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Mali – Burkina Ghana – Togo – Benin By sable

– Posted in: Africa, Africa Occidentale, Resoconti di viaggio

By sable
Originally Posted Friday, April 20, 2012

Centrafrica

DIARIO DI VIAGGIO MALI – BURKINA FASO – GHANA – TOGO – BENIN


DAL 21 GENNAIO AL 23 MARZO 2008

PREMESSA

Partecipanti: Anna, Enrico, Lucio

Mezzi utilizzati: Land Rover 110, Toyota 90 debitamente attrezzati

Km percorsi 22.789

Ecco il diario sintetico del nostro viaggio nell’Africa del centro-ovest che abbiamo fatto quest’anno dal 21 gennaio al 23 marzo. Si tratta di 63 giorni per un totale di 22789 chilometri percorsi sia su asfalto sia su pista a volte anche dura.

Nostro compagno in questa avventura Lucio con la sua Toyota 90.

L’autrice del diario è mia moglie alla sua prima esperienza in materia.

21-22 GENNAIO

Lungo trasferimento su asfalto lungo la costa francese prima e quella spagnola poi sempre in autostrada con tappe abbastanza forzate.

23 GENNAIO

Dopo aver preso il traghetto da Algeciras a Ceuta attraversiamo il confine tra Spagna e Marocco senza alcuna difficoltà. Dormiamo nel campeggio di Moulay Bousselham, un paesino con una bellissima laguna a poca distanza da Kenitra, che si raggiunge percorrendo l’autostrada da Tangeri a Marrakech.

24 GENNAIO

Enrico ieri ha lasciato il tappo del serbatoio in un distributore ma riesce con molta fortuna a trovarne uno nuovo proprio a Kenitra. Ripresa l’autostrada arriviamo a Marrakech e poi con una strada normale abbastanza trafficata raggiungiamo Essaouira dove prendiamo alloggio all’Hotel des Iles vicino alla Medina e alla spiaggia.

25 GENNAIO

Percorrendo una bella strada panoramica raggiungiamo Agadir. Poi manomano che ci avviciniamo a Tan-Tan passando per Tiznit e Guelmim il paesaggio si fa sempre più desolato. Dormiamo sulla spiaggia di Tan-Tan (oggi si chiama El Quatia) con le ruote quasi in acqua ed il rumore delle onde dell’oceano che ci concilia il sonno.

26 GENNAIO

Lungo la strada costiera cha da Tan-Tan va a Tarfaya si vedono molti camper (due anni fa non ricordo di averne visti) oltre ai soliti pescatori seduti con le loro lenze sul bordo dello strapiombo. C’è inoltre da segnalare la presenza di un nuovo distributore a 80 km circa da Tan-Tan. Il paesaggio va gradatamente trasformandosi in hammada.Verso le 16, subito dopo Boujdour, deviamo sulla destra e andiamo adormire su una bellissima spiaggia. Anche qui il rumore delle onde ci fa da ninna nanna. Abbiamo dovuto superare diversi controlli da parte della polizia locale e di quella nazionale: per fortuna avevamo portato le fiches!

27 GENNAIO

Oggi abbiamo anticipato la partenza alle 7,30 a causa di un forte vento che si è alzato durante la notte. Verso le 9 ci siamo fermati in un baretto vicino a un distributore vuoto per fare colazione. E’ stata una piacevolissima sorpresa (peccato non aver fatto way-point!): abbiamo potuto rifocillarci, lavare il viso e i denti nonché usare le toilette pulitissime e separate. A 161 km. dal campo della notte precedente facciamo gasolio (riempiendo anche il serbatoio supplementare) e poi di nuovo dopo altri 170 km. Prima di arrivare in frontiera il paesaggio dopo tanta hammada si fa bello. Sembra che abbia nevicato in quanto una sabbia bianchissima ricopre tutto sia a destra dove in lontananza si vede l’oceano sia a sinistra dove ogni tanto si notano dei cespugli, atratti si vedono dune di sabbia accecante.

Anche il passaggio del confine tra Marocco e Mauritania non presenta problemi. Dormiamo al campeggio La Baia del Levriero di Nuadhibou.

28 GENNAIO

Tappa di trasferimento su asfalto da Nuadhibou a Nuakchott. Il paesaggio è abbastanza monotono: ogni tanto il deserto piatto è interrotto dalla presenza di tendopoli e casupole in cui evidentemente abitano delle persone. La diversità delle condizioni di vita con le popolazioni del Marocco è stridente. Soffia inoltre un forte vento che peraltro rende accettabile la temperatura. Arriviamo nella capitale intorno alle 14,30. Prendiamo alloggio all’Hotel El Amane gestito da una signora francese. Si mangia bene e si può gustare anche un’ottima birra.

29 GENNAIO

Giornata di relax. Andiamo a vedere la spiaggia dei bagnanti e il campeggio Tergit le cui toilette sono però inavvicinabili. Bungalows con3 letti: 7500 oug.- 2500oug. se dormi nella tua tenda. Successivamente facciamo una sosta al mercato del pesce che si trova nelle vicinanze: ci sono diverse specie di pesci tra cui il famoso capitain.

Note 1euro = 340 ouguia

30 GENNAIO

Riprendiamo l’asfalto in direzione di Aleg ma poco prima della cittadina lasciamo la route de l’espoir in direzione di Boguè e poi di Kaedi. Il paesaggio cambia: dal deserto si passa alla savana e poi a una fitta vegetazione anche perché il fiume Senegal non è lontano. Facciamo campo ai lati della pista che va a Selibabi in un boschetto di acacie.

31 GENNAIO-1 FEBBRAIO

Proseguiamo sulla pista per Selibabi (che costeggia il fiume Senegal) dove però non arriveremo mai perché decidiamo di tagliare prima per M’bout e di proseguire poi attraverso il passo di Soufa per Kankossa. Gli incontri con mandrie di mucche dalle corna arcuate sono frequenti e così pure quelli con caprette, asinelli e cavallini allo stato brado. Il primo tratto del percorso è abbastanza monotono e polveroso, non così si può dire del successivo. Percorrendo il passo che è molto duro veniamo ricompensati dal panorama: montagne marroni e praterie gialle. Decidiamo successivamente di prendere una pista che va direttamente a Kankossa e la scelta si è rivelata giusta perché abbiamo modo di ammirare un bel lago, un’oasi con tante palme e delle magnifiche praterie gialle disseminate di acacie. Dopo aver attraversato il confine con il Mali ad Hammoud senza fare dogana perché non c’è, facciamo campo ai lati della pista per Kayes.

2 FEBBRAIO

Pista per Kayes: primo tratto fino ad Aourou bello per via della savana punteggiata da alberi di acacia e ogni tanto da baobab e anche per la presenza di tanti uccelli dai vivaci colori. Secondo tratto monotono se non fosse per la presenza di bellissimi baobab che a volte sembrano alberi capovolti e di cespugli privi di foglie ma con fiori rosa e fucsia meritevoli di essere fotografati

Campo subito dopo Kayes in un boschetto di manghi vicino al fiume

3 FEBBRAIO

Pista Kayes-Kita: si attraversano diversi villaggetti poi con una pista di 15 km. segnalata da un cartello arriviamo nei pressi delle cascate di Gounia che sono molto belle e comunque raggiungibili solo a piedi. Decidiamo poi di prendere una pista che va a Bafoulabè e mal ce ne incoglie per via di 2 tremendi passaggi che ci hanno fatto temere per la macchina. Traghettiamo e sulla pista che va a Mahina e poi a Kita ci fermiamo vicino al fiume Bafing.

4 FEBBRAIO

Sosta a Mahina soprattutto per curiosare al mercato e scattare fotografie alle donne con i loro bambini. Poi prendiamo un pistone di terra rossa che va a Kita e che ci sembra autostrada (tole a parte) dopotante piste più o meno brutte. Ogni tanto si vedono villaggetti fatti dacapanne di forma cilindrica con il tetto in paglia, donne che camminano ai lati della strada con catini più o meno grandi sulla testa e magari il piccolino che dorme beatamente sulla schiena dentro una specie di sacco fatto con i loro scialli, biciclette, motociclette di piccola cilindrata e qualche rara automobile. Tutti salutano e sorridono: la popolazione del Mali è molto cordiale. Ci fermiamo a Manantali per vedere la diga, poi a Kita e infine per la notte un centinaio di km. prima di Bamako dopo aver fiancheggiato la strada asfaltata in costruzione che collega le due città.

5 FEBBRAIO

Su asfalto raggiungiamo Bamako e poi Segou. Il paesaggio è quello tipico del Sahel: savana con tanti alberi tipo boscaglia. La gente mi sembra meno cordiale forse perché ci stiamo avvicinando alla capitale e a località turistiche. A Segou prendiamo una multa di 1000 CFA perché non avevamo allacciato le cinture. Ci fermiamo all’Hotel Independence gestito da libanesi: di buon livello, si mangia bene e c’è anche la birra! Inoltre accettano il pagamento in euro.

Note 1 euro=circa 656 CFA

6 FEBBRAIO

Sempre su asfalto raggiungiamo San e poi puntando verso sud arriviamo al confine con il Burkina Faso. Riusciamo a sbrigare tutte le varie formalità in un’ora e un quarto circa. Abbiamo fortuna perché la polizia del Mali ci lascia passare ugualmente nonostante non avessimo il foglio di uscita per la macchina, in caso contrario saremmo dovuti tornare al paese da cui eravamo entrati con tutte le conseguenze del caso. Dirigendoci verso Bobo Dioulasso notiamo come la vegetazione si infittisca e diventi più rigogliosa: i manghi sono bellissimi. Al primo rifornimento ci rendiamo conto che il gasolio è più caro che in Mali. Facciamo campo vicino a Banfora nei pressi della falesia.

7 FEBBRAIO

Visita ai dintorni di Banfora. Mediante un strada sterrata raggiungiamo il lago di Tengrela e noleggiamo una piroga per vedere gli ippopotami che sono pochi e abbastanza lontani. Successivamente proseguendo verso ovest la pista che va ai picchi di Sindou diventa in terra battuta rossa e percorsa da biciclette e motorini nonché da numerose donne a piedi coni soliti catini sulla testa. La vista dei picchi forse non merita i 60km. di pista che devi fare soprattutto se li paragoni alle montagne dell’Hoggar. Dormiamo sulla via di ritorno a Banfora, nella terra dei Senoufo.

8 FEBBRAIO

Nella cittadina cerchiamo di cambiare e per questo motivo andiamo all’Hotel Canne a Sucre che è il migliore (una camera doppia climatizzata costa circa 30 euro), ma rinunciamo perché il cambio è troppo sfavorevole. Prendiamo la pista che dirigendosi verso sud est va a Gaoua, monotona e piena di tòle ma che ci permette di raggiungere Kampti’ e da qui la terra dei Lobi. Si pagano 400 CFA andata e ritorno su strada asfaltata arrivando quasi al confine con la Costa d’Avorio. Ogni tanto si vedono degli stagni e dei laghetti in cui pescatori con i piedi nell’acqua gettano delle piccole reti circolari. Ci fermiamo perla notte sulla via del ritorno nei pressi di un villaggetto Lobi.

9 FEBBRAIO

Ritornati sull’asfalto e sempre in direzione di Gaoua abbiamo modo di osservare l’architettura dei villaggi di questa tribù: si tratta di capanne a base quadrata con i tetti di paglia e di abitazioni rettangolari con il tetto piatto, costruite con fango e terra rossa. A un certo punto la nostra attenzione viene attirata da un gruppo di persone che ballano al ritmo dei tam-tam. Ci fermiamo e così scopriamo che si tratta di una cerimonia di commiato da un defunto a cui partecipa praticamente tutto il villaggio: uomini (muniti di archi e frecce), donne e bambini. Appena si accorgono della nostra presenza dimenticano il morto e circondano le nostre macchine: sono molto, molto curiosi. Riusciamo finalmente a ripartire e arriviamo alla frontiera con il Ghana (Hamile) intorno a mezzogiorno meno un quarto. A mezzogiorno e quaranta siamo in territorio ghanese il che si può considerare una fortuna in quanto in questo paese è obbligatorio il carnet de passage e noi ne eravamo sprovvisti. Ci dirigiamo verso Wa su un pistone di terra battuta rossa e subito ci rendiamo conto che il Ghana rispetto ad altri paesi africani è ricco: le abitazioni assomigliano alle nostre, cioè fatte dimattoni e dipinte di vari colori con il tetto in lamiera, la gente veste per lo più all’occidentale soprattutto i bambini, insomma è veramente un altro mondo. Ma ecco che a un successivo controllo viene fuori di nuovola questione del carnet. Ci dicono di andare presso gli uffici competenti di Wa e di farci fare un permesso provvisorio di circolazione per la macchina. Arrivati in città scegliamo l’Upland Hotel anche perché abbiamo bisogno di cambiare.

Note 1euro = 1,41 cidi

10 FEBBRAIO

Siccome oggi è domenica e fino a domani non possiamo fare nulla ne approfittiamo per il cambio d’olio e per visitare la riserva degli ippopotami che si trova a circa 60 km. di distanza. Noleggiamo una canoa con guida (è obbligatorio) e costeggiamo la riva del Black-Volta che fada confine con il Burkina. Anche questa volta di ippopotami se ne vedono pochi e di quei pochi affiorano solo le orecchie. Decidiamo di chiudere con il discorso ippopotami. Dormiamo nel lodge della riserva: si tratta di una sistemazione molto spartana perchè non c’è acqua corrente e nemmeno elettricità ma siamo ricompensati dallo scambio di chiacchere con la gente del posto e con la nostra guida che è un ragazzo molto assennato. Lucio gli lascia molti abiti da distribuire e gli regala un cappellino, io un paio di occhiali da sole.

11 FEBBRAIO

Ritornati a Wa ci rechiamo subito presso gli Uffici regionali della dogana. Il Capo (persona estremamente gentile) avendo compreso la nostra buona fede, dopo essersi consultato telefonicamente con il suo collega di Accra, ci dice che alla fine del nostro viaggio in Ghana dobbiamo passare dalla capitale per mostrare negli uffici competenti il documento che lui ci preparerà: in sostanza un permesso di circolazione per la macchina. Sono passate circa tre ore dal nostro arrivo e nel frattempo hanno tolto la corrente e non funziona la fotocopiatrice. Gli stessi doganieri ci consigliano di andare a mangiare perché non si sa quando tornerà l’elettricità e così facciamo. Verso le 16,30 torniamo negli uffici e già temiamo il peggio senonchè troviamo tutto pronto e possiamo ripartire. Ci fermiamo per la notte a una ventina di km. dalla città.

12 FEBBRAIO

Ci dirigiamo verso il Mole National Park percorrendo una pista piena di tòle. All’ingresso del Parco il guardiano è irremovibile: i cani non possono assolutamente entrare anche se in regola con le vaccinazioni. Promettiamo di tenere la bestiola in camera senza farla mai uscire: niente da fare! Con grande dispiacere dobbiamo lasciare Devil, il nostro fox terrier, in un bungalow di una specie di campeggio gestito dal sig. Salia situato fortunatamente nelle vicinanze. Nel pomeriggio con un ranger facciamo un safari della durata di circa un’ora: pochi gli animali avvistati soprattutto elefanti, antilopi, scimmie e coccodrilli. Al contrario la vegetazione è molto folta. Verso le 17 andiamo a trovare Devil che sta benissimo e quando lo facciamo uscire dalla sua cameretta si mette a giocare con il cucciolo del sig. Salia che è molto, molto paziente.

13 FEBBRAIO-14 FEBBRAIO

Tappa di trasferimento allo scopo di andare a prendere il traghetto che attraversa il Volta Bianco, un fiume che in seguito alla costruzione di una diga ha formato un lago. Dormiamo vicino all’imbarco e il giorno dopo alle 8 circa siamo sul posto. Il traghetto arriva alle 11,30 e riparte alle 13. La traversata dura circa due ore e ci rimane impressa nella memoria in quanto siamo gli unici bianchi a bordo ed abbiamo modo di osservare la gente e di farci un’idea delle loro condizioni di vita. Dormiamo nei pressi di Ejura che è il bivio per Techiman ed il Santuariodelle Scimmie.

15 FEBBRAIO

Questa mattina il cielo è lattiginoso. Raggiungiamo su asfalto, dopo aver attraversato villaggetti con case fatte di terra rossa e legno, la cittadina di Nkoranza che è abbastanza atipica con le sue costruzioni moderne, la gente ben vestita e due alberghi in stile occidentale. Da qui una pista polverosa ci porta all’ingresso del Santuario. Una gentile signorina ci fa da guida. Si arriva al villaggio di Boabeng ai margini della foresta in cui ci addentriamo a piedi dopo aver lasciato le macchine. Vediamo tantissimi alberi di alto fusto e due tipi di scimmie: le graziosissime mona e i colobi che però prediligono gli alberi più alti e per questo motivo sono più difficili da avvistare.

Al ritorno dal nostro giro puntiamo per Kumasi, la capitale del popolo Ashanti, che raggiungiamo verso le 17. Scegliamo come albergo il Catering Rest House.

16 FEBBRAIO

Giornata dedicata alla visita della città. In mattinata visitiamo il mercato che è immenso e occupa una specie di depressione a lato della ferrovia. Si tratta di un labirinto di viuzze strette e buie su cui si affacciano una miriade di negozietti che vendono di tutto dalle calzature alle stoffe agli alimentari e la ressa è impressionante. Nel pomeriggio è la volta del centro culturale in cui ci sono diverse fabbriche di ceramica e terracotta, negozi che vendono souvenir e abbigliamento nonché quadri e oggettistica varia. Facciamo acquisti. Purtroppo l’albergo da noi scelto si è rivelato di livello mediocre, da cancellare. Il ristorante serve solo pollo e patatine, la colazione non esiste (ti danno solo the), anche il lavaggio della biancheria è stato insoddisfacente. Ci siamo comunque consolati altrove.

17 FEBBRAIO

Per prima cosa andiamo a visitare il villaggetto di Bonwire famoso per i negozietti che vendono le stoffe kente. Successivamente ci dirigiamo verso sud est, verso il lago Volta. La vegetazione si infittisce manomano fino a diventare foresta e contemporaneamente aumenta il tasso diumidità. Dormiamo nel parcheggio di un resort assai gradevole costituito da villini immersi nel verde e con prato inglese, aimè tutti occupati da altri turisti. Possiamo usufruire delle toilette e cenare al ristorante. Purtroppo di notte si dorme male per via del caldo umido dovuto anche alla vicinanza del fiume.

18 FEBBRAIO-19 FEBBRAIO

Prima tappa la graziosa cittadina di Ho dove cambiamo 100 euro che corrispondono a 141 cidi. Sulla strada per Hohoe deviamo per Kpandu allo scopo di vedere il Lago Volta altrimenti non ce ne sarebbe più la possibilità e Devil ne approfitta per fare un bel bagno ristoratore. Arrivati a destinazione scegliamo il Matvin Hotel dopo esserci allontanati dalla strada principale che è tutta scassata. Il giorno successivo, con mia grande gioia quando si ha la possibilità di camminare, andiamo a visitare le cascate di Wli vicino al confine con il Togo: 40 minuti di una salutare passeggiata in mezzo alla foresta con la possibilità di vedere diverse farfalle e tante piante ed eccoci arrivati alle cascate che sono notevoli in quanto l’acqua fa un salto di circa 30 metri per cui è possibile fare il bagno nella sottostante pozza che si è formata oppure per i più coraggiosi fare una doccia tonificante sotto il getto dell’acqua. Di ritorno dalla passeggiata passiamo il confine senza particolari problemi e ci dirigiamo a Kpalimè con l’intenzione di visitare anche le cascate di questa cittadina. Ma non esistono più inquanto la costruzione di una diga le ha prosciugate.

Campo ai bordi della foresta.

20 FEBBRAIO

Arrivati a Kpalimè prendiamo la strada che sale sulla montagna in mezzo alla foresta. In alcuni tratti gli alberi ai lati della strada si curvano a formare una specie di tunnel sotto cui passiamo con le macchine Arrivati al villaggio di Kouma Konda cerchiamo l’Auberge des papillons gestito dal sig. Prosper che ha la passione delle farfalle. Si tratta di una sistemazione piuttosto spartana: nelle stanze c’è solo il letto, non c’è acqua corrente e nemmeno elettricità. In mattinata andiamo a fare un bel giro di circa un’ora e mezza nella foresta e vediamo un paio di cascatelle. Nel pomeriggio invece il sig. Prosper ci porta a caccia di farfalle che lui acchiappa con la sua reticella e poi libera, inoltre abbiamo la possibilità di vedere numerosi alberi: la papaia, l’avocado, il caffè, lo yucca e infine l’ananas che però è un cespuglio.

21 FEBBRAIO

Ritornati a Kpalimè andiamo a visitare il centro artigianale e poi prendiamo la direzione nord fino ad Adeta. Il tempo è quello che già avevamo notato in Ghana: una intensa foschia a causa dello spirare dell’Harmattan un vento tipico di questa stagione. Da Adeta prendiamo la deviazione che ci porta a Dzogbegan dove c’è l’Abbazia dell’Ascensione dei Monaci Benedettini: acquistiamo caffe, biscotti e pepe in grani. Siamo su un altipiano e spira un fresco venticello. Quando invece scendiamo a livello del mare fa molto caldo e continua a esserci la nebbia. Campo vicino a Blitta sulla strada per Sokodè.

22 FEBBRAIO-23 FEBBRAIO

Il tempo è sempre nebbioso. Da Sokodè proseguendo sulla route n.1 arriviamo alla Faille d’Aledjo una spaccatura della roccia proprio in mezzo alla strada. Si vedono molti camion fermi forse perchè la salita è abbastanza ripida. Dopo Kara percorriamo ancora una settantina di km. e a Kandè entriamo nella riserva dove vivono i Tamberma pagando un biglietto d’ingresso. La guida obbligatoria ci accompagna nella broussee ci indica il posto dove possiamo fare campo. Il giorno dopo ci viene a prelevare e ci accompagna a visitare le loro abitazioni che sono patrimonio dell’Umanità e sotto la tutela dell’Unesco. Si tratta di una specie di casa-fortezza a due piani in cui queste popolazioni si rifugiavano per fuggire dal nemico: al piano superiore ci sono i granai e le camere da letto, mentre fuori dalla porta d’ingresso si notano dei feticci a testimonianza del fatto che si tratta di popolazioni animiste. Abbiamo preferito prima di iniziare la visita tornare a Kandè per farci mettere un timbro sul passaporto dalla polizia del Togo e così adesso dopo esserci congedati dalla nostra guida possiamo entrare in Benin e dirigerci subito a Natitingou all’Hotel Tata Somba pieno di turisti. Si tratta infatti di un ottimo albergo a livello di quelli europei e cosìdicasi del suo ristorante. Non sembra neanche di essere in Africa!

Note In Benin bisogna spostare in avanti di un’ora le lancette dell’orologio.

24 FEBBRAIO-25 FEBBRAIO

Dato che siamo in anticipo sulla tabella di marcia si decide di andare a sud fino ad Abomey.. All’andata costeggiamo il confine con il Togo, al ritorno invece si passa per Parakou per poi puntare di nuovo verso Natitingou. Onestamente devo dire che non è valsa la pena fare quasi 1000 km. in due giorni per vedere Abomey sia perché il percorso paesagisticamente parlando non offre spettacoli eclatanti sia perché la cittadina non ha nulla di artisticamente interessante da proporre eccezion fatta per i palazzi reali trasformati in musei.

Dormiamo all’Hotel di Abomey, il migliore.

26 FEBBRAIO-27 FEBBRAIO

Abbiamo preferito di nuovo dormire al Tata Somba sia per il comfort sia perché è un notevole punto d’informazioni per chi come noi voleva visitare il Parco Nazionale del Pendjari e quello del W du Niger. Puntiamo dunque in direzione nord verso Tanguieta e dopo aver visitato le cascate di Tanougou che sono molto belle arriviamo a Batia dove c’è l’ingresso del Parco.

Come al solito è obbligatoria la guida che viene caricata da Lucio per il fatto che viaggia da solo. Percorriamo una pista orribile a causa della tòle e dopo esserci fermati presso una pozza provvista di belvedere dove abbiamo modo di osservare soprattutto dei babbuini di dimensioni notevoli arriviamo all’Hotel Pendjari. Nel pomeriggio facciamo un safari di circa 3 ore sempre in macchina e riusciamo a vedere elefanti, coccodrilli, antilopi e bufali.

Comunque devo precisare che in tutti i parchi da noi visitati, a parte il fatto che non si può mai camminare a piedi, gli animali avvistati sono stati abbastanza scarsi in rapporto alla vastità del territorio. Perché non cercare di portarvi animali da altri parchi africani che invece sono sovraffollati? Il giorno dopo partenza alle 6,30 per un altro safari e questa volta abbiamo la fortuna di vedere una leonessa, sulla via del ritorno i soliti bufali e le solite antilopi alcune anche molto grosse. Pomeriggio: relax.

28 FEBBRAIO

Prendiamo la pista che dall’Hotel arriva a Banikoara. Si costeggia il confine con il Burkina, poi ci si immette su un’altra pista più importante che a sinistra raggiunge il confine e a destra arriva a Banikoara dopo aver attraversato il fiume Mekrou. Contrariamente a quanto ci avevano detto in città non ci sono banche e le due pompe di carburante non hanno gasolio, perciò andiamo prima dal Vescovo cattolico per farci cambiare un po’ di soldi e poi agli uffici della Direzione del Parco dove c’è un gentilissimo colonnello il quale ci autorizza a fare gasolio presso la pompa di un centro dove ci sono tantissimi camion in attesa di caricare il cotone. Finalmente dopo aver preso a bordo la nostra guida partiamo per il Parco dove arriviamo intorno alle 19,30 dopo aver percorso una brutta pista e facciamo campo subito dopo l’ingresso vicino al campement e alle cascate di Kougou.

29 FEBBRAIO-1 MARZO

Di nuovo sveglia all’alba per un safari mattutino. Anche questa volta si vedono pochi animali anche perché la vegetazione è molto fitta. Ritornati alle cascate che peraltro sono asciutte si riparte per Triple Point. Ci arriviamo ovviamente su pista abbastanza faticosa intorno alle 12,30. Fa molto caldo e il posto non è certo idilliaco. Troviamo ospitalità presso il campement delle guardie forestali che ci mettono a disposizione le toilette e le docce. Verso le 17 partiamo per l’ennesimo safari che si rivela essere un vero e proprio percorso da fuoristrada con passaggi anche difficili.

Al ritorno troviamo il colonnello che essendo una persona molto cortese si informa sui nostri avvistamenti. Gli diciamo di aver visto il Kandao di Abissinia, uccello difficile da avvistare e che si trova solo in questo Parco e lui si dimostra contento. L’indomani mattina ultimo safari di 4 ore e mezza per visitare una parte del settore nigerino del Parco: anche qui mandrie di bufali, grosse antilopi e qualche uccello. Questi due giorni passati a TriplePoint ci hanno permesso inoltre di osservare la vita dei forestali: si tratta di ragazzi che non hanno nulla da fare tranne accudire alla propria persona e mangiare. Mi riesce difficile comprendere come facciano a trascorrere intere giornate ciondolando eppure mi sono sembrati allegri e la sera diventavano addirittura chiassosi.

2 MARZO

Lucio ha bucato e i forestali gli danno una mano. Ci congediamo dal colonnello e dalla nostra guida che si chiama Jacque. Sempre percorrendo piste usciamo dal Parco e dal Benin in località Kaabougou e entriamo perla seconda volta in Burkina in località Tansarga, guadagnando un’ora. L’unico problema che abbiamo consiste nel trovare un Posto di Polizia autorizzato a mettere il timbro d’ingresso sul passaporto. Ci riusciamo dopo aver raggiunto l’asfalto a Kantchari. Campo ai lati della strada a una quarantina di km. da Koupela.

3 MARZO

Fa molto caldo. Arrivati nella cittadina andiamo in banca a cambiare mentre Lucio fa riparare la gomma. Fatto rifornimento di gasolio ci dirigiamo verso Tiébélé, la capitale dei Gourounsi, passando per Tenkodogo, Garango e Po. Arrivati a destinazione mentre Lucio ed Enrico fanno fotografie ai locali, io vado a visitare con un ragazzino che mi fa da guida il complesso residenziale del capo villaggio.

Si tratta di diverse abitazioni di forma circolare fatte di fango in cui vivono le numerose mogli del capo. Alcune di queste hanno le mura esterne dipinte con disegni geometrici veramente interessanti. Facciamo campo sulla via del ritorno verso la capitale.

4 MARZO-5 MARZO-6 MARZO

Superata non senza qualche difficoltà Ouagadougou, riusciamo a prendere la giusta direzione verso Kaya. Sostiamo a Bani che ha sette bellissime moschee, ne visitiamo alcune con una guida e ci fermiamo per la notte subito dopo.

L’indomani mattina torniamo indietro e andiamo a cercare la nostra guida per lasciargli diverse cose che possono essergli utili: vestiti, medicine e viveri. Infatti oltre a essere il capo delle guide locali Ms. Cisse si occupa del mantenimento e all’istruzione di alcuni orfanelli della zona e ci terrebbe a fare un gemellaggio con qualche cittadina italiana allo scopo di poter avere aiuti economici. Si riparte alla volta di Gorom-Gorom dopo esserci scambiate le relative e-mail. Raggiungiamo il villaggio verso le 11,30 e fortunosamente riusciamo atrovare una buona sistemazione presso il centro di accoglienza “LesDunes” di casa Matteo, un italiano che ha finanziato la costruzione anche dell’annesso orfanotrofio gestito da suore. Le camerette sono molto pulite con buoni letti e soprattutto con annesso il bagno per cui siamo riusciti a fare la doccia anche a Devil. Il giorno dopo che è giovedì andiamo a visitare il mercato molto molto bello soprattutto per la gente che lo anima, notiamo infatti la presenza di diverse etnie: i Bella che sono gli schiavi dei Tuareg, i Fula o Peulh che sono essenzialmente dei contadini e i cui uomini portano in testa una specie di copricapo fatto a campana mentre le donne hanno i capelli infilati in tubi di argento e sfoggiano braccialetti e anelli ai lobi delle orecchie ed infine pochi Tuareg che provengono dal nord del paese e i Songhai che invece sono tribù locali.

Facciamo la conoscenza con un ragazzino del luogo il quale ci accompagna nei vari negozietti per l’acquisto di maschere e statuette e poi ci fa da guida attraverso la folla variopinta del mercato dove acquisto un pezzo di stoffa per farmi una gonna. Da lui apprendiamo che nel 2006, inseguito alla pioggia di mezza giornata, c’è stata un’inondazione che ha travolto l’intero villaggio a causa del crollo di una diga, facendo numerose vittime tra cui suo padre e distruggendo praticamente tutte le case che erano fatte di fango. A tutt’oggi non tutti, solo i più ricchi,sono riusciti a ricostruire le case come erano prima, tutti gli altri si sono dovuti accontentare di tende e di ricoveri di fortuna, lui compreso. Prima di partire lasciamo al ragazzino un paio di occhiali da sole, mentre Lucio gli regala una t-shirt e un cappellino nonché un pezzo di carne da cucinare: nei suoi occhi abbiamo visto accendersi una luce di felicità. Prendiamo la pista per Aribinda e Djibo, ormai il paesaggio è quello tipico del Sahel cioè savana con alberi e cespugli qua e là. Campo ai lati della pista nei pressi della cittadina.

7 MARZO

Continuiamo sulla pista che dopo Djibo diventa piena di tòle e raggiungiamo Ouahigouya e da qui il confine del Burkina. Quando arriviamo a quello con il Mali succede l’imprevisto. A Kiri il gendarme ligio agli ordini che gli hanno impartito non ci lascia passare perché non abbiamo il visto di entrata e quello vecchio è già scaduto e pertanto dobbiamo tornare a Ouagadougou per farne uno nuovo. A nulla servono le nostre rimostranze (quando siamo entrati in Mali ci avevano assicurato che era possibile fare il nuovo visto in frontiera), a nulla serve telefonare all’Ambasciata del Mali in Burkina (dato che il vecchio visto è scaduto non è possibile fare una proroga): si deve tornare indietro, 700 Km fra andata e ritorno! Verso le 17 partiamo per la capitale e facciamo campo ai lati dell’asfalto che collega Ouahigouya con Ouagadougou.

8 MARZO

Partiamo alle sette e quando arriviamo a Ouaga ci precipitiamo subito all’Ambasciata e qui abbiamo un colpo di fortuna: nonostante sia sabato e gli uffici chiusi troviamo una signora molto gentile che prende a cuore il nostro caso e muovendo le giuste pedine ci fa avere i nuovi visti per le undici. Ripartiamo e alle 16,30 circa eccoci di nuovo a Kiri di fronte al gendarme. Senza proferire una parola gli mettiamo sotto il naso i nuovi visti e a lui questa volta non resta che lasciarci passare. Sbrigate anche le ultime formalità doganali ci fermiamo subito dopo il villaggio di Koro in terra maliana.

9 MARZO

Ieri Enrico ha avuto la febbre alta, mal di testa e brividi e ha cominciato a prendere l’antibiotico. Da Bankass andiamo a Bandiagara e poi via Sevare’ a Mopti dove prendiamo una stanza all’Hotel Kanaga vicino al fiume Niger. Nel pomeriggio chiamo il medico (un cubano) che visita accuratamente Enrico e gli da due cure: una per l’influenza a base di antibiotico e una per la malaria, qualora l’avesse contratta, anche se lui sembra escludere questa seconda ipotesi.

Prima di cena ci consultiamo con Lucio circa la possibilità di rientrare passando per il Senegal invece che per la Mauritania. Ci sarebbe piaciuto fare questa variante ma Lucio deve tornare velocemente a casa per le condizioni di salute della madre e non avendo la certezza di poter entrare in Senegal perché non abbiamo né i visti e neppure il Carnet de Passage decidiamo a malincuore di rimandare il tutto ad un prossimo viaggio e di proseguire con Lucio fino a Nuakchott.

10 MARZO

Per prima cosa andiamo in farmacia a comprare le medicine e poi in due banche che però fanno quasi strozzinaggio! Finalmente Enrico riesce a cambiare 250 euro a 656 CFA. Dopo aver compiuto un giro turistico con guida piuttosto veloce a Djennè comprendente la famosa moschea e la foto dall’alto del mercato con le sue tendine nere (io invece le ricordavo tutte colorate), dato che il caldo è veramente micidiale, decidiamo di partire subito dopo pranzo (mangiamo nel ristorante del locale campement zeppo di turisti) e verso sera raggiungiamo di nuovo Segou e L’Hotel Independence.

11 MARZO-12 MARZO

Lungo trasferimento su asfalto per raggiungere la frontiera con la Mauritania. Dormiamo a Nioro du Sahel subito dopo la Gendarmeria ancora in territorio maliano e il giorno dopo, passato il confine senza problemi, raggiungiamo Ayoun el Atrous. Nel frattempo il paesaggio si è fatto molto bello: l’erba gialla che ricopre il terreno contrasta con il verde brillante degli alberi di acacia e dei cespugli mentre ogni tanto si vedono dune di sabbia rossa e collinette di sassi marroni. Anche la popolazione è cambiata: uomini con lo cheche e dromedari al seguito e donne avvolte da una specie di sari tipico di queste zone. Prima di Tintane troviamo la strada completamente allagata e dobbiamo fare una lunga deviazione che ci fa sbucare proprio in mezzo al mercato del paese. A Kiffa facciamo il punto della situazione e decidiamo di proseguire: Lucio buca per ben due volte e perciò dobbiamo fermarci a Guerou per cambiare le camere d’aria. Facciamo campo subito dopo la cittadina in mezzo alle dune. Finalmente!!

13 MARZO-14 MARZO

Lungo trasferimento su asfalto praticamente senza soste da Guerou a Nouakchott per motivi di sicurezza. Questa volta decidiamo di andare all’Escale des Sables, un Hotel molto bello e di atmosfera, piuttosto decentrato ma anche molto tranquillo. Il giorno dopo ci accomiatiamo da Lucio e partiamo con comodo alla volta del Banc d’Argouin. La pista per arrivarci è piuttosto complicata: infatti nonostante il GPS non riusciamo a centrare la meta per 7 km, alla fine comunque raggiungiamo il villaggetto di Jouik dove prendiamo alloggio al campement privato (ne esiste anche un altro della cooperativa) che è gestito da un signore molto gentile e preparato. Nel pomeriggio andiamo alla laguna ed io faccio una bella passeggiata a piedi e guardo con il binocolo cormorani, flamingo, sterne e aironi cinerini.

15 MARZO

Lasciamo con mio grande rammarico il Banc d’Argouin. La prossima volta voglio di nuovo passare da queste parti e magari riuscire a vedere i pescatori al lavoro con le loro reti e con l’aiuto dei delfini: pare sia uno spettacolo emozionante! Passiamo il confine mauritano in breve tempo ma ecco l’imprevisto: per entrare in Marocco ci vogliono ben tre ore e mezza e non riusciamo neanche a capire perché. Troviamo un posto accettabile per fare campo dietro a delle montagnole di sassi, parzialmente visibili dalla strada, solo a 150 km dal confine in direzione Dakhla.

16 MARZO-17 MARZO

Stesso itinerario dell’andata con sosta sulla spiaggia vicino a Boudjour.

Subito dopo la cittadina ci ferma la polizia e ci chiede l’assicurazione che non abbiamo. Avremmo dovuto farla a Dakhla ma fortunatamente mollando due paia di occhiali e una birra fresca e con la promessa di farla a Laayoune i poliziotti ci lasciano andare. Quando però scopriamo che l’assicurazione vale minimo un mese decidiamo che non ne vale la pena e di correre il rischio. Dopo una breve sosta presso la laguna di Khenfiss che è un sito protetto dove è possibile osservare una colonia di fenicotteri rosa e altri uccelli ci fermiamo a Tan-Tan plage sulla spiaggia appena fuori dal paese.

18 MARZO

A Guelmim decidiamo un cambio di rotta rispetto all’andata e preferiamo passare per Sidi Ifni. Scelta azzeccata: il paesaggio è bello in quanto si devono attraversare colline di terra rossa ricoperte di acacie, fichid’india e cespuglioni di piante grasse, qua e la si notano coltivazioni di grano e bianchi casolari. Dopo Sidi Ifni la strada diventa costiera con spiagge bellissime dove è possibile praticare il surf: ci fermiamo in una di queste per sgranchirci le gambe e far fare un bel bagno a Devil. Da Tiznit stesso itinerario dell’andata fino ad Essaouira.

19 MARZO

Di nuovo un itinerario diverso. Preferiamo la strada costiera che va a Safi e che passa tra le montagne ricoperte da fitta boscaglia e da recinzioni fatte da sassi a secco. Dopo Safi invece la strada corre alta sulla costa, le montagne vengono sostituite dalla pianure e le coltivazioni di grano arrivano quasi fino al mare. A El Jadida prendiamo l’autostrada per Casablanca, Rabat e Tangeri. Usciamo a Kenitra e andiamo a dormire in un appartamento sulla spiaggia di Mehdya, dato che tutti gli Hotel sono chiusi perché siamo fuori stagione e il campeggio non ha bungalows, per giunta piove a dirotto.

20 MARZO-23 MARZO

Ripresa l’autostrada per Tangeri ne usciamo per andare a Tetouan e poi a Ceuta. Il passaggio di confine tra Marocco e Spagna non presenta alcuna difficoltà. Il traghetto che in circa mezz’ora collega Ceuta con Algeciras ci costa molto più dell’andata (172 contro 36 euro): ci hanno spiegato che non era più possibile usufruire di promozioni. Ci fermiamo due notti in Hotel in terra spagnola e poi in Camargue nella cittadina di Les Saintes Marie. Il giorno di Pasqua rientriamo alla base.

 

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