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La valle della preistoria, the Hidden Valley

– Posted in: Africa, Cultura, Nord Africa, Resoconti di viaggio, Storia

By G.F.CATANIA
Originally Posted Tuesday, October 12, 2004

LA VALLE DELLA PREISTORIA

LE TRACCE DI UNA REMOTA PRESENZA DELL’UOMO SI NASCONDONO TRA LE SABBIE DI UNO DEI PIU’ STRAORDINARI E INOSPITALI TERRITORI DEL SAHARA

 

Appena superata una superba duna a ridosso del crinale di un costone roccioso,ecco che all’improvviso appare un paesaggio mozzafiato.Un ampia valle disseminata di “Yardangs” (piccole colline erose dalla forma conica) si estende a perdita d’occhio fino a confondersi con un orizzonte chiuso da picchi e pianori rocciosi.

Così la Hidden Valley doveva essere apparsa nel febbraio 1991 ad una èquipe di archeologi provenienti dagli Atenei di Londra e del Cairo.

Nulla avrebbe fatto presagire la sua presenza nel piatto panorama di sabbia che circonda i lati di quell’asfalto sopravvissuto all’attacco delle dune,unica via che permette ad un minuscolo distaccamento militare di frontiera di ricevere viveri e rifornimenti al punto di acqua di Ayn Dalla (in arabo Pozzo Randagio).

Ci troviamo nella valle dell’Ouadi El Obeiyid,nel Deserto Occidentale egiziano,ai margini del confine con la Libia,in uno degli ultimi ambienti estremi sahariani ad essere esplorato geograficamente,archeologicamente e geologicamente.

Siamo immersi nel Great Sand Sea,il grande mare di dune che si estende per 800.000 Kmq. tra Libia,Egitto e Sudan,uno dei più straordinari ed inospitali territori del Sahara.

Terra di iperaridità attuale e trascorsa,dove fra una pioggia e l’altra passano normalmente diversi anni.

 

IL VILLAGGIO NEOLITICO

La valle nascosta è situata in una depressione di calcare bianco,adagiata a sua volta in una più vasta corona di vallate a circa 50 chilometri da Qsar Farafra,la più piccola delle cinque oasi egiziane,già citata in epoca faraonica e romana per la sua importante posizione strategica nei percorsi carovanieri che dalla Libia conducevano alla valle del Nilo.

Da questo punto,oggi,parte la nostra spedizione.

Sono ufficenti pochi passi per imbattersi in una magnifica macina preistorica,perfettamente conservata e corredata da diversi pestelli.La luce radente del tramonto si riflette in una infinità di frammenti di gusci di uova di struzzo,alcuni parzialmente lavorati,su alcuni coltelli a sega di pregevole fattura di chiaro gusto predinastico e su un accetta eseguita con raffinata tecnica bifacciale,fortunosamente risparmiata dai pneumatici dei fuoristrada.

Raschiatoi e punte di freccia testimoniano le tracce di una remota presenza dell’uomo.

SABBIE LEGGENDARIE

Antichi misteri sono nascosti in questo infinito mare di sabbia.

Secondo la mitologia egizia tra le sue dune dimora il malvagio dio Seth (fratello e assassino di Osiride),era sepolta l’armata del persiano Cambise.Cinquantamila uomini furono sorpresi da vento mortale del Sud,il “Kamsin”,e inghottiti dalla sabbia durante la battaglia contro l’Egitto.
Per i Greci,invece,questa sabbia era il recondito rifugio di Medusa,la regina libica anguicrinita e dallo sguardo capace di trasformare gli uomini in pietra.
Ma su queste stesse sabbie aleggia anche la leggenda di ZARZURA,un’oasi fantasma nei pressi di un lago che “Le Mille e una Notte” raccontano abitata da gente nera,forse i misteriosi MEJAH.
Più a sud verso Gilf Kebir,giace l’irrisolto mistero delle pietre verdi simili a giada,presumibilmente formatesi in seguito alla fusione e solidificazione della sabbia a causa del calore sviluppatosi nell’impatto con un meteorite.
E che dire delle recenti e controverse ipotesi in merito al ritrovamento,vicino all’oasi di SIWA,della tomba del re Macedone Alessandro Magno?

Il fondo sabbioso della valle rivela la sua antica origine lacustre,peraltro confermata da una attenta ricostruzione paleoclimatica.

Un sito particolarmente riparato e favorevole all’insediamento umano.

Al centro della valle a ridosso del più imponente Yardang,grosse pietre disposte a semicerchio affiorano dalla sabbia.Gli scavi archeologici hanno stabilito che si tratta delle fondamenta di una decina di focolari coperti,assai simili per struttura a quelle del periodo predinastico egiziano.

Il proseguire degli scavi consente a questo “villaggio”,che le datazioni al radiocarbonio fanno risalire a circa 7000 anni fa,di restituire ulteriori testimonianze:preziosi grani carbonizzati di miglio,sorgo,altre graminacee e una vasta campionatura di strumenti litici di ottima fattura utilizzati per le attività di caccia,raccolta mietitura e macina.

Ma è al terzo livello stratigrafico che ci imbattiamo in un piccolo tesoro:una figurina di argilla,che può essere interpretata come un’immagine stlizzata femminile o la rappresentazione di un uccello,testimonia l’esistenza della lavorazione della ceramica già in epoca antica.

Ad ovest della valle altre strutture similari confermano l’ipotesi che a portare le tecniche agricole lungo le sponde del Nilo(dove compariranno un millennio più tardi)siano state le popolazioni provenienti dal Sahara.Questa infatti potrebbe essere la nuova chiave di lettura attraverso la quale riscrivere la storia delle origini della civiltà egizia.La civiltà dei faraoni era dunque di matrice africana e non,come fino ad oggi si era sempre creduto,una società sviluppatasi sotto l’influenza del vicino oriente?

LA CAVERNA DIPINTA

L’entusiasmo della scoperta ci spinge a tentare di raggiungere la sommità di un ripido plateau di media altezza che,a circa due chilometri dal villaggio,chiude il fondo settentrionale della vallata.

Dopo diversi tentativi troviamo un passaggio che nuovamente si apre sul limitare di un ampio pianoro,chiuso all’orizzonte da verticali falesie di calcare.Tra queste spicca una particolare macchia nera che raggiunta faticosamente a piedi,si rivela,l’ingresso,quasi completamente ostruito dalla sabbia,di una grotta tagliata nella roccia.

L’ampio interno è diviso in tre stanze poste su livelli differenti e arricchite da formazioni stalagmitiche.Le pareti e la volta della cavità sono decorate con pitture e incisioni:gazzelle,giraffe,capre selvatiche e la rappresentazione di una barca a remi simile a quelle utilizzate nell’Egitto predinastico.Nella stanza più interna ed elevata un grosso focolare sembra avvalorare l’ipotesi che la struttura dovesse avere una funzione simbolica e rituale.

 

“LA BIANCA FALESIA NASCONDE UNA GROTTA”

 

MESSAGE IN A BOTTLE

Nel centro della valle,proprio in cima ad un modesto Yardang,troviamo una bottiglia di vino,probabilmente bordeaux francese,che al suo interno custodisce un biglietto quasi illeggibile.Riusciamo a decifrare un messaggio in inglese che comunica l’interesse archeologico della zona e che annota non del tutto correttamente,le coordinate del luogo di ritrovamento(chi le ha segnate non doveva avvalersi della precisione del GPS).

I linghi anni trascorsi sotto l’effetto lente del vetro impediscono di decifrare la firma e la data.Che si tratti di un messaggio di SIR SPENCER CLAYTON LITTLE che nel 1934 organizzò la prima spedizione alla ricerca della mitica ZARZURA?.

O piuttosto di una annotazione del Conte ALMASY,soprennominato dai nomadi Tebù ABU RAMLA “il padre delle sabbie”,grande rivale di CLAYTON nella sua instancabile ricerca dell’oasi?

O forse la bottiglia è stata lasciata dai geologhi BARNES e UNDERWOOD partiti nel 1971 dall’oasi libica di Kufra?Certo per via dell’inglese non può trattarsi del principe KAMAL EL DIN HUSSEIN,figlio del sultano e pretendente al trono di Egitto,che rinuncio a tutto per dedicarsi alla sua passione per l’esplorazione geografica.Sue furono le prime due spedizioni organizzate nel 1925 con automezzi appositamente realizzati dalla Citroen per carpire i segreti del deserto libico.

 

UNA OFFICINA DI ALTRI TEMPI

Dal pianoro antistante la grotta è possibile riconoscere i diversi livelli dei plateau e le “playas”,i caratteristici bacini fossili in cui si adagiano numerose formazioni di calcare(imamit,ossia “cappelli” in lingua locale),modellate dal vento a guida di enormi funghi,guglie o panettoni.

Alcune statue sembrano avere occhi e bottoni:sono i moduli di ematite(ossido di ferro)che punteggiano di nero il candore della roccia.

Un Sahara spettacolare e magico che si esprime sotto forma di strane formazioni lunari,un paesaggio irreale che all’alba e al tramonto,quando le ombre,si allungano,passa gradualmente dal bianco avorio,dal rosa all’arancio.

Ma le sorprese non sono terminate.Sulla terrazza che sovrasta la grotta sopravvivono,ancora intatti,gli “ateliers”,officine preistoriche in cui si lavorava la selce.

Alcuni nuclei litici(così viene definita la pietra originaria da cui si ricavano mediante percussione i frammenti)sono rimasti così come gli antichi artigiani li avevano frantumati,con le sghegge e le lamelle minori disposte a cerchio.

Tavolta i millenari manufatti sono dispersi lungo corsi d’acqua ora fossili(uidian),che segnano il pianoro con una fitta rete di ricami.

La valle nascosta avrebbe dunque ospitato una comunità stabile e prosperosa caratterizzata da un’avanzata struttura socio-economica,che negli altopiani lmitrofi si riforniva delle materie prime necessarie alla costruzione degli oggetti d’uso quotidiano.

L’entusiasmo della scoperta è sommerso da una tempesta di sabbia che aggredisce per tre giorni consecutivi il nostro accampamento.I fuoristrada violentemente smerigliati sono pronti per una nuova verniciatura,i vetri opacizzati dalla sabbia impediscono una corretta visibilità e le tende,dopo essere state strappate dalla foga del vento,sono valate via.Il responsabile di tale distruzione ci spiega Abdurabba Abd El Nur,la nostra insostituibile guida,non è il famoso Khamsin (o Ghibli) come credevamo ma L’Hamscir,un vento che prende il nome dall’omonimo mese faraonico e che,comunque sia,ci costringe a far ritorno al mondo abitato.

Hidden Valley dista solo 54 Km dall’oasi di Farafra conosciuta al tempo della V dinastia con il nome di Taibt,la terra delle vacche della dea Hatbor.

Nel 1874,l’esploratore e geologo tedesco Gerard Rohft vi contava con pignoleria 345 anime e nessun cane.

Oggi l’oasi,segnalata nelle guide turistiche per la sua vicinanza al deserto bianco e per le sue case dalle facciate istoriate con i capoversi del Corano o dipinte con imagini di pellegrinaggio alla Mecca,ha ben tre strade asfaltate,bar,ristoranti,due cani discendenti di “Zigrillo”,una bastardina ivi abbandonata da una viaggiatrice inglese,e addirittura una esposizione di sculture dell’artista Badr Abdel Moghny Ali,sponsorizzato dal Centro Culturale spagnolo “Cervantes”.

PER SAPERNE DI PIU’:

– Rivista Internazionale di preistoria e storia del Sahara (n.5)ed. Pyramids – Segrate (MI)
– Missioni Archeologiche Italiane – 1997,M.A.E.,L’Erma di Bretschneider.
– Siwa Oasis,Ahmed Fakry,Dar el Kutub.

“LA GUIDA ABDURABBA ABD EL NUR NELLA SUA DIMORA”

Narrazione “ufficiosa” della scoperta di Wadi Muhabba e di Al magara ayadi mullawana (la grotta “delle mani dipinte”).

Si ringrazia per la cortese diponibilità l’Autore

Articolo pubblicato sulla rivista Africa,Epicentro srl


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