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Itinerario Akakus – Mathandoush via Tahaha di Robogabraoun

– Posted in: Africa, Nord Africa, Resoconti di viaggio

By Robogabraoun
Originally Posted Monday, August 14, 2000

 

  • ITINERARIO AKAKUS – MATHENDOUSC via TAHAHA (Libia)
    Edeyen MURZUQ ed i MESSAK: notizie
    MATHENDOUSC: notizie

a cura di RoboGabr’Aoun e A.Cara

Rilevata nel dicembre 97-Agosto 99

ITINERARIO AKAKUS – MATHENDOUSC via TAHAHA (Libia)

AVVICINAMENTO: La strada asfaltata esce da Ghat verso Sud.Dopo 7 km si giunge in prossimità dell’oasi di El Barkat. Al km 23 da Ghat siamo ad Esseyen. I controlli di polizia sono meticolosi: a qualche chilometro ad ovest svettano i pinnacoli del Tassili che dominano Djanet, in Algeria.

Al km 30 si giunge a Tin Beibe, dove si subirà un ennesimo controllo.Il posto di polizia è piuttosto strano, con aiuole di tronchi fossili ben curate ed ordinate. Solitamente i gendarmi non hanno fretta di far proseguire i turisti e spesso li invitano per un tè!

Nel gennaio 2000 non v’erano militari ad Esseyen ed il posto di blocco era smantellato.

A Tin Beibe c’era un solo militare che si è limitato a controllare i permessi della guida.

Da Tin Beibe parte la pista per Tin Alkum, Algeria, 8 km più a sud del posto di polizia.

La pista per l’Akakus segue il OuedAyadhar, un canyon sabbioso tra muraglie imponenti.Una delle guglie di queste falesie è l’Ayadhar, la vetta più elevata d’Akakus con i suoi 1480 mt.

Al km 50 da Ghat la pista sfiora un belvedere naturale che permette alla vista di spaziare sulla gola del ouadi Ayadhar, che scivola a destra della pista.Piccoli depositi di sabbia.Verso l’orizzonte le colline di sabbia dell’Erg Takharkhori.Il percorso lambisce le dune da ovest; in questa zona riparata dal ghibli dalla falesia che ci separa dall’Akakus vi sono, lungo il margine dell’erg, decine di macine neolitiche.

La pista s’incunea nei corridoi interdunari e giunge alla spaccatura del Oued Atunek, dove c’è un altro posto di polizia.Anche questi militari probabilmente cercheranno di passare un po’ di tempo con noi: vivono qui, fuori dal mondo e muoiono di noia…

Anche qui nel gennaio 2000 nessun posto di controllo, solamente sabbia…

Oltre il controllo si è costretti a risalire una grande duna che sbarra l’accesso.Dopo qualche passaggio delicato si affronta una spianata di sabbie consistenti che portano ad una discesa spaventosamente ripida che consente di scendere dalla spianata verso l’Akakus.

Siamo nel Ouadi Afaar;dopo una diramazione scendiamo nel Oued Bubbu.Di qui, con una breve deviazione si giunge all’Arco di Fozzigiaren.Sui massi nei dintorni si trovano vermi fossili dell’epoca dei trilobiti.

Risalendo verso Nord s’imbocca il Ouadi Teshuinat, ramo fluviale principale d’Akakus.Siamo in un vallone meraviglioso che corre parallelo alla falesia che domina ad oriente Ghat.

Ancora archi rocciosi e canaloni.Al Ouadi Amenal la pista serpeggia tra stupefacenti funghi di pietra che ci accompagnano fino al pozzo di Inn Hannia, crocevia di piste verso Serdeles,Ouan Kasa ed Anai.

Oltre Inn Hannia si scende nella parte centrale del Oued Teshuinat, regione ove si riscontra la maggior concentrazione di siti rupestri, battuta da Fabrizio Mori per 50 anni.

Di qui gli Ouidian si dipartono a raggera a 360° e tutti contengono importanti stazioni rupestri.

I punti Gps delle maggiori sono riportati sulla Guida Polaris che ognuno di noi possiede.

Ritornati ad Inn Hannia si prosegue poi verso oriente alla volta dell’Iguidi Ouan Kasa per raggiungere Tahaha e quindi il Mathendousc.

Da Inn Hannia la pista scorre verso oriente.Le falesie si appiattiscono sempre più fino a scomparire in una pianura di ciottolame fine, una hammada sterile e desolata.Attenzione: avvallamenti con sabbia molle lungo il tracciato della pista principale.All’orizzonte svettano le dune del Ouan Kasa che incontriamo dopo circa 60 km dall’incrocio di Inn Hannia.Subito prima dei primi contrafforti sabbiosi incrociamo una pista che taglia a tutto Sud:conduce al valico di Anai,al confine con il Niger.

L’accesso all’erg avviene attraverso una immensa spianata pietrosa, con qualche avvallamento sabbioso.

Di colpo il primo cordone ci sbarra la strada, ma il superamento è facile anche con gomme a 1,5 atm e più. Due piccole dune e si corre in ampio gassi di sabbia abbastanza consistente, se si resta lungo i margini dei cordoni che scorrono da ovest ad est su entrambi i lati della valle.

L’uscita dall’erg avviene con la stessa facilità con cui si è affrontato l’ingresso.

Oltre lo sbarramento la pianura sabbiosa si estende fino al Messak.Tracce in tutte le direzioni.

Si notano le torri di Abahoa diritto ad est,ma è sicuramente più conveniente puntare a Nord est, verso Tahaha, che si distingue dai tozzi torrioni subito a nord di Abhaoa.

Dal passo si scende ancora su sabbia per una decina di km, accompagnati a destra ed a sinistra da imponenti balconate di arenaria.Si sale quasi impercettibilmente fino al piano del tavolato.

E qui incominciano le pietre.La pista è dura, ma abbastanza scorrevole.Mantenendo le gomme a pressione ridotta(1,8 atm) è più facile evitare le forature, perché il profilo degli pneumatici se leggermente sgonfi si adegua alle asperità senza lacerarsi.

Finalmente a destra si profilano le prime immense dune dell’Edeyen di Murzuq.IL Ouadi Beriuij non si vede:è una ferita che taglia l’hammada e lo incroceremo più a nord, a circa 30 km dalle dune dell’estremità nor-occidentale dell’Edeyen.

La pista è qui larga diverse decine di metri;le tracce costeggiano i massicci dell’erg per poi penetrare in una zona di bassi cespugli (alcuni fioriti nel gennaio 2000).

Oltre i cespugli di nuovo la pietraia, fino alla spacatura del ouadi Beriuij, che compare d’improvviso.

Lasciare i veicoli sul margine del canyon e scendere a piedi fino al letto sabbioso.

Tutt’intorno gli splendidi graffiti.

Raccomando agli interessati all’argomento specifico il libro edito da Polaris “Libia-Arte rupestre nel Sahara”.

Fonti:clup guide,Polaris guide,rilevazioni personali

 

Edeyen MURZUQ ed i MESSAK: notizie…(Libia)

La pista che da Teshuinat conduce a nord porta direttamente a Serdeles.

Andando verso Est invece si lasciano alle spalle le formazioni rocciose dell’Akakus e, attraverso una breve Hammada, ci si inoltra ai margini delle dune dell’Iguidi Ouan Kasa.

A 2 ore da Inn Hannia, traversata compresa, si giunge alle porte del passo di Abahoa, torrioni ai lati della pista di imponenza impressionante.Oltre il passo la desolazione del nulla dell’Hammada di Murzuq, costellata di rocce taglienti per 40 km, fino ai ouadi che si gettano dal Messak verso le dune dell’Edeyen Murzuq.

Nel nulla del deserto pietroso decine di splendidi tronchi fossili.Quando, a destra, si incontrano le dune di Murzuq si è in prossimità del Mathendousc.Un bivacco tra le dune del margine di Murzuq è un’esperienza unica: dal mare di dune, di oltre 250/300 mt provengono soffi e rombi, rumori della sabbia in movimento, del vento tra i cordoni; è un’esperienza impressionante.

I Tuareg della zona narrano di una città sepolta nel cuore dell’Edeyen, ed associano i rumori di cui sopra agli spiriti dei suoi antichi abitanti (c’è chi narra che Atlantide sia stata qui).

Per inoltrarsi tra queste dune occorre grande esperienza in quanto i siouf sono taglienti, le discese impressionanti e le zone di fech-fech praticamente ovunque.Una spedizione francese nel ’94 attraverso da Murzuq città a Tilemsine in 7 giorni, con centinaia di insabbiamenti nonostante le ricognizioni di quads.

Non vi sono pozzi né carovaniere; le antiche piste tuareg vennero abbandonate già centinaia di anni or sono; l’Edeyen, specialmente verso est, è arido e privo di vita esattamente come il Tenerè Nigerino, tanto che i locali usano questo nome per denominare l’Erg di Murzuq.

Nel Pleistocene questa conca era verde, ed i torrenti del Messak vi formavano dei bacini, abitati.Le popolazioni si recavano in Messak per le battute di caccia, ma raramente vi si insediavano stabilmente. Le rocce vennero scolpite in occasione di queste battute ed, in epoche successive, durante il pascolo dei bovini, che avveniva nelle forre montuose del massiccio.

Gli Ouidian del Messak Settafet sono impervi e stretti.Non vi sono accessi per le auto verso la piana del Ouadi Al Ajat, solo piccoli varchi che consentono la discesa a piedi, ed uno solo che consente il passaggio dei cammelli. L’unico sbocco verso Nord, se si esclude la traversata dell’Edeyen verso Murzuq, è la breccia artificiale scavata tra Beriuj e Germa.

L’accesso, nei due sensi, è impegnativo ed a rischio di insabbiamenti, specialmente nelle vicinanze del El Elaouen, ove si trova una postazione militare fissa.

Sul plateu la pista viene ricoperta dall’asfalto, che conduce al Ouadi Al Ajal in 30 km, direttamente all’abitato di Germa Nouvelle.

 

MATHENDOUSC: notizie

Sono state scritte valanghe di notizie su questa regione del Fezzan. Pubblicazioni specifiche ne riportano i siti e ne narrano l’aspetto storico e scientifico.

Esplorazioni archeologiche avvengono tutt’ora, e tutta l’area è Parco, quindi protetto da leggi nazionali intese a salvagurdare l’integrità delle aree archeologiche.

Tutto il Messak Settafet è un’immensa scultura.Negli Ouidian che scendono verso l’Edeyen si trovano diverse centinaia di graffiti, risalenti a tutte e tre le grandi Ere del Sahara.

Alcuni di essi sono delle vere e proprie opere d’arte.Le maggiori e più conosciute si trovano nei dintorni del vecchio ed ormai asciutto pozzo di Mathendousc, ma lungo tutti i canyons ed in ogni anfratto lungo le antiche rive dei torrenti si scoprono incisioni e, più raramente, pitture.

Particolarità della zona sono le figure zoomorfe, uomini con testa di cane(cinocefali) che fanno pensare ad un collegamento con i popoli del Nilo. Una recente ipotesi, pare avallata da studi sull’età di alcuni graffiti in Mathendousc, sostiene che la razza abitante in queste lande diede origine, dopo una migrazione ad oriente, alle tribù del Nilo: il Mathendousc padre della Civiltà Egizia. La presenza di incisioni raffiguranti gatti, di epoca sicuramente più antica degli analoghi in terra d’Egitto, non farebbero che rafforzare quest’ipotesi.

Inoltre tutta la zona dell’altopiano, sulle spianate più elevate, è risultata essere in passato un immenso laboratorio litico a cielo aperto; infinite le tracce di schegge di lavorazione di selci ed altre pietre lungo i crinali della falesia.

La desertificazione portò all’abbandono della regione da parte degli autoctoni ed i graffiti vennero alla luce durante l’occupazione Italiana e nel periodo immediatamente precedente, durante le grandi esplorazioni. Occorre ricordare che l’intera regione di Murzuq era pericolosa e che raramente i viaggiatori europei che vi arrivavano sopravvivevano ai belliccosi abitanti.

Con la dominazione Turca prima ed Italiana poi le cose cambiarono, ed i sultani locali perssero il loro potere anche in seguito alla scomparsa in generale del nomadismo in quanto tale, base del potere dei Tuareg.

La caduta dei commerci con Sudan e Ciad a fine secolo implicò la fine delle grandi carovane attraverso la regione.La tassa di passaggio o il semplice taglieggiamento delle carovane finì e con esse il potere dei nomadi che sedentarizzarono nei centri intorno alle vecchie piste commerciali (Murzuq, Sheba, Ghat etc.)

L’abbandono delle zone ha preservato fino ai nostri giorni le opere preistoriche del Mathendousc.

Il turismo di massa può rappresentare un pericolo per i siti, ed il governo Libico opera in zona con diversi posti di controllo.

Viene denominato comunemente Mathendousc tutta la zona del Messak Settafet, in virtùdel suo pozzo più importante.Questo altopiano si snoda per 250 km verso sud est formando una barriera naturale alle dune di Murzuq e preservando dalla desertificazione il Oued Ajal.

Confina a Sud con un’altra formazione di arenaria, il Messak Mellet anch’esso lungo circa 250 km in direzione Sud.Quest’ultimo non è ricco quanto il Settafet di siti preistorici, in conseguenza della più povera rete torrentizia e, quindi, meno sfruttato dai popoli che vivevano nella regione.

Il Messak Settafet è detto Messak Nero:le arenarie rosse,vetrificate da miliardi di particelle di sabbia spostate dal vento, sono state ricoperte da una patina nerastra. L’escursione termica le ha ridotte in scaglie vetrose dai margini taglienti, assai pericolose per i fianchi dei pneumatici!

Unici sbocchi verso occidente, ossia verso l’Akakus sono i tre passi di Abahoa, Tilemsine ed Anai.J.Gandinì cita come non carrozzabile il più settentrionale valico di Tahaha;i nostri veicoli sono penetrati nell’Hammada invece proprio da questo passo evitando una buona parte della pista pietrosa sopra citata, ed arrivando in Mathendousc percorrendo una buona pista ai margini dell’Edeyen Murzuq, per poi tagliare a tutto Nord attraverso i ciottoli per pochi km prima del solco del ouadi Irawan.

Il percorso proposto da Gandinì sulla Polaris è valido dall’uscita est del sito di Mathendousc fino a Germa.Circa la tratta lungo il ouadi Beriuij da Mathendousc verso i siti più ad ovest la ritengo infattibile al momento attuale:il letto del oued è davvero troppo cedevole per un veicolo carico. L’affollamento dei siti maggiori inoltre non invoglia a bivaccare in Mathendousc…La distanza dal Murzuq è percorribile in assai meno di un’ora, e lì i luoghi per bivaccare sono migliaia. Ai margini dell’Edeyen il vento soffia con violenza almeno fino al tramonto:vi sono molte basse barcane che sembrano offrire un comodo riparo: attenzione, molto spesso il terreno all’interno della concavità della duna è oltremodo cedevole! Su 5 veicoli del nostro gruppo ben 3 sono rimasti insabbiati fino ai ponti in piano, ai piedi di una meravigliosa barcana!

RoboGabr’Aoun

 

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