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Transafrica: il quinto passo Malawi, Zambia, Botswana e Namibia By Gian Casati

– Posted in: Africa, Africa Australe, Resoconti di viaggio

By Gian Casati
Originally Posted Wednesday, June 16, 2010

 

TRANSAFRICA

I passi precedenti

Siamo partiti da San Donato Milanese, abbiamo attraversato a tappe Tunisia, Libia, Egitto, Sudan, Etiopia, Kenya, Tanzania e siamo arrivati in Mozambico (Nampula) col

Resoconto del quinto passo

Racconto il viaggio attraverso Malawi, Zambia, Botswana e Namibia

Partecipanti: Gian Casati, Rosalba Basile e Carlo Mazzari su Toyota hj61 del 1989 con 273.000 km sulle spalle

8 maggio 2010

Partenza da Malpensa con volo Egyptair per il Cairo, coincidenza per Dar es Salaam ove arriviamo addirittura in anticipo alle 5 del

9 maggio

A Dar dobbiamo aspettare il volo per il Mozambico (Nampula)che parte alle 16. Per nostra fortuna un’anima pia dell’aeroporto senza nostro intervento ci offre un voucher per la sala Vip dove passiamo le nostre 11 ore di attesa nel confort piu’ assoluto con pasti e bevande gratis, con l’unica preoccupazione per il nostro bagaglio teoricamente arrivato con noi ma di cui non possiamo avere notizia. Solo una mezz’ora prima dell’imbarco una gentile funzionaria ci assicura che il bagaglio c’è e che verrà spedito a Nampula, speriamo in bene! Prima di arrivare a destinazione si fa scalo a Pemba (Mozambico) dove si sbarca armi e bagagli, si fa il visto (25$) e si fa dogana, poi si risale sull’aereo ove i bagagli (ci sono tutti!!) vengono ricaricati. Mezz’ora di volo e siamo a Nampula dove incredibilmente si fa nuovamente dogana. Padre Riccardo della missione dei padri Dehoniani che ha amorevolmente custodito la nostra Toyota per quasi 11 mesi ci viene a prendere. Ci ritroviamo con grandissimo piacere. Cena, ottima, in missione. Grande festa al salame che abbiamo portato per gli amici missionari (e scampato a due ispezioni doganali!)

10 maggio

La Toyota, come detto ottimamente curata (un Padre la muoveva nel cortile della missione ogni settimana), parte al primo colpo. Come avevamo programmato dobbiamo fare alcuni lavoretti alla macchina e montare due gomme nuove. Compriamo le gomme (care, circa 200 $ cad) ed andiamo dal meccanico, nel fare il breve percorso mi accorgo che le frecce non funzionano ed è questo inconveniente (non è un fusibile come pensavamo e speravamo) che a sera ancora non è risolto. Nell’attesa andiamo a fare qualche provvista al supermarket (fornitissimo) e compriamo una bombola nuova di gas perché quella che abbiamo non può essere ricaricata prima di quattro giorni. Chiudiamo la prima giornata con qualche preoccupazione perché non sappiamo quando e se il problema delle frecce sarà risolto

11 maggio

La macchina è pronta verso metà mattina, facciamo gasolio ed andiamo subito in missione dove lavoriamo alacremente per prepararci, sistemare il carico e montare la “zia Pina”, così abbiamo soprannominato un fantastico marchingegno che si rivelerà utilissimo, in certe circostanze addirittura quasi indispensabile. Si tratta di un computer (nel caso un Toughbook Panasonic) montato con una speciale staffa al parabrezza e collegato ad un gps Garmin. Utilizzando il programma Nroute (peccato che la Garmin l’abbia tolto dalla produzione) e le fantastiche mappe di Traks4Africa si vede in tempo reale su un grande schermo esattamente dove ci si trova e si possono programmare rotte nelle piste piu’ remote. Devo qui ringraziare l’amico Paolo Rizzieri che prima mi ha consigliato il marchingegno e poi mi ha assistito nei conseguenti acquisti e soprattutto con pazienza mi ha insegnato ad usarlo. Montata dunque la “zia Pina” e mangiato ottimamente dai Padri che ci hanno ospitato, poco dopo le 14 lasciamo la missione di S.Pedro di Napipine con meta Alto Molocuè dove altri padri Dehoniani, preavvertiti dai confratelli di Nampula, ci aspettano. La strada asfaltata è ottima, il panorama molto piacevole, foresta in questo momento molto verde perché non è molto che è finita la stagione delle piogge, grandi mammelloni di granito, piccoli villaggi. Giusto alle 17 ora in cui in questa stagione qui autunnale diventa quasi improvvisamente buio, arriviamo alla missione, molto accogliente ed ottimamente equipaggiata. Abbiamo fatto 209 km.

12 maggio

Prima colazione coi Padri e via, l’asfalto è finito ma la pista è abbastanza buona fino a Nauela poi si restringe molto ed è piuttosto tortuosa ma il panorama è stupendo con questi enormi mammelloni in parte translucidi per l’acqua che ancora stanno smaltendo e la foresta non fitta ma dagli alberi enormi arrampicati tra i sassi. Arriviamo a Guruè, località conosciuta soprattutto per le coltivazioni di thè. Da qui la pista attraversa una vallata tra catene di montagne che diventano fantastiche nelle vicinanze di Cuamba che raggiungiamo verso le 16.30. Cerchiamo invano una missione ove andare a dormire ma non riusciamo a farci capire dai locali. Stiamo girando a vuoto per la cittadina quasi disperando di trovare un alloggio, quando noto che sullo schermo del computer la mappa indica a poche centinaia di metri da dove ci troviamo una guest house amichevole e pulita e qui infatti troviamo un’ottima sistemazione (camere con doccia, aria condizionata ed uso cucina). Oggi abbiamo fatto 296 km viaggiando per oltre otto ore e con pochissime soste.

13 maggio

Qualche piccola spesa e via verso il Malawi, la pista è larga e la tôle accettabile ma il terreno è piatto e scialbo, solo la vivacità gruppo di donne che lava i panni in riva ad un fiumiciattolo risolleva un po’ il morale. Verso la frontiera di Mandinba la pista diventa molto stretta e sempre con poco traffico (un paio di macchine e qualche camioncino). Le formalità di frontiera sono incredibilmente veloci, 5 minuti in totale per timbrare i passaporti e per riconsegnare il permesso di circolazione per l’auto, un paio di km di terra di nessuno e siamo in Malawi ed anche qui le formalità sono assai veloci, niente visto, per l’auto è sufficiente un permesso temporaneo che si paga 1200 kwacha e l’assicurazione (importante perché poi la chiedono spesso nei posti di blocco) 6000 kwacha. Divertente il siparietto che si svolge fuori dagli uffici di frontiera: per ottenere la valuta locale necessaria per le formalità, si viene assaliti da cambisti che si fanno una concorrenza spietata fra loro per cui il valore del kwacha crolla in pochi minuti passando da 125 a 160 kwacha per dollaro. Appena fuori dalla dogana un animatissimo mercato, un’infinità di gente ed una bella strada asfaltata. Il panorama già dopo pochi km si anima, villaggetti caratteristici, montagnotte con grandi massi ed enormi alberi e poi, dall’alto, una bellissima vista sui laghi. La strada scende verso la piana, il terreno diventa piu’ arido e ci sono molti baobab. Si costeggia il lago Malawi che però non si vede mai, arriviamo a Monkey Bay che sulla carta pare ben posizionata sul lago ma è una delusione perché l’accesso al lago non è mai possibile, molto meglio Capo Mclear, animato villaggio con diverse strutture turistiche anche lussuose ed una vista veramente magnifica sul grande lago e su due belle isole.

La pista per arrivarci, con tôle sopportabile, è molto panoramica si snoda attraverso verdissime montagne con tanti babbuini (finalmente qualche animale perché in Mozambico non si vede un animale selvatico e pochissimi sono anche gli animali domestici) con splendida vista finale sul lago. Alloggiamo al Taipei Lodge, che, a parte il nome ben poco “africano”, è una struttura dagli standard piu’ che accettabili ad un prezzo onesto. Nuotata rigenerante nel lago Malawi. Fatti 304 km

14 maggio

Dopo un ottimo breakfast al Taipei lasciamo Capo Maclear e la penisola tornando sui nostri passi, ritroviamo l’asfalto e ci dirigiamo verso la capitale Lilongwe seguendo la strada che dall’incrocio di Mua va verso Nore costeggiando il lago che però non si vede mai. Tentiamo di avvicinarci andando a Chipoka ma il lago si intravede solo. Riusciamo a raggiungere il Niassa (altro nome del lago) solo a Senga Bay dove ci sono due lodge di gran lusso e dove riusciamo a trovare un pertugio per arrivare al lago e vedere piroghe e barche di pescatori. Da Salina a Lilongwe il terreno è ondulato molto coltivato, pochi villaggi, pochi alberi. Dopo la capitale e per lungo tratto il terreno è piatto e piuttosto squallido. Al tramonto arriviamo a Mchinji vicino alla frontiera con lo Zambia; alloggiamo al Joe’s Motel, abbastanza caro per quanto offre, anche se le stanze sono pulite e la doccia è calda ma la scelta è pressoché obbligata perché esiste solo un altro albergo che però ha un aspetto alquanto inquietante. Facciamo il pieno perché pare che il gasolio in Zambia sia piu’ caro oltreché a volte difficilmente reperibile (notizie da Sahara.it). In Malawi è attualmente quotato 24 kwacha cioè circa 1,5 dollari al litro. Oggi abbiamo fatto 426 km.

15 maggio

Usciamo dal Malawi, veloci le formalità di uscita. Quelle per entrare in Zambia sono un poco piu’ complesse perché, oltre al visto (50 $) bisogna pagare la carbon tax (200.000 zambian kawcha) e l’assicurazione (120.000). Si entra senza carnet (secondo il funzionario doganale solo per sua gentile concessione essendo discrezionale l’emissione del permesso). Bisogna avere moneta locale per pagare le tasse e questa viene procurato dai numerosi venditori di valuta che ci assaltano (il cambio è 5.000 per 1 dollaro). In poco piu’ di un’ora ce la caviamo. Non lontano dalla frontiera è Chipata, vivace cittadina ove facciamo bilanciare le gomme (nuove prese in Mozambico) e compriamo un altro pneumatico. Ripartiamo verso il parco Nazionale South Luangwa, inizialmente la pista è molto brutta perché corre a fianco della nuova strada in costruzione poi migliora e si può andare abbastanza veloci anche se la tôle è piuttosto pesante, a circa metà strada la pista è sassosa per poi, verso la fine diventare asfalto. Si incontrano numerosi villaggi ma non molto interessanti fino a Mfuwe che è un lungo paesotto insignificante. Arriviamo fino al gate di ingresso del parco per prendere informazioni e poi raggiungiamo il fantastico Wildlife Camp dalla straordinaria “location” su un’ansa del fiume Luangwa. Tramonto spettacolare accompagnato dagli orribili versi degli ippopotami che stazionano proprio sotto di noi. Fatti 204 km

16 maggio

Intera giornata nel parco South Luangwa (25$ per persona e 30 la macchina), con perfetto orientamento grazie al computer perché se non è difficile l’orientamento se si sta vicini al fiume ben altro discorso è se ci si inoltra nel dedalo delle piste secondarie. Naturalmente non essendoci mai stati non conosciamo il terreno né dove sono gli animali, così la prima parte della mattina viene un po’ sprecata inoltrandoci verso l’interno del parco verso nord, non ci sono animali e la vegetazione, soprattutto l’erba alta, fittissima. Il segreto del parco sta nel seguire il corso del fiume, sia verso monte che verso valle, li c’è la vita, li ci sono le ambientazioni piu’ spettacolari.

La caratteristica del parco sono i loop che sono delle depressioni di varia ampiezza che si riempiono d’acqua con le piogge per poi prosciugarsi a poco a poco. In questa stagione, post piogge, i loops sono verdissimi, quelli già prosciugati sembrano prati inglesi, mentre altri sono ricoperti di gigli d’acqua.

Ovunque animali selvatici, dalle onnipresenti gazzelle ed antilopi agli elefanti che ora hanno i cuccioli, passando per le zebre, le giraffe etc. Gli animali, qui dicono che non è ancora la stagione adatta, non sono numerosissimi ma forse è meglio, altrimenti sembrerebbe di essere in uno zoo-safari. Ritorniamo quasi al tramonto al nostro magnifico campeggio. Abbiamo fatto 159 km tutti nel parco, affidandoci per l’orientamento al computer ed alle indispensabili mappe di T4Africa.

17 maggio

Tappa di trasferimento, dal parco si ritorna a Chipata per la stessa strada dell’andata perché la pista piu’ diretta verso Petauke pare sia impraticabile perché allagata. A Chipata breve sosta per acquistare il secondo triangolo che se mancante pare essere buona scusa per multe salate e poi via verso la capitale Lusaka. Fino a Petauke la strada è abbastanza monotona ma veloce, c’è poco (anzi pochissimo) traffico e l’asfalto è ottimo, poi ci si inoltra in belle ondulazioni con magnifici scorci sulla foresta. Al tramonto arriviamo al ponte sul fiume Luangwa ed andiamo a campeggiare al Bridge Camp (S 15°00.308 E 030° 12.908), un piccolo ma simpatico posto con docce la cui acqua viene scaldata direttamente con fuoco di legna, i locali doccia sono in pietra, spartani ma con un certo gusto. Il campeggio prende il nome dal ponte sul fiume, l’unico nel raggio di molti km, punto di passaggio obbligato, vicinissimo alla frontiera con lo Zimbabwe. Oggi abbiamo fatto 484 km

 

18 maggio

Breve sosta alle bancarelle vicino al ponte (bei manufatti di paglia e tanto pesce secco poi via per un’altra tappa di trasferimento. Dal Bridge Camp la strada si snoda attraverso colline boscose molto belle e la vista spazia su ampi panorami. Ad una cinquantina di km da Lusaka invece si torna ad una squallida pianura piu’ o meno coltivata con villaggi senza anima. A Lusaka facciamo qualche spesa ad un fornitissimo supermercato e perdiamo un paio d’ore per sostituire precauzionalmente una batteria che potrebbe dare problemi. Contrariamente alla teoria che vuole la sostituzione di entrambe le batterie ne cambio solo una e per di piu’ di amperaggio diverso dall’altra. Speriamo in bene, anche perché la parte elettrica della macchina mi lascia sempre un po’ in apprensione anche se fino ad ora per la verità non abbiamo avuto problemi. D’altra parte non vorrei che la batteria difettosa mi abbandonasse proprio in un momento poco opportuno. Ripartiamo nel primo pomeriggio ed al tramonto siamo ad Moorings Campsite un bel campeggio (25000 kwacha cad) assolutamente deserto a qualche km da Monze sulla strada per Livingstone. Oggi abbiamo fatto 420 km.

19 maggio

Notte gelida con 8° ed una umidità spaventosa. Ci dirigiamo a Livingstone ed alle Cascate Vittoria, per rompere la monotonia dell’asfalto facciamo una digressione di una sessantina di km all’interno ma il paesaggio è abbastanza monotono. La città di Livingstone in sè non dice granchè ma quando si arriva allo Zambesi, che ora è al massimo della portata, lo spettacolo è indimenticabile, foto di rito con la vecchia Toyota ai bordi del fiume. La nube d’acqua sollevata dalla grande cascata effettivamente si vede da molto lontano come ci ha lasciato scritto Livingstone. Ci informiamo per vedere la cascata domani e cazzeggiamo tra le bancarelle dei souvenir per gli immancabili acquisti (devo dire che abbiamo trovato delle cose interessanti a prezzi, dopo le rituali trattative serrate, abbordabili. Ci fermiamo al compeggio del Livingstone Safari Lodge fuori dalla città a 4 km dalle cascate. Anche oggi abbiamo fatto 356 km di ottimo asfalto (tranne la digressione di cui ho detto e tranne l’ultimo tratto di strada che è in costruzione).

20 maggio

Dal campeggio direttamente alle Cascate Vittoria con intermezzo di elefanti che attraversano l’importante strada. Paradossalmente proprio perché il fiume è praticamente al massimo della sua portata le cascate sono una parziale delusione perché il percorso pedonale ed il ponte sospeso che fronteggiano il grande salto sono invasi da un ciclone d’acqua polverizzata e no, col risultato che malgrado il doppio impermeabile noleggiato siamo fradici e non abbiamo visto praticamente niente, dal rumore e dalla massa di acqua intuiamo che lo spettacolo deve essere unico.

Forse era il caso di investire un (bel) po’ di dollari sorvolare lo Zambesi in elicottero. Lasciamo le cascate e ci dirigiamo verso il Botswana. Ci allontaniamo dalla strada principale per cercare un posto dove mangiare ma entriamo senza volerlo in un parco. Cosi quando inaspettatamente arriviamo ad un gate, malgrado le nostre spiegazioni, dobbiamo pagare il ticket di entrata ma riusciamo a spuntare di pagare metà del dovuto dimostrando la nostra buona fede. Il parco vale proprio poco se non che corre per qualche km lungo lo Zambesi. Proseguiamo verso Kazangula dove c’è il traghetto che, attraverso lo Zambesi, ci porta in Botswana. I traghetti sono solo due e pur facendo la spola di continuo non riescono a smaltire il traffico di camion perché portano un solo camion per volta e così si formano lunghe file. Per nostra fortuna il traffico leggero ha la precedenza; velocemente chiudiamo le pratiche di uscita e paghiamo i 20 $ del traghetto e cambiamo 100 $ perché in Botswana c’è un qualcosa che non capiamo da pagare in moneta locale cioè pula. Sbarchiamo e affrontiamo le formalità di entrata ed abbiamo l’amara sorpresa di apprendere che contrariamente alle informazioni che avevamo (guida Southern Africa della Lonely Planet) non si può entrare senza carnet (pare che diano un permesso temporaneo per chi rientra in Zambia, ma la cosa non è sicura). Mentre gli uffici si svuotano essendo tardo pomeriggio cerchiamo una soluzione per entrare in Botswana senza carnet, i funzionari sono molto gentili ma non c’è niente da fare. Siamo così costretti a tirar fuori il carnet che avevamo spergiurato di non possedere e che speravamo di non usare perché il viaggio dovrebbe durare complessivamente piu’ della vita del carnet (un anno). Timbrato il carnet si devono pagare in pula l’assicurazione ed un qualcosa (tassa di circolazione ??) per complessivi 120 pula. Raggiungiamo Kasane che è vicinissima alla frontiera e ci fermiamo al Thebe camping frequentato da molti sudafricani ed overlanders vari. Lo stress della dogana ci ha distrutto, un bella doccia ci rigenera. Stasera cena al ristorante. Fatti 105 km

21 maggio

Siamo in anticipo sul programma e decidiamo di sfruttare il tempo libero per andare al Sedudu Gate per prendere informazioni sul Parco Nazione del Chobe e poi decidiamo di prendere la strada che attraversando (gratuitamente) il parco porta in Namibia. Capiamo perché è gratuita: non si vede un animale a pagarlo a peso d’oro! Torniamo quindi a Kasane per fare un po’ di spesa, cambiare soldi (1 dollaro per 6,81 pula al netto delle commissioni). Al pomeriggio ci imbarchiamo su un grosso barcone con una trentina di turisti australiani ed iniziamo a risalire il fiume Chobe; all’inizio siamo alquanto scettici perché le grosse barche di turisti sono molte e l’insieme non promette molto di buono, invece dopo aver visto qualche animale poco interessante il nostro nocchiere si sofferma a farci ammirare diverse famiglie di elefanti all’abbeverata. La luce è stupenda, la prospettiva pure e così scattiamo foto come forsennati. E poi, ammettiamolo, il solo tramonto sul Chobe è uno spettacolo che ci fa rimangiare ogni precedente scetticismo. Ritorniamo al solito campeggio che ormai è buio. Fatti 130 km.

22 maggio

Anticipiamo di un giorno l’ingresso al Chobe ed otteniamo dai funzionari del parco (qui hanno la paranoia delle prenotazioni ed io avevo prenotato per domani) un “open space” al camping di Ihahia. A sera scopriremo che il misterioso “open space” altro non e’ che uno spazio uguale agli altri solo un po’ piu’ lontano dai servizi ma il posto in riva al fiume è tanto bello che la relativa lontananza dei servizi è l’ultimo dei problemi. Girare nel parco è abbastanza facile, vi sono diverse segnalazioni, il fiume fa sempre da riferimento e la pista è sabbiosa ma compatta e solo in rari punti è un po’ molle ma non crea problemi. Tanti elefanti, tantissime antilopi, impala, kudu e giraffe ma non troviamo alcun predatore, sicuramente ci sono ma bisognerebbe conoscere bene i posti: questo è un po’ lo svantaggio di viaggiare da soli senza ranger.

Ma la soddisfazione di girare per conto proprio ripaga ampiamente questo handicap. Al tramonto siamo al nostro open space nel campeggio di Hihaia proprio in riva al fiume dove godiamo del piu’ classico dei tramonti africani. Oggi abbiamo fatto 104 km tutti nel parco.

23 maggio

Giornata tutta dedicata agli animali ed al parco che giriamo in lungo e in largo (133 km) riusciamo a fare delle belle fotografie con la giusta luce, tanti animali tanta bella vegetazione, stupendi scorci del fiume ma ancora……niente leoni. A sera siamo ancora al compeggio di Hihaia, abbiamo il posto che avevamo prenotato dall’Italia, sostanzialmente identico all’open space di ieri sera. Bella doccia, ottima pasta cucinata da Rosalba e alle 8.30 tutti in branda. C’è un po’ di vento niente moschini niente zanzare, temperatura ottimale sui 15 gradi di notte e 27/28 di giorno.

24 maggio

Partenza verso le 7 direzione ovest verso Ngoma Gate. Avendo girato nel parco piu’ del previsto e poiché l’indicatore del livello del carburante non funziona (non ha mai funzionato fin da quando ho acquistato, usatissima, questa Toyota) ritengo saggio tornare a Kasane via asfalto attraverso la bella strada che taglia il parco per fare il pieno. Ripercorriamo quindi a ritroso il nastro di asfalto fino a Ngoma e da qui ci dirigiamo verso Savuti. Magnifica la vista sul fiume Chobe ma strada brutta perché è un pistone disastrato a fianco di una grande strada in costruzione, si continua cosi fino al villaggio di Kachikau. Da qui c’è l’indicazione per Maun via Savute e la strada improvvisamente finisce ed inizia una pista strettissima e sabbiosa (ma ancora percorribile senza la trazione integrale) che porta al Ghoha Gate di (re) ingresso nel parco (ove non si paga una seconda volta), bella la vista sulle colline che fiancheggiano la pista sulla sinistra, sono ricoperte di alberi dai colori autunnali inframmezzati da enormi baobab. La bellezza del panorama non è pari al numero di animali veramente scarso (sarà la fortuna, sarà la stagione? mah) solo qualche grosso maschio di elefante che si aggira nei pressi del campeggio di Savute. Qui prendiamo possesso del nostro posto che avevamo prenotato alla modica (si fa per dire!) cifra di 50$ cad e ripartiamo per aggirarci nei dintorni, belli ma senza animali. Bel campo, fuoco, atmosfera da Hemingway. Fatti oggi 276 km

25 maggio

Nella notte, abbastanza fredda (11°), un elefante ha gironzolato attorno alla nostra macchina, del resto vi sono avvisi dappertutto di fare attenzione agli animali e di non aggirarsi di notte per il campeggio. Addirittura attorno ai servizi igienici del campeggio è stato costruito un muro di cemento con all’interno un terrapieno proprio per evitare i danni degli elefanti. Partiamo di buon ora verso il gate di uscita, in oltre 60 km gli animali avvistati sono pochissimi, una decina, e la stretta pista sabbiosa si snoda in un terreno con erba e cespugli bassi che ricordano i nostri noccioli, spettacolo un po’ deprimente anche perché abbiamo una ulteriore grande delusione dal mondo “vegetale”. Scopriamo infatti che il famoso albero Mopani che eravamo ansiosi di riconoscere perché tanto celebrato nei romanzi di Wilbur Smith, sotto le cui fronde si consumano amori, trionfi, tragedie e morte, altro non è che un insignificante albero spesso formato da esili tronchi raggruppati senza mai raggiungere dimensioni importanti come quelle di tanti alberi che si incontrano in queste foreste. Lo sconcerto continua perché questa parte del tanto celebrato Botswana ci sta un po’ deludendo, pochi animali, natura non eclatante e poi questi…mopani! Non migliora la situazione la strada sterrata bianca, polverosa e con molta tôle che ci conduce a Maun attraverso un paesaggio addirittura brutto. La città di Maun è anch’essa una delusione, non ha alcun carattere africano senza essere certo una città europea. E’ un misto panna pochissimo attraente. Se a ciò si aggiunge che quasi tutti i botswani (si dirà così? non credo!) incontrati, dai ranger dei parchi, ai funzionari del controllo veterinario, al personale del peraltro molto bello Cocodrile Campsite, hanno l’aria scazzata il quadro è completo. Speriamo in domani: da simpaticissimi sud-africani abbiamo prenotato un volo sul delta dell’Okawango. Non possiamo nemmeno pensare che anche questa sarà una delusione. Oggi abbiamo fatto 193 km.

26 maggio

Alle 8 ci imbarchiamo su un Cessna da quattro posti e voliamo sul delta, panorama grandioso e affascinante, dall’alto ci si rende conto che è uno dei fenomeni naturali piu’ grandiosi della terra. Però anche dall’alto gli animali non sono numerosi, di interessante vediamo solo un bel branco di elefanti ma francamente il tutto è cosi bello che la presenza degli animali passa in secondo piano.

Dopo il volo andiamo alla Toyota per far sistemare un ammortizzatore che ha perso un gommino, perdiamo quasi due ore (in Tanzania tre ragazzi ci hanno fatto lo stesso lavoro sulla pista in un quarto d’ora) perché il tutto è molto burocratico, solo per fare la mia scheda anagrafica ci vogliono 10 minuti buoni. Nella tarda mattinata dopo un po’ di spesa partiamo verso Nord tenendo l’Okawango alla nostra destra e ci dirigiamo verso la Namibia, bella la strada, finalmente bello anche il paesaggio di grandi acacie, tanti animali domestici (vacche, capre, asini e cavalli), traffico nullo, nessuno in giro. I villaggi non tanto numerosi sono però finalmente “africani”. Ormai al tramonto arriviamo alla frontiera che si passa molto velocemente anche perché ci troviamo in una sorta di mercato comune per cui fatte le formalità (carnet) per l’auto in Botswana qui non si deve fare piu’ niente, si paga solo un tassa-pedaggio che corrispondiamo in pula (200) perché non abbiamo valuta locale. In Namibia finisce l’asfalto ma il pistone è bello; col sole ormai tramontato vediamo subito un po’ di animali (kudu, zebre e gnu) ripagandoci per quelli non visti in Botswana a sud del Chobe. Dopo pochi km dalla frontiera ci fermiamo al camping Popa Falls, ci accampiamo in riva al fiume. Siamo all’inizio del striscia di Namibia chiamata Caprivi. Fatti 422km.

27 maggio

La notte è stata al solito piuttosto fredda (11 gradi).Paradossalmente le cascate (da non confondere con le Epupa Falls), che in realtà devono essere poco piu’ che rapide, non ci sono per la troppa acqua (pare che il periodo migliore per vederle sia luglio e agosto nel periodo di maggior secca del fiume). Facciamo gasolio spendendo ancora pula che qui accettano con un cambio uno a uno e un po’ di spesa e per un po’ seguiamo la bella strada sterrata che corre lungo il fiume Okavango (che qui si chiama Kavango) e che segna il confine con l’Angola, tanti villaggetti molto caratteristici e gente simpatica. Dopo qualche km giriamo verso il Khaudom National Park che secondo quanto ci risulta dovrebbe essere un paradiso o quasi di wildlife fuori da ogni circuito turistico. La pista per arrivare al primo posto di controllo è una micidiale striscia di sabbia fonda e mollissima che mette a dura prova la vecchia gloriosa hj 61 che arranca per ore in seconda. La natura è molto bella con molti begli alberi anche se di animali non si vede traccia. Dopo oltre 50 km di pena senza incontrare anima viva, arriviamo al posto di Khaudom dove un paio di poveri rangers stazionano aspettando improbabili turisti. Ripartiamo dopo un velocissimo spuntino perché ci attendono 75 km di pista, che per fortuna si rivelerà migliore dei primi 50 km anche se non poi di tanto. Animali zero, solo verso la fine della riserva vediamo tracce di elefanti ed avvistiamo, da lontano, un timidissimo orice,unico mammifero insieme ad uno scoiattolino che ci fa compagnia al campo che facciamo a Sikereti, una località che esiste solo sulla carta, in realtà si tratta di quattro baracche tipo Far West semi-abbandonate con però una improbabile vasca da bagno. Siamo soli e sperduti non ci sono altri visitatori non ci sono ranger. Facciamo il fuoco per la carne che oggi abbiamo comprato. Oggi abbiamo fatto 260 km quasi tutti di pista “dura”. Giornata molto “africana”.

28 maggio

Ho dormito molto male e fa freddo, 8 gradi, e nel mio sacco a pelo estivissimo e per giunta senza chiusura a lampo si gela. Si parte poco dopo l’alba, il parco finisce di li a poco e la pista è molto buona e incredibilmente vediamo piu’ animali che nel parco. Siamo in territorio boscimane e si incontrano diversi villaggi, alcuni “veri” ed uno molto “turistico” nel senso che è una specie di museo etnografico vivente ad uso dei turisti giusto per far vedere come vivevano…una volta. Compriamo qualche ninnolo per dar un piccolo contributo alla povera economia locale. Il pistone che porta a Grootfontein è molto buono e veloce anche se molto polveroso e la mia vecchia Toyota ha le guarnizioni delle porte un po’ lasche e la polvere entra soprattutto dal portellone posteriore. La cittadina è molto pulita ed ordinata con grandi strade alberate e prati verdi, cambiamo un po’ di soldi (1$ uguale a 6,85 dollari namibiani) e facciamo un po’ di spesa e decidiamo di andare a Tsumeb che dista una sessantina di km e che la Lonley Planet definisce incantevole ed in effetti così è. Prati inglesi, strade grandi e pulite, casette in stile piu’ o meno austriaco, museo, negozi. In qualche modo ce lo aspettavamo perché tutti descrivono la Namibia come la Svizzera d’Africa ma francamente non ci aspettavamo tanto. La strada per arrivarci è magnificamente asfaltata ed il panorama, ora in aspetto decisamente autunnale con tanti alberi rossi, arancione e simili è molto suggestivo, viaggiamo oltre i 1300 mt di quota tra bellissime colline. A sera, appunto a Tsumeb, finiamo la giornata in gloria campeggiando nel parco dello splendido Kupferquelle Resort (con servizi di livello spaziale). Fantastica doccia ristoratrice. Fatti 424 km.

29 maggio

Lasciamo lo splendido campeggio, stanotte 12 gradi senza umido, quindi direi bene. Torniamo a Grootfontein e poi per non andare a Windhoek tutto per asfalto imbocchiamo un pistone sterrato che si può percorrere agevolmente tra gli 80 e i 90 kmh verso Otjituuo. Però il panorama è veramente bruttino fino a Okakarara ma da qui fino alle porte della capitale è molto bello e capita di vedere qualche animale, soprattutto facoceri che grufolano tranquillamente ai bordi della magnifica strada ora ottimamente asfaltata. Arriviamo nel pomeriggio a Windhoek e prendiamo la strada dell’aeroporto e dopo una ventina di km siamo al bel Transkalahari Inn dove lascieremo la Toyota. Oggi abbiamo fatto 605 km. Per un totale di 5510 km.

30 maggio Domenica

Cazzeggio per Windhoek, città abbastanza strana. Il centro con ampie vie ed una zona commerciale moderna molto vivace ed ordinata, la periferia con casette dai colori vivaci ma francamente improbabili, una specie di estremo nord trasportato malamente in Africa. Facciamo gli ultimi acquisti di oggetti di artigianato. Pomeriggio destinato a smontare la macchina e fare inventari vari.

31 maggio

Lavaggio della Toyota (l’ultima volta che è stata lavata seriamente è stato a Nairobi). Mentre aspettiamo mi accorgo che una balestra (post sin) ha un foglio fuori posto, andiamo quindi alla Toyota di Windhoek e con un efficiente personaggio concordo i lavori da fare, che forse è possibile fare in mia assenza. Al pomeriggio, salutati da un ultimo tramonto africano, aeroporto e ritorno a casa.

Gian Casati

Notizie utili

(i costi sono rapportati al dollaro perché moneta quasi corrente nei paesi visitati, addirittura alcune cose si devono pagare in dollari). Consiglio vivamente la patente internazionale che viene richiesta abbastanza spesso.

Mozambico

Moneta meticals (1 $ =33.500 meticals), visto fattibile in aeroporto e principali frontiere al costo di $25, per l’auto non è obbligatorio il carnet ma è ottenibile un permesso temporaneo.

Malawi

Moneta kawcha (1$ = 160 kawcha), niente visto, permesso temporaneo per l’auto (1200 kawcha), assicurazione obbligatoria (6000 kawcha)

Zambia

Moneta zambian kawcha (1$ = 5000 kawcha), visto 50 $, per l’auto come il Mozambico ma si paga una carbon tax (200.000 kawcha) e l’assicurazione obbligatoria (120.000 kawcha). Per l’auto sono richiesti due triangoli per le soste di emergenza e strisce catarifrangenti bianche sul paraurti anteriore e rosse per il posteriore.

Botswana

Moneta pula (1 $ = 6,81 pula), niente visto, per l’auto è obbligatorio il carnet (salvo, ma la cosa è da verificare, si rientri in Zambia dopo breve tempo) oltre tassa di circolazione ed assicurazione per 120 pula complessivi.

Namibia

Moneta dollaro namibiano (1$ = 6,85 dollari namibiani), niente visto e nessuna formalità per l’auto perché il paese fa parte di una comunità doganale di stati che comprende Botswana, Namibia, Sud Africa ed altri, si paga solo una tassa per la circolazione 200 dollari namibiani.

Tecnica

Abbiamo navigato con GPS Garmin 278 accoppiato ad un computer Panasonic Toughbook con il software Garmin Nroute e Map Source con le mappe dedicate della Traks4Africa. Faccio presente che per il genere di stress cui è sottoposto il computer (colpi, vibrazioni, polvere) è necessario un computer con specifiche cosiddette militari, con schermo ribaltabile come tablet e touchscreen come il computer da noi utilizzato.

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