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Transafrica: il ritorno attraverso Sud Africa,Botswana,Zimbawe e Zambia By Gian Casati

– Posted in: Africa, Africa Australe, Resoconti di viaggio

By Gian Casati
Originally Posted Friday, June 10, 2011

TRANSAFRICA: IL RITORNO, ATTRAVERSO SUD AFRICA, BOTSWANA,ZIMBABWE E ZAMBIA

Riassunto delle puntate precedenti: nell’ottobre del 2007 siamo partiti dall’Italia ed a tappe piu’ o meno annuali abbiamo attraversato Tunisia, Libia, Egitto, Sudan, Etiopia, Kenya, Tanzania, Mozambico, Malawi, Zambia, Botswana, Namibia, Sud Africa

Partecipanti: Gian Casati, Rosalba Basile e Carlo Mazzari

Mezzo: la vecchia signora ovvero Toyota hj61 del 1987 con oltre 290.000 km (di esperienza)

PROLOGO: Il 30 marzo 2011 durante un passeggiata nell’entroterra ligure coi miei amati cani incespico e cado rovinosamente in una piccola scarpata, pronto soccorso all’ospedale di Chiavari, tac perchè ho picchiato la testa, radiografie perchè ho un ginocchio molto gonfio (poi siringato) ed il piede sinistro pure. Niente di rotto ma piede e ginocchio semi-immobilizzati col tensoplast. Il pensiero corre subito all’imminente partenza ce la farò? La prognosi è di una ventina di giorni.

20 Aprile 2011

Partenza da Malpensa per Dubai (cammino a fatica col piede sinistro che si gonfia dopo pochi passi) e da qui il

21 Aprile

Atterriamo nel pomeriggio a Cape Town dove ci attende Chicco un vecchio amico di gioventu’ che si è stabilito da queste parti e che ci ha dato una grossa mano nel combinare le varie cose (sopratutto il parcheggio dell’auto). In aeroporto la prima mazzata: i bagagli di tutti quelli che, come noi, a Dubai hanno cambiato aereo non sono arrivati a Cape Town. Lunghe code per la relativa denuncia e soprattutto preoccupazione. Nel tardo pomeriggio ritiriamo la nostra vecchia signora (la Toyota hj61) dal deposito dove ha riposato per qualche mese ed andiamo a dormire a Stellenbosch al fascinoso hotel d’Ouwe Werf.

22 aprile

In attesa dei bagagli che ci sono stati promessi per oggi andiamo a fare un giro per la bella Cape Town, oggi semideserta perché è il venerdi di Pasqua e qui è festa. Al ritorno al nostro albergo in effetti troviamo i nostri bagagli, festa grande!! Iniziamo a stivare e preparare tutto per riuscire a partire domattina un po’ presto. Nell’aprire la valigia scopro che si è rotto il piccolo specchio che mi segue da molti anni, che sia un segnale? Non sono (molto) superstizioso e non ci voglio pensare.

23 aprile

Facciamo la spesa all’immancabile supermercato Spar e via verso il Little Karoo per la R324,il paesaggio è collinoso e contornato da una catena di belle montagne, molto bello il canyon verso il passo Cloetes (sulla R327) ma poi la natura è piuttosto monotona fino a Mossel Bay che è un orrendo posto di mare affollato oltre ogni dire. Scappiamo a gambe levate e nell’entroterra troviamo un bel campeggio con pochi utenti. Oggi abbiamo fatto 512 km.

24 aprile

Alla sveglia ci sono 7°. Proseguiamo lungo la costa verso la celebrata località Khysna, una bella chiesa con vecchio cimitero e niente altro (ma chi scrive le guide ha fatto un altro viaggio?), molto meglio la successiva Plattenberg Bay, animata e simpatica dove ci permettiamo un ottimo caffè con croissant alle mandorle. Qui lasciamo la costa e ci dirigiamo verso l’interno verso il Prince Albert Pass, la strada sterrata segue il fiumiciattolo ed è molto panoramica anche se oggi piuttosto pericolosa perché piena di auto e moto di sudafricani in gita (e che per la maggior parte provengono dal senso contrario al nostro). Rompiamo per l’ennesima volta da quando abbiamo cambiato le balestre posteriori in Namibia gli attacchi della barra stabilizzatrice posteriore ma a questo punto decidiamo di farne a meno visto che la macchina sembra andare bene anche senza. Raggiunto nuovamente l’asfalto proseguiamo verso Port Elisabeth che superiamo di poco. A Colchester troviamo un campeggio in un posto bellissimo tra alte dune bianche ed una sorta di fiordo, pare sia un paradiso per pescatori. Oggi ci siamo fatti altri 506 km.

25 aprile

Notte meno fredda (12°) ma un po’ umida. Si prosegue per la N2 con uno scenario campestre discreto a volte bello sopratutto per la vastità del panorama, cactus, arbusti di lantane, plumbago e alberotti rotondi sempreverdi. Ci fermiamo per un po’ di rifornimenti a Grahamstown, bella cittadina in stile coloniale “tedesco-olandese”. La popolazione, fino a qui esclusivamente bianca qui è mista e da qui in avanti prevalentemente nera. Fino ad Est London il paesaggio è mica male ma non c’è un villaggio solo rare fattorie, dopo questa cittadina ci sono solo mammelloni monotoni, case assurde e specie di capanne in muratura con tetto di paglia dai colori assurdi ed improbabili. Il tempo improvvisamente peggiora e a Dutywa becchiamo un temporale pazzesco che trasforma i ruscelli in impetuosi torrenti. Lasciamo l’asfalto e la N2 e ci dirigiamo verso il mare per una pista piena di buche e nella nebbia fittissima. Ormai è buio quando arriviamo alla nostra meta che è l’hotel Haven all’interno della riserva naturale di Dwesa. Con vero sconcerto ci dicono che è tutto pieno ma poiché tornare indietro è praticamente impossibile per il maltempo, la strada e la lontananza da ogni paese, il gestore dell’albergo colto da compassione ci lascia campeggiare nell’interno della struttura usufruendo dei servizi della sua casa. Oggi abbiamo fatto 525 km.

26 aprile

Facciamo due passi (io con difficoltà per via del mio piede ancora infermo) per vedere l’oceano ed il fiume che vi si butta ma il tutto è molto deludente e non capiamo come i clienti si sobbarchino un viaggio tanto lungo e disagevole per avere solo questo modestissimo risultato. Malgrado sia riserva naturale animali non ce ne sono (anche a detta del gestore). Siamo alquanto delusi anche perché la guida ne aveva detto meraviglie. Riprendiamo il nostro viaggio verso Nord e nella animatissima cittadina di Mthatha facciamo un po’ di spesa presso il solito ottimo Spar ma perdiamo un sacco di tempo per cambiare un po’ di soldi. Proseguiamo verso Kokstad, paesaggio sempre alquanto squallido e solo dopo aver lasciato la N2 ci inoltriamo verso le montagne, bei laghetti, luce stupenda stiamo entrando in una regione di tipo alpestre. E’ ormai buio che arriviamo ad Unterberg dove troviamo una buona sistemazione al Dragon Rest Camp (per 800 rand circa 80 euro) in una casetta gestita da un simpatico irlandese, fa freddo ma in casa si sta bene ed un ottima doccia rimette le cose in sesto. Cuciniamo (anzi, devo dire, Rosalba e Carlo cucinano) nella cucina della nostra casa. Fatti 406 km.

27 aprile

Una magnifica limpida giornata, splendido il paesaggio, laghetti alpini, colori autunnali, verdi montagne. Superata Himeville, ci si inoltra nella valle che porta al famoso Sani Pass. Paesaggio veramente maestoso. La stretta strada si inerpica nella montagna ed i tornanti finali sono tosti anche perché le piogge hanno causato evidenti gravi danni.

Salgo in seconda ridotta e per maggior sicurezza inserisco la trazione integrale. Grossi massi stanno pericolosamente in bilico sul ciglio della strada ripidissima (sopratutto i tornanti finali). In cima siamo a 2874 mt. e tira un gelido vento, due foto ed un the ristoratore al Sani Top che è una specie di rifugio alpino con camino acceso.

Al passo c’è anche il posto di frontiera del Lesotho. Le formalità sono superveloci, si paga una tassa di ingresso di 30 rand (tre euro) per la macchina. Dopo il passo logica vorrebbe che si scendesse invece superato un bellissimo pianoro la strada riprende a salire fino a 3200 mt. Si incontrano piccoli insediamenti di belle capanne di pietra con tetto di paglia ed indigeni di etnia basotho estremamente cordiali che si fanno volentieri fotografare.

Notiamo che ai lati della strada alcuni rigagnoli sono addirittura ghiacciati! Fino a Mokhotlong il paesaggio è splendido, verdissimo e con tanti fiori di montagna,poi cambiato versante diventa brullo e secco, la strada è brutta e lenta perché pur asfaltata è una buca unica.

Proseguiamo in cerca di una soluzione per la notte che troviamo ad Afrisky un improbabile comprensorio sciistico sorto nel nulla (uno skilift di 3/400 metri su un comodo pendio ed alcuni chalets) dove affittiamo uno chalet (per 409 rand, 41 euro) che per fortuna è riscaldato perché al tramonto ci sono 0° con un vento gelido. Siamo a 3000 mt ed oggi abbiamo fatto 205 km.

28 aprile

Nella gelida notte mi sono alzato a mettere una pesante coperta sul cofano della Toyota perché mi sono reso conto che con i vari rabbocchi fatti negli anni probabilmente non avevo piu’ antigelo. Alle 7 del mattino la temperatura è di -3,2°, metto in moto con una certa apprensione ma la vecchia parte senza esitazioni. La strada continua a salire ed il Moteng pass è a 3200 mt., tutti i ruscelli sono ghiacciati e belle stalattiti si sono formate sulle rocce che costeggiano la strada.

Dopo il passo la strada scende molto rapidamente ma per fortuna il fondo qui è ottimo. Verso l’abitato di Butha-Buthe molte capanne e coltivazioni di sorgo; da qui si torna in Sud Africa molto meno abitato, ordinato molto bello. A Clarens, cittadina molto animata e piena di negozietti (pare che sia frequentata da personaggi famosi) facciamo uno spuntino e poi procediamo verso est attraverso valli stupende e rocce quasi dolomitiche. Dopo Harrismith il paesaggio è piu’ dolce e meno spettacolare e la strada è piena di buche e poi sterrata. Ci fermiamo a Memel, cittadina del tutto anonima, al B&B Cedar dove campeggiamo. Fa un freddo cane ed i gentilissimi padroni ci mettono a disposizione un grande locale col camino acceso, dove ci facciamo da mangiare nel gran freddo malgrado il camino. Oggi abbiamo fatto km. 323

29 aprile

Notte tragica, sono andato in branda vestito con golfino e gilet di pile nel mio estivissimo sacco a pelo integrato da due coperte da aereo ma non è bastato. Al risveglio abbiamo -2,3° e c’è una brinata pazzesca, brinata anche la condensa all’interno dell’air-camping. Faccio una doccia bella calda nel tentativo quasi vano di raggiungere una temperatura corporea accettabile. Carlo addirittura quasi non riesce a parlare. I nostri gentilissimi padroni di casa (lei di origine irlandese) ci regalano dei dolcini acquistati apposta per noi ed una ottima marmellata di mirtilli di fatta in casa. Al locale emporio ricarichiamo la bombola a gas (e mal ce ne incolse, come dirò piu’ avanti) e memori della gelida nottata ci compriamo, Carlo ed io, un sacco a pelo ottimo al prezzo di circa 15 euro. Riprendiamo il viaggio, attraversando una regione monotona, enormi coltivazioni di mais e basta. La situazione migliora un po’ dopo Middelburg con un aspetto quasi africano (fino a qui infatti non possiamo certo dire di essere in Africa) e vediamo addirittura delle scimmie. A sera ci fermiamo all’hotel Settlers (dall’omonima località) gestito da un vecchietto un po’ rimbambito, il tutto è abbastanza antiquato ma pulito. Oggi 491 km

30 aprile

Dopo un’ottima dormita, proseguiamo sulla N11 che poi si lascia per la R516 per raggiungere la caotica cittadina termale di Bela-Bela, poi Thabazimbi e parco Nazionale Marakele che offre bei paesaggi con magnifiche montagne rocciose ma animali praticamente nessuno. A sera siamo ad un bel campeggio a qualche km da Thambazimbi e stiamo per mangiare quando si scatena un forte temporale, scappiamo nel cesso degli uomini per fare la nostra cena, ogni tanto entra qualche sudafricano che si mette simpaticamente a ridere, uno addirittura ci fotografa. Notte umidissima e freddina disturbata da un gruppo di sudafricani molto rumorosi e probabilmente un po’ bevuti.

01 maggio

Facciamo un po’ di ordine nella macchina, partiamo costeggiando il parco per un bello sterrato, avvistiamo addirittura qualche selvatico e la guida è piacevole. Al pomeriggio ci dirigiamo verso il Botswana (per entrare in Zimbabwe abbiamo scelto di entrare brevemente in Botswana per poi utilizzare la frontiera di Plumtree anzichè entrare dalla frontiera piu’ diretta di Musina perchè avevo avuto notizie che tale frontiera era molto piu’ di difficoltosa per la fiscalità dei doganieri e anche non troppo sicura, notizie lette sull’ottimo sito sudafricano www.4x4community.co.za). La frontiera si passa molto velocemente, si paga solo una tassa di 35 euro per il permesso di transito temporaneo. Nel trasferimento, ancora in Botswana, in un tratto di strada ampio e rettilineo vengo beccato da una delle famose trappole tipo autovelox (malgrado facessi attenzione ai limiti perché ne avevo letto l’esistenza), c’era un limite di 60 kmh che non avevo visto ed io andavo a 84 kmh. La multa sarebbe ammontata a circa 55 euro ma me lo sono cavata con molto meno (circa 20 €, con tanto di ricevuta) senza neanche trattare piu’ di tanto e senza corruzione avendo trovato un poliziotto veramente gentile ed avendo io preso la cosa con filosofia e serenità. A sera siamo a Palapye al bel campeggio della cittadina vicino alla ferrovia; fatti 384 km.

02 maggio

Da Palapye ci dirigiamo verso il Khama Rhino Sanctuary dove passiamo l’intera giornata. Gli animali non sono molti ed il tempo è coperto, condizioni pessime per le fotografie. Verso il tramonto però le cose migliorano, sia come luce che come avvistamenti: diversi rinoceronti, gazzelle varie, giraffe si avvicinano all’acqua per abbeverarsi.

Passiamo la notte nel bellissimo campsite del parco con un bel fuoco di legna attorno al quale, vista la discreta temperatura (fino ad ora con l’arrivo del buio il crollo della temperatura era tale che appena mangiato ci si rintanava), rimaniamo un po’ a contarcela su.

Il fornello a gas ci da dei problemi, la fiamma è flebile e senza pressione malgrado la recentissima ricarica e cosi cuciniamo direttamente sul fuoco. Oggi fatti 132 km.

3 maggio

Notte umida e freddina (10° alle 7 del mattino) ma dormito ottimamente nel nuovo sacco a pelo. Torniamo a Palapye per cercare di sistemare il fornello a gas che ora non funziona piu’. Perdiamo molto tempo senza risolvere il problema. Abbiamo il dubbio anzi poi la certezza che il problema stia proprio nel gas dell’ultima ricarica che ha intasato irreparabilmente il fornello. Ripartiamo quindi alla volta dello Zimbabwe e nella caotica Francistown (che è ancora nel Botswana) perdiamo quasi tutto il pomeriggio alla ricerca di una nuova bombola e di un nuovo fornello. Trovatili non è stato facile trovare la stazione di ricarica perchè quella piu’ nota aveva esaurito il gas. E’ ormai pomeriggio avanzato (viene buio verso le 18 in questa stagione ed è tardi per entrare in Zimbabwe e quindi ci fermiamo a pochi km dalla frontiera al Chitawa lodge,una struttura abbastanza modesta. Fatti 331 km con una temperatura diurna sui 24/25°

4 maggio

Facciamo rifornimento poco prima della frontiera perché il gasolio pare costi meno (in Botswana costa circa 0,80 €) e così facciamo fuori tutti i rand rimasti. Le formalità di uscita sono fulminee mentre l’entrata in Zimbabwe è un po’ piu’ lunga ma ragionevole (40 minuti circa). Qui le monete correnti, per contrastare l’assurda inflazione, sono il dollaro Usa ed il rand. Si pagano 30 $ per il visto e 70$ per l’auto per tasse varie e assicurazione. Tranne un funzionario (donna) sono tutti estremamente gentili e cordiali. Per entrare con l’auto (se è in transito) si può fare a meno del carnet al posto del quale rilasciano un permesso temporaneo che vale 30 giorni. Riprendiamo il viaggio, la strada è bella, il paesaggio pure ed il traffico modestissimo. A Figtree lasciamo l’asfalto e percorrendo un bello sterrato ci dirigiamo verso il Parco Nazionale delle Matopos. Il parco, dove gli animali sono molto rari, è però un posto veramente fantastico per le formazioni rocciose dalle forme piu’ bizzarre che si elevano dalla fittissima vegetazione. Siamo veramente incantati.

Giriamo per il parco per tutto il giorno ed al tramonto un gentilissimo ranger ci porta ad un campsite vicino al gate principale, il sito attualmente è praticamente abbandonato e manca l’acqua perchè la struttura dei servizi è bruciata ma noi siamo attrezzati e soli in riva ad un laghetto con un bel fuoco acceso ci godiamo un bellissimo tramonto. Fatti 197 km.

5 maggio

Dopo una notte freddina ed umida (come al solito!) andiamo a vedere la caverna del rinoceronte bianco che ha delle belle pitture rupestri e poi la tomba di C.Rhodes (da cui ha preso il nome la vecchia Rhodesia). A parte il fatto di dover pagare 10$ cad il sito è fantastico, è su una delle alture piu’ alte da cui si gode una vista a 360° sulle Matopos; sopra un enorme mammellone di granito sulla cui sommità ci sono alcuni enormi massi pure di granito c’è la tomba semplice ed austera del grande personaggio che evoca un passato controverso e certamente discutibile (da non giudicarsi, a mio giudizio, col senno di poi) ma sicuramente epico.

Lasciato Rhodes, ed il passato coloniale, ci dirigiamo verso il villaggio di Silazwane ove la guida Polaris colloca una grotta di particolare interesse per le pitture rupestri.

Usciti dai confini del parco, la pista è piuttosto brutta ed ogni tanto la vecchia Toyota emette lugubri lamenti ma lo spettacolo naturale è fantastico. Villaggi e gente cordialissima e molto discreta anche nella vendita dei propri manufatti. La pista non è facile da seguire, le indicazioni sono scarsissime e non risulta nemmeno nelle mappe (in genere assolutamente fantastiche) di T4Africa. Ad un certo punto la pista finisce ed una targa avvisa del sito ma poi trovarlo è quasi impossibile senza l’aiuto di un locale. Ci inoltriamo in un sentiero nella foresta ma non troviamo niente. Torniamo sui nostri passi e troviamo una donna con bambino alla quale chiediamo aiuto e lei ci conduce per un breve tratto nella foresta dicendoci poi di seguire delle frecce segnate sul terreno. L’ascesa sull’enorme mammellone di granito è piuttosto lunga ed impegnativa soprattutto a causa del mio piede ancora non guarito ma la fatica è, ampiamente, ripagata. La grande grotta che alla fine troviamo è zeppa di pitture rupestri di ottima fattura e di grandezza veramente inusuale (figure umane alte non meno di 70/80 cm).

Dopo la grande delusione delle pitture in Namibia ed in parte in Tanzania qui troviamo qualcosa di eccezionale. Rientriamo nel parco che è ancora presto ma decidiamo di passarvi un’altra notte ed andiamo ad alloggiare al Maleme Rest Camp dove ci accomodiamo in una bella capanna dotata di servizi e cucina. Oggi abbiamo fatto 54 km veramente fantastici.

06 maggio

Usciti dal parco prendiamo a destra una strada secondaria per andare a visitare la tomba ed il memoriale del famoso Mlizikasi (famoso non solo per i romanzi di Wilbur Smith ma per la storia stessa) re della nazione Ndebele che combattè molto valorosamente contro le truppe inglesi. Un cartello a mala pena leggibile ci porta ad alcune capanne ove un locale ci dice dove andare per trovare la tomba. Ci proviamo ma nell’erba altissima, anche oltre 2 metri, perdiamo la labile traccia. Ritorniamo al villaggetto e scopriamo che il locale cui avevamo chiesto informazioni è uno sciamano e custode della tomba e della memoria dal valoroso re, gli chiediamo di accompagnarci e lo facciamo salire in macchina. Faccio manovra per uscire dal villaggio quando ho la sgradevolissima impressione di girare a vuoto il volante ed infatti il volante gira ma le ruote no. Scendiamo dall’auto letteralmente costernati temendo un guasto molto grave, tanto grave da compromettere il proseguimento del viaggio stesso (ed io ripenso allo specchio rotto!). Lo sciamano peraltro ci tranquillizza dicendoci, senza vedere la macchina, che si tratta solo di un dado perso. Comunque si dimostra efficiente e tecnologicamente aggiornato e con un telefonino scassatissimo chiama un tale che a sua volta ci mette in contatto con un meccanico di Bulawayo (distante una trentina di km) che promette di venire al piu’ presto.

Nel frattempo noi a piedi, guidati dallo sciamano che per l’occasione (di andare alla tomba del suo re) si orna di oggetti rituali, andiamo alla tomba, che, tra l’altro, mai da soli avremmo potuto trovare.

Il luogo è affascinante e misterioso.

Torniamo alla macchina e nell’attesa del meccanico, mi rendo conto visivamente che sul il guasto lo sciamano aveva (quasi) ragione. Infatti l’inconveniente, per quanto pericolosissimo se avvenuto con la vettura in movimento, in effetti non era gravissimo ma risolvibile trattandosi, non di un bullone svitatosi ma di una specie sfera che era collegata ai vari braccetti dello sterzo ed era uscita dalla sua sede. Dopo un tempo che a noi parve interminabile è arrivata una scassatissima Mini da cui sono scesi tre personaggi locali ed insieme a loro dal portellone aperto sono caduti sul terreno bulloni, viti, chiavi ed attrezzature varie. Due dei tre (il terzo non si è capito che funzione avesse) si sono dimostrati ottimi meccanici (che come quasi tutti gli africani risolvono problemi meccanici con fantasia e creatività) ed hanno rimesso in sesto lo sterzo ad un prezzo veramente onesto: 50 $ compreso l’uscita (considerando l’urgenza ed il fatto che solo per andare e tornare dalla loro casa ci vogliono almeno due ore e sono venuti in tre).

Il meccanico-capo però ci dice che sarebbe opportuno cambiare il pezzo e quindi ci diamo appuntamento per domani per la riparazione definitiva. Sulla strada che porta a Bulawayo ci fermiamo anche al monumento che ricorda Mzilakasi che però è semi abbandonato con una targa in lingua sindebele ormai illeggibile, niente avedere col fascino della tomba nascosta nella foresta. A Bulawayo non troviamo da dormire in albergo come avevamo pensato perché c’è un’importante fiera e tutti gli alberghi sono pieni, andiamo così al campsite della città che si trova nel Central Park, il tutto alquanto trasandato e senza docce. Oggi abbiamo fatto 82 km.

07 maggio

Tutta la mattina è spesa per trovare i ricambi adatti che però non si trovano. Così chiediamo ai nostri simpatici meccanici di smontare nuovamente la parte che aveva dato problemi per subito rimontarla con attrezzi piu’ adeguati e con piu’ calma e dopo aver ben ingrassato le parti interessate. Ci dicono che possiamo andare ma con circospezione! Nel primo pomeriggio partiamo verso il Parco Nazionale Hwange, come da nostro programma; guido molto attento e teso facendo mente locale che se il guasto si ripresenta posso e devo solo immediatamente frenare senza poter contare sullo sterzo. Il tutto è stato smontato e rimontato con attenzione ma i pezzi sono quelli che hanno fatto, come la macchina, quasi 300.000 km, quindi usurati. La strada per ora è molto bella con poco traffico. Ci sono alcuni blocchi stradali ma tutti i poliziotti sono estremamente gentili, disponibili e molto cordiali. Verso il tramonto il guidare diventa micidiale per il sole direttamente negli occhi. Non vedo l’ora di fermarmi ma non si capisce dove sarà possibile pernottare. Per fortuna la carta che abbiamo sul computer segnala una Halfway House che raggiungiamo al momento opportuno. E’ un discreto lodge dove per 90 $ prendiamo due stanze. Siamo stanchi e tesi per quanto ci è capitato. Abbiamo fatto 267 km.

08 maggio

60 km di bella strada e siamo nel Parco Nazionale Hwange, uno dei piu’ grandi dell’Africa e, secondo le descrizioni (risalenti a 5/6 anni fa) della guida della Polaris, un parco molto ricco di animali, felini in particolare. Noi lo percorriamo quasi interamente(180 km) ma di animali ne vediamo veramente pochi, una ventina di elefanti, pochissime gazzelle e poco d’altro.

Per di piu’ i selvatici paiono molto spaventati tanto che per pochissimo (questione di una decina di metri) non ci scontriamo con una elefantessa col piccolo sbucata improvvisamente dalla boscaglia e forse spaventata dal rumore della nostra macchina. L’habitat pare giusto e l’acqua tra fiumiciattoli e laghetti appare abbondante. La spiegazione di tanta desolazione ci viene data da un turista sud africano che incrociamo sulla pista e che ci dice che gli animali sono stati letteralmente sterminati, versione confermata dall’amico di Lusaka ove lasceremo la nostra Toyota. La voce di tanto sfacelo deve essere circolata perchè il campsite di Simanatella, in posizione splendida sulla foresta sottostante, è in stato di semi-abbandono. Ci consoliamo con un bel fuoco con legna dataci da gentili rangers (donne). Avevamo pensato di passare due giorni in questo parco passando la seconda notte al Robin’s Camp dove, secondo le descrizioni, non si riesce a dormire tranquillamente a causa degli animali selvatici, leoni sopratutto che vagherebbero di notte per il campo…ma se queste sono le premesse…!

09 maggio

Lasciamo Simanotella e giriamo in lungo in questa parte (nord) del parco,è una grande delusione perché l’habitat c’è, le pozze d’acqua pure ma animali veramente pochissimi, oltretutto con una pista spesso molto accidentata che mette sotto stress la vecchia signora e con lei il suo driver (io) molto preoccupato per il problema allo sterzo. Arriviamo stanchi e delusi al famoso Robin’s Camp, anche lui è in disfacimento e semi abbandonato. Lasciamo senza rimpianti lo Hwange e ci dirigiamo a Victoria Falls dove ritroviamo l’asfalto per dare un po’ di riposo alla Toyota. Ci fermiamo al Rest Camp bel campsite molto ben curato e protetto e con buoni servizi (noi prendiamo un bungalow); le famose cascate non sono lontane e se ne sente il rombo. La città è poca cosa, la stazione ferroviaria coi vecchi treni di cui i locali vanno particolarmente orgogliosi, qualche albergo ed alcuni negozi che vendono souvenirs di scarsa attrattiva e poco piu’. Oggi abbiamo fatto 205 km.

10 maggio

Dal campsite alle cascate andiamo a piedi. In prossimità dell’ingresso, a pochi metri dalla strada principale che porta in Zambia sul sentiero pedonale che taglia verso le cascate, notiamo una elefantessa che estirpa arbusti che mangia. Convinti che si tratti di un animale semi-domestico ci avviciniamo per le fotografie di rito ma l’animale non gradisce e fa il gesto di attaccarci. Noi, dimentichi di ogni regola appresa sui sacri testi, voltiamo le spalle al “nemico” e poco gloriosamente ci allontaniamo velocemente. L’elefantessa, soddisfatta di averci spaventato, ha continuato poi tranquillamente ad estirpare arbusti. Alle cascate si accede per l’assurda somma di 30$ a testa e se possibile vediamo ancora meno della volta scorsa perché lo Zambesi è ancora piu’ in piena, comunque lo spettacolo rimane impressionante e mi sembra che lo scenario dal lato Zimbabwe sia migliore che dal lato Zambia, sicuramente è migliore la statua di Livingstone, molto meglio di quella orrenda che c’è sul lato Zambia.

Ritorniamo al campo ed in macchina andiamo al famosissimo Victoria Falls Hotel (uno splendido enorme complesso in stile coloniale inglese con saloni dal pavimento di mogano, con grandi quadri e imponenti trofei alle pareti, mantenuto in condizioni impeccabili) dove ci concediamo, serviti in modo principesco, tre caffè con vista sulle nuvole di acqua polverizzata delle cascate, per la sorprendente somma di 6 $ (tanto per fare un paragone tre caffè e due dolcini ad un anonimo bar dell’aeroporto di Johannesburg li abbiamo pagati 20 $).

Velocissimamente lasciamo lo Zimbabwe che, per quanto abbiamo visto noi, ci ha lasciato un ottima impressione come popolo e come burocrazia. Superiamo il famoso ponte di ferro sullo Zambesi che fa da confine con lo Zambia e ci scontriamo con una realtà che non ricordavamo. Le formalità di entrata sono lunghe e costose (50 $ cad per il visto 45$ per la tassa di circolazione e 36$ per l’assicurazione RC obbligatoria) e diversi funzionari della frontiera ci chiedono, senza averci per lo meno agevolato, un regalo facendo segno di avere sete!! Appena arrivati a Livingstone ci scateniamo ad acquistare regali e ricordi perchè qui (come ricordavamo dalla volta scorsa) l’offerta di souvenirs è esuberante e qualcosa di interessante si può ancora trovare. Poiché tra una balla e l’altra il tempo è volato, ci fermiamo al modesto campeggio alle porte di Livingstone dopo aver fatto oggi ben 22km. Qui in Zambia il gasolio (che non facciamo per aver fatto una bella scorta in Botswana dove è a buon mercato) costa ben 7958 Kwacha (la moneta locale), circa 1,20 €

11 maggio

Lasciamo il campeggio di Livingstone ed in città andiamo per un controllo ed eventuale riparazione dello sterzo alla locale filiale della Toyota dove sono gentilissimi e disponibili. Non avendo i ricambi necessari eseguono un controllo visivo, ci dicono che il pezzo interessato deve essere sostituito ed in caso di viaggiare con molta prudenza. Ci dicono anche che da una ricerca al loro computer risulta che il pezzo da cambiare c’è e sarà disponibile domani a Lusaka. Viaggiamo quindi sull’asfalto liscio e dritto che porta verso Lusaka ad una velocità attorno ai 60/70 kmh. A questa velocità il viaggio è lungo e noioso e quindi decidiamo di fare una sosta prima di arrivare alla capitale. Ci dirigiamo allora verso il Parco Nazionale Lochinwar; la pista per arrivarci è lunga solo una cinquantina di km ma è molto lenta ed accidentata, a tratti è solo un tratturo ed io sono alquanto teso pensando alla macchina (penso che se lo sterzo si romperà ancora sono andato proprio a cercarmela). Finalmente quasi al tramonto arriviamo al parco,una struttura veramente dimenticata da dio e dagli uomini, però con po’ di animali e soprattutto con una bellissima laguna piena di uccelli acquatici. Siamo i soli visitatori del parco! Tramonto magnifico. Fatti 360 km.

12 maggio

Usciamo dal piccolo parco dove tra scimmie, antilopi varie e zebre (oltre a tantissimi uccelli acquatici) abbiamo visto piu’ animali che altrove. Ripercorriamo a ritroso la pista di ieri fino a ritrovare l’asfalto. Bellissima natura africana ondulata e con boschi di grandi piante fino ad attraversare il fiume Kafue (abbiamo tentato anche una digressione verso le gorge del Kafue che sulla carta appariva un sito turisticamente interessante ma dopo magnifiche foreste l’accesso alle gole si interrompe ed essendoci una centrale elettrica per proseguire occorre essere autorizzati). Dopo il fiume il traffico è molto intenso e brutti insediamenti contornano la strada. Lungo la strada abbiamo chiamato la Toyota di Lusaka che ci ha confermato che il ricambio è disponibile, e ci diamo appuntamento per domattina. Ci fermiamo a circa 8 km dalla città al bel campeggio Eureka dove per comodità prendiamo uno chalet con tre letti. Abbiamo fatto 297 km.

13 maggio

Dal campeggio andiamo direttamente alla Toyota di Lusaka che è in centro. Il traffico è intensissimo e l’accesso alla città è di fatto quasi impedito da una sciagurata rotonda ove è quasi impossibile arrivare perchè la stragrande maggioranza del traffico proviene da una arteria proveniente da est che ha la precedenza. Finalmente siamo in Toyota dove tutti appaiono molto gentili ed in apparenza efficienti, dico in apparenza perchè in realtà i ricambi non sono quelli giusti e la macchina è circondata da uno stuolo di meccanici ove ognuno dice la sua su come risolvere il problema. Ma in realtà il problema non è risolvibile senza fare dei pastrocchi che forse avrebbero avuto come risultato una situazione peggiore di quella esistente. Alla fine ed ormai sono le due del pomeriggio chiedo di rimontare tutti i pezzi vecchi (e cioè di ripristinare il mezzo come era arrivato) e di cambiarmi le pastiglie dei freni anteriori, il tutto ad un costo esorbitante perchè mi sa che mi hanno conteggiato anche le ore passate a discutere su come riuscire a montare pezzi che non erano quelli giusti. Paradossalmente anche per pagare il conto si deve perdere un sacco di tempo e subire una burocrazia assurda. Morale: in Africa molto meglio agire ….all’africana (come i meccanici di Bulawayo), le strutture che scimmiottano modi di agire diciamo occidentali sono un disastro!! Nel primo pomeriggio siamo a casa di Alan, un tipico British che vive a Lusaka e che ospiterà la nostra Toyota per i prossimi mesi.

14 maggio

Inizia il lungo ritorno, per andare a Nord prima andiamo a Sud (da Lusaka a Johannesburg) poi Cairo e casa, quasi 24 ore tra volo ed attese in aeroporti.

Gian Casati (giancasati@teletu.it)

allegata traccia in formato .gdb

 

1 comment… add one
ALBERTO May 10, 2023, 12:27

Grazie di questo piacevolissimo diario del vostro viaggio. Confermo quanto da voi detto a proposito della superiorità pratica dei tradizionali meccanici africani rispetto a ditte che si atteggiano a “moderne ed occidentali”: spesso di europeo hanno soltanto i prezzi!

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