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Piccoli legionari nell’erg chech…. a cura di Marko

– Posted in: Africa, Nord Africa, Resoconti di viaggio

By Marko
Originally Posted Sunday, February 6, 2011

Piccoli legionari nell’erg chech….

Iniziamo questo giretto sahariano con lo scopo di raggiungere quel fortino sulla 953 in pieno erg chech, il Bordj Flye Sainte Marie.

Al momento siamo soli, ma presto si fa la conoscenza di altre famiglie abituate a girellare qua e la con i propri figli…

Ci incontriamo in un we piovoso per fare la conoscenza del gruppo.

Giorgio e Nico con Elena 7anni e Pietro4 su toyota kzj95, Davide e Simona con Leonardo 13anni anche loro su Toyota Kzj95, noi con le nostre due bimbe Gaia 6 e Alice 3anni su toyota hdj78, infine Enrico ed Anna su toyota hzj78.

Unico senza figli Enrico, insignito del ruolo di nonno….ma visto la destrezza dimostrata sul campo, promosso al ruolo di zio!

Decidiamo di arrivare al forte in una tempistica non troppo veloce, quindi dapprima un attraversamento dell’erg occidentale stando su una via che descriveremo inseguito, quindi discesa verso Timimoun dall’oued Nomus, giro nella Sebka di Timimoun per proseguire verso il forte nell’erg Chech. Nessuno del gruppo è stato in questa zona, quindi per noi è tutto nuovo ad eccezione del primo tratto di asfalto sino a Ghardaia. Cosi dopo aver consultato amici e cartine, ben presto l’itinerario viene messo sulle cartine IGN.

Il capitano Flye Sainte Marie nel 1904 con i suoi uomini, incaricati dal comandante superiore delle oasi sahariane Laperrine, attraversò il l’erg Chech da est a ovest raggiungendo Tinduf. Fece ritorno inseguito ad Adrar percorrendo a piedi e a dorso di mehari i 2500km attraverso lo sterminato deserto. Ha costruito due fortini nei primi del ‘900 uno è sul confine mauro-algerino “Chegga” nell’erg Iguidi, l’altro il Bordj Flye Sainte Marie posto sul confine tra l’erg Iguidi e l’erg Chech.

Iniziamo a raccontare delle storie ai nostri figli, storie di un forte in pieno deserto… con un tesoro nascosto… costruito dai militari e forse vi dimorava un re ed una regina…Alice e Pietro i più piccoli del gruppo, bevono ancora queste storie.. ma Gaia, Elena e Leo, non sono cosi convinti! Addirittura mettono in dubbio l’esistenza del forte!

Ci serve una guida per l’ingresso in Algeria e per avere i permessi per l’erg Chech. Le voci sul forum sono molto discordanti sulla tratta, chi dice che sia chiusa, chi no. Contattiamo due amici con grande esperienza Paolo Gnecco e Marco Fiaschi, che ci sono stati nel 2005. Gentilmente ci passano il contatto dell’agenzia che rilascia i permessi e le relative dritte www.takromtours-dz.com/index.html

Mentre Ugo, altro amico del forum ci ragguaglia sull’attraversamento dell’erg occidentale.

Arriviamo in Tunisia la sera del 30 dicembre, veloci le pratiche doganali per alcuni per altri un po’ più lente, ma non c’è molta gente. Cena fugace a base di panini con mergueze ed harissa alla Goulette. Sono le 20.00, i bimbi mostrano i primi segni di cedimento per il troppo rincorrersi sul traghetto, invece noi siamo sufficientemente gasati per fare i 500km di asfalto che ci separano dalla prossima dogana di uscita.. poi abbiamo fatto il pieno di harissa…. quindi Fissati CB e GPS via verso Nefta. Alle 3 di notte, poco prima di Nefta facciamo campo nei dintorni, un po’ appartati.

Mattina del 31 dicembre sveglia presto all’alba, oggi bisogna passare la dogana algerina, colazione fugace a Nefta, quindi rismontati gli aggeggi elettronici via verso la dogana. Poco prima dell’uscita tunisina un barrage di militari, con tanto di defender, anfibio, e mitra spianati, ci intimano l’alt! Mi chiedono se andiamo verso le piste lungo il chott, ma appena dico loro che siamo diretto in Algeria, mi chiedono i passaporti. Con me ho dei fogli con la lista dei partecipanti recanti tutti i dati, Gli lascio una copia cosi ci restituiscono subito i passaporti e ci lasciano andare.

L’uscita tunisina è veloce, cosi il controllo macchine. Siamo gli unici turisti in entrata algerina, incontriamo l’intermediario dell’agenzia algerina che ci accompagnerà.

In dogana troviamo il fratello del capo dell’agenzia, ci aiuta a compilare le solite pratiche, mentre i bimbi fanno il solito casino..

Ore12 siamo fuori dalla dogana, diretti a Ghardaya.

Arrivati a Ghardaya in serata, è l’ultimo dell’anno, e chissa’ perche’ mi ero fatto l’idea che tale festivita’ non fosse sentita nel magrebh, idea rivelatosi errata. In albergo ci sono gia’ i preparativi…, Decidiamo di fare un uscita a cercare qualcosa da mangiare per non rimanere vittime del cenone alberghiero! Fortuna che troviamo un ristorantino nei pressi della stazione dei taxi, un po’ di brochette, chorba, harissa, pane e siamo a posto…un cenone di tutto rispetto, senza i fastidi dei fischietti negli orecchi e che ci fa subito ben ambientare con il clima rilassato algerino….via in albergo per stappare la bottiglia e festeggiare il nuovo anno.

L’indomani tappa di riposo e dedicata alla visita del souk, compriamo le provviste per il deserto, carote, cipolla, pomodori, mele, arancie, datteri, anacardi, pistacchi…Enrico non lo ferma nessuno, Ghardaia e’ la citta’ dei tappeti ed e’ fermamente convinto a fare compere. Gli indico una mia vecchia conoscenza, un mozambita che vende tappeti a prezzi eccezionali e lo perdiamo per qualche ora! Lo ritroviamo ben piu’ tardi perfettamente inserito che contrattazzione…

Cambiamo albergo, andiamo in un campeggio/casa tradizionale, dove notiamo un unimog italiano in panne… Sta sera cous cous in salsa di dattero! Qui in serata ci raggiunge Barka il padrone dell’agenzia prescelta per il nostro giro.

Un uomo corpulento, forte; il nome Barka mi ricorda un personaggio Tchadiano letto in un libro, la cosa mi incute un certo timore…..Iniziamo a discutere sull’itinerario del giorno dopo, ma è molto provato per via dell’ultimo giro, pare che un gruppo di italiani abbia avuto qualche disavventura con i veicoli nel fare su e giù dalle dune e come ultima tappa ha fatto 800km un po’ tribolati.

E’ il 2 gennaio, dopo colazione rifornimento di gasolio, acqua, baghette, siamo pronti per la grande attraversata, ci aspettano circa1000km di deserto. In mattinata conosciamo meglio Barka. La comunicazione con lui sino ad ora è stata solo via mail; perdipiù io scrivevo in inglese, lui rispondeva in francese..poi abbiamo iniziato a storpiare sempre più le mail sino ad una comunicazione mista fatta da entrambi tra il francese e l’inglese, ma l’importante era capirci.

Un tipo simpatico; nei mesi precedenti abbiamo contrattato molto il costo del suo servizio, sino a raggiungere un compromesso accettabile per entrambi. Hamdi non ha voluto nemmeno che lo pagassi subito, ma solo a fine giro, se saremo soddisfatti dice lui! Faccio capire che apprezzo molto la sua fiducia, mi replica che nei mesi trascorsi le mie mail lo hanno colpito, cosi da conquistarmi la sua fiducia. Ci accingiamo ad uscire da Ghardaya. L’agenzia ci mette a disposizione un toyota hzj105 piuttosto nuovo, ben gommato a fresco e con 3gomme di scorta!. Barka prima di abbandonarci, mi dice che la guida non mi deve essere di intralcio, se lo gradiamo facciamo noi strada…basta che sappiamo dove andiamo e per qualunque questione con il sat lo possiamo raggiungere in qualsiasi momento, Lo rassicuro dicendo che siamo ben fortini, gps, pc, cartine e qualche wp..

La direzione è verso sud, Metlili, Seb Seb, dove abbandoniamo l’asfalto, attraversiamo l’oued Mosk, l’oued Mehaiguene alla cui estremità nord troviamo un aeroporto in pieno deserto segnalato anche sulle carte francesi. Il primo giorno compiremo circa 200km ma metà sono ancora di asfalto.

Il 3 gennaio mi sveglio troppo presto, e’ ancora buio…i bimbi dormono in macchina, cosi il resto del gruppo. Lasciamo dormire tutti, mentre con Betty camminiamo tra le dune al buoi aspettando il rossore dell’alba, ben presto anche Enrico esce dal 4×4 per godersi lo spettacolo tra le dune.

La Gianna nazionale cantava “nasce l’alba su di noi, mi lascio andare al tuo respiro, e mi accompagno con i ritmi tuoi, ti sento in giro ma dove sei” l’alba nel deserto tra le dune è sempre uno spettacolo difficilmente descrivibile. Fa freddo tira vento, ma i baci e gli abbracci di Betty mi riscaldano in un attimo.

Oggi ci portiamo verso l’erg Anagueur, attraversando il piccolo erg Rhbeida.

Incontriamo i primi cordoni di sabbia, sabbia molle, la guida sgonfia poco e rallenta il gruppo.

Per non perdere tempo negl’insabbiamenti si usa il verricello. Intanto negl’insabbiamenti e nei recuperi i bimbi non perdono tempo per sgroppare sulle dune..corrono su e giù, sorfano, si rotolano tra le sabbie con le mamme che sorvegliano ed i papà un po’ anche loro bambini con i 4×4.. che scrutano i passaggi migliori.

Qui tra le sabbie troviamo un pozzo con dei nomadi che riempiono delle ghirbe moderne fatte con le camere d’aria…hanno molti cammelli. Era tanto tempo che non vedevo una scena del genere, purtroppo in Libia e Tunisia queste scene sono scomparse. E’ un piacere incontrare ancora queste popolazioni seminomade, che vivono di pastorizia, oramai abituati al turismo sahariano si mettono in posa, fieri per le foto di rito. Uno di loro mi mostra le mani intagliate per il freddo e per il troppo uso a tirare corse e cordini. Giorgio gli lascia dei guanti in crosta sperando che li usi, il nomade pare felice.

Passato l’erg ci dirigiamo verso l’oued Seggeur, il tratto diventa più veloce, oggi 130km, campo serale alle 17:50.

Il 4 gennaio partiamo alle 9 di mattina, l’alba tarda ad arrivare, fa chiaro dopo le 7:30. Diretti verso Det el Ma Tahtania, stamani un po’ di saliscendi tra i passaggi sabbiosi, ma haimè a mezzo di cb la voce di Giorgio annuncia che ha rotto un ammortizzatore….Di gran lena lo raggiungiamo per constatare il danno, ebbene si, ha rotto l’ammortizzatore nel suo attacco superiore. Giorgio si è portato un ammortizzatore di ricambio, cosi come tutti. Prima della partenza abbiamo previsto una lista di ricambi. L’avere dei mezzi uguali in coppia ha favorito la divisione dei ricambi (due toyota Kzj95 e 2Hzj78). Ne approfittiamo per la pausa pranzo, intanto noi ci improvvisiamo meccanici e cambiamo l’ammortizzatore. Nel pomeriggio conquistiamo la falesia Ed Dour El Foukani. Arrivati in cima alla falesia dal toyota di Davide si nota una perdita oleosa..ad una prima ispezione notiamo la perdita dell’idroguida…si sa che toyota è debole di oring…ma questi hanno 285milakm…Da li a poco a cercare una piccola zona sabbiosa per il campo. Oggi pochi km, solo 100, la sabbia molle ci ha rallentato,…poche tracce, siamo scesi parecchio a piedi per cercare i passaggi tra le sabbie. Sta sera saremo ricompensati da un ottima Taghella.

Il fatto della condivisione del pasto intorno al fuoco con guida ed autista, fa abbassare le loro barriere, infatti sino ad ora erano inspiegabilmente in disparte…Probabilmente sono abituati a stare in disparte nei folti gruppi, ma noi siamo in pochi e gradiamo la loro presenza…via via il rapporto si avvicina sempre più anche per gli aiuti che diamo loro tra le sabbie.

Il gruppo di algerini è composto da un autista, un accompagnotare: Janlu con il quale si riesce a comunicare maggiormente visto che capisce bene il francese, e la guida vera e propria, che parla poco. Sono molto attrezzati i due giovani algerini, torcia frontale, dormono i tende quecha…l’unico che conserva le tradizioni è la guida.

5 gennaio, l’idroguida di Davide e’ vuota, fi mushkila! abbiamo l’olio, anche se poco e rabbocchiamo, ma l’autista dice che è meglio mettere il W40, quindi olio motore…non gli diamo retta, sui manuali c’è scritto di mettere olio specifico, e noi mettiamo quello!

Oggi è il compleanno della Nico, quindi già ci pregustiamo la festa serale al campo..

Giornata calda, al sole sfioriamo i 38gradi, si sta in maglietta e senza scarpe. Panettone e spumante per festeggiare i ….anni della Nico! Oggi 150km.

6 gennaio arriva la befana nel deserto…calzettoni pieni di dolci, ma anche un po’ di carbone per i bimbi…tutti si svegliano presto per scoprire se la befena è arrivata non cavalcando la scopa, ma a dorso di dromedario..

Partenza h8,30 puntiamo l’oued Nomous, il terreno è molto umido, attraversiamo quindi verso il pozzo di Hassi Bou Khelala, continuano i rabbocchi dell’idroguida e l’olio sta per finire, ma siamo vicini alla meta..quindi si comprerà la.

Iniziamo un tratto dunoso, ma poco dopo notiamo in lontananza una costruzione petrolifera…purtroppo le dune sono spianate…pare di essere sulle piste da sci..quindi decidiamo di piagiare sul gas cosi da essere a Timimoun in serata per gustarci domani il giro della Sebka con molta calma.

Arrivati a Ouled Assa incotriamo l’asfalto, serata al camping Rose De Sable. Oggi 246km

Il campeggio è molto bello, il proprietario ospitale, ci affida delle camere nuove, ma è possibile dormire anche in auto o tenda. Sulle terrazze del campeggio si gode una vista a 360gradi della sebka e della palmeraia, un bel posto per rilassarsi. La cucina è ottima!

Il 7 gennaio giro per la Sebka e per gli Ksar in rovina, stiamo sulle collinette che circondano la sebka, si vede tronco fossile ovunque, girelliamo tra i villaggetti in rovina. È incredibile come si adattano ad abitare in questi posti pur avendo Timimoun vicina.

In serata spesa e visita alla rossa Timimoun, abbiamo finito le carote e le arancie! Come al solito i bimbi impazziscono per le arachidi salate..mentre noi in cerca di anacardi, ottimi come aperitivo. Proviamo a cercare l’olio per l’droguida, ma nessun distributore ne è provvisto, ci dicono che loro mettono il W40….bhe allora faremo anche noi cosi… ma al momento un groppo sabbioso tampona la situazione.

Timimoun è stupenda, un archittettura unica nell’algeria, visitiamo il museo, un tempo adibito ad albergo. Nel museo un mercatino di artigianato locale, ben presto ci accorgiamo che il vero museo è l’infrastruttura stessa.

L’8 gennaio partenza per l’erg chech, la mattina presto facciamo la conoscenza della nuova guida, si chiama Sidi, pare svelto, mi dice che lui è della regione di Ti-n-Missao…ci mette fretta bisogna uscire presto per evitare i barrage.. ialla…ialla..

Facciamo un asfalto che penetra nell’erg occidentale verso Talmine, per poi dirigersi a sud, a Zmela el Outher abbandoniamo l’asfalto quindi verso sud nell’erg Er Raoui, campo nell’erg, ci divertiamo a raggiungere scalzi la vette delle dune più alte. Oggi 258km .

Anche Sidi dorme nella tenda quecha..il progresso è arrivato pure tra loro.

Il 9 gennaio partenza verso le 9, freddo, ci sono 2gradi. Verso Draa el Kelba a nord del Jabel El Ahmar dove incontriamo un pistone veloce e diversi camion trasportanti container…militari in zona ma nessuno di dice nulla.

Usciamo ben presto dal pistone piegando a sud, infilandoci nei gassi. Siamo nell’erg Iguidi. Nella pausa pranzo Sidi mi mostra una carta IGN 1:mil della zona vuole imparare a fare il punto in maniera manuale…la prima volta che mi capita una cosa del genere, una guida con una cartina! Poi che se ne fa di una nozione del genere? Sulla mappa noto che ci sono i numeri dei gradi e minuti scritti a matita, quindi qualcuno ha gia’ provato a spiegarglielo. Bhe ci riprovo… poi inizia a domandarmi le coordinate dei diversi pozzi segnata sulla carta, cosi facciamo i calcoli. Spesso ritroviamo insediamenti neolitici, macine pestelli…segni del passato.. L’idroguida di Davide rinizia a perdere e finiamo l’olio specifico, nei prossimi rabbocchi si va di W40. Oggi 200km

10 gennaio, non manca molto al forte, il segno di passaggio dell’erg Iguidi all’erg Chech. Arriviamo al forte in mattinata, foto di rito, via a cercare il tesoro del re e regina sulla torre, i bimbi sono esterefatti! Il tesoro è scomparso, è rimasto solo dello scatolame militare vuoto.. Improvvisiamo una piccola guarnigione di legionari. A pranzo sotto le due palme rimaste in zona e stappiamo le due bottiglie migliori che abbiamo… Al pozzo acqua buona, temperatura ottima, si fa la doccia! Anche se qualche puzzozozzo si lamenta un po’..

Nel pomeriggio ci dirigiamo leggermente a sud per poi piegare verso est dentro l’erg chech. Siamo curiosi di vedere i mille colori dell’erg, cosi significa la parola chech. Come il velo copricapo viene tinteggiato in diverse tinte, l’erg chech assume diversi colori con la diversa luce. Facciamo pochi chilometri dal forte, troppe macine, troppi paleosuoli ed insediamenti da visionare, fotografare, oggi 130km.

La sera al campo letture nel gruppo dei i bimbi, ma anche il giorno capitanLeo si prodiga nell’intrattenimento dei più piccoli. Sidi continua ad interpellarci per conoscere i wp dei pozzi….e finalmente scopriamo che ha un garminV! A questo punto visto che ha un gps, gli do il punto preciso al secondo sfruttanto il mio gps, gli mostro il Two Nav aventura con le cartine IGN 1:200mila e 1:1mil, e’ molto affascinato Sidi dalla tecnologia….. che abbiamo contribuito a snaturare una guida algerina?

11 gennaio, oggi fa caldo, ci infiliamo in gassi veloce e risaliamo a nord puntanto il pozzo di Inifeg, campo prima dell’ononima sebka. Il toyota di Girogio e Davide iniziano a scarseggiare di gasolio, rabboccano con le ultime taniche, io ed Enrico sui 78 abbiamo ancora un centinaio di litri a testa,…quindi mafi muskila! Intanti Alice ha scoperto a cosa servivano le macine…ha trovato un nuovo gioco e le vuole provare tutte!

12 gennaio, giretto per la sebka Inifeg. Oggi mi è arrivato un messaggio di Eugenio sul sat che mi avverte che ci sono disordini in Tunisia…strano, avverto gli altri. Sento al telefono Eugenio che mi avverte della situazione tunisina e mi racconta che loro sono stati aggrediti a Gafsa….sento anche Saverio che è a casa e sicuramente segue il sito per capire le novità…Ragguaglio della situazione i compagni di viaggio, tutti sottovalutiamo la situazione e siamo convinti che il governo sederà la cosa in poco tempo. Avvertiamo anche Sidi, che sente Barka; questo lo consiglia di non entrare ad Adrar, ci sono disordini…facciamo il conto del gasolio, scarseggia.. ma almeno per due macchine c’è a sufficienza, quindi in caso si va a riempire delle taniche. Intanto dividiamo il gasolio. Appena usciti dall’asfalto ci dirigiamo a nord in cerca di un distributore, ci arriviamo tutti e 4. Nel mio toyota entrano 190L, 25€ per 1122 km…. Giungiamo in serata a Timimoun e telefoniamo agli amici per capire la situazione. Le notizie non sono positive. Incontriamo Barka, che ci ragguaglia sulla situazione algerina, e tunisina.

L’indomani andiamo a Timimoun per visita al museo, tutto sembra tranquillo, partiamo per Ghardaya, nessuna scorta, i soliti barrage…ma gli sms che arrivano sul turaya non tranquillizzano affatto…

Dopo 630km arriviamo a Ghardaya nel solito campeggio, anche li tutto tranquillo.

Il 14 gennaio dopo gli ultimi acquisti di suvenir algerini, abbandoniamo il M’zab per la volta della dogana, siamo un po’ turbati, abbiamo la nave il 16 e non sappiamo come sarà al di la della dogana. I doganieri algerini ci dicono che in Tunisia la situazione non è tranquilla, ci sono disordini e continue manifestazioni, ci sono stati diversi morti. Gli amici da casa ci hanno avvisato del coprifuoco e gli algerini ci dicono che sarebbe meglio chiedere ai tunisini una scorta per l’attraversamento del loro territorio.

Arriviamo alle 20.00 in dogana tunisina, siamo solo noi, mitra spianati ma ci accolgono con gentilezza dandoci il benvenuto…addirittura ci dicono che la dogana è aperta ma vige il coprifuoco dalle 17 alle 7 di mattina. Chiediamo di pernottare li in terra di nessuno ed espletare le pratiche doganali l’indomani. Ci viene concesso. Crediamo che dove siamo ora sia il posto più sicuro del sahara, l’idea è tirare domani mattina, sentire se la nave c’è, perchè i messaggi sono discordanti, alcuni dicono spazio aereo e navale chiuso altri no. Se chiuso si potrebbe sentire se possibile rientrare via Algeri con un traghetto per la Francia.

Il 15 gennaio sentiamo GNV a Genova che ci assicura che la nave è in porto italiano e pronta a salpare! Quindi via si fa dogana e si entra in Tunisia anche se siamo un po’ preoccupati.

In dogana tunisina tutto tranquillo, le solite pratiche, nessun controllo alle macchine, la foto del presidente ancora appesa, anche se i doganieri ci dicono che se ne è andato all’estero. Usciti dalla dogana in strada non si nota nessuno, nessuna macchina, nessun barrage, a Nefta nessun poliziotto.

Qualche negozio è aperto, la maggior parte chiusa. Arriviamo a Tozour, prima di passare dal centro andiamo verso la zona turistica; conosco un albergo che ha un parcheggio protetto, lo Ksar Rouge. Da li ci colleghiamo ad internet, ci informiamo com’è la situazione, l’albergo è vuoto, solo un francese che dice che ci sono militari, per i turisti nessun problema.

Siamo combattuti se rimanere li sino a domani, giorno della partenza o avvicinarci a Tunisi. In caso le cose si mettessero male gli aiuti arriveranno alla capitale. Cosi tutti assieme decidiamo di muoverci, ma decidiamo di fare un altra strada, passiamo dal chott cosi da evitare alcuni paesi centrali dove c’è stato l’epicentro delle manifestazioni.

A Tozour incontriamo i primi militari, ci lasciano passare, molta gente in piazza a piedi, segni dei disordini dei giorni scorsi, trattori bruciati. Percorriamo strade secondarie sino a Kebili, li i primi barrage di tunisini, sono fermi in mezzo la strada con bastoni in mano….io sono per primo, rallento improvvisamente quasi a fermarmi ho timore a passare, metto le 4frecce, salutiamo per far capire che siamo turisti, lo capiscono probabilmente anche dai nostri sguardi terrorizzati! La folla si apre…mi aspetto che qualche testacalda dia almeno una botta alla macchina..ma mai nulla. Cosi anche in altri barrage sino ad ElHamma ripetiamo lo stesso gesto stando uniti con le macchina ben infila. Entriamo in autostrada e ci dirigiamo ad Hammamet in albergo. Eugenio ci ha dato un riferimento di un albergo ben protetto. Il coprifuoco è alle 17:00 noi siamo in ritardo…

Arriviamo giusto in tempo in albergo, intanto GNV ci ha comunicato che la nave è stata soppressa, la prima sara’ giovedi 20, quindi tra 4giorni. Cosi pure l’aereo per Betty e bimbe, volo eliminato. Arriviamo in albergo sconfortati, consultiamo internet, visitiamo sahara.it per sapere se qualcuno ha riportato notizie precise, intanto rincuoriamo gli amici a casa che sono in ansia. Metto un post sul forum, chiedendo se qualcuno è a conoscenza di altri traghetti, intanto dalla rete apprendiamo che alitalia ha messo a disposizione due voli Tunisi Roma, cosi converto il volo di Betty e bimbe. Giorgio e Davide fanno altrettanto.

16 gennaio, oggi almeno una parte del gruppo tornerà a casa, sono le 9:30 siamo pronti per andare all’aereoporto quando il mio telefono squilla, un numero tunisino…. E’ Massimo Grassi , RC4X4 di sahara.it che ha letto il mio post. Anche lui a Tunisi, questa mattina è andato al porto per sondare la situazione e vi ha trovato un traghetto Grimaldi ormeggiato che parte per l’Italia. Un giro di telefonate tra gli amici del forum cosi mi rintraccia! Grande notizia, e grande Massimo! Dice che la nave parte alle 11.00 questa mattina. Ci fiondiamo al porto tutti quanti. Lungo la strada diversi barrage sia di militare che di tunisini, macchine rotte, incendiate, alla Goulette si sentono spari…I militari limitano e decidono l’accesso al porto..ma con abili manovre facciamo gruppo con Massimo e riusciamo ad entrare. Ci mettiamo in fila per i biglietti, 5 ore per farli..tensione tra tutti, i conti non tornano. Grimaldi pare abbia aumentato i prezzi…si telefona in ambasciata per denunciare la cosa,,,ma intanto la gente si agita tanto da dover intervenire i militari a mitra spianati! Tocca noi non capiamo quando dobbiamo pagare in dinari, ci chiedono 1740€ per 4macchine 8adulti e 5bambini, senza cabine per scendere a Salerno, un furto ma ce ne vogliamo andare, paghiamo! Dal porto le mogli ci telefonano dicendo che è chiuso, non fanno entrare le nostre auto senza biglietti. Ultima corsa a piedi per raggiungere la auto. Facciamo vedere i biglietti e le porte si aprono. I doganieri in borghese, controlli inesistenti, ci sono disordini ovunque, i duty free saccheggiati, casupole rotte. Timbriamo i passaporti con velocità e via finalmente sulla nave che ci porterà a Salerno.

Gli ultimi due giorni sono stati molto tesi, abbiamo avuto molta fortuna ad entrare in un momento tuttosommato favorevole, a decidere di non passare dall’epicentro degli scontri, e soprattutto a mettere un post sul forum cosi da essere stati rintracciati da chi sapeva del traghetto.

Questo viaggio lo ricorderemo per sempre, sia per i bei momenti trascorsi in Algeria, per i mille colori dell’erg chech, ma soprattutto per aver visto il popolo tunisino in rivolta. Sperando che un giorno tutto si sistemi…..perchè sarebbe difficile vivere senza il sahara.

foto di Marko, Enrico, Davide.

 

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