettili. Arrivati al suk Fabrizio viene preso dal morbo dell’acquisto, compra di tutto, cuscini, bottiglie decorate, un lampadario, una borsa, anelli, cinture, spezie…. L’atmosfera di Marrakech è unica, i turisti popolano il suk, ma sono i commercianti ad animare questa città, sono i venditori di incensi nella piazza, le donne berbere con i loro tatuaggi all’henné, gli incantatori di serpenti, i musicisti, gli acrobati, i pazzi, i mendicanti, è tutto questo miscuglio di varia umanità a rendere Marrakech unica, viva spettacolare e intrigante.

Pomeriggio in hotel, hammam, gommage, relax e poi cena al ristorante marocchino del Kenzi Farah, bell’atmosfera, un musicista solitario, una giovane e morbida danzatrice del ventre e delle tajine appetitose.

24 Dicembre: il passo di Titzi-n-Test

Visitiamo la valle dell’Urica che però ci lascia un po’ delusi, troppo commerciale, troppi cartelli pubblicitari troppo poco naturale, anche se la guida e la cartina stradale definiscono questa valle come panoramica e suggestiva. Forse d’estate è più viva. Ci è sembrata molto desolata e artefatta.

Ci dirigiamo poi verso il villaggio di Oukalmeden. In una valle sperduta, la strada sembra intarsiata nella roccia, all’apice della salita troviamo una stazione sciistica con tanto di negozio di affitto snowboard, vediamo un gruppo di militari esercitarsi sulla neve, alcuni sciatori e rimaniamo senza parole. Siamo a 3000 metri di quota.

Rientriamo su Asni con un percorso sterrato di 30 km, il primo fuoristrada di questo viaggio; anche qui i panorami sono stupendi, proseguiamo per Titzi-n-test tra villaggi berberi solitari arroccati sulle pieghe dell’Alto Atlante.

Arrivati al passo ci fermiamo al rifugio e prendiamo un’omelette alla berbera cucinata nella tajine: che meraviglia.

L’Alto Atlante nel paesino di Oukalmeden

Verso Asni su sterrato all’ombra di un vecchio albero di Argan

Superato l’Alto Atlante arriviamo sulla spiaggia vicino a Titznìt con l’intenzione di fare campo, ma la gendarmeria non permette campeggio libero. Ci cacciano da un posto e ne dobbiamo cercare un altro più nascosto e accessibile solo percorrendo 5 km di sabbia -tagliando direttamente dalla statale verso il mare- ci fermiamo a pernottare su una scogliera alta a picco sul mare, ci fanno compagnia alcuni pescatori che ci assicurano che non corriamo pericoli, cuciniamo una zuppa, dello zampone e innaffiamo il tutto con un freschissimo moscato, stappato per errore ! Il vento soffia intenso ed è la colonna sonora della nostra prima notte sulla spiaggia.

25 Dicembre: la costa del grande sud

Percorso infinito dopo centinaia di chilometri di strada noiosa ed eterna arriviamo a Layounne e cerchiamo di pernottare sulla spiaggia. E’ tutto presidiato dall’esercito che sorveglia la costa per prevenire che i senegalesi clandestinamente lascino la costa per raggiungere le Canarie. Ci cacciano da ben 3 posti che scoviamo sulla spiaggia, arriva una camionetta di militari, ci danno 15 minuti per levare le tende e andarcene, quindi cediamo all’evidenza e pernottiamo vicino alla palazzina della gendarmeria del paese di La Sahia unico posto dove è ammesso il campeggio “libero”, i nostri vicini sono dei tedeschi con il camper, per cena prepariamo un gustoso piatto di spaghetti aglio-olio-peperoncino, è Natale ma qui sembra un giorno come un altro

Sarà vero? Noi abbiamo attraversato lo stesso per trovare un posto per dormire sulla spiaggia

26 Dicembre: Dakhla

Prima di raggiungere il centro Dakhla Attitude andiamo in città a cercare un assicuratore. L’ufficio è chiuso, allora compriamo dell’ottimo pane arabo e poi raggiungiamo i vecchi amici al centro kite surf Dakhla Attitude. E’ tutto cambiato, una volta c’era un tendone che ospitava tutti i kiters, adesso ci sono bungalow, sala giochi, ristorante. E’ finita l’epoca pionieristica del kite surf in questa laguna che sembra fuori dal mondo. Trascorriamo una tranquilla serata in compagnia di una giovane coppia di francesi e poi andiamo a dormire nella nostra suite-overland.

La laguna di Dakhla

Il centro di kite surf Dakhla Attitude

27 Dicembre: arrivo in Mauritania

Formalità alla frontiera marocchina lunghissime. Ci mettiamo 3 ore per passare.

Sul lato mauritano invece velocissimi in 30 minuti facciamo gendarmeria, visti d’ingresso, dogana e assicurazione.

Nell’attesa attacchiamo bottone con un mauritano. Scopriamo che è una guida di Chinguetti e negoziamo sul posto i suoi servizi per un tour nel deserto del Tagant. Si chiama Abbahi, ci diamo appuntamento a Nouakchott per il 30 Dicembre.

Proseguiamo fino al Banc d’Arguin dove entriamo alle 5 del pomeriggio.

Scopriremo dopo che siamo gli unici visitatori di tutto il parco. Dopo i 4 omicidi dell’anno scorso non viene più nessuno in Mauritania. Non ci sono più turisti. I campeggi del parco sono chiusi. Le piste sono cancellate dalle dune o poco visibili.

Troviamo tanta sabbia e poi ci perdiamo al buio cercando di raggiungere il villaggio di Ten Allul sulla costa. Chiediamo informazioni a un uomo che incrociamo su una Mercedes, per portarci fino al paesino di pescatori ci chiede 100 euro, rifiutiamo e ripartiamo testardi e caparbi; ci insabbiamo poi in cima a una duna che cercavamo di scavalcare…quindi ci arrendiamo e giunta l’oscurità bivacchiamo nel parco anche se vietato. Siamo soli in mezzo al nulla, ed è una sensazione bellissima.

Insabbiamento notturno nel Banc d’Arguin

28 Dicembre: Banc d’Arguin

Dopo qualche chilometro, perduti tra le dune ci troviamo alla fine Ten Allul e proseguiamo verso sud, i paesaggi sono vari ma sostanzialmente brulli, ogni tanto qualche albero “scheletrico”, cespugli e cammelli.

Arriviamo al villaggio di Iwik , di fronte all’ufficio del guardiano del parco c’è uno scheletro di balena e, non appena arriviamo, il guardiano ci viene incontro e ci fornisce molte informazioni. Fabrizio vuole assolutamente pescare quindi andiamo alla spiaggia con una canna da lancio e un rapala da 8 cm, in mezz’ora catturiamo due trote di mare e un chekchek una specie di tonnetto.

Vengono puliti, grigliati e divorati immediatamente accompagnati da piselli in umido e prosecchino fresco – il frigo in auto è una benedizione.

La sera arriviamo a Nouamghar, altro villaggio all’interno del Banc d’Arguin , il campeggio è chiuso quindi proseguiamo sulla spiaggia verso sud giacché la marea è bassa ; guidare sulla battigia dà l’impressione di entrare in acqua e prendere il largo, è ormai prossimo il tramonto e vediamo alcuni pescatori rientrare dopo una giornata di lavoro. Ci fermiamo a dormire in un villaggio di pescatori, appena fuori dal parco, familiarizziamo con loro e poi distribuiamo medicine, magliette e sigari.

Stanotte dovremo partire alle 3.00 per avere la marea favorevole e percorrere l’ultimo tratto di 45 km di spiaggia che ci separano dalla strada gudronata.

Attenzione che la spiaggia è una specie di discarica di pezzi di ferro molto taglienti. Abbiamo avuto una pedana svergolata e un pneumatico sbucciato fino alla tela a causa di vari pezzi di lamiera sotterrati qua e là nella sabbia.

Trote di mare appena catturate

29 Dicembre: verso Nouakchott

Partiamo alle 3 e mezzo del mattino quando la marea inizia ad abbassarsi.

La spiaggia di notte è paurosa, mare a destra, sabbia a sinistra e battigia larga 10-15 metri, lo spazio dove passare.

Procediamo a 50-60 km/h, Troviamo due balene morte. Una sarà più di dieci metri, appare come relitto fantasma illuminata dai potenti fari.

Potremmo farla tutta fino a Nouakchott, ma è notte e incrociamo solo una macchina in 45 km di percorso. Decidiamo quindi di deviare sulla statale all’altezza del villaggio di El Maijrha.

Villaggio di pescatori

Arriviamo a Nouakchott alle 5.30 del mattino. Pernottiamo al Mercure Marhaba, dopo alcuni giorni di campeggio l’hotel è d’obbligo, poi bighelloniamo per la città, compriamo un grand bou bou l’abito tipico mauritano, alcuni braccialetti e una teiera di metallo blu. Il termometro raggiunge i 31°, benvenuti in Africa Nera.

Facciamo lavare la macchina per levare il sale e nel pomeriggio ci incontriamo con Abbahi per prendere accordi per il giorno dopo, facciamo un tour della città con l’auto di Abbahi che ci mostra i quartieri, le moschee, e i controsensi di questa città senza storia. La sera cena in un ristorante indicato sulla guida Routard, ottimo kus kus, gradevole l’arredamento e il servizio.

30 Dicembre: Matmata

Prendiamo la Route de l’Espoir e procediamo per circa 300 km e poi deviamo in direzione di Tidjikja, poi Abbahi prende una pista di sabbia che ci porterà alla guelta di Matmata.

Giornata caldissima, 37° C nel pomeriggio. Le bottiglie d’acqua vanno giù una dopo l’altra; arrestiamo le auto poco prima dei grandi massi che si trovano all’inizio del territorio protetto, Poi ci occorre una lunga camminata per arrivare alla guelta (circa due ore tra sassi e sabbia), Abbahi è raffreddato ma efficiente, porta con sé l’occorrente per prepararci un dolce tè, vediamo i coccodrilli e sono pure grandi, sono gli ultimi sopravvissuti di quello che era il Sahara prima di diventare un deserto. Il paesaggio è proprio preistorico, il cielo azzurro si riflette nelle pozze d’acqua, siamo sul fondo di una specie di largo canyon, la vegetazione è rigogliosa, ci aspettiamo da un momento all’altro di veder arrivare un tirannosauro.

Fabrizio prova a pescare nella guelta che sembra piena di pesci, ma non ci sono predatori e non abbiamo fortuna con l’esca artificiale.

Bivacco con cena a base di una saporita carne di cammello e verdure cucinata da Abbahi sotto la supervisione di Sabrina molto scettica sulle doti culinarie della nostra guida. Dopo cena ci sdraiamo sulla sabbia e conversiamo con Abbahi sotto un cielo luminoso di stelle.

Un coccodrillo di oltre 2 metri a Matmata

Bivacco a Matmata

31 Dicembre: Tidjikja

Auberge Le Phare du Desert

Arriviamo a metà mattinata, il percorso non è difficile, la strada è abbastanza monotona, se si escludono gli animali che qui in Mauritania sono molto indisciplinati e non conoscono il codice della strada, schiviamo un paio di cammelli e una capretta intenti a traversare la strada senza rispettare le precedenze. A Tidjikja non c’è molto da vedere, è una piccola e polverosa cittadina, poche casupole incolori e null’altro.

Pranziamo con ottimo pollo in un ristorante che apparentemente non prometteva nulla di buono, dire ristorante è un eufemismo, già definirlo bettola sarebbe un complimento, eppure abbiamo mangiato benissimo, pollo cotto a puntino, patatine fritte leggere e ortaggi misti speziati.

Troviamo poi una stanza all’hotel Phare du Desert, gestito da un tipo strano, che esordisce dicendo che in Mauritania non sono abituati a salutare le donne, ovviamente a Sabrina s’infiammano gli occhi, e non solo.

Trascorriamo il pomeriggio in relax e prepariamo l’auto per “traversata” del Tagant.

La serata di San Silvestro trascorre veloce, cena in hotel seduti al fresco sotto una veranda col tetto di paglia, mangiamo kus kus di cammello e alle 22,00 siamo già a letto. Qui non si stappa lo spumante a mezzanotte 😉

1 Gennaio: Mare di Sabbia

Tratto iniziale di sabbia facile poi ci insabbiamo e mettiamo il 4×4 con blocco dei mozzi, sgonfiamo i pneumatici a 1.3 atm. Tutto va per il meglio, Fabrizio guida in modo sicuro e si diverte molto, le dune e la sabbia hanno mille aspetti, sembra impossibile che il paesaggio nel deserto sia sempre diverso di chilometro in chilometro.

Visitiamo la città di Rachid divisa a metà dall’oued, da una parte la città antica e disabitata, dall’altro quella nuova, le case sono color caffèlatte con le porte azzurre, palme, cammelli, capre pecore e asini. Risaliamo due oued per un totale di 50 km.

Attenzione alla guida negli oued. Questi letti di torrente sono utilizzati dai locali per scavare pozzi per l’acqua. Un pozzo è largo circa 80 cm di diametro e profondo un paio di metri. Noi ci siamo passati sopra agli 80 all’ora e per poco non ci lasciavamo dentro una ruota con tutto quello che c’è attaccato.

Poi visitiamo la guelta di Taoujafet, l’acqua trasuda dalle rocce nere, ci sono palme e vegetazione. Abbahi ci porta a vedere delle iscrizioni rupestri, il guardiano del sito ci offre il tè siamo in compagnia di 2 bambini con le loro greggi, di un cammello e del suo padrone.

Infine arriviamo nella zona di El Cat dove troviamo il passaggio di sabbia più difficile. Sono circa 3 o 4 km da percorrere tra dune di sabbia piuttosto molle, ma è molto divertente e piacevole.

Ci sono varie tracce di tentativi precedenti. Abbahi cerca un passaggio e si insabbia in un avvallamento. Usiamo il verricello per tirarlo fuori, poi, con la rincorsa e i pneumatici a pressione zero, la guida passa col suo Toyota e noi lo seguiamo.

Questo tratto non è banale, mette alla prova la freddezza degli autisti ma ne vale la pena, lo scenario è suggestivo sembra di surfare nel mare in burrasca, le dune sono come delle enormi onde.

Abbahi prima di insabbiarsi definitivamente alla ricerca di un passaggio a El Cat

Dune verso Chinguetti

Dopo 9 ore di guida alla media di meno di 20 km/h ci fermiamo, decidiamo di organizzare il bivacco nel nulla tra due enormi dune, anche stavolta Abbahi si occupa della cena, carne di cammello con zucca, verza, pomodori e carote, accendiamo un bel fuoco e la serata scivola via piacevolmente.

La preparazione del Tè nella notte

2 Gennaio: Chinguetti

Sveglia e colazione con tè inglese e poi partenza per Chinguetti; affrontiamo un lungo e impegnativo tratto di pietraia con marcia lentissima. Sblocchiamo anche la barra antirollio posteriore, poi arriviamo al passo di In Safra dal quale inizia un tratto di sabbia facile fino al cratere di Glebauallul.

Poi prendiamo il passo di Mulek Lakhmar e accediamo al tratto di deserto che porta a Chinguetti.

Percorriamo gli ultimi 40 km su dune divertentissime, ormai Fabrizio è diventato esperto e si diverte come un ragazzino a superare le morbide colline di sabbia. Infine raggiungiamo la città e dopo aver preso il tè di rito tra le dune al tramonto, pernottiamo all’hotel Maure Bleu; l’hotel è veramente carino, costruito con senso estetico e con una riuscita fusione tra gusto europeo e africano, le stanze sono spartane ma gradevoli e pulite.

In totale abbiamo fatto 335 km in due giorni guidando circa 20 ore. E’ un tragitto da percorrere normalmente in 3 giorni, molto impegnativo ma merita senz’altro la fatica.

Tramonto sulle dune di Chinguetti

Tè sulle dune di Chinguetti

3 Gennaio: Ouadane e Atar

Verso Ouadane

Sveglia e colazione all’europea in hotel e poi partenza, ci aspettano almeno 80 km di dune che ci porteranno a Ouadane. I paesaggi sono stupefacenti, le dune a volte hanno l’aspetto di enormi vasche di gelato alla nocciola, vediamo greggi di pecore, cammelli ed anche 2 fennec che sfrecciano davanti alla nostra auto velocissimi. Giunti a Ouadane visitiamo le rovine e incontriamo Sidi, il bibliotecario-inventore discendente dei fondatori della città, un incontro simpatico e interessante, quest’uomo è la memoria storica della città, ci racconta molti aneddoti e la sua conoscenza sembra senza fine, lo troviamo nel suo “ufficio-museo”, circondato da oggetti di ogni tipo: libri, armi, cartine geografiche, pile, lampadine, motori, pezzi di ricambio e chincaglierie varie.

Poi mangiamo un ottimo riso e pesce in un ristorante alle porte della città, quindi ripartiamo per Atar.

La pista è stata recentemente costruita dai cinesi, ma purtroppo già ricoperta di tole ondulé, quindi il viaggio si rivela un po’ noioso e pesante.

Le mura di Ouadane

Abbahi tenta una duna alta 15 metri ma torna indietro per scarsa velocità.

Il grand bou bou di Fabrizio

La parte più bella dal punto di vista paesaggistico è l’ultima, pochi chilometri prima di arrivare ad Atar ci sono delle montagne scure e un tratto di strada scavata nelle rocce, in discesa: ci si dimentica del tole ondulè, è emozionante.

Per la notte siamo ospiti di Abbahi. Sabrina viene divorata dai pappataci. NO COMMENT

4 Gennaio: Ritorno in Marocco

Inizia il rientro. Giornata pesante, partiamo alle 6.30 da Atar e alle 15.00 siamo alla frontiera Marocchina a nord di Nouadibou. Sabrina ha un occhio gonfio, sembra Duke Ellinghton grande boxeur (per chi conosce Paolo Conte) quindi Fabrizio preso dai sensi di colpa guida ininterrottamente per quasi 9 ore a 130-140 km/h.

Sbrighiamo le formalità dal lato Mauritano in 30 minuti e dal lato Marocchino in 90 minuti, alla frontiera marocchina, in attesa dei vari timbri e scartoffie mangiamo fagioli con le cipolle, in piedi vicino alla nostra astronave .

Alle 17:00 siamo nel Sahara Occidentale.

Pernottiamo sulla spiaggia a 250 km a Sud di Dakhla

 

Costa marocchina

5 Gennaio: Guelmim

La strada del ritorno è infinita. Dritta e monotona. Qualche controllo di velocità, qualche posto di blocco. Sostanzialmente non c’è nessuno. Viaggiamo fino a tarda notte e arriviamo a Guelmim, troviamo un hotel e ci spalmiamo sul letto esausti.

6 Gennaio: Essaouira

Essaouira nella sera

Percorriamo la bellissima strada costiera da Agadir a Essaouria. A destra le piantagioni di Argan a sinistra il mare con i surfisti.

Ci fermiamo a mezzogiorno per prepararci una pasta, e ci insabbiamo penosamente, arrivano in nostro soccorso alcuni pescatori, un cammello col cammelliere e un tedesco con il suo quad, dopo mezz’ora di tentativi usando il verricello, scavando e spingendo, ci ricordiamo di avere le piastre per la sabbia e in un paio di minuti riusciamo a venirne fuori. Un buon piatto di pasta al pomodoro ci riporta il buonumore, ripartiamo e arriviamo a Essaouira nel pomeriggio, pernottiamo al Sofitel Mogador sul lungomare.

Visitiamo la medina dentro le vecchie mura. Facciamo acquisti compriamo un tavolo ricavato da una vecchia porta berbera per chiudere i granai. I pezzi di artigianato sono molto belli e i prezzi sono più bassi che a Marrakech. Essaouira è una città bellissima, ordinata, molto pulita e vivace.

7 Gennaio: Tangeri

Les arganiers

Dopo una superba colazione andiamo nella medina a prendere il tavolo, lo carichiamo sulla tenda che sta sul tetto del Patrol. In tutto la macchina è alta quasi 3 metri. Siamo in perfetta sintonia con le altre vetture marocchine cariche all’inverosimile di merci persone e pecore.

Con una lunga tirata arriviamo a Tangeri per il traghetto delle 22:00 usiamo tutti gli Euro e i Dirham rimasti per pagare il biglietto. Lasciamo l’Africa senza un soldo in tasca e con la macchina in riserva. Sbarchiamo in Europa a notte fonda, troviamo un hotel vicino a Tarifa e ci fermiamo a dormire.

8 Gennaio: Valencia

Partiamo con la pioggia e il freddo che ci fanno compagnia per tutto il giorno e arriviamo nei pressi di Valencia che è sera. Pernottiamo ad El Puig.

9 Gennaio: Savona

Ultimo giorno di viaggio, Sabrina guida ininterrottamente da 3 giorni, Fabrizio si è preso una bronchite ed ha la febbre. Dopo 10 ore di viaggio arriviamo a Savona. E’ stato faticoso ma molto bello. La Mauritania merita uno sforzo. Specialmente ora che non è visitata da nessuno.

INFORMAZIONI PRATICHE

Costo del carburante

Marocco tra 7.3 e 7.4 Dirham/litro

Sahara Occidentale tra 4.2 e 4.5 Dirham/litro (il meno caro è a Layounne)

Mauritania tra 260 e 290 Ouguiya/litro (più caro nell’Adrar e meno sulla costa)

Cambi di valuta

1 Euro = 11 Dirham , comunque si può prelevare con VISA/MASTERCARD in quasi tutto il Marocco e nelle principali città del Sahara Occidentale.

1 Euro = 300-330 Ouguiya. Il cambio peggiore è al confine sul lato marocchino, migliora nelle grandi città dove c’è più giro di denaro.

Importazione temporanea della vettura

In Marocco sono stati molto fiscali al controllo doganale di Ceuta nel richiedere il certificato di proprietà del veicolo (che ovviamente avevamo dimenticato in Italia). Anche il carnet de passage en douane non era ritenuto sufficiente. Dopo un’ora di discussione ci hanno fatti passare. Non abbiamo dato nessuna mancia.

In Mauritania il carnet si è dimostrato utilissimo. In due minuti abbiamo fatto dogana. Il costo del timbro sul carnet è stato di 10 Euro all’ingresso e nulla all’uscita dal paese.

Costo dell’assicurazione

Per la Mauritania l’assicurazione si compra in frontiera, 15 Euro per 10 giorni. Ci sono due o tre agenti che vi contattano direttamente mentre fate la fila alla gendarmeria. L’assicurazione e il carnet de passage timbrato ci sono stati chiesti più volte durante il tragitto in Mauritania.

Visti consolari

Il visto per la Mauritania lo abbiamo ottenuto alla frontiera provenendo dal Sahara Occidentale. 20 Euro/persona, validità 15 giorni.

Fiches de police

Sono utilissime, ne abbiamo distribuite 50 tra Sahara Occidentale e Mauritania. Mostrando subito la fiche si evitano domande e si passa subito. Il modello è scaricabile dal sito www.sahara.it

La guida: ABBAHI ALLAL

Ragazzo simpatico e volenteroso. E’ stata un’ottima guida. Ci ha aiutati in tutto.

Telefono: +222 2055484

email: abbahi.allal2@yahoo.fr

NOTA TECNICA

Tipologia di percorso

Asfalto in buone condizioni km 6.700

Sterrato con tôle ondulé e sassi km 120

Pista su sabbia/dune km 500

Pietraia o strada di montagna km 180

Totale sul continente africano km 7.500

Consumi

Su asfalto 5 – 8 km/litro (5 in autostrada a 130 km/h con la macchina piena)

Su sterrato 5 – 6 km/litro

Su sabbia 4.1 km/litro nel tratto Tidjikja – Chinguetti

Rispetto al veicolo descritto l’anno scorso nella relazione Sahara e Africa Nera, sono state fatte le seguenti modifiche.

Abbiamo sostituito i pneumatici di serie 265/70/16 con dei pneumatici BF Goodrich di misura maggiorata, 295/75/16, il diametro delle ruote risulta circa 9 cm più ampio rispetto ai pneumatici di serie e il battistrada è circa 3 cm più largo.

Il risultato si vede. Sul tôle ondulé si sentono meno vibrazioni e sulla sabbia si galleggia meglio.

I pneumatici sono stati sgonfiati fino a 1.3 atm e non hanno stallonato, non è stato necessario scendere a pressioni inferiori.

In tutto, tenuto conto degli ammortizzatori Old Man Emu montati l’anno scorso, il corpo della vettura è circa 10 cm più alto rispetto alla versione di serie. Il cofano motore si trova a circa 140 cm dal suolo. Prima o poi proveremo a guadare qualche cosa di serio.

Pneumatico BF Goodrich All Terrain T/A 295/75/R16

E’ stato installato un bull bar della Misutonida sul quale sono stati montati due fari di profondità della IPF da 130 W ciascuno. Praticamente è come avere due riflettori da stadio che mettono a giorno tutto quello che c’è nei 1000 metri davanti alla vettura. Molto utili nel deserto di notte e sulla spiaggia del Banc d’Arguin che abbiamo percorso di notte. La gendarmeria sulla strada statale ha detto che ci ha visti partire dal Banc d’Arguin e ci ha seguiti sul percorso della spiaggia. Eravamo a 30 km da loro!

Inoltre gli IPF si sono dimostrati un ottimo correttivo per coloro che procedendo nell’altro senso di marcia erano restii a spegnere gli abbaglianti.

Bull bar e fari IPF da 130 W

Sotto il bull bar è stata saldata una piastra di acciaio inox da 4 mm di spessore per riparare l’ammortizzatore dello sterzo e per facilitare le spanciate sulla sabbia quando si aggrediscono dune ripide.

Piastra di protezione dell’ammortizzatore dello sterzo

E’ stata saldata alla placca in sonorizzatrice del carter motore una griglia di tubi. Lo scopo è solo quello di interporre tra il ponte anteriore e il carter una struttura metallica deformabile in caso di urti provocati da grosse buche prese ad alta velocità (vedi relazione dell’anno scorso). Non è comunque mai stata sollecitata fino a tal punto.

Griglia di protezione del carter dagli urti con il ponte anteriore

E’ stato soppresso il lettore multiCD e sostituito con un lettore MP3 collegato al mangiacassette. Ovviamente funziona molto meglio, inoltre si possono caricare 30 CD contro i 6 del lettore tradizionale.

Inevitabilmente nel viaggio abbiamo preso un sasso sul parabrezza. Era grosso. La scheggiatura è di circa 3 cm di diametro.

Per quanto concerne l’equipaggiamento interno abbiamo eliminato il vecchio fornello da campeggio optando per una cucina a 3 fuochi alimentata da una bombola da 30 litri. Ovviamente con 3 fuochi a disposizione la dieta diventa molto più variegata.

Abbiamo anche aggiunto un frigo per uso nautico da 20 litri.

Il frigo ha fatto veramente la differenza. Una birra fredda dopo aver disinsabbiato la macchina a 35° è una soddisfazione che bisogna provare. Ci abbiamo anche tenuto uno yogurt per 5 giorni, basta mettere una mattonella che si congela durante il giorno e mantiene il fresco durante la notte.

Cucina a tre fuochi

 

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